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Lui & Lei

La rivolta in carcere


di Darpiacere
07.04.2018    |    7.868    |    1 7.3
"All'improvviso, inattesa e furibonda era scoppiata una rivolta e lei si era trovata presa in ostaggio nel suo appartamento che si trovava all'interno dello..."
La dr.ssa Sylvia Grati era una donna speciale come il carcere di massima sicurezza che dirigeva. Affascinante, raffinata ed estremamente seduttiva. In occasione dei colloqui che i detenuti sostenevano con lei si divertiva a presentarsi con gonne e camicette che lasciavano trasparire la lingerie che indossava per il solo gusto di provocare. Era molto autoritaria e temuta dai numerosi uomini che si trovava a dirigere, sia guardie che prigionieri..
Quella notte aveva cambiato tutto, la situazione si era completamente ribaltata. All'improvviso, inattesa e furibonda era scoppiata una rivolta e lei si era trovata presa in ostaggio nel suo appartamento che si trovava all'interno dello stesso penitenziario. I due detenuti che si erano occupati di lei non le avevano torto un capello ma avevano sequestrato i suoi cellulari ed il suo computer, tagliato i fili del telefono, in pratica l'avevano isolata. Al mattino inoltre l'avevano avvertita di vestirsi come era abituata fare perché in serata si sarebbe presentato il loro capo a parlare con lei.
Su chi fosse il loro "capo" lei non aveva dubbi... Carlo Peni, condannato all'ergastolo per fatti connessi ad episodi terroristici. Intelligente e colto, con una sua squisita raffinatezza. Nonostante gli anni trascorsi in carcere si era conservato come un tipo affascinante con la sua bocca carnosa, il suo corpo villoso e quegli occhi cangianti tra il castano ed il verde. Questo non gli impediva di essere un duro, un irriducibile, un provocatore. Lei si ricordava bene, durante il convegno che si era tenuto nei mesi precedenti dal titolo "Sessualità e carcere", l'intervento che egli aveva fatto davanti a detenuti e relatori, sferzante e provocatorio, e che aveva concluso affermando guardandola negli occhi, "Dottoressa Grati se lei anche solo per un giorno si trovasse nelle mie, nelle nostre condizioni, non arriverebbe a sera senza implorare di avere un cazzo in bocca da leccare e succhiare..." Si diceva infatti che la direttrice si dilettasse, con una frequente periodicità ed in cambio di una modesta somma di denaro, ad incontrare un ex detenuto in un motel vicino all'uscita dell''Autostrada allo scopo di esercitare questa sua sfrenata passione... Naturalmente il discorso del detenuto provocò la sua reazione dura e risentita e Peni si era dovuto sorbire un mese in cella di rigore... Quel tipo comunque destava in lei molto turbamento e un'attrazione tutta particolare... Una guardia le aveva confidato che il detenuto magrebino effemminato che tutti chiamavano "Franchecca" gli aveva confidato, prima di uscire dal carcere, che se ne andava con la nostalgia di quel paio di esperienze che aveva avuto con Peni, della sua dolce autorità, del suo cazzo che aveva definito "celestiale"...
Sylvia aveva provveduta ad acconciarsi come al solito e per tutto il giorno non aveva fatto che pensare con timore e desiderio a cosa sarebbe avvenuto la sera... Non riuscì neanche a mangiare quel po' di cose che si era preparata. L'attesa era snervante per lei e sentiva come un fuoco che la pervadeva e che cresceva sempre più... gli rimbalzavano in mente quelle parole..."se lei anche solo per un giorno si trovasse nelle mie condizioni non arriverebbe a sera senza implorare di avere un cazzo in bocca..."...era vero, era proprio così.
Finalmente un trillo del campanello l'avvisò che qualcuno era arrivato. Era lui che le si rivolse con la consueta cortesia: "Dottoressa, spero che i miei uomini non siano stati villani con lei..." Lei lo interruppe, dandosi un contegno e con il consueto timbro di voce: "Peni tu mi devi dire..." Non fece a tempo a continuare che lui la affrontò duramente: " Senti troia ora comincia il nostro gioco. Smetti immediatamente di darmi del tu. D'ora in poi mi chiamerai semplicemente Signore, risponderai solo quando sarai direttamente ionterpellata e farai ciò che io ti dirò... Inizia con l'alzarti la tua gonna e farmi vedere come sei fatta, puttana! Poi spogliati e inginocchiati, razza di troia vogliosa di cazzo!". Lei non aspettava altro e dentro di sè lo sapeva bene... Quella notte capì perfettamente, mentre leccava, baciava e succhiava il membro del detenuto ribelle, cosa intendesse dire "Franchecca" alla guardia...
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