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Lui & Lei

L’infermiere a domicilio


di Membro VIP di Annunci69.it SedurreMenteECorpo
22.05.2025    |    2.979    |    1 7.8
"Quando lui la sollevò leggermente per farla sedere a cavalcioni su di lui, i loro respiri si intrecciarono ancora una volta..."

Era quasi sera quando Alessandro suonò il campanello dell’appartamento di Roberta. Infermiere a domicilio, aveva già fatto visita a lei un paio di volte per controlli post-operatori. Ma quel giorno c’era qualcosa di diverso. Lo aveva percepito nel tono della sua voce al telefono, un’inflessione più morbida, quasi un invito.
Roberta aprì la porta con un sorriso appena accennato e uno sguardo che tradiva un’irrequietezza sottile. Indossava un vestito morbido, leggero, che lasciava intravedere le curve con una noncuranza calcolata. Alessandro la salutò con tono professionale, ma i suoi occhi non riuscirono a ignorare i dettagli: il profumo speziato, i capelli sciolti, le dita che giocherellavano nervosamente con l’orlo del vestito.
«Ti aspettavo», disse lei, con voce bassa. «Sai… non è solo per il controllo.»
Alessandro posò la borsa con calma, studiando il suo volto. «Cosa intendi?»
Roberta si avvicinò, sfiorando con le dita la stoffa della sua camicia. «Penso che tu lo sappia.»
Il silenzio si caricò di elettricità. I confini tra il dovere e il desiderio si assottigliarono. Alessandro le prese la mano, portandosela al petto. Il suo respiro era lento ma profondo. I loro corpi erano ormai a pochi centimetri.
«Non è professionale», mormorò lui.
«Ma è reale», rispose lei, mentre le sue labbra sfioravano appena quelle di lui
Le labbra si cercarono con esitazione, poi si trovarono in un bacio lento, profondo, carico di desideri repressi. Roberta si avvicinò ancora, il suo corpo che aderiva a quello di Alessandro con naturalezza, come se fosse sempre stato lì. Le sue mani salirono lungo il petto di lui, aprendo uno alla volta i bottoni della camicia con una lentezza studiata, mentre gli occhi restavano fissi nei suoi.
«Sei sicura?», sussurrò Alessandro, la voce roca, spezzata dalla tensione.
Roberta rispose con un bacio più deciso, più caldo. Lo spinse dolcemente verso il divano, guidandolo senza fretta. L’ambiente sembrava sospeso nel tempo: solo il fruscio dei vestiti, il ritmo dei respiri, il battito accelerato di due corpi che si stavano cercando da tempo.
Alessandro si prese il suo tempo, lasciando che le sue mani scoprissero centimetro dopo centimetro la pelle morbida sotto il vestito. Le dita scorrevano leggere lungo i fianchi, il collo, la schiena ed il prorompente seno tracciando sentieri invisibili che facevano rabbrividire Roberta.
Lei si abbandonò a quella dolce esplorazione, stringendolo a sé, sentendosi accesa in ogni fibra. Ogni carezza, ogni sguardo, ogni bacio era un crescendo, una promessa. Quando lui la sollevò leggermente per farla sedere a cavalcioni su di lui, i loro respiri si intrecciarono ancora una volta. Lei ebbe un brivido quando sentì il contatto conle dimensione del cazzo di Alessandro.
«Non hai idea di quante volte ho immaginato questo momento», le confidò, sfiorandole le labbra con la punta delle dita.
«Anch’io», sussurrò lei. «Ma immaginarlo non sarà mai come viverlo.
Roberta si mosse lentamente su di lui, i movimenti fluidi, come una danza silenziosa. Le sue mani scorrevano lungo il collo di Alessandro, intrecciandosi nei suoi capelli mentre lo guardava con occhi pieni di desiderio e intenzione.
Lui la teneva per i fianchi, le dita che affondavano leggermente nella pelle nuda sotto il vestito sollevato. Ogni gesto era misurato, intenso, come se entrambi stessero assaporando ogni secondo prima che il mondo intorno svanisse del tutto.
«Stai tremando», mormorò lui, con un sorriso appena accennato.
«Non per paura», rispose Roberta. «Ma perché ti voglio. Così tanto che fa quasi male.»
Le loro bocche tornarono a cercarsi, più affamate ora, più sicure. Le mani di Alessandro esplorarono il corpo di lei con sicurezza crescente, come se ogni curva fosse già conosciuta ma al tempo stesso nuova. I vestiti caddero a terra, pezzo dopo pezzo, senza fretta, come se ogni strato tolto fosse un passo in più verso qualcosa di inevitabile.
Le loro pelli si toccarono, calde, vive. Alessandro la fece sdraiare sul divano, i movimenti lenti e attenti, come se stesse leggendo ogni sua reazione. Le labbra scesero lungo il collo, poi sul petto, più in basso, lasciando una scia di brividi lungo la pelle tesa. Roberta lo accolse con un sospiro, gli occhi socchiusi, il corpo abbandonato ma vigile, pronto a ogni sensazione.
Il ritmo tra loro divenne un’onda, fatta di gemiti soffocati, mani intrecciate, respiri accelerati. Non c’era più alcuna barriera, solo due corpi che si cercavano e si trovavano, nell’unico linguaggio che contava in quel momento.
Quando i loro occhi si incontrarono di nuovo, a pochi istanti dall’apice, sembrava che si stessero dicendo molto più di quanto avessero mai ammesso a parole.

Il respiro di entrambi era ancora affannato, intrecciato come lo erano i loro corpi sul divano. Il silenzio che seguì fu carico, ma non imbarazzante: era denso di ciò che avevano appena condiviso, di quella scia di calore e complicità che ancora li avvolgeva.
Roberta si strinse contro il petto di Alessandro, il viso poggiato al suo collo. Lui le accarezzava piano la schiena, con gesti che non erano più solo desiderio, ma cura. Un tipo di intimità più profonda, più sottile.
«Non avevo previsto niente di tutto questo», sussurrò lei, quasi divertita.
«Nemmeno io», rispose lui. «Ma se dovessi scegliere di nuovo… ti sceglierei.»
Lei alzò lo sguardo, gli occhi lucidi ma rilassati. «Allora resta un po’. Non solo per il controllo medico.»
Alessandro sorrise, chinandosi a baciarle dolcemente la fronte. «Stasera non vado da nessuna parte.»
Fuori, la città continuava a scorrere ignara. Ma tra quelle quattro mura, il tempo sembrava essersi fermato — e, per la prima volta da tanto, era un tempo che apparteneva solo a loro.
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