Controllo straordinario

Era un pomeriggio caldo, e nello studio medico si respirava quella quiete sospesa di fine turno. Alessandro stava sistemando le ultime cartelle, il camice slacciato, le maniche rimboccate. I muscoli delle braccia guizzavano sotto la pelle mentre si muoveva con gesti rapidi e precisi.

Martina entrò senza fare rumore, chiudendosi la porta alle spalle. Indossava una blusa leggera, aderente, e uno sguardo che non lasciava spazio a dubbi.

«Devo farmi controllare,» disse, incrociando il suo sguardo. «Potresti... visitarmi?»

Alessandro la fissò un attimo. Non c'era imbarazzo, solo desiderio. Avevano giocato per settimane, tra occhiate, battute, piccoli sfioramenti. Ora il gioco finiva.

«Sdraiati sul lettino,» disse, la voce profonda, carica.

Martina obbedì, lenta, mantenendo lo sguardo fisso su di lui. Si sedette, poi si stese, lasciando che la gonna si sollevasse leggermente sulle cosce. Alessandro si avvicinò, posizionandosi tra le sue gambe. Con le mani le sollevò piano la gonna, accarezzandole l’interno coscia con le dita calde. Lei trattenne il respiro.

«Il battito è accelerato,» sussurrò lui, le labbra a un soffio dalla sua pelle. «Serve un esame più... approfondito.»

Le dita di lui scivolarono sotto la stoffa sottile della biancheria, la trovò già bagnata. Martina si morse il labbro, mentre il suo tocco si faceva più sicuro, più profondo. Con lentezza, ma senza esitazioni, Alessandro la esplorava con attenzione, usando dita esperte, mentre con l’altra mano le apriva il camice, le baciava il seno scoperto, giocando con la lingua e i denti, finché i gemiti bassi di lei iniziarono a riempire lo studio.

Martina si sollevò, afferrando la cintura del suo camice e tirandolo verso di sé. Lo fece sedere sul bordo del lettino, poi si inginocchiò davanti a lui, sfilandogli i pantaloni con movimenti lenti, affamati. Le sue labbra lo accolsero calde, decise, mentre lo guardava dritto negli occhi. Alessandro si lasciò andare, una mano tra i suoi capelli, l’altra a reggerlo mentre il piacere lo investiva.

Non ci furono parole. Solo il suono dei corpi che si cercavano, si prendevano, si appartenevano per lunghi minuti su quel lettino, tra sospiri, pelle contro pelle, e sussurri rotti dal desiderio.

Quando Martina si sdraiò sopra di lui, lo fece con una lentezza che li fece gemere entrambi. Si muoveva sicura, dominando il ritmo, mentre Alessandro la stringeva con forza, perdendosi nei suoi occhi e nel calore avvolgente del suo corpo. Le spinte si fecero più intense, finché entrambi, stretti l’uno all’altra, non raggiunsero l’orgasmo quasi insieme, tremando, ansimando, esausti.

Rimasero in silenzio qualche minuto, nudi, ancora intrecciati.

«Direi che sto decisamente meglio,» disse Martina, con un sorrisetto soddisfatto.

Alessandro le accarezzò la schiena, sorridendo. «Ti consiglio un controllo settimanale. Giusto per monitorare i progressi.»