Metropolitana

Quello sguardo, alzo la testa, assorto nei miei pensieri, lo incrocio. Tu, seduta di fronte a me, la metropolitana semivuota, il caldo che soffoca. Hai le gambe accavallate, abbronzate, splendide, con quei sandali rossi a tacco alto che esaltano i tuoi piedi, curati, le unghie luccicanti.
Torno ad incrociare i tuoi occhi, scuri, severi, quasi intimidito e tu ti fai passare la mano tra i capelli, lunghi, neri, il tuo dito indice che si ferma sul lato destro delle tue labbra, le gocce di sudore che cadono piano verso l’ampia scollatura della tua camicetta nera che si apre all’altezza di un ombelico maliziosamente impreziosito da un piercing che ti accarezza la pelle.
Secondi infiniti trascorrono e, come svegliato di soprassalto dopo un sogno, tu ti alzi di scatto, ti porti verso l’uscita, mi fissi e io con il cuore in gola mi alzo, mi porto accanto a te, nemmeno ho il coraggio di guardarti, ma i nostri sguardi s’incontrano ancora riflessi nei vetri della porta d’uscita; scendiamo, le nostre mani si sfiorano, tu acceleri il passo, io ti seguo, ci ritroviamo fuori, l’aria che mi si stampa sul volto mi ridà respiro.
Pochi passi e ti volti, mi incenerisci con lo sguardo e mi dici:
“ E adesso? “
“ E adesso dimmi tu..” rispondo io con tono deciso
“ No caro, ora tu mi dici cosa vuoi, troppo comodo…”
“ Voglio te”
“Coglione, tu non puoi permetterti di volere niente, assolutamente niente! “
“ Ti voglio scopare….ora! “
“ Così va meglio…” e un sorriso di scherno ti incornicia il volto.
I nostri corpi sono ravvicinati, uno di fronte all’altra, sento un’ostilità fortissima, ma è impossibile fermarci, un bacio travolgente, lingue che con violenza si contorcono, ti mordo la lingua stringendoti forte il capo con entrambe le mani dietro la nuca mentre tu mi cingi la vita con forza. Senti prepotente il mio sesso che già duro spinge sul tuo ventre, improvvisamente ti stacchi da me e con aria di sfida : “ Tutto qua? “
“ Sì, e adesso me ne vado, finisce qui”
“ Mi sono sbagliata, allora, sei solo una mezza sega”
“ No, mi sbagliavo io, non sei quello che volevo”
“ E cazzo volevi?”
“ Una cagna da dominare, non credo tu ne sia capace”
“ Stronzo, sali da me e vediamo cosa sai fare!”
“ Sei tu che dovrai mostrarti all’altezza…..”
Una splendida atmosfera d’odio e attrazione ci prende, i cinque piani in ascensore, muti, sguardo fisso, tu con le chiavi di casa già in mano, ogni istante perso sarebbe troppo.
La porta sbattuta dietro di noi e tu contro il muro, così freddo da farti venire la pelle d’oca; la mia mano s’insinua dentro la tua scollatura e con forza ti stringo il seno, sento irrigidirti e allora ti strappo la camicetta e incomincio a mordicchiarti il capezzolo sinistro.
La mia lingua rotea in senso orario attorno a quel magnifico chiodo che man mano si inturgidisce sempre più mentre la mia mano destra scende e stringe quel culo così caldo. Sento le tue mani che si fanno strada verso il mio cazzo ma: “ Fermati, troia! Zitta, lo prenderai solo quando vorrò io.”
Ti fermi, mi guardi e io ti slinguo con violenza, ti bacio il collo e continuo a premere con sempre maggior impeto su di te, voglio fartelo sentire più che mai.
Mentre mi lecchi le dita della mano destra, con la sinistra alzo la gonna e infilo l’indice e il medio attraverso il perizoma. Sei rasata, le grandi labbra già umide mentre ti titillo il clitoride con movimenti sempre più sincopati.
Il tuo capo è reclinato da una parte e appoggiato al muro, mi dedico a leccarti il capezzolo destro mentre tu mi levi la camicia; continuo con le dita a sgrillettarti mentre tu ti mordi il labbro inferiore e incominci a gemere.
Le tue unghie si infilano nella carne della mia schiena, ti abbassi, vorresti prenderlo in bocca: “No, troia!” urlo e di colpo ti giro con il volto verso il muro stringendoti i polsi; mi inginocchio, ti divarico completamente le gambe e la mia lingua avida si insinua nella tua fica bagnata: “ Che magnifico sapore…mmmmmm…il mio dito medio, sì, lecca bene il mio dito…” e poi su un colpo secco nel tuo buchetto del culo!
Un piccolo gemito, poi più forte perché ti infilo anche l’indice mentre con la lingua continuo a leccare la tua passera. Non posso più resistere, abbasso la cerniera dei pantaloni e ti faccio passare il mio glande rigido e umido fra le chiappe; stai per voltarti: “ Non devi guardarmi, lurida vacca” e con le mani afferro le tue braccia e le sbatto, tenendole forte, contro il muro.
I tuoi palmi si stringono in pugni: “ Scopami, pezzo di merda, scopami!”.
Un colpo e il mio cazzo s’infila con il tuo calore che lo avvolge nella fica madida di umori: “ servita, troia, prendilo e godi!”
Incomincio a pomparti con sempre maggior forza, la mia minchia entra e esce con ritmo ossessivo, ansimo e ti sento godere sempre più.
Non mi basta, voglio il tuo culo, appoggio la mia cappella sul tuo buchino, piano piano, tu stai per urlare ma io ti tappo la bocca e lo spingo tutto dentro. Su e giù, sempre più forte, dentro e fuori, ancora, ancora, ancora.
Le nostre gambe stanno per cedere, le mie mani stringono i tuoi seni, continuiamo a gemere, all’unisono, ti sento, lo sento.
Vengo e ti sborro nel culo, tu vorresti leccarmelo, ma: “ No, non voglio che ti giri, rimani lì così, non mi guardare, non lo avrai in bocca”
Rimani lì, stremata . “ Vai a fare in culo, bastardo!”
Non ti rispondo nemmeno, prendo la camicia ed esco sbattendo la porta, scendo per le scale, lentamente, esco di casa, ancora l’aria sul viso, un lungo respiro e poi m’incammino, non era nemmeno la mia fermata della Metro……