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Lui & Lei

Miki e la chiesa nel bosco


di Django86
23.12.2020    |    5.081    |    1 9.4
"Adoro ascoltare le storie personali, mi piace capire la scintilla che ha portato una persona a varcare quella soglia fatta di pregiudizi e tabu, e quella di..."
Il mio 2020, ne ero sicuro, mi avrebbe riservato ancora qualche bella sorpresa ma si fece attendere fino all’ultimo. Il fato volle che nel mese di dicembre riuscii ad avere contatti con Miki, conosciuta tramite il sito di A69.
Miki era una splendida 40enne con una storia da raccontare fatta di coraggio e consapevolezze da conquistare. Chattammo per un po’, quel poco che basta per capire che la sintonia fra noi due era sicuramente una delle tante cose che condividevamo. Mi raccontò le sue esperienze ed il suo percorso personale. Adoro ascoltare le storie personali, mi piace capire la scintilla che ha portato una persona a varcare quella soglia fatta di pregiudizi e tabu, e quella di Miki era sicuramente una storia degna di essere ascoltata ed apprezzata.
Volli vederla subito e approfittando di coincidenze lavorative dopo qualche giorno le diedi appuntamento in un parcheggio di un piccolo paesino. Arrivai in macchina e mi fermai ad aspettare nel parcheggio più nascosto in fondo alla via. Miki non tardò ad arrivare. Non aveva né tacchi né scollature, nessun pesante trucco le nascondeva i lineamenti naturali del viso, eppure il suo fascino la anticipò. Il suo splendido culo si intravedeva da sotto quel piumino che indossava, fasciato da un leggings scuro che lasciava ben poco all’immaginazione. Null’altro riuscii a scorgere fino a quando non aprì la portiera della mia auto. Salì in macchina salutandomi con quel suo splendido sorriso, ma non riuscì a dire altro. Le sue labbra come calamite mi obbligarono a baciarla istantaneamente. Un bacio complice, profondo, come se ci conoscessimo da molto tempo.
Avevamo deciso che il nostro incontro non sarebbe stata la solita scopata all’interno di 4 mura su un caldo e comodo letto. Avevamo entrambi bisogno di qualcosa di non convenzionale, qualcosa che ci avrebbe stimolato sensi e corpo. Decidemmo quindi di dirigerci lungo una stradina poco trafficata che portava ad una piccola località sperduta fra le colline. Parcheggiai in uno spiazzo a lato della strada e ci incamminammo lungo un sentiero nel bosco. Non sapevamo bene dove andare ma non importava, seguimmo l’istinto e continuammo a camminare fino a quando la fitta nebbia del bosco venne bucata dalla sagoma di una chiesa. Era un’atmosfera quasi surreale; una chiesa, in mezzo alla nebbia, in mezzo al bosco. E di fianco a me Miki, con quella sua carica erotica che avrebbe fatto esplodere chiunque.
Le presi la mano e la invitai a seguirmi. Non nascosi la delusione dopo aver verificato che la chiesa fosse chiusa, l’idea di mischiare sacro e profano era ed è tuttora una delle mie fantasie più ricorrenti. Scorgemmo lì vicino fra la nebbia un piccolo capanno con dei tavoli e delle panche. Nella mia mente si materializzò in un istante tutta la scena ed il mio corpo fu pervaso da un brivido di emozione.
Il freddo di quel pomeriggio uggioso durò ben poco. Il mio desiderio di scoprire quel bel culo si materializzò in un attimo. Ben presto le mie mani, che prima avevano solo potuto intuire le forme, accarezzarono quei bei glutei pieni e tondi. Il suo culo era quanto di meglio potevo desiderare in quel momento, ma non mi bastava. Volevo la sua figa, assaggiarne il sapore, farmi strada dentro di lei con la mia lingua e le mie mani, preparando la strada al mio cazzo che nel frattempo sentivo pulsare dentro i pantaloni. Con veloce mossa le sfilai contemporaneamente pantaloni e mutandine. Non riuscii nemmeno a vedere che colore fossero quest’ultime, ero come accecato dalla voglia di sesso che quella donna provocava in me.
Miki rimase in maglietta, una semplice maglietta che le permetteva di mantenere quel minimo di calore corporeo ma che lasciava alla mia mercede tutto quanto in quel momento potevo desiderare. Non persi tempo e la feci sedere su un tavolino in plastica che si trovava nelle vicinanze. Ora era nuda, davanti a me, con la chiesa a fare da sfondo a questo banchetto lussurioso. Pensai per un attimo a cosa quelle 4 mura avessero mai assistito negli anni. Immaginai decine di persone li dietro di noi intente a pregare o a pentirsi dei loro peccati, mentre noi mettevamo in atto la nostra inclinazione morale di uno dei vizi capitali.
Alla visione della sua figa davanti a me persi ogni ragione, mi ci avventai istantaneamente. Aprii le sue labbra con mia lingua con un movimento lento ma deciso e gustai il sapore dei suoi umori. Presi successivamente il suo clitoride fra il mio labbro superiore e la mia lingua. I suoi gemiti aumentavano di volume e di intensità e ben presto le sue gambe iniziarono a tremare. Nell’esatto momento in cui le mie dita si fecero spazio dentro di lei, avvertii un profondo sospiro come a voler sottolineare la fine della lunga attesa.
Non prosegui oltre, ma la presi per le braccia e le sussurrai nell’orecchio di prendermelo in bocca. Passarono pochi istanti da quella mia perentoria esclamazione che il mio cazzo era già sulla base della sua lingua. La lasciai fare per un attimo, volevo sentire la sua lingua accarezzarmi il glande. La mia mano però ben presto si infilò fra i suoi capelli e mentre la sentivo succhiare con tutta la forza che possedeva, strinsi il pugno afferrandole una ciocca e la spinsi verso di me. Volevo che lo prendesse tutto, fino alle palle, fino in fondo! volevo sentirla soffocare col mio cazzo. La guardai e la baciai e poi glielo infilai nuovamente in bocca.
Parole, fantasie e messaggi scambiati fino a quel momento si stavano trasformando in pura realtà.
Era però giunto il momento di darle quello di cui si meritava. La feci sedere nuovamente sul tavolo, le presi le gambe e gliele feci appoggiare sui miei avambracci in modo che il suo fiore caldo ed umido si aprisse verso di me. Presi il mio cazzo con la mano e glielo appoggiai sulla sua figa, dapprima in maniera delicata per poi spingerlo con forza tutto dentro di lei. Riecheggiò nell’etere un nuovo sospiro, preludio di eccitazione ed orgasmi. Non esitai a pomparla con forza fin da subito mettendo a dura prova le gambe di quel povero tavolo in plastica. I miei colpi venivano inframezzati di tanto in tanto da momenti di relax in cui il suo clitoride ricevette le dovute attenzioni dalla mia lingua.
La paura di essere scoperti da qualche passante era per noi l’unica distrazione che di volta in volta sopraggiungeva, ma non ci facemmo troppo caso, i suoi gemiti riempivano di lussuria tutta l’aria circostante senza nessun pudore.
Chiesi a Miki di mettersi a 90, avevo voglia di vedere davanti a me quel bel culo. Poggiò le sue mani su quel freddo tavolo in pietra che separava noi dal prato circostante e ricominciai a scoparla con forza. Inutile negarlo, quella posizione mi permetteva di godere del suo corpo in tutta la sua bellezza, tanto che successivamente ne approfittai per catturare quel momento in uno scatto. La sentivo godere ed io con lei, ma volevo che il momento non finisse mai e continuammo a scopare noncuranti della pioggia che stava iniziando a cadere. Volevo regalarle ancora un orgasmo prima di poter concludere questa splendida situazione. Mi sedetti sulla panchina e la presi davanti a me sempre girata di schiena. Era lei ora che conduceva le danze, era Miki a decidere ritmo e profondità dei colpi. La mia mano scivolò presto fra le sue gambe chiuse mentre le mie dita sfiorarono il suo clitoride che venne stimolato fino all’apice del piacere.
Era giunto per me il momento di esplodere, non avrei resistito ancora per molto alla vista di quel culo che saltellava ripetutamente sul mio cazzo. Obbligai Miki ad inginocchiarsi per terra, presi il mio cazzo bollente fra le mani e guardandola negli occhi esplosi il mio piacere sul suo volto prestando attenzione che non andasse sprecata nessuna goccia.
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