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Lui & Lei

La rivalsa di Andrea


di Zindo
17.05.2025    |    1.690    |    2 9.6
"Ovviamente a modo mio, praticamente sullo stile "uomo di merda" e non con stile femminile..."
Tra i sedici ed i diciassette anni mi sono liberata del "marchio" di "vergine" (fisicamente parlando) ad opera di Andrea, un insegnante supplente al liceo classico, che io, Silvana, una sua allieva, ho " manipolato" con astuzia e un poco di cattiveria per utilizzarlo deliberatamente come mio "sverginatore". Il tutto l'ho già narrato nel racconto "La lezione privata" della sezione "prime esperienze".
Poi ho liquidato con modi che oggi riconosco essere stati molto discutibili e che sto per dirvi all'inizio di questo racconto con il quale vi narro qualcos'altro di me e di Andrea poiché ci fu un seguito con lui.
Non subito, ma ben quindici anni dopo, anno più, anno meno
Io avevo da poco compiuto i trent'anni e lui ne aveva già compiuti quaranta; Io più che ricordarmi ancora di lui, ricordavo la mia prima esperienza sessuale. Come si dice? "La prima scopata non si scorda mai".
Non penso che Andrea mi ricordasse per quella scopata, importante per me ma non penso che sia stata altrettanto per lui: io ero inesperta ed imbranata quella prima volta, non potevo aver "lasciato ricordi indelebili". Ora che so cosa s'intende per trombare devo ammettere che quella prima volta ero stata abbastanza imbranata anche se a me era sembrato di essere salita fino al cielo ed ancora lo ricordo con piacere.
Andrea forse si ricordava di me per come l'avevo trattato dopo l'episodio narrato la volta scorsa. Non immediatamente dopo, ma quando lui mi aveva cercata.
Lo aveva fatto più volte.
Forse pensava di aver trovato in me una tromba amica o forse si stava prendendo una specie di cotta per me, fatto è che mi aveva cercata al telefono di casa per chiedermi quando volevamo iniziare le lezioni di ripetizioni. Gli avevo detto che era stata sufficiente la lezione già fatta perché era riuscito ad insegnarmi tutto ciò che volevo sapere.
Venne ad aspettarmi un paio di volte anche davanti alla scuola, e mi aveva seguita. La prima volta lo avevo seminato facilmente, la seconda mi ero lasciata raggiungere non per sentire cosa avesse da dirmi lui ma per dirgli quello che io avevo da dirgli.
Chi non ha letto la premessa fatta ad inizio della prima parte forse farebbe bene a leggerla per poter capire il perché io sono femmina in tutto, specialmente nel campo sessuale, ma mi comporto con una mentalità maschile.
Che fa un uomo quando va con una donna tanto per togliersi uno sfizio? Secondo me l'abborda, la circuisce, se la fa e poi sparisce. Se lei lo cerca la tratta male perché si allontani da lui e non gli rompa più le scatole.
Avevo fatto la stessa cosa io con Andrea: prima l'avevo indotto a venire da me con l'inganno, l'avevo circuito, mi ero tolta lo sfizio di farmi trombare da lui e poi volevo che sparisse dalla mia vita.
Lui chissà che altre idee si era fatte e così gli parlai chiaro, mi ero fatta raggiungere apposta per chiarire le cose. Ovviamente a modo mio, praticamente sullo stile "uomo di merda" e non con stile femminile.
Tanto per rimettere le distanze gli parlai dandogli del lei e lo terrorizzai quasi facendogli un discorsetto più i meno di questo tenore: "Senta professore, le avevo chiesto di darmi una lezione e me l'ha data. Le assicuro che è stato bravissimo non mi potevo aspettare né di più né di meglio. Perché ora mi segue? Per caso vuole essere pagato anche in denaro? Non ne ho, quindi io non solo non pago ma le ricordo che sono minorenne e lei avendomi avuta come allieva in classe doveva saperlo eppure ha approfittato dell'occasione. Certo sono stata io a porgerle sul piatto quello che ha assaporato, ma vede un adulto non può accusare una minorenne di averlo circuito, invece si può fare il contrario- Vuole che la rovini? Sarebbe un peccato anche per me, mi rovinerei il bellissimo ricordo che mi ha lasciato, però ora si tenga alla larga, mi lasci in pace e si ricordi io sono minorenne, lei no, io sono l'allieva, lei il docente. Valuti lei se vale la pena cercarmi ancora e rischiare. Io non scherzo. Dovrebbe saperlo."
Immagino che qualcuno istintivamente sta pensando di me che sono una stronza.
Concordo, ma usando il passato: ora non sono più stronza, lo sono stata quella volta, ma avevo solo sedici anni. Oggi non mi vergogno della mia prima scopata ma di come allontanai Andrea sì, molto. Purtroppo è andata così.
Per anni non ci siamo più visti.

Una fredda sera di autunno avanzato di una quindicina d'anni dopo mi trovavo in una città del nord Italia per lavoro. Dovevo fermarmi tre giorni, perciò avevo preso una stanza in albergo.
La sera che precedeva la mia ripartenza, dopo che all'indomani avrei completato il mio lavoro, una fitta nebbia calata sulla città scoraggiava dall'andare in giro. Infatti avevo consumato qualcosa di sostitutivo di una cena in una specie di paninoteca sulla tratta dal lavoro all'albergo ed ero rientrata per starmene al riparo da quel freddo e da quella nebbia.
Alla hall dell'albergo era collegata un grande salone che avevo visto sempre deserto. Quella sera invece non dico che fosse affollato ma c'erano diverse persone, D'istinto il mio sguardo andò verso quelle persone nel salone. Non proprio su tutte, su alcune, due uomini in particolare.
Uno doveva avere un'età intermedia tra i cinquanta ed i sessant'anni, vestito con eleganza e dall'aria dell'uomo d'affari. L'altro, quello con il quale parlava, non averei saputo dire il perché, mi attrasse in modo particolare: aveva un non so che di familiare, di già visto ma non mi chiesi neanche dove e quando avrei potuto averlo già incontrato perché il mio primo pensiero fu "E' un gran bel maschio".

Non sono una che la da a tutti ma neanche una che vive in astinenza sessuale. Non avendo mai avute relazioni sentimentali, mi sentivo libera di fare sesso quando ne avevo voglia o almeno di provarci se e quando incontravo un tipo attraente, Quello lo era. Lo fissai con ostentazione mentre ritiravo la chiave della stanza al bureau (non c'erano ancora i pass elettronici).
Il caso volle che lui si girasse dalla mia parte proprio mentre lo fissavo e, anche se non mi aspettavo che succedesse così subito, i nostri sguardi si incrociarono.
La sua espressione cambiò immediatamente, da quella di attento ascoltatore della persona che gli stava parlando assunse quella di persona piacevolmente stupita: occhi che si aprivano in modo smisurato, labbra che si dischiudevano, indecise se sorridere o emettere un "Ohh" di sorpresa.
Non feci in tempo a pensare "E' fatta. Ha capito!" che quello fece un gesto con le mani sulla spalla del suo interlocutore e gli disse qualcosa, forse uno "scusami in attimo" e subito si mosse, anche a passo celere, verso me e quando ancora distava più di due o tre metri, con enfasi esclamò: "Ma sei proprio tu? Come mai qui"
"Che sfacciato" pensai "un abbordaggio neanche originale". Ma tenendo per me questi pensieri, a voce alta dissi: "Forse mi scambia con qualche altra persona. Non credo che ci conosciamo" e mentalmente pensai: "Adesso dirà la solita frase d'aggancio e cioè: possiamo conoscerci ora" . Invece allargò le braccia come se incontrasse una persona amica da vecchia data e disse "Sono cambiato così tanto che non mi riconosci? Silvana xxxx, vero?"
Mi sentii spiazzata, aveva appena pronunciato il mio nome e cognome.
Mi conosceva davvero quindi. Ecco perché mi era sembrato che anche lui avesse un'aria familiare. Ma chi era? Dove c'eravamo già visti? Non riusci a focalizzare nulla e come arresa dissi: Sì, sono io. Scusi ma non ricordo.."
Lui poggiò le mani sulle mia spalle con un eccessiva familiarità e disse: "E' tanto che non ci vediamo. Suppongo che nel frattempo tu sia diventata maggiorenne"
Non penso che fu tanto quell'accenno a farmelo riconoscere in un baleno, ma penso che fu quel contatto delle sue mani sul mio corpo.
Meravigliata esclamai: "Andrea? Il professore???"
"Non lo sono più. Ho lasciato l'insegnamento da molti anni, ora lavoro in campo giornalistico,.." eccetera, eccetera, eccetera con tutto quello che è facile immaginare e non trascrivo tutto ciò che ci siamo detto per non annoiarvi. Riassumo tutto nelle ultime frasi: da :"Stasera ceniamo insieme, vero?"
"Veramente, viste le condizioni atmosferiche ho già preso qualcosa venendo verso l'albergo e stavo risalendo in camera" e non casualmente gli mostrai la chiave lasciando bene a portata della sua vista il pendaglio sul quale era scritto il numero della mia stanza.
Numero che lui ripeté a voce alta, come se volesse imprimerlo nella memoria e disse: "devo liberami prima di quel tizio lì. Ti dispiace se dopo passo da te a salutarti? Così per rispolverare i nostri vecchi ricordi.."
Io risi e con malizia dissi." I nostri ricordi? Noi uno solo ne abbiamo in comune", breve pausa intenzionale e poi "Certo che puoi passare, se ti lasciano salire.."
"Alloggio anche io qui per questa notte..." e mi disse il numero della sua stanza.
Non badai molto a quel numero, ma aggiunsi "Allora ci vediamo dopo, da me. Lasciami però una mezz'oretta per..., diciamo per rifarmi il trucco?"
Non avevo bisogno di truccarmi ma di preparami: fare la doccia e scegliere l'abbigliamento con il quale accoglierlo, scegliere non tra i vestiti ma tra la langerie che svevo portata in valigia.
Lo specchio mi stava dando l'approvazione per come mi ero preparata, quando abbastanza più di mezz'ora dopo, sentii bussare.
Vedendomi in vestaglia di pizzo nero che avevo sopra i coordinati slip e reggiseno, chiese: "Pensavo d'essere in ritardo, invece...". Forse lui voleva dire che temeva d'essere in anticipo, ma proprio come molti anni prima quando lo ricevetti a casa dei miei genitori gli dissi "Hai la capacità di presentarti sempre al momento giusto".
Gli lasciai libero il passo, entrò, mentre richiudevo la porta, guardandomi come se volesse spogliarmi anche di quei leggeri indumenti "vedo non vedo" e con un pizzico di cattiveria mi ricordò "Veramente l'ultima volta che ci siam visti mi è sembrato che tu mi abbia detto di essere venuto in un momento ed in un luogo inopportuni"
"Davanti alla scuola dici?" Chiesi sorridendo e lui annui con un "uh,uhm"
Io, per riportarlo sulla strada che volevo percorrere con lui gli dissi " Sei puntuale quando vieni per un motivo preciso non quando vuoi fare proposte da me non accettabili"
"Peccato, sono qui proprio per farti una proposta"
"Quale?"
Lui rise. non solo mi fissò ma mi carezzo il collo e la spalla dicendo "Mi manca tanto l'insegnamento, mi piacerebbe tanto dare ancora delle ripetizioni"
Portai anche io una mano sulla sua spalla e con il suo stesso tono dissi "Penso di essere migliorata da allora sai. Più che di una ripetizione mi piacerebbe essere esaminata da uno come te che se ne intende, per rassicurami che ormai ne so abbastanza"
"Non stiamo parlando di italiano, vero?"
"Assolutamente no"
Mi mise anche l'altra mano su di me, dietro l'altra spalla, mi tirò a se e mentre il mio seno si comprimeva sul suo petto, sentivo qualcosa di suo comprimersi contro il mio ventre. Le bocche si cercarono, si trovarono, si unirono. Sapeva baciare da dio ma questa volta sapevo farlo bene anche io, questa volta penso di essere stata alla sua elevata altezza. Lo penso perché quel coso che mi premeva sul ventre fece da "rivelatore" lievitando in fretta e, diventando duro ed emanando anche una specie di piacevole calore, Baciandomi allargò le spalline della mia vestaglia perché lentamente scendesse verso il basso. Che uomo era! Senza trascurare me badò anche al mio vestiario, accompagnando la discesa con le sue mani perché non cadesse a terra come cosa superflua ma dedicò attenzione anche a tenerlo con le mani per poi prenderlo con delicatezza ed adagiarlo sullo schienale di una sedia distaccandosi da me. Forse l'adagiare la vestaglia era una scusa, in realtà si era distaccato per liberarsi dei suoi vestiti.
Devo dire che in un certo senso era davvero un "professore" capace di insegnare molte cose a molti uomini; o io non ci avevo mai badato prima o nessuno mai, prima di lui quella sera, s'era spogliato con tanta virile sessualità. Da quella volta quando vado con un uomo sto molta attenta al come si spoglia. Sinora nessuno più, di quelli che sono venuti con me, l'ha fatto come lui: apparentemente con naturalezza, in realtà badando bene di esibire con finta non chalance, i muscoli delle cosce e del petto, la forma del sedere, persino le vene che gli solcavano le braccia, come fossero ricami in rilievo. ed io li a godermi quello spogliarello eroticissimo, cercando di imitarlo nello sfilarmi anche gli altri due capi rimastomi addosso. Lo feci alla mia maniera, da donna, non con finta naturalezza, come lui, ma con civettuola malizia, badando anche al come far scorrere la lingua tra le labbra dischiuse e dove posare lo sguardo mi spogliai con molta più lentezza di lui. Era nudo lui, ero quasi nuda io quando mi disse: " Ti sei fatta molto più bella, ora sei una vera donna". Ho sorriso adagiandomi supina sul letto dicendogli "Tutto è cominciato da te, sarà un poco anche merito tuo?"
Non mi rispose, venne da me, al mio fianco, per cominciare a palpeggiarmi carezzevolmente, baciarmi un po ovunque, farmi sentire il sui pene stando sempre premuto a qualche parte del mio corpo, mentre le sue mani sembravano quelle di uno scultore che voleva rimodellare le mie forme.
Inizialmente mi piacque lasciarmi coccolare e gustarmi passivamente le sue attenzioni, poi mi piacque essere attiva anche io e ci scambiammo effusioni sempre più audaci , sempre più passionali, fino a trovarci aggrappati l'uno all'altra, a rotolarci a volte, capovolgerci altre volte e infatti non so come finimmo nella posizione giusta per leccarci reciprocamente le parti intime. Andai in brodo di giuggiole nel sentire la sua lingua deliziare il mio clitoride, ma altrettanto mi piacque gironzolare con la lingua attorno al suo glande prima di prendermelo in bocca, affondare, farmi arrivare il cazzo fino all'ugola e poi ripetere tutto una, due, dieci, tante volte, sempre allo stesso modo eppure ogni volta con emozione e piacere diversi.

A causa delle mie scelte di fondo, quelle di avere rapporti occasionali e non relazioni stabili, non capita spesso di poter fare un sessantanove a regola d'arte. E' una pratica che per essere piacevole al top presume una buon affiatamento tra i due partners che non sempre si riscontra.
Con Andrea, forse memori di essere stato lui il professore che mi aveva impartito la prima lezione pratica di sesso, l'intesa ci fu e fu piena, totale, meravigliosa: riuscì a portarmi fino all'orgasmo lavorando solo di bocca tra le mie cosce, con le mani sul mio corpo e col il cazzo nella mia bocca. Grande Andrea!
Non poteva bastarci solo quella fase dopo quindici anni. Come se dovessimo cancellare il ricordo della ormai lontana prima scopata fatta come si può fare la prima volta sentimmo il bisogno di farlo "da adulti esperti" che ormai eravamo. Lo facemmo infatti e non una sola volta. Nell'immediato una prima volta, non andata proprio benissimo perché Andrea (che non aveva goduto al mio orgasmo) ebbe necessità di estromettere anche lui schizzi della sua sborra , fatto questo, ci prendemmo un breve periodo di pseudo tregua tornando al petting come all'inizio. Ad energie riprese ripartimmo una seconda volta e poi... eh..., sarebbe bello poter dire e poi ancora ed ancora, ed ancora. Ma non sarebbe la verità, lo facemmo solo ancora una volta, ma davvero alla grande, tanto che io arrivai a pensare che forse forse con uno come Andrea avrei potuto cambiare idea e provare a tenere una relazione stabile.
Non sarebbe stato comunque possibile. Eravamo entrambi a Milano quella notte ma il giorno dopo io tornai al mio luogo di abituale residenza e lui riprese l'aereo per tornare in Francia dove si era trasferito da alcuni anni e dove penso continui a vivere tutt'ora. Non ci siamo mai più sentiti purtroppo..
Per ora, almeno.
Chissà in seguito.
.. A me non dispiacerebbe una terza esperienza con lui
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