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Lui & Lei

Valentina in Commissariato


di PadroneMaldestro
15.03.2016    |    8.953    |    2 8.2
"Iniziava a sentirsi preda di quell’uomo..."
(Vi consiglio di leggere prima Valentina e la Polstrada)

Valentina non aveva chiuso occhio per tutta la notte. L’incertezza su cosa le riservasse l’indomani l’aveva tenuta sveglia nonostante la stanchezza mortale che la pervadeva.
Questo suo stato di prostrazione, se ne rendeva conto, la faceva apparire sbiadita, insicura, colpevole!
“Non è possibile” si disse Valentina mentre, in piedi davanti al lavandino si lavava i denti.
Lei era inconsapevole di quanto apparisse sensuale con quella camiciola corta e trasparente che piu che vestirla la disegnava… La luce del giorno che ormai filtrava dalla finestra del bagno esaltava la trasparenza del leggero cotone del babydoll e metteva in rilievo le sue tette deliziose, una terza piena, due meloncini desiderabili che stavano li a negare le leggi gravitazionali.
“Il Dirigente della Polizia di Seregno sarà sicuramente una persona molto più a modo del burbero agente di questa notte. Lui, sono certa, capirà che io quella droga l’avevo ricevuto da una persona che non potevo contraddire, visto che il nostro lavoro, i nostri guadagni dipendono in gran parte da lui, ma io me ne sarei disfatta appena arrivata a casa e solo quel malaugurato incidente mi ha impedito di farlo!
“”Ecco, adesso io mi preparo per bene, mi vesto con eleganza ma senza strafare. Un trucco leggero, una camicetta indossata sotto la giacca del tailleur grigio, appena due bottoni slacciati. Un paio di decolte nere, tacco sette, per esaltare la caviglia magra, la borsetta di Prada, nera e solo un paio di orecchini di oro, quelli piccoli regalatimi per il compleanno dagli zii Rossana e Sergio. Mi porteranno fortuna, xche loro tengono davvero a me, la nipotina preferita.””
Si erano intanto fatte le 10,15; le gemelline erano state accompagnate al nido dal maritino, al quale - figuriamoci - Valentina non aveva fatto cenno della sua disavventura.
Poteva senza fretta avviarsi verso Seregno.
Raggiunse il Commissariato con un certo anticipo ed appena entrata andò malauguratamente ad incocciare il poliziotto della sera prima, sempre severo, distaccato, quasi distante, che subito l’additò con modi burberi:
“Eccola qui! Il dottor A., il nostro Dirigente, non mi ha dato ancora nessuna direttiva a suo carico ma, considerato che è arrivata con una ventina di minuti di anticipo, ne approfittiamo per il fotosegnalamento”
Preoccupata come non mai, Valentina chiese all’Agente cosa si intendesse per fotosegnalare e costui, con un ghigno in viso… “ Se il Capo dispone di arrestarla, siamo gia pronti con le sue impronte e la fotografia. Se decidesse di non farlo, cosa altamente improbabile, le avremo pronte per la prossima occasione.”
Valentina si ritrovò così in uno squallido stanzone, dove un altro poliziotto le rilevò le impronte digitali facendole poggiare i polpastrelli su una strana macchinetta. Dopodiche la fotografò, intimandole di stare con il collo eretto e senza sorridere.
A quel punto si erano fatte le 11 e il suo “aguzzino” la accompagnò nell’Ufficio del Commissario.
“Dottore, buongiorno. Questa è la signora V, quella che ha formato oggetto della mia relazione a seguito dell’intervento…….”
“Si, Si, Impallomeni, va bene, non mi stare a ripetere a voce quello che hai gia scritto. Puoi andare. Se ho bisogno, ti chiamo.” Disse il Funzionario con tono deciso e sicuro e, intanto che l’Agente lasciava la stanza, si mise a squadrare da capo a piedi Valentina.
Quello sguardo, acuto, indagatore, sembrava penetrare nella testa della ragazza come la punta di un trapano. Se ne stava ferma, impalata davanti alla scrivania, nonostante vi fossero due sedie li davanti. E piu il Commissario la guardava, più crescevano l’insicurezza e l’incertezza di Valentina.
Sebbene, anche durante il tragitto verso il Commissariato, si fosse preparata un bel discorsetto per il Commissario, osservando adesso il Funzionario, ebbe il sospetto che tutte le sue giustificazioni sarebbero apparse puerili ed inconsistenti.
Se ne stava lì, in piedi, malferma sulle gambe, passando nervosamente da un piede all’altro, la borsetta spasmodicamente stretta per i manici tra le mani, quasi in un disperato tentativo di sostenersi.
L’uomo che aveva davanti a se, un signore distinto, con capelli neri appena ingrigiti alle tempie, una corporatura robusta, massiccia, le ricordava un giocatore di rugby, alto, sicuramente un metro e ottantacinque, novanta, aveva uno sguardo disincantato. Si capiva che costui era un uomo avvezzo ad indagare sulle brutture del mondo e che nulla lo sorprendeva delle umane debolezze.
“”come ti chiami”” le chiese, usando lo stesso tono di voce ironico e canzonatorio che aveva adottato poco prima rivolgendosi all’Agente.
Stupita e indispettita dall’ essere stata additata con il tu, lei rispose piccata: “”Sono la Signora Valentina””.
“”Ahhh, bene, bene…. Abbiamo qui una signora! Ed allora, signora Valentina, dimmi”” - insistendo imperterrito a darle del tu – “”ti hanno perquisita, nella tua qualità di indagata, prima di essere introdotta nel mio ufficio?””
“”No, dici? Non lo hanno fatto? Hanno fatto entrare nella mia stanza una criminale che solo ieri è stata sorpresa nel tentativo maldestro di disfarsi di sostanze stupefacenti in presnza di Agenti della Polizia di Stato, senza che la perquisissero a scopo cautelare? In considerazione della tua manifesta tendenza a delinquere, è lecito, “Signora”, aspettarmi che occulti sulla tua persona armi o qualsiasi altro strumento atto a recare offesa.
Per questa ragione, “Signora”- aggiunse, sollevando la cornetta del telefono – ora chiamo il solerte Agente Impallomeni, che ieri l’ha sorpresa in flagrante reato e dispongo che la perquisisca seduta stante.”
Dottore! Dottore! la prego. Mi scusi, le assicuro che non ho addosso alcunché e le garantisco che io sono una persona per bene. Non ho mai fatto del male a nessuno, dottore e sono una giovane mamma, sempre di corsa tra lavoro e cura della famiglia. Mi creda, la prego! Lei sembra un signore tanto perbene e garbato. La prego, quell’agente mi terrorizza. Non lo chiami,per favore.””
“”…tuttavia, egregia, tu vai da essere perquisita per rispetto dei regolamenti e per la tutela fisica di chi risponde di questo Commissariato. Se io chiamassi qualcuno di diverso di Impallomeni, non potrei in alcun modo giustificarlo, perché essendo sua l’operazione potrei sostituirlo solo con un’Agente donna. E purtroppo, stamattina non ho in servizio neppure un Agente donna. Facciamo cosi: ora ti faccio rinchiudere in camera di sicurezza, poi, alle 18, quando arriva il turno serale, che conta anche una femmina, ti faccio perquisire e domattina, al mio arrivo in ufficio, ti sento.””
“”Dottore, mi scusi, quando potrò tornare a casa?””
Il funzionario, guardandola distrattamente, rispose… “”quando domani ti avrò sentita, sarò in grado di decidere se liberarti, procedere a piede libero o arrestarti”.
“”Ma dottore, mi vuole tenere qui chiusa in cella questa notte? La prego, la prego! Faccia qualcosa che me lo eviti. Lei sicuramente, grazie alla sua professionalità, è in grado di trovare un mdo per aiutarmi. La Prego, dottore, sto male non mi reggo piu in piedi….”
“Siediti”- intimò il Funzionario con voce stentorea, dura. – siediti e calmati. Mi pare strano che una come te, con un’attività centrata sull’organizzazione di eventi, abituata ai contatti di ogni genere; che per giunta usa anche darsi la carica con la polverina, si riduca adesso ad apparire come un agnellino! Vuoi prendermi per il culo, Valentina? Che cazzo ti credi, eh?”
“Mi scusi,dottore. Le assicuro di non avere alcuna intenzione di prenderla in giro ed io non ho nulla addosso, lo puo vedere lei stesso. Indosso questi pantaloni aderenti, una camicetta e la giacca; la borsetta è qua, gliela consegno, ci guardi dentro, la prego. Anzi, dottore... glielo chiedo per favore, piuttosto mi perquisisca lei!”
“”Attenta, signora. Se credi che questo possa essere un trucco, guarda che io non sono nato ieri e non ci casco facilmente, perciò lasciamo che stasera alle 6 giunga in ufficio l’agente femmina di servizio, lasciamo che ti perquisisca lei e dopo ti riposi tranquilla nella camera di sicurezza.””
Dottor A, le assicuro che non ho alcuna intenzione di fare trucchi con lei, glielo giuro su quanto ho di piu caro. Mi eviti di non rientrare a casa, questa sera. Io vorrei davvero non essere costretta a parlare di questo fattaccio con mio marito. Lui sta sempre ad accusarmi di essere perfettina ed intransigente e se sapesse della bustina di droga, della mia convocazione in Commissariato, me la rimenerebbe per tutta la vita. Mi perquisisca, Dottore, io lo sento che è una persona gentile e comprensiva ed anche se un pochino ho vergogna, preferisco mille volte le sue mani su di me che non l’orribile – mi scusi - Impallomeni.”
“”Valentina – replicò il Funzionario – ho capito che in un modo o nell’altro, ce la dobbiamo cavare io e te, da soli.””
“”Levati la giacca e passamela. “”Le disse, restando seduto dietro la scrivania. Prese il capo di vestiario che Valentina gli porgeva e lo sprimacciò con cura, prima di gettarlo con noncuranza su una delle poltroncine che aveva davanti alla scrivania.
In quel mentre, il Funzionario scrutava con estremo interesse Valentina, sempre in piedi, sempre dondolando impaziente da un piede all’altro, il respiro agitato le faceva salire il petto ad ogni sospiro e quel seno stava catturando l’attenzione del Dottor A.
“”adesso togli i pantaloni”.
“”Dottore, mi scusi, ma non facciamo prima se mi controlla lei direttamente?””
“No, fai quel che ti dico, senza eccepire. Nessuno ti ha insegnato il piacere dell’ubbidienza? Dovresti mostrarti piu avveduta, stante la situazione nella quale ti trovi, altro che dirmi ciò che devo fare, ciò che è meglio! Probabilmente, con tuo marito ti comporti in questa maniera ed è per questo che lui non vede l’ora di prenderti in fallo. Togliti i pantaloni e passameli.””
Impaurita da tanta veemenza e sempre piu preoccupata dal timore che il Funzionario decidesse di informare della situazione suo marito, Valentina, si slacciò i pantaloni e li fece scendere alle caviglie; sorreggendosi con una mano allo schiena di una delle poltroncine, si libero prima di una e poi della seconda gamba dei pantaloni, che consegnò al Funzionario.
A quel punto si ritrovò in decolté, le autoreggenti color carne con una deliziosa balza in pizzo e quel tanga nero, minuscolo e trasparente come un velo, adornato dietro con cristalli di Swarowsky. Per fortuna, si disse, ho ancora la camicetta eppure già mi sento nuda.
“Dio, che vergogna.. non oso mettermi le mani davanti a coprirmi, perche sono sicura di essere sgridata. Sto morendo di vergogna.. Sono quasi nuda, davanti ad un estraneo! Finito di sprimacciare i calzoni, alzerà lo sguardo e mi scruterà con quei suoi occhi marroni, profondi, indagatori. Che vergogna, che vergogna!””
Ed infatti, un istante dopo il calzone volò a far compagnia alla giacca sulla poltroncina mentre gli occhi del Commissario si piantarono come un laser proprio all’altezza dell’inguine di Valentina ed appena lei provò a coprirsi con le mani, un no stentoreo la blocco e la raggelò.
“”vedo che sei parzialmente depilata. Una scelta utile, la tua..””, affermazione questa che Valentina accolse con imbarazzo e preoccupazione. Stringeva le gambe, non osando coprirsi con la mano e si chiedeva a cosa potesse essere utile la fichetta che la sua estetista curava con maniacale attenzione, rasandole accuratamente le labbra della fichetta, il buchetto posteriore privo anche di un accenno di pelo, ma mantenendo una folta pelliccetta sul monte di venere.
“”la camicetta, ora”” – ingiunse il Commissario – e lei prese a slacciare quei 4 bottoni, prostrata, umiliata ed impaurita. Mai nessuno l’aveva trattata in modo tanto irriguardoso. Mai nessuno aveva potuto godere del suo corpo tonico, allenato, che si era mantenuto snello e giovane nonostante la pesante gravidanza di due gemelle!
Allungò la camicetta al Dottore, il quale la gettò sulla poltroncina, senza neppure guardarla. Guardo lei, invece, a lungo e con totale concentrazione. Valentina. In piedi, le braccia lungo i fianchi, si presentava con il reggiseno coordinato al tanga, un reggiseno a balconcino, mezza coppa, un pushup che le teneva le tette in alto, lasciando che la metà delle areole ne fuoriuscisse e fosse ben visibile. Anche i bei capezzoli sembravan pronti a sgusciare fuori. Il reggiseno, di un velo trasparente come la mutandina, era adornato, tra le coppe da una decorazione in cristallo, molto elegante e raffinata.
L’insieme, era quello di una donna bella, desiderabile, esposta alle voglie lubriche del Funzionario. Dentro di se, Valentina era mossa da un tornado di emozioni che passavano dal terrore puro, alla vergogna ed all’umiliazione.
Mentre questi pensieri le si aggrovigliavano in testa, ebbe modo di vedere come il Commissario la guardasse con estrema attenzione ma senza far trasparire nulla dei suoi pensieri. Curiosamente, Valentina si chiese se lo spettacolo che gli stava offrendo a lui piacesse o meno: “”mi guarda. Mi trafigge, mi spoglia ma non riesco a capire se io gli piaccio””, si disse, contrita.
“”Ora togli l’intimo e resta con le autoreggenti e le scarpe””
“”Dottore! Questo non può chiedermelo, la supplico. Mi vergogno troppo. Adesso si è sincerato che non ho addosso armi od altro. Mi faccia rivestire, per favore. Glielo chiedo per favore. Non vede come sto tremando? Lei di sicuro capisce il mio disagio.””

“”E’ di tutta evidenza che tu preferisci essere perquisita da un’agente del tuo stesso sesso, ragion per cui, rivestiti e, appena pronta, chiamo Impallomeni e ti faccio condurre in camera di sicurezza.”
“”No, no, non voglio questo, davvero. Va bene, Dottore, se devo spogliarmi tutta lo faccio. Se questo è necessario, lo faccio. Ha ragione, scusi, lei sa ciò che va fatto, ecco, tolgo la mutandina; ecco, via il reggiseno.. Posso almeno coprirmi con le mani, Dottore? No, vero? Va bene va bene..che vergogna!””
“”Avvicinati, di qua, di lato alla mia poltrona, si, qui accanto alla scrivania. Girati, ruota su te stessa. Brava, Ubbidisci. Adesso voltati di schiena, si, dammi la schiena, su! Quanto ci vuole a capire?””
Valentina non si reggeva quasi in piedi, eseguiva oramai i comandi in maniera meccanica. Iniziava a sentirsi preda di quell’uomo. Era in sua balia. Con un barlume di lucidità, considerò che si stava comportando come i sequestrati afflitti dalla Sindrome di Stoccolma, il Commissario era il suo aguzzino ma lei sapeva di dipendere da lui, se teneva a riacquistare la propria salvezza. Un brivido la percorse, al pensiero di essere alla sua mercè, un brivido che la sconvolse in maniera inaspettata e quando lui le intimò, dopo avergli dato la schiena, di piegarsi in avanti, a squadra, a 90 gradi, ubbidì con un flebile“si, Dottore”.
Il Commissario scrutò con oscena soddisfazione i glutei sodi di Valentina e si perse un momento tra le labbra di quella bellissima fica.. Fu in quella circostanza che notò una lieve imperlatura, piccole goccie simili ai cristalli Swarowsky che adornavano il suo intimo. Sorrise compiaciuto e le ordinò adesso di allargare lievemente le gambe e piegarsi sulle ginocchia finchè non le avesse detto di fermarsi.
“”Ok, ferma, va bene cosi. Adesso tossisci forte.””
“Ma cosa mi sta facendo, Dottore?? Uhm uhm uhm. Ho tossito, Va bene cosi? NO dottore, piu forte non riesco. La prego, mi dica almeno perché lo stiamo facendo?””
Voglio accertarmi che tu non nasconda qualcosa nella figa o nell’ano, Valentina, ma se non tossisci abbastanza, la cosa diventa sospetta. Ritorniamo sempre alla collega donna, Lei potrà anche ispezionarti con le dita, se non ti riesce di tossire...””
“”Dottore, non voglio aspettare oltre. Lo faccia lei, per favore, cosi sarà rassicurato ed io potrò finalmente rivestirmi, poichè mi sto vergognando troppo. Lei, dottore, lo riconosco e bravo e cerca di non mettermi a disagio ma io, sa, mi vergogno da morire..””
Intanto il Dottore si era alzato dalla sua poltrona e si era recato dietro Valentina. Sfiorò con le dita la fica fremente della bella ragazza e lentamente le entro dentro con l’indice e l’anulare, trovandola suo malgrado in un lago.
“”Bene, Valentina, sei bella bagnata, la tua fica è piena solo delle mie dita ed adesso, approfittando anche del fatto che sono ben bagnate di tuoi umori, ti ispezionerò il culetto. Non opporre resistenza, stai morbida e tranquilla. Ecco, si cosi, tutto dentro il dito indice..””
“Ohhh, Dottore! Mmmm, cosa mi sta facendo, dio mio? Mi tremano le gambe, sa?
Siiiii!!! continui dottore. La prego! La prego! La pregoooooo...””
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