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Lui & Lei

matrimonio con pareggio


di ilcap
07.07.2014    |    6.615    |    0 9.7
"“E tu di cosa ti occupi a Roma?”, feci io per rompere il ghiaccio, e con stupore scoprii che io e Paola facevamo lo stesso lavoro per due aziende diverse..."
Eravamo assieme da poco con la mia ex, un giorno mi disse che da lì a un mese ci sarebbe stato il matrimonio di una sua amica e che avrebbe voluto andarci con me, ma che ovviamente avrebbe dovuto avvisare gli sposi della mia presenza. Non conoscevo ancora bene tutti i suoi amici e così seppur con un po’ d’imbarazzo accettai la sua proposta.
Il matrimonio era il pomeriggio di un caldo sabato di luglio, la cerimonia in chiesa passò via tranquilla e forse perché i tempi erano molto stretti non ci fu occasione di scambiare molte parole con gli altri invitati. Per il rinfresco era prevista una cena a buffet nel parco di una bellissima villa messa a disposizione da alcuni amici degli sposi. Ovviamente non conoscevo nessuno degli invitati a parte la sposa ed una coppia di amici, era la classica situazione in cui ci si può sentire un pesce fuor d’acqua. La mia ex chiacchierava amabilmente con tutti i suoi amici, e per quanto c’erano state le presentazioni a me risultava un po’ difficile rompere il ghiaccio, diciamo anche che i suoi amici non facevano molto per coinvolgermi. Ho saputo poi che tra quegli amici c’erano molti flirt della mia ex, alcuni ormai fidanzati o sposati e a lei questa cosa stimolava la competizione femminile. Ad un certo punto avevo perso di vista la mia ex e così mi ritrovai con il cocktail in mano a passeggiare in solitudine sul bordo della piscina, fu in quel momento che seduta sul bordo di un lettino della piscina notai una ragazza che gesticolava in modo molto femminile mentre parlava al cellulare. Incuriosito dalla cosa cercai di avvinarmi con circospezione, vagando senza una meta precisa, fino a quando potei incrociare il suo sguardo. Era una ragazza minuta, occhi azzurri, un bel sorriso, capelli lunghi castani, un abitino a tubino grigio metallizzato che fasciava quello che sembrava un corpicino ben fatto, indossava un paio di sandali che mostravano dei piedini molto curati con uno smalto avorio che riprendeva il colore dei sandali e della borsetta, la classe non le mancava.
Mentre l’ammiravo mi rendo conto che stava per chiudere la conversazione al telefono, anche lei mi aveva guardato e sarebbe quindi stata l’occasione per presentarci, mentre chiudeva il telefonino ecco che da dietro sento una voce squillante: “Ciao Paola, che bello rivederti, come stai?”. Era la voce della mia ex che ci raggiungeva a passo spedito…
Ci furono ovviamente le presentazioni di rito, Paola era una ragazza che frequentava il giro degli amici della mia ragazza ma da quattro anni ormai si era trasferita a Roma per lavoro ed aveva perso un po’ i contatti, il matrimonio di Daniela, loro comune amica, era stata quindi l’occasione per ritrovarsi anche se da parte di Paola avevo notato una certa freddezza.
Passammo quindi il resto della serata più o meno seduti al tavolo con altri amici, ma notai che Paola, come me, faceva un po’ fatica ad integrarsi ed entrare nelle conversazioni, colpa forse della confidenza perduta dal tempo o forse del tenore delle conversazioni che erano veramente banali. Ad un certo punto Paola era seduta sulla poltrona di fianco alla mia, e non potei fare a meno di ammirare i suoi occhi azzurri con lo sguardo perso nel vuoto della noia della serata, in verità mi cadde anche lo sguardo sulle sue stupende gambe abbronzate.
“E tu di cosa ti occupi a Roma?”, feci io per rompere il ghiaccio, e con stupore scoprii che io e Paola facevamo lo stesso lavoro per due aziende diverse. A questa scoperta vidi che il volto di Paola s’illuminò con un sorriso, finalmente avevamo trovato un interessante motivo di conversazione. Inevitabilmente la discussione proseguì su argomenti di lavoro: da voi come funzione questo, come fate quello, come ti trovi, ecc, ecc… però era servito ad entrambi per sciogliersi e lanciarsi in un clima confidenziale e di ampi sorrisi, complice anche un buon Souvignon fresco che accompagnava il buffet.
“Fumi? “ mi chiese lei, “Ogni tanto, ma se me la offri l’accetto volentieri…” le rispondo io in tono ironico, e cosi decidiamo di alzarci per fumare una sigaretta e fare due passi. A quel punto la confidenza aveva raggiunto livelli tali da permetterle di iniziare a chiedermi da quanto stavo con la mia ragazza, come l’avevo conosciuta, ecc…
Sempre in confidenza, visto che conosceva la mia ragazza da prima di me, mi permisi di fare qualche commento su di lei e sulla sua frivolezza per vedere come reagiva e in effetti fu un assist ben messo.
Paola mi confidò che aveva avuto una storia con uno degli amici che erano presenti alla serata, ma che un giorno venne a sapere che era stato a letto con la mia ex e questa cosa fu uno dei motivi che la spinse a chiedere il trasferimento a Roma, da come lo raccontava si capiva che la cosa non era stata ancora digerita.
Mentre eravamo a chiacchierare amabilmente a bordo piscina si avvicinò il fotografo degli sposi che, in cerca di qualche scatto, ci disse: “Ma che bella coppia che siete, da come chiacchierate si vede che siete proprio una coppia affiatata! Posso farvi una foto?” .
Io e Paola, ci guardammo imbarazzati e sorridemmo, a quel punto presi la palla al balzo e dissi: “Ma certo, a me e alla mia ragazza ci fa piacere fare una foto in una così bella location, però poi ce la fai avere vero?” Così dicendo presi Paola sui fianchi e con il braccio la strinsi a me cingendola con vigore. A questo mio gesto ebbi la sensazione che a lei venne un fremito di piacere misto a stupore. In quei momenti con la mano potei accarezzarle il fianco destro ed accorgermi che sotto il vestito leggero non sentivo niente, possibile che non avesse le mutandine??? Questo pensiero mi passo rapido nella mente, ma abbastanza per incuriosirmi ed eccitarmi. Dopo aver fatto un paio di scatti il fotografo ci disse sorridendo: “E un bacio ve lo date?”, ci girammo, ci guardammo negli occhi, e in un attimo Paola si avvicinò alla mia bocca quasi per mordermi e così ci lanciammo in un bacio appassionato che durò almeno dieci secondi, dieci interminabili secondi in cui le nostre bocche calde non si staccarono e le nostre lingue si inseguirono con passione.
Il fotografo si complimento per la nostra passione e ci salutò, a quel punto guardai Paola stupefatto e le dissi: “Che cosa abbiamo fatto?” e aggiunsi: “…se le foto finiscono nelle mani sbagliate?” .
Lei con un sorriso malizioso mi rispose:”beh vorrà dire che allora saremo uno pari palla al centro!” riferendosi alla mia ex, poi aggiunse “anzi in verità credo che il vero pareggio non l’abbia ancora segnato”.
Dissi io: “Ah certo che se l’affiatamento che ha visto il fotografo lo avessimo anche a letto chissà cosa potrebbe succedere…” e lei sempre sorridendo con uno sguardo malizioso: “beh perché non provare?”.
Avevo il sangue al cervello, e non solo al cervello, ero eccitatissimo e penso che si notasse anche perché avevo un paio di pantaloni di lino leggeri.
Per stare al gioco le risposi: “beh perché qui di letti ci sono solo quelli della piscina…” e lei allungando la mano sulla mia eccitazione e guardandomi fissa negli occhi mi disse:”…ma non serve mica per forza il letto!”
L’avvicinai a me, un po’ per farglielo sentire meglio, e un po’ per nascondere la sua mano alla vista delle altre persone, poi le sussurrai nell’orecchio: “Ma sbaglio o non porti le mutandine stasera?”, lei si staccò mi fissò e disse: “se vieni con me potrai scoprirlo…” cosi dicendo mi prese per mano e mi trascinò verso gli alberi del parco, lontano dalle luci della serata.
Quando fummo abbastanza lontani e nascosti agli occhi altrui presi con forza la sua mano e la portai di nuovo sul mio cazzo che nel frattempo era diventato di marmo, poi l’appoggiai ad un tronco di un grosso albero e la presi da dietro. Mentre la sua mano cercava di entrare nei miei boxer io le sollevavo il vestito alla spasmodica ricerca delle mutandine da sfilare, mutandine che in effetti non c’erano.
Trovai però il suo fiore caldo e bagnatissimo ed iniziai a giocarci con la mano destra, con la mano sinistra intanto tirai già la cerniera del vestito fino a liberarle i seni, era uno di quei vestiti che si portano senza reggiseno, per cui potei sentire i suoi capezzoli già turgidi e stringerle i seni piccoli ma sodi. La sentivo ansimare come se non provasse le mani di un uomo sul suo corpo da mesi, ed in effetti poi mi confessò che era così, iniziai quindi piano piano a penetrarla con le dita, prima uno, poi due, poi tre, mentre le dita affondavano alla ricerca del punto G con il palmo della mano premevo sull’esterno dell’osso pubico a contrastare gli affondi. Il ritmo si faceva sempre più incalzante, ad ogni colpo la sollevavo da terra e sembrava che stesse per venire da un momento all'altro fino a quando i suoi gemiti divennero prolungati e ripetuti, eccola, stava godendo come una cagna in calore!
La tenni stretta a me per qualche minuto, aveva quasi perso i sensi, quando poi sentii che non aveva più le gambe molli la lasciai, lei si appoggio all’albero e ancora con gli occhi chiusi, mordendosi le labbra, sussurrò: “e adesso tocca a me..”. Si riprese dall’estasi, si tolse del tutto il vestito per non sporcarlo, poi si giro verso me, comincio a sbottonarmi la camicia e leccarmi dal collo in giù, quando arrivo ai pantaloni, slaccio con foga la cintura, infilò la mano nei boxer e mi tirò fuori il cazzo che era rimasto di marmo ma un marmo molto caldo. Lo guardò bene e poi inizio a baciarmelo e leccarmelo in punta fino a quando le sue caldi labbra non ebbero tutta la cappella in bocca, a quel punto alzò lo sguardo verso di me e fissandomi iniziò ad ingoiarlo piano piano fin dove arrivava. Il ritmo diventava sempre intenso, non resistevo più volevo venire, feci per farglielo capire ed uscire dalla sua bocca calda, era da una settimana che non godevo e so che in questi casi la mia sborrata è copiosa, rischiavo di soffocarla, una volta stava accadendo con la mia ex. Non riuscii però a staccare la sua bocca famelica dal mio cazzo e così partirono almeno un paio di fiotti che sentivo essere consistenti, Paola non fece una piega, con abile maestria ingoiò tutto senza avere alcun cenno di soffocamento, era stata fantastica!
Per riprendermi dalla foga mi appoggiai anche io all’albero per qualche secondo, poi ci rivestimmo e sistemammo, tornando verso la piscina mano nella mano Paola mi disse: “Ecco, adesso siamo davvero pari…” poi voltandosi aggiunse: “…ma questo è solo l’inizio”.
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