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Gay & Bisex

02 - la pausa pranzo


di caluz
11.03.2015    |    7.588    |    3 9.7
"E' un bacio appassionato, vorace, ho voglia di mangiarlo..."
La mattinata è passata in un lampo. Una riunione noiosissima, una presentazione e l'incontro con due nuovi clienti. Guardo l'ora e mi rendo conto solo adesso che è praticamente arrivato il momento di fare una pausa.
Cosa mangio, dove vado? Alcuni colleghi si ritrovano al solito bar ma non mi piace il servizio nè la gestione di quel locale, per cui decido di optare per un pranzo in solitudine. La scelta è tutta mia. Seguo l'istinto e mi dirigo verso la caffetteria in zona universitaria. E' un luogo che amo molto perchè ci ho passato le migliori pause pranzo quando ancora frequentavo i corsi.
Entro e addocchio subito un bel tavolino nell'angolo opposto all'entrata del locale, lo raggiungo e mi siedo in attesa del cameriere. Un trillo sul telefonino ed eccomi a controllare la posta anche durante la pausa pranzo: devo proprio imparare a staccare, almeno per qualche minuto.
Vengo improvvisamente distratto da un'ombra che si proietta sul mio tavolo; alzo lo sguardo e davanti trovo un bellissimo ragazzo, il cameriere, che con un sorriso accattivante mi chiede se avessi già deciso che cosa ordinare. Rimango un attimo interdetto, ed è strano, non è da me, ma quel ragazzo mi fa uno strano effetto, mi piace e soprattutto mi sembra di conoscerlo e quindi la mia testa cerca di mettere ordine tra il caos dei pensieri per dargli una collocazione e provare a capire se mi ricorda qualcuno o se effettivamente l'ho già visto e dove.
Non vengo in questo locale da un po' ma me lo ricorderei.
Lui continua a fissarmi e sorridermi e i miei pensieri inesorabilmente continuano a vagare.
Il mio sguardo si sofferma sul suo volto. E' abbronzato e questo accentua il contrasto con il suo sorriso, bianchissimo e perfetto. Il viso è allungato e leggermente spigoloso, con sopracciglia naturali nonostante siano molto curate e una cascata di dreads scuri legati in una coda bassa che circonda il tutto. Scendo e continuo ad osservarlo. Le spalle sono larghe e ossute e il fisico sembra definito anche se decisamente magrolino. Il punto vita è il pezzo forte: stretto dalla cintura del grembiule, evidenzia un bacino più stretto delle spalle che gli dona un'armoniosa eleganza. E' alto. Continua a sorridermi educatamente mentre io continuo a fissarlo imbambolato. Ma cosa mi succede?
Finalmente mi riscuoto da questo momento e in evidente imbarazzo gli rispondo che non so ancora cosa prendere ma che mi affido a lui per la scelta chiedendogli di consigliarmi qualcosa di leggero e sfizioso. Come se recitasse una parte impegnata a memoria si dilunga nella descrizione di un piatto di verdure, fresco, leggero e sfizioso, ideale per una giornata così calda da aver voglia di strapparsi i vestiti. Si, dice proprio così: deglutisco immaginandolo nell'atto di strapparsi tutto e procedo confermando l'ordine.
Il suo sorriso mi colpisce di nuovo mentre si allontana dal mio tavolo. Lo osservo mentre cammina. E' decisamente un bel ragazzo, sexy al punto giusto, conscio di esserlo.
Pochi minuti dopo eccolo tornare con il piatto. Lo posa sul tavolo e mi dice che si è permesso di portarmi anche dei nachos come accompagnamento. Sostiene che sono l'ideale per apprezzare il gusto agrodolce dell'insalata: "Sono così perfetti come abbinamento che non potrai fare a meno di leccare...anche le dita".
Sono spiazzato. E' sfrontato da far paura, mi fa delle avances o gli piace solo giocare coi termini? Sorrido e decido di giocare anch'io: "Amo leccare ogni cosa...alla fine del pranzo!" Le pause, in questo nostro misero scambio di battute sono essenziali; donano enfasi e suspence al significato celato dietro a frasi scontate e banalmente ripetute.
Lo vedo irrigidirsi, forse ho esagerato, forse l'ho spiazzato anch'io, forse non credeva di trovare pane per i suoi denti. Poi sembra sciogliersi ed ecco apparire nuovamente il sorriso, accompagnato da un luccichio nello sguardo, in quegli occhi neri come pece che mi scrutano quasi a voler trafiggere il mio corpo.
Inizio a mangiare, il locale ora è praticamente deserto. Lo vedo a distanza che si guarda intorno con un piatto in mano come a cercare un cliente che sembra essersi volatilizzato. Poi noto un respiro profondo, come a voler prendere coraggio, ed eccolo avanzare verso il mio tavolo.
"I clienti sono tutti in coppia mentre tu sei qui solo. Ti spiace se ti faccio compagnia?". Ecco l'ha detto tutto d'un fiato, probabilmente col timore che andando piano non sarebbe riuscito a terminare la frase.
Ovviamente non mi dispiace. Si presenta e si siede, iniziando a mangiare mentre io ho quasi finito; non restano che pochi di quei nachos che mi aveva portato prima.
Si parla del più e del meno e il discorso cade sulla terribile afa che da qualche giorno infesta la città. Credo di aver capito qual è il suo gioco e decido di assecondarlo. "Avevi ragione, con questo caldo stare vestiti e veramente tremendo. Bisognerebbe andare al mare ma da noi non c'è. Ogni tanto cerco refrigerio sulla sponda del fiume dove posso stare in totale libertà...completamente nudo, per sentire meglio ogni debole ed effimero filo d'aria che colpisce il mio corpo, soprattutto le zone che normalmente non prendono aria..." Lascio la frase a metà, sorrido ammiccando. Lui deglutisce, ha capito, gli piace giocare. Me ne accorgo dal fatto che la sua gamba sotto il tavolo sfrega contro la mia. prima indugiando lentamente, poi fermandocisi direttamente contro. Sorrido ancora. Si sfrega le mani sul grembiule che ha ancora allacciato alla vita, e, sicuro nei movimenti e coperto dalla tovaglia lunga, allunga la sua mano verso di me. Lo sento indugiare sulla mia patta. Ovviamente sono eccitato per il gioco di sguardi e parole che abbiamo condotto fino ad ora.
Agevolo i suoi movimenti appoggiandomi allo schienale e slacciando il primo bottone dei jeans. Lui sa come muoversi e in un attimo sbottona tutto e me lo tira fuori. Non può vederlo ma percepisco dal suo sguardo che sembra soddisfatto di quello che ha trovato. Inizia così un lento movimento di mano che non fa altro che irrigidire ancora di più il mio arnese. Lo guardo e gli sorrido mentre con una mano afferro un nachos dal piatto e me lo porto alla bocca. Mi infilo provocatoriamente un dito in bocca e lo lecco, come mi aveva quasi consigliato di fare lui. Lo vedo irrigidirsi e andare in visibilio. Vuole dell'altro, me lo dice. "Chiedi la chiave per la toilette che c'è nel cortile, ci vediamo li!" E' perentorio, me l'ha quasi ordinato, mi piace, ci sto.
Faccio quanto mi ha chiesto e mi dirigo in fondo al cortile di questo vecchio palazzo ed entro nel bagno. Pochi secondi e mi ha raggiunto. Entra subito dietro di me e chiude la porta. Il gioco lo conduco io, voglio fargli capire che comando io. La mia mano gli afferra la testa e la premo verso di me mentre con la lingua inizio ad esplorargi la bocca. E' un bacio appassionato, vorace, ho voglia di mangiarlo. Lui si lascia andare e ricambia sussultando quando con la mano arrivo ad accarezzargli le natiche fino ad introdurre la mano e con un dito stuzzicargli il buchetto. Emette un gemito e abbandonandosi all'istinto alza una gamba cingendomi la vita.
Gli tolgo la maglietta e mi fiondo a succhiargli i capezzoli mentre la sua mano torna a prodigarsi in una sega eccezionale. Si abbassa e me lo prende in bocca. E' fantastico, ha una bocca calda e accogliente e non si risparmia nel succhiare, attaccandosi come all'ossigeno. Si aiuta accompagnandosi con la mano. Il mio uccello si bagna di precum e la sua lingua lo assaggia con ingordigia, come se si trovasse davanti il miglio nettare che abbia mai assaggiato. Va avanti per parecchi minuti, slacciandosi i pantaloni e tirando fuori un cazzo di tutto rispetto, mi viene voglia di ricambiare il pompino e fargli vedere di cosa sono capace ma il tempo a disposizione è ormai agli sgoccioli. Con forza lo tiro su, gli ficco di nuovo la lingua in gola e assaporo il gusto del mio uccello. Poi lo giro violentemente e lo faccio piegare in avanti. Si appoggia al lavandino mentre mi abbasso dietro di lui e gli abbasso pantaloni e slip. Volevo affondare in lui senza lubrificarlo, ma non resisto alla vista di quei glutei sodi e perfetti e mi ci fiondo leccandogli ogni rughetta intorno alla sua rosellina. Non resiste più, ormai è nelle mie mani e mi implora di incularlo. Lo accontento, infilo un condom e senza troppe attenzioni lo penetro. Con foga inizio a sbatterlo. Urla. Non gli interessa che lo sentano da fuori. E' in preda all'estasi, vuole solo il mio cazzo.
Con una mano gli cingo la vita per affondare sempre di più dentro quel buco accogliente mentre con l'altra gli afferro il cazzo e inizio a segarglielo.
Non capisce più niente, il ritmo continua ad essere incessante. Non resiste e dopo poco inizia a schizzare ovunque, sulla mia mano, sul lavandino tra le sue cosce, mentre io continuo a fotterlo.
Decido di prolungargli il piacere con una piccola tortura e così nonostante sia venuto continuo a segarlo. Mi implora di smettere ma si gode l'estasi del momento.
E' il mio turno. Esco da lui, lo faccio abbassare davanti a me e senza troppe cerimonie glielo metto di nuovo in bocca. La cappella è bagnatissima e lui succhia ininterrottamente. Qualche colpo di lingua ben dato sul taglio e non resisto. Gli riverso tutta la mia crema in bocca. Non riesce ad ingoiare e un rivolo gli cola fuori. Gli è piaciuta perchè maliziosamente si passa la lingua sulle labbra. Mi piego e con la lingua raccolgo il liquido fuoriuscito e lo bacio nuovamente per aiutarlo a non perdersi niente del mio seme. E' sfinito. Mi dice che vuole rivedermi, gli rispondo che si può fare ma che sono io a decidere quando. Esco e me ne vado, sorridendo tra me e me.
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