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Gay & Bisex

Ora conosco anche il suo nome


di Zindo
21.06.2025    |    1.999    |    5 9.0
"“Ti conoscono tutti qui” gli faccio notare “Per questo non ci porto quasi mai nessuno, ma tu mi sembri un tipo affidabile..."
Non è facile trovare parcheggio in centro: sono già al terzo giro della piazza, dopo aver fatto qualche escursione perlustrativa anche nelle strade laterali ma di posti liberi non se ne vedono.
Ho parlato troppo presto.
Eccone uno, finalmente.
Lo occupo e guardo l'orologio al polso per vedere di quanto sono in ritardo all'appuntamento, proprio a causa della ricerca di un posto per lasciare l'auto.
Sono ancora nei limiti di tolleranza ma ci tengo alla puntualità per questo mi affretto a raggiungere il non lontano studio del professionista che mi aspetta per una pratica da sbrigare.
Nello studio me la cavo prima del previsto e una quarantina di minuti dopo sto già tornando sulla piazza dove ho parcheggiato, per recuperare la mia auto; sono quasi arrivato, già la vedo innanzi a me, ad una trentina di metri...
...Porca miseria! Solo ora mi accorgo di averla posteggiata proprio davanti al segnale che indica il limite temporale di sosta ad un'ora. L'ora non è ancora passata da quando l'ho lasciata ma, me ne rendo conto solo ora, io non ho messo il disco orario.
Mi rendo conto di essere contravvenzionabile perché proprio davanti alla mia auto, appoggiato alla palina che regge il cartello del limite di sosta, c'è un tale, un giovane. Subito penso che sia un ausiliare del traffico.
Non so altrove ma nella mia città da alcuni mesi, il Comune ne ha ingaggiati tantissimi, quasi tutti studenti universitari o giovani in cerca di un primo vero lavoro. Il loro compito principale pare sia quello di aggregarsi ai vigili urbani, proprio per rilevare le auto in divieto di sosta o comunque parcheggiate in maniera irregolare. Il Comune ha bisogno di “fare cassa” come si suol dire e questi giovani in borghese pare che prendano una percentuale sulle multe. Perciò sono spietati, colpiscono a raffica, non perdonano.
Penso che quello stia già stilando il foglio per contravvenzionare la mia auto. Per questo accelero il passo, procedo spedito guardando fisso quel tale. Spero di arrivare per tempo.
Certo in fondo è solo una contravvenzione, non la fine del mondo, ma se riesco ad evitarla è meglio.
Arrivo celermente senza distogliere lo sguardo dal tipo che mi guarda. Quando sono a pochi metri noto che non ha nessun blocco sul quale scrivere, ma solo uno strano sorriso stampato sulla faccia con una espressione enigmatica.
Appena arrivo vado oltre la portiera per guardare se ha già messo il foglio sotto il tergicristallo.
Niente. Per fortuna.
Forse, anzi ormai penso che quasi certamente mi sono sbagliato. Costui non è un ausiliare del traffico.
Allora chi è? Che ci fa vicino alla mia macchina?
Lo guardo da capo a fondo quasi a volerglielo chiedere mimicamente.
Lui sta lì, immobile, appoggiato con una spalla alla palina e sostenendosi su una sola gamba, mentre l'altra la tiene accavallata a quella che lo sostiene, tenendo il piede a terra solo con la punta della scarpa. Accentua il sorriso in maniera che a me sembra esagerata.
Non so perché ma ho l'impressione che sia un tipo strano, fuori dagli schemi, eppure non ha nulla fuori della norma, a parte quel sorriso e quel suo strano modo di guardarmi. Veste “bene” come suol dirsi, cioè come vestono i tanti giovani della sua età, tra i venticinque ed i trentanni, senza eccedere né nei colori né nelle fogge degli abiti; ha un taglio di capelli normale, niente zazzera e niente rasature a zero, solo dei baffetti ed una barba cortissima e molto ben curati, ma sono in tanti a portarla ormai, pochi così accuratamente. Ha anche un bel fisico di statura medio alta, corporatura snella ma non magro nel senso di secco. Suvvia, diciamolo pure: un gran figo, di quelli che piacciono alle donne di ogni età.
Rinuncio a capire se è fermo lì per un preciso motivo o per caso e arretro di quel passo necessario per aprire la portiera e poter entrare nell'abitacolo.
Lui si drizza col corpo distaccandosi dalla palina e con un piede scende dal marciapiede dicendo “Ciao” in maniera sdolcinatamente confidenziale.
Mi guardo intorno per vedere chi sta salutando ma non vedo nessuno, allora chiedo “Dici a me?”
“Vedi altri in giro?”
“Scusa ma..., per caso noi due ci conosciamo?”
“Non ancora, almeno credo. Mi ricorderei certamente di un tipo come te se ti avessi già incontrato qualche altra volta....Comunque si può sempre rimediare e conoscerci adesso se ti va...”

Mi dispiace per chi legge ed odia le interruzioni ma a questo punto è proprio necessario fare un inciso, altrimenti non si capirebbe bene il seguito della storia.
Pur non avendo mai, ripeto MAI, avuto incontri con persone del cosiddetto terzo sesso, anche da sprovveduto quale sono, dalle parole che ha detto, dal modo come le ha dette, dai movimenti fatti, da come li ha fatti, anche io ho capito di avere di fronte un gay. Un gay di bella presenza che mi sta facendo una proposta esplicita. Io non ero, non sono preparato a riceverla. Non so cosa dire, non so cosa fare, probabilmente resto imbambolato per alcuni attimi, come stordito...ed è per la durata di questo mio stordimento che mi concedo l'indispensabile inciso.
Io sono un cosiddetto “normale” nella vita quotidiana, sia pubblica che privata. Ho un mio lavoro, i miei hobbies, una cerchia ristretta di amicizie, una molto ampia di conoscenze; frequento persone di vario ceto sociale; non sono ufficialmente sposato ma convivo tranquillamente da alcuni anni con una donna che, almeno ai miei occhi, è intelligente e piacente, forse addirittura bella. Non ho figli miei ma considero tali i due ragazzi, un maschio ed una femmina, che la mia compagna ha avuto dal suo matrimonio finito male per colpa del bastardo di marito che ha avuto la sfortuna di sposare.
Vivo la mia vita da “normale” con naturalezza. Non dico di essere un uomo felice, di certo sono sereno.
Come ogni persona, credo, anche io ho un angolo segreto dentro di me che non ho mai confidato a nessuno perché probabilmente il mio “segreto” è diverso da quello degli altri. Molti forse sognano di diventare famosi, altri sognano la ricchezza, qualche altro fare viaggi particolari, insomma ognuno ha il suo sogno nel cassetto. Anche io. Solo che il mio è inconfessabile, infatti me ne vergogno e sprofonderei se qualche persona, chiunque, non solo scoprisse questo mio desiderio ma semplicemente lo sospettasse. Pur amando le donne e vivendo una serena eterosessualità con la mia compagna attuale e le altre con le quali ho avuto alcune relazioni più o meno lunghe, dentro di me ho da sempre un tarlo: il desiderio di vivere una esperienza omosessuale.
Lo nascondo a tutti spesso lo nego anche a me stesso, però poi vengo su questo sito a leggere i racconti porno sui gay, navigo sulla rete a cercare filmini porno gay, mi masturbo leggendo i primi e vedendo i secondi.
Forse per indole, per condizionamenti ambientali e culturali ricevuti dal mio essere nato, cresciuto e vissuto in paesi diversi, ma sempre piccoli centri con la mentalità “paesana”, dove tutti sanno tutto degli altri e lo spettegolare è il passatempo più praticato dalla gente, mai, credetemi, davvero MAI ho pensato di viverla realmente una esperienza omosessuale concreta, sentendomi appagato (almeno a livello consapevole) degli sfoghi con le fantasie e le immedesimazione nei personaggi dei vari racconti o dei vari filmetti porno che leggo e guardo, di nascosto da tutti, sulla rete internet.
L'inciso finisce qui.
Torniamo alla storia.
“....Comunque si può sempre rimediare e conoscerci adesso se ti va...” aveva detto un attimo fa.
“Allora ti va o no?” mi chiede con tono deciso, con la voce che da sdolcinata si è fatta virile oserei dire.
Avrei bisogno di tempo per pensare. Non ne ho.
Il buonsenso vorrebbe che io dicessi “lasciamo perdere. Non sono interessato”- In fondo sono una persona dabbene io, sono stimato in tutto il paese, ho una famiglia, un lavoro piuttosto importante. Metterei a rischio troppe cose, per me importanti, solo per togliermi una semplice curiosità, uno sfizio...
“Semplice curiosità, un corno!” Grida una voce dentro me. E' cosi perentoria questa voce che quasi temo che esca dal mio intimo e sia udibile anche al di fuori di me. ..E non tace, insiste, rimprovera “... è una vita che lo desideri, ti capita l'occasione senza che tu abbia fatto il minimo sforzo, e tu pensi di rifiutarla? Sei scemo, tutto scemo, ecco chi sei. Altro che normale persona dabbene! Uno scemo sei! Pensi che la vita di darà altre occasioni? Ammesso e non concesso che te la dia una seconda opportunità, credi che ti capiti di nuovo un tipo così? L'hai visto che bonazzo è questo? Perché tergiversi ancora?”
Una voce reale e non immaginaria, quello del tipo che mi sta innanzi, mi chiede “Perché non rispondi? Ti va o no di divertirci un poco insieme?”
Come vorrei spiegargli tutto il casino che ho dentro, ma capirebbe?
Metto da parte la razionalità e lascio libero l'istinto dicendogli: “Dai sali” ed entro per prima nell'abitacolo dell'auto aprendo dall'interno anche la portiera dal suo lato. Sale, mi sorride ancora.
E' ancora più bello quando sorride mostrando i denti bianchissimi. Cribbio che gran figo! Non riesco a credere di stare vivendo davvero questo evento. Forse sogno.
Magari sognassi! Se è vero ho anche paura.
Sì paura! Che succederà ora? Davvero come nei filmini porno che vedo in rete me lo prenderà in bocca e me lo metterà in bocca? Davvero si farà scopare in culo e cercherà di inculare me? Sarò capace di accettare e ricambiare le sue iniziative? Perché intanto non ne prende già qualcuna di iniziative? Perché si limita a guardarmi e a sorridere?
“ Sei strano!” mi dice allungando una mano sul mio ginocchio, cominciando a risalire, carezzevolmente, lungo la coscia verso l'inguine.
L'ha presa l'iniziativa! Timidamente, un poco limitata ma l'ha presa! Era questo che speravo un attimo fa, eppure appena muove la mano su per la mia coscia e sento un fremito pervadere tutto il mio corpo, mentre percepisco il mio cazzo farsi duro dentro i calzoni, mi riprendono le paure, prima tra tutte quella che qualcuno possa vederci. Dico “Non sono strano io ma è questo posto che mi pare poco adatto per lasciarsi andare a certe effusioni”
“...In effetti...- commenta lui arrivando a palpeggiare spudoratamente il “pacco” tra le mie cosce, dentro i miei calzoni-...tu non hai un posto dove andare?”
“Io?...Assolutamente no e data l'ora diurna non mi viene in mente neanche qualche posto all'aperto dove poter andare ad infrattarci con la macchina.... Tu invece? Ce l'hai un posto dove portarmi?”
Ho l'impressione che anche lui sia pervaso da qualche titubanza nei pochi attimi che esita a rispondermi. Poi, tutto d'un fiato, dice: “Sì, se ti accontenti, sì. Non è un granché, è solo un magazzino ma c'è anche uno stanzino con un letto, da singolo ma pur sempre un letto. Il magazzino è di mio padre, il letto per il guardiano notturno. In questo periodo la fabbrica è ferma per ferie e sicuramente non c'è nessuno a quest'ora. Il guardiano inizia il suo turno alle ventidue. Sono le sedici - dice ridendo- Pensi che ci basteranno sei ore?” e mi sorprende avvicinandosi di scatto verso me come a volermi baciare. Lo blocco con un gesto istintivo e dicendogli “Sta buono, siamo in mezzo alla piazza, possono vederci”.
Stringe il mio cazzo ormai rigido da sopra i pantaloni che sta palpeggiando da un bel poco e, ricomponendosi dice “Sei ben fornito..almeno al tatto.. dai metti in moto e parti se no mi abbasso e te lo ciuccio qui”
Una frase qualunque per chi legge, un messaggio liberatorio per me che a livello inconscio- me ne rendo conto solo ora- mi stavo ancora interrogando sul cosa concretamente quel tale volesse fare con me. Speravo e temevo qualsiasi cosa. Il solo conoscere la sua intenzione già mi tranquillizza. Farmelo ciucciare da un bel maschio è uno dei miei tanti desideri covati in segreto. Avvio il motore e chiedo da che parte dobbiamo andare. Lui mi dice di dirigermi verso la zona Castelli.
Non so perché è chiamata così visto che non c'è e non c'è mai stato alcun castello, ma è una zona molto conosciuta, l'indicazione mi basta per sapere che direzione prendere. Partiamo, lui continua a guardarmi tenendo una mano tra le mie cosce.
Mi chiede se sono capace di tenere il volante con una mano sola. Quando lo guardo con espressione interrogativa, sorride ancora più accentuamente, afferra il mio polso destro e tira la mia mano verso se dicendomi “anche a me piace essere toccato” e pone la mia mano sul suo pacco. Istintivamente premo un poco la mano e poi muovo le dita. Una specie di calore parte dalla mia mano e risale tutto il braccio: ho palpeggiato un cazzo! Sì, solo da sopra i calzoni, ma l'ho fatto e la sensazione provata mi è piace tantissimo, tanto che resto sul posto con la mano e palpeggio anch'io, tasto, accarezzo, percepisco al tatto la verga sottostante e gioisco nel percepire che il tipo ha una fornitura di tutto rispetto.
La necessità di dover sterzare ad un incrocio mi obbliga a riportare la mano al volante. Il fatto che la cosa mi dispiaccia un poco mi fa prendere coscienza che il vivere questa esperienza mi sta piacendo. Non vedo l'ora di arrivare a destinazione ed andare al dunque.
Arrivati in zona Castelli, lui mi indica il percorso da seguire. Sarà che conosco solo le vie principali di questa zona ma il girare tra una strada e l'altra tra le vecchie strette vie del quartiere mi fanno disorientare. Per fortuna lui conosce la zona a menadito e sa indicarmi anche un vicolo dove non ci sono problemi per parcheggiare e, quindi, torniamo leggermente in dietro a piedi, fino ad un vecchio caseggiato tra i pochi negozi e le molte botteghe artigianali. Il tipo deve essere molto conosciuto in zona perché saluta molti e molti lo salutano, in maniera quasi rispettosa.
No, certamente non è uno uno noto per il suo diverso orientamento sessuale, o almeno non solo per quello. Si percepisce da come tratta e viene trattato che è persona rispettata. Forse anche considerato un poco importante.
“Ti conoscono tutti qui” gli faccio notare
“Per questo non ci porto quasi mai nessuno, ma tu mi sembri un tipo affidabile. Ti ho studiato un poco mentre venivamo qui prima di decidermi a portarti proprio qui e non al magazzino di mio padre”.
“Perché, dove stiamo andando?”
Lui ride ancora, gli piace ridere spesso e dice “a pochi passi dal magazzino di cui ti ho parlato che è quello laggiù, quel capannone dopo l'edificio rosa. Io invece abito qui. E' un modesto loft ancora da sistemare come ho in mente io, ma già decente per viverci da single, per essere indipendente dalla mia famiglia. E' qui. Siamo arrivati, apro ed entriamo”
Entriamo ma, credetemi di com'è all'interro la sua abitazione non me ne frega niente, neanche bado ai dettagli, vedo solo che oltre uno scaffale libreria che funge da divisorio c'è un letto matrimoniale e che lui, prendendomi per mano mi conduce verso quella direzione. Ho il cuore in gola per l'emozione, una immotivata paura di non so cosa e un ormai ben radicato e consapevole desiderio di vivere questa esperienza in pienezza.
Ebbene sì, gli istinti da troppi anni soffocati dall'ipocrita perbenismo, si scatenano tutti. Non voglio frenarmi, non voglio apparire diverso da come sono e per questo prendo io per prima l'iniziativa, proprio all'altezza della libreria divisoria, a un metro dal letto. Afferro chi mi ospita per le due spalle, lo obbligo gestualmente a guardarmi negli occhi, lo guardo e gli dico: “Che tu ci creda o no a me importa poco, ma cerca di credermi se ti dico quattro cose. Primo: non sono mai stato prima in intimità con un altro uomo. Secondo: ho sempre desiderato quello che stiamo facendo. Terzo: Non so cosa fare né come si fa. Quarto: ora che ci sono voglio fare tutto ed imparare tutto”.
Spudoratamente lo tiro verso me, lo stringo a me, cerco la sua bocca e lo bacio. Senza timore alcuno.
Ho voglia di lui.
Questa volta voglio essere io come uno dei tanti porno attori gay che ho visto recitare (ma mica tanto) nei molti filmini che ho visto di questo genere erotico.
Risponde al mio bacio alla grande, sa intrecciare la sua lingua con la mia dentro i nostri palati, percepisco le nostre salive che si miscelano. Si stringe al mio collo, preme il suo basso ventre contro il mio, si strofina a me. Sento il suo cazzo ben duro contro il mio altrettanto teso.
Le mie mani scendono sulle sue natiche: Lo tirò ulteriormente contro me, sento la compattezza dei suoi glutei.
Ho voglia, voglia, voglia..., non so di cosa precisamente, ma ho voglia di tutto, ho voglia di lui.
Lo spingo, baciandoci e abbracciandolo, verso il letto e poi ancora fino a fargli perdere l'equilibrio all'indietro e farlo cadere di schiena, trasversalmente sul letto, ed io mi lascio andare sopra di lui per continuare a tenerci abbracciati, per continuare a sentire le sue labbra umide e la sua lingua correre lungo il mio collo, sul mio mento, dietro i lobi delle orecchie, mentre io paleggio le armoniose forme del suo corpo giovane e forte, intrufolando le mani sotto i vestiti.
Che piacere toccare la sua pelle, sentire il suo odore. Ancora più bello percepire che a lui tutto questo piace come a me. Forse anche di più! Infatti solleva i talloni e si attanaglia alle mie gambe con le sue, abbracciandomi con le cosce i fianchi oltre che al collo con le braccia e poi comincia a tirare verso il suo capo le due ginocchia fino a porsi sotto di me come femmina a visita ginecologica.
Corro con le mani alla vita dei suoi calzoni cercando di aprire cintura e bottoni. Mi dice “Menomale che questa sarebbe la tua prima esperienza, se no che faresti? Sei un ciclone”.
Gli dico “ Ho voglia di scoparti”,
Lui ride, ride spesso, ride sempre, e mi dice “Prima lo voglio in bocca”, poi aggiunge: “Anzi prima spogliamoci”.
Ci spogliamo infatti, freneticamente rapidamente, per riposizionarci di nuovo sul letto.
Io cerco di scorrere per portare il mio cazzo alla sua bocca ma lui sembra volermi sfuggire, invece si sta solo girando per porsi in posizione inversa alla mia e, ridendo come sempre mi dice “Hai detto che vuoi fare tutto ed imparare tutto, vero?”
”Sì, sì, sì, tutto, tutto, tutto”
“Allora cominciamo ad essere reciproci” dice andando a leccare il mio cazzo ma ponendo il suo sulle mie labbra.
Lui parte in quarta, è pratico , esperto ed evidentemente amante di questo genere di prestazione. Io vado in visibilio già dall'inizio della sua incredibilmente favolosa prestazione di alto livello, ma non riesco a fare la stessa cosa.
Non subito almeno.
Ho bisogno sia di degustare i piaceri che mi sta procurando con quel raffinato gioco di bocca e sia di ammirare le fattezze del suo favoloso cazzo, di annusare l'odore delle sue parti intime, di inebriarmi di ogni piccola cosa e poi finalmente oso avvicinare la mia bocca a quel glande roseo, gonfio, appetibile.
Avverto che lui gode nel fare quello che fa e allora voglio godere anche io come lui, provarci almeno, facendo a lui tutti quello che fa a me.
Gli lecco la cappella quando lecca la mia, gli tocco i testicoli se lui me li tocca , vorrei prendere tutta la sua asta in bocca quando lui fa sparire il mio attributo nella sua bocca, proprio tutto tanto da arrivargli alle tonsille e forse oltre.
In questo non ci riesco: se introduco poco più della sua cappella nella mia bocca già fatico a respirare, mi sento soffocare, mi si contrae lo stomaco. Ma se mi dedico solo al glande provo piacere anche io, tantissimo ne provo. Mi stordisce sentire quanto ce l'ha duro stringendogli il cazzo con una mano e contestualmente sentirlo morbido dentro la mia bocca e poi tra le labbra è bello sentirmi scorrere il suo uccello. Non è umido solo per la mia saliva ma un certo sapore che avverto in bocca e qualcosa di mieloso che sento sulla lingua quando gli lecco il prepuzio mi fa capire che sta emettendo umori pre-spermatici. Gli chiedo di non schizzarmi in bocca, mi dice di stare tranquillo ma anche che se io voglio a lui non dispiace se io invece lo abbevero.
Usa proprio il verbo “abbeverare” e poi torna a lavorarmi con più foga, più impeto, più arte, si vede che vuole bere davvero da me. Sto esplodendo di piacere ma gli dico “E se invece ti schizzassi nel culo?”
Si ferma e, questa volta senza sorridere, mi dice: Vuoi scoparmi davvero? Guarda che a me piacerebbe molto. Prendo un preservativo, anzi due, e torno”
“Perché due?”
“Per il patto di reciprocità che abbiamo fatto! Scegli cosa vuoi fare prima: prenderlo dentro tu o mettermelo prima dentro tu a me, tanto si faranno entrambe le cose...se ce la fai.. Non sarai uno al quale si affloscia dopo la prima scopata, spero!”
“Non lo so, non sono solito fare doppiette io”
“Allora infilzami tu per prima, tanto per fare il contrario non è necessario che tu ce l'abbia duro per forza”
“Se devo essere sincero non credo che riuscirò a prenderlo in quel posto io”
“Sta tranquillo. Hai detto che vuoi provare tutto? Lo proverai e poi so come fare ed ho il necessario, guarda qui”
“Cos'è”
“Lubrificante per buchi stretti e cazzi grossi”
“Che tipo sei! Riusciresti a vendere frigoriferi agli eschimesi tu...., mi stai facendo venire voglia di provarci”.
Il maledetto mi prende in parola, mi fa mettere a pancia in giù e prima mi lecca il culo, martella con la lingua sul buchetto, mi da l'impressione che voglia ficcarmi dentro anche quella, forse un poco lo fa davvero. Poi con le dita mi spalma il lubrificante e lavora alla grande con le dita sia esternamente che internamente. Scivolano anche dentro me quelle dita ma la sensazione che provo e tutt'altro che piacevole. Non so perché mi scappa di dirgli “forse il cazzo è meglio delle dita”.
Lui non ci pensa due volte e subito mi fa mettere con le natiche più alte delle spalle, facendomi stare poggiato sul letto con le ginocchia e con le spalle e, non so in quale posizione si sia messo lui, fatto è che mi poggia il suo palo sul buco , finge di volerci giocare un poco esternamente ma lo fa solo per aspettare che io mi rilassassi, infatti adesso che sto lasciandomi andare a quel suoi correre tra le mie natiche con il suo bastone, zac, di colpo lo punta dritto e spinge deciso.
D'istinto mi contraggo.
Mi molla due sberle inattese sulle natiche e appena mi rilasso per la sorpresa di quel gesto che non capisco come gli sia passato per la testa, ne approfitta e da una ulteriore spinta, più decisa e più precisa.
Mi sento lacerare, non ce la faccio a non emettere un grido, nonostante cerco di soffocarlo.
Il dolore è lancinante, anzi lo era..., il suo cazzo appena dopo aver oltrepassato l'imboccatura rigida mi è scivolato dentro facilmente, totalmente, piacevolmente.
Dolore sparito in un baleno? Assolutamente no. Solo trasformato da dolore ad indolenzimento e quasi mitigato da quel lento scorrere del suo attributo quasi a donarmi con esso una carezza sulla parte dolorante. Ci vuole tempo prima che io possa considerare un piacere quello che provo, ma alla fine sì, quel che provo mi piace o almeno è di una gradevolezza che solo pochi attimi fa non avrei immaginato.
Godo nel sentirmi sbattere, lo incito con dei “sì, sì, dai, dai” ai quali lui obbedisce.
Io pure ora spingo all'indietro verso di lui. Lo voglio tutto.
Gli confido “E' bellissimo, mi piace proprio”.
Mi dice: “Altro che pivellino, tu sei una gran troia”, ma lo dice con un tono che non mi offende affatto, anzi, come se mi avesse fatto un complimento.
Mi fa girare per mettermi supino; tira le mie cosce sulle sue spalle e mi scopa come se fossi una femmina sotto di lui e mentre mi sbatte come un martello pneumatico mi bacia pure.
Non capisco più nulla.
Non mi frega più niente se sto sbagliando o azzeccando; questo momento me lo voglio godere tutto... infatti , siccome nel frattempo mi sto anche toccando e masturbando, sento la mia sborra risalire sul mio uccello, sto per godere davvero. Informo lui che accelera e mi dice “Si, si, si, godiamo insieme, io ti riempio e tu ti svuoti..”
Così succede... o quasi. Non veniamo proprio in contemporanea, io lo precedo di qualche attimo. Peccato perché sarebbe stato bello arrivare in sincronismo.
Gli dico che la prossima volta che ci vediamo resisterò quegli attimi in più per raggiungere l'orgasmo insieme.
Mi dice “E' difficile che io faccia sesso due volte con una stessa persona. Nulla in contrario per rincontrarsi ancora ma per prendere un caffè o non so per cos'altro, ma...raramente faccio sesso con chi l'ho già fatto una volta”.
Con una battuta ha rovinato tutta la bellezza di questo incontro.
Peccato, anche perché ormai so che racconti e filmini non mi basteranno più e un trombamico non mi dispiacerebbe averlo, o meglio non mi dispiacerebbe avere questo qui come trombamico.
Penso a lui chiamandolo ancora “questo qui”?
Chiedo: “Scusa, come hai detto che ti chiami?”
“Non l'ho detto”
“Come ti chiami?”
“Ti ho chiesto per caso come ti chiami tu? Per me sei quello del parcheggio di piazza San Giuliano, e mi basta così”
Come scopatore è un grande, ma come persona è uno stronzo.
Comincia a rivestirsi e mi dice “A proposito, mi riaccompagni in piazza spero. La mia macchina è rimasta lì”
Gli ricordo il patto di reciprocità che abbiamo fatto e che prima di andare via tocca a me incularlo.
Mi dice: Adesso? No, dai. Magari un altra volta.
-Hai detto che non concedi seconde occasioni.
-Ho detto che è difficile che lo faccia, non che sia impossibile. Dipende da come va il primo incontro....Se ti va...io … sabato prossimo sono libero... Tu?
-E come ti chiami?
-Te lo dirò sabato, almeno so che fosse solo per la curiosità di saperlo verrai all'appuntamento. Mi riaccompagni alla macchina?
-Non prima di averti scopato anch'io...o sei tu a non farcela? Guarda che per prenderlo in culo anche se non ti si drizza si può fare lo stesso...

La narrazione finisce qui, con un mio sorridere maliziosamente e il mio bloccare il suo rivestirsi. La storia però forse continua, anzi forse inizia proprio ora, ma sarà un fatto privato tra me e.... “non so ancora come si chiama”
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