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Gay & Bisex

01 - il risveglio


di caluz
07.03.2015    |    5.786    |    5 7.5
"Dall'ombelico acqua e sapone scorrono lungo il pube, depilato il giusto perchè sono figlio dei miei tempi e zampillano giù dal mio uccello simulando..."
Nudo. L'afa dell'estate cittadina sembra mitigarsi nelle prime ore del mattino, all'alba, o nelle ultime ore della notte. E' relativo, dipende da come si sono vissute le ore precedenti. Oggi, per me, sono le prime del mattino. Sono andato a letto verso le 23 ieri sera, stanco dopo una giornata di lavoro in questo torrido clima cittadino, umido a tal punto da farti passare la voglia di fare ogni cosa. Ho letto un po', ho guardato distrattamente la televisione, ho fumato una sigaretta sul balcone, ho mandato qualche messaggio a degli amici... Niente! Non sono riuscito a prendere sonno prima che la notte fosse al suo giro di boa. Morfeo non sembrava volermi con sè.
Adesso, coricato a pancia in giù tra le lenzuola sudate, mi godo gli ultimi minuti di riposo o i primi del nuovo giorno. E' relativo anche questo. Sento l'aria debole ed effimera filtrare dalle finestre spalancate, attraverso le persiane semi aperte insieme alla debole luce che dà inizio al nuovo giorno. Me la godo tutta. Il mio sedere si irrigidisce e le mie braccia si stringono intorno al cuscino. E' piacevole, vorrei che durasse il più a lungo possibile.
Non è così.
La città si sta risvegliando nelle vie intorno, i rumori prendono il sopravvento sulla quiete che avvolge il mio micromondo, quella bolla che mi sono creato nella mia stanza. Mi giro. Nudo. La mano scivola ad accarezzare la mia nudità, che svetta nel più classico degli alzabandiera mattutini. Mi tiro su, seduto sul letto con le gambe a penzoloni. Mi volto e osservo la mia immagine riflessa nel grande specchio che ho posizionato nell'angolo della stanza. Sono un narcisista e un voyeur. Mi piace guardarmi da diverse angolazioni quando sono steso nel letto, nudo. Mi piace guardare da diverse angolazioni i corpi, nudi, dei miei amanti che con me si rotolano tra le lenzuola. Mi definisco regista della mia vita, perchè è come se da fuori osservassi la scena di un film che dirigo. Tutto mi affascina: luci, ombre, posizioni...
Che capelli ho stamattina? E' il primo pensiero che mi viene in mente quando, dopo essermi alzato, mi sono avvicinato allo specchio. Sono tutti arruffati, qualcuno potrebbe vederci della tenerezza. A me non piacciono queste cose, io cerco la sensualità o forse dovrei dire la sessualità.
Distrattamente passo una mano tra i capelli e l'occhio cade sul mio braccio, muscoloso ma non troppo. Mi piaccio. Forse peccherò di presunzione ma perchè usare falsa modestia? Sono un bel ragazzo. Ho trent'anni, alto, atletico ma senza sforare nel fanatismo da palestra, corpo abbastanza definito, occhi verdi e l'aria da bravo ragazzo ma non troppo. So di piacere e non mi nego alle proposte interessanti che mi vengono fatte. Questa camera e questo specchio sono stati testimoni di molti amplessi e non me ne vergogno. Pensare a queste scene del mio personalissimo film non fa altro che aumentare il mio livello di eccitazione e inevitabilmente la mano si stringe intorno al mio uccello, menandolo lentamente mentre continuo a sognare ad occhi aperti, occhi che fissano il me stesso dello specchio. Inutile negarlo. Se mi incontrassi per strada farei parecchi pensieri sconci su di me.
Abbandono momentaneamente la ricerca del piacere e mi dirigo in bagno. Ho voglia di una doccia.
Oggi la barba non me la faccio; è uno di quei giorni in cui credo che un look finto-trasandato mi doni parecchio e ho imparato ad assecondare l'istinto perchè mi regala sempre delle belle soddisfazioni.
Sotto l'acqua calda, prendo coscienza di me e del mondo che mi circonda. Solo adesso mi sto veramente svegliando. Il bagnoschiuma scivola su di me e mi lascio inebriare dalla sua fragranza, tipicamente maschile, aspra al punto giusto; la stessa fragranza che ricerco in un uomo, la stessa fragranza che mi fa desiderare un uomo, la stessa fragranza che mi fa desiderare un uomo tra le mie lenzuola.
Mi sciacquo e inevitabilmente porto di nuovo la mano sul mio sesso, lo stringo, lo accarezzo. Vorrei scappellarlo di più di quello che riesco ma il mio cazzo lo fa solo se è adeguatamente stimolato e lubrificato. Per molti è un problema. Io lo vivo come un difettuccio trasformato in virtù. Datti da fare ad insalivarlo per bene e scoprirai il tesoro che nasconde sotto. I capelli medio lunghi, bagnati, si attaccano al mio collo mentre l'acqua scorre sul mio petto, sui capezzoli e sull'addome. Non ho la tartaruga, ho gli addominali, li trovo più virili. Dall'ombelico acqua e sapone scorrono lungo il pube, depilato il giusto perchè sono figlio dei miei tempi e zampillano giù dal mio uccello simulando un'eccitante pioggia dorata sui miei piedi.
Una mano continua il suo saliscendi sulla mia asta mentre l'altra esplora il mio sedere arrivando a penetrarlo con tre dita. Si, mi piace prenderlo in culo, e non mi sento meno maschio nell'essere posseduto da un cazzo. Le sensazioni che senti in un rapporto passivo farebbero cambiare idea al più etero degli uomini.
Mi avvolgo l'asciugamano in vita e torno in camera, incurante della pozza d'acqua che ho lasciato fuori dalla doccia.
Ho voglia.
Mi fermo di nuovo davanti allo specchio e mi guardo. Continuo a piacermi. La mano scivola lungo il torace fino a cingere il lembo dell'asciugamano che si apre e inesorabilmente cade a terra. Giace ai miei piedi, la visione d'insieme mi eccita.
Mi accarezzo i capezzoli, li stringo, li stuzzico immaginando le mani di qualcun altro su di loro. Mi porto un dito alla bocca e con espressione lasciva lo inumidisco per bene per poi tornare a giocare con i capezzoli abbandonandomi al sogno di una lingua che li lecca. La mia mano ha attraversato tutto il mio torace e ha raggiunto la sua meta, il mio uccello che svetta prepotentemente quasi a supplicare di lasciarlo sfogare. Decido che è ora di accontentarlo e di accontentarmi. Su e giù, su e giù ininterrottamente lungo l'asta che comincia a bagnarsi di piacere, cominciando a scoprire la cappella rosa quale premio di questo personalissimo momento di autoerotismo.
La velocità aumenta, lo sguardo fisso nello sguardo. Sto facendo l'amore con me.
Una mano lungo l'asta e l'altra appoggiata allo specchio con muscoli e vene in evidenza per la tensione del corpo che soccombe al piacere, si lascia vincere dall'eccitazione ed esplode, schizzando sull'immagine riflessa abbondanti fiotti di sperma che colano lungo quel corpo che mi ha fatto godere. Mi rendo conto solo ora dei gemiti e dell'urlo liberatorio che ho emesso, incurante delle finestre ancora aperte. E' l'urlo del piacere, fa parte del gioco, quando tutti i sensi smettono di funzionare e si concentrano solo sull'orgasmo che travolge ogni singola parte di te. Ho il fiatone, mi guardo. L'asciugamano bianco è ancora ai miei piedi. I capelli ancora umidi e il corpo che riflette bagliori perlacei di sudore. La stanza adesso è impregnata di odore, odore di uomo che ha goduto, odore di sesso. Sono sulle punte dei piedi appoggiato allo specchio, ancora in posizione di godimento, con i muscoli in tensione per lo sforzo finale, che cercano di prolungare il più possibile l'estasi del piacere appena provato.
Ritorno in me, osservo lo sperma che cola sullo specchio disegnando astratti graffiti sulla mia immagine riflessa. Allungo la mano e con due dita ne raccolgo un po'. Lo osservo tra l'indice e il medio. E' denso, bianco, invitante. E' un attimo. Con sguardo da puttana di bassa lega mi porto le dita alla bocca e assaggio il frutto del mio piacere: il piacere stesso.
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