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Si comincia da piccoli [Pt. 5]


di alchest
02.09.2013    |    9.859    |    6 9.9
"Ma quel giorno, a casa di Francesco, mi dissi che anche se avessimo avuto un rapporto, a te piacciono solo le donne..."
E' un racconto che ha del vero, ma non verrà detto quali parti lo sono.
Iniziai questo racconto dicendo che la fine sarebbe stata in un'altra categoria, penso capirete il perché, ma ho cambiato idea.

D: "Non ci si vede da un sacco, dov'eri finito?"
A: "Eh, sai..le superiori mi hanno portato a frequentare nuove persone, nuovi posti.. e tu? Senti ancora i vecchi compagni?"
D: "Beh con Ale e Luca vado a calcio, qualcuno lo vedo al bar di zona... Te lo ricordi?"
A: "Sì, certo! Quanti pomeriggi ci abbiamo passato?!"
D: "Vero! Dai devi tornarci.. Sabato sera mi vedo con gli altri, perché non ci troviamo prima io e te così ci facciamo due chiacchiere tranquilli?"
A: "Sarebbe fantastico.. Ma io e te non ci vediamo da un sacco e devo ammettere che sono un pò cambiato!"
D: "E' normale, è la crescita scemo! Basta che ti faccia riconoscere, poi sono a posto!"

Questa fu la conversazione con Dennis, dopo averlo trovato su Facebook. Ero eccitato dalla situazione, ma anche un pò spaventato. O forse dovrei dire spaventata. Perché sì, avevo deciso di iniziare il percorso per cambiare sesso. Ancora alcun cambiamento fisico, dovevo ancora incontrare lo psicologo. Ma io mi vestivo già da donna: capelli rossi raccolti, una linea nera sugli occhi, piercing al labbro e una fascia attorno ai capelli. Vi ricorda qualcuno? E sì, avevo scopiazzato per bene Lea e il suo stile.. E devo ammettere che non mi stava per nulla male.
Presi coraggio e andai all'appuntamento, ma l'avrei aggiornato sul mio stato, anche se evidente, dicendogli che non avrei raggiunto gli altri.. Vedere Dennis era già abbastanza per la mia emotività.
Presi la strada del comune, una piazza enorme popolata da tutti i ragazzini della città che, come noi alla loro età, si trovavano a chiacchierare su quelle vecchie panchine. Girai l'angolo, io e Dennis eravamo divisi solamente da una stradina in discesa. E lui era lì, appoggiato al muretto dove sempre mi aspettava. Lui si girò, mi guardò come fossi una ragazza lì di passaggio, ma rimase sorpreso quando, sorridendo, mi fermai davanti a lui. "Oh cazzo." le uniche parole che riuscì a dire con il suo sguardo pietrificato. "Che cosa... che cosa... Oh cazzo aspetta, no. Cioé, sei Alessio, giusto?" "Sono Alessia, in realtà".
Rimase di stucco a guardarmi negli occhi ancora per qualche secondo, poi sorrise. "Porca vacca che gnocca."
E scoppiamo entrambi a ridere. Io imbarazzatissima. Ma ero sollevata. Gli raccontai un pò la mia storia e lui rimase un pò sbalordito.
"Quando avevo 12 anni, sono stata con quest'uomo, Eric [...] tu e Francesco mi davate sempre del femminile [...] la psicologa dice che Francesco aveva capito tutto di me, anche Eric, lo leggevano nei miei occhi [...] ho conosciuto dei ragazzi che mi hanno aiutato a fare le mie esperienze, ma abbiamo perso i rapporti [...] il percorso non è ancora cominciato, io sono ancora Alessio, ci sono molte pratiche prima di cominciare la cura"
"Voglio venire con te" disse Dennis bloccando il mio racconto che fino a quel momento fluì senza interruzioni.
"Venire dove?" gli chiesi, sorpresa. "Da questa psicologa. Ti prego" "Non credo sia possibile, ma chiederò.. Perché?" "Perché voglio starti vicino" mi rispose, prendendomi la mano.
Fu un gesto bellissimo, fatto da una persona magnifica che non aveva perso la sua gentilezza nel tempo.
Gli sguardi della gente erano imbarazzanti.. Anche se non avevo un corpo da adone e potevo imbrogliare qualcuno, forse altri capivano che non ero ancora davvero una donna.
Io andai via, Dennis mi disse che ormai l'appuntamento andava rispettato e restò con i nostri vecchi compagni di scuola, inventando la scusa che io mi ero sentito poco bene. Non disse nulla di Alessia, rimase un segreto tra me e lui, quella sera.
Il lunedì seguente telefonai lo studio della psicologa, chiesi se alla consulenza potesse partecipare un ospite e che per me sarebbe stato estremamente importante. E mi dissero di sì.
Scrissi a Dennis. "Puoi venire con me alla seduta della psicologa, martedì alle 15 alla clinica *** "
E lì fu dove ci incontrammo, all'entrata di questa clinica, io nervosissima, lui sorridente.. Quasi cercasse con quel sorriso di dirmi "Stai tranquilla, va tutto bene."
Entrammo alla seduta e la psicologa cominciò a farmi le solite domande "Come stai? E' andata bene la settimana che hai passato? Come ti senti ad andare in giro come una donna? Sei ancora convinta della tua scelta?" Ma quel giorno, forse riconoscendo Dennis dai miei racconti, aggiunse una domanda diversa dal solito.
"Io ora vorrei la pura e sincera verità da te.. C'è qualcuno che possa aver influito su questa tua scelta? E' possibile, pensandoci bene, che tu stia facendo questo per una persona in particolare?"
La domanda più brutta che mi potesse fare. Ma dovetti rispondere sinceramente, ne andava della mia salute, del mio futuro... "Sì, in effetti questa persona c'è..." e mi girai verso Dennis.
Lui spalancò gli occhi, incurvò le spalle e indicandosi disse "IO?!". "Come immaginavo" disse la psicologa. "Abbiamo ancora 45 minuti di tempo. Vorrei che tu, Alessia, spiegassi a Dennis quello che senti e quello che ti ha spinto ad arrivare a questa decisione"
Ci misi un pò prima di cominciare a parlare, ma il tempo scorreva e io dovevo affrettarmi. Così presi un lungo respiro e cominciai.
"Io sono innamorata di te dalla prima elementare, dal primo giorno che ti ho visto, dal primo giorno in cui ho capito cosa fosse l'amore. Mi sei sempre stato vicino e tutto quello che abbiamo avuto è stato importante. Ma quel giorno, a casa di Francesco, mi dissi che anche se avessimo avuto un rapporto, a te piacciono solo le donne. Così ho pensato che, siccome io non mi sento un grande uomo, come donna sarei stata bene e sarei potuta diventare la compagna della tua vita."
Lui rimase di sasso. Un'altra volta. Gli stavo dando una notizia dopo l'altra, e forse sarebbe stato troppo per lui.. Ma per una volta, realizzai che in quel momento dovevo pensare a me stessa, a quello che mi sarebbe successo se avessi continuato o interrotto quel percorso. Così continuai a raccontargli quel che provavo per lui, quanto per me lui significasse. Poi mi interruppe.
"Non farlo. Ale, non farlo. Per me sei Alessio, lo sarai sempre. E' vero, mi piacciono le donne, ma con te è sempre stato diverso.. Non farlo."
Cavolo, ci rimasi male.
"Io non posso farti proseguire questo percorso, mi dispiace. Devi pensare a cosa cerchi davvero, cosa vuoi essere. Questa decisione è importante, parlatene e ci rivediamo tra una settimana." mi disse la psicologa.
Mancavano ancora 18 minuti alla fine della seduta, erano le 16.12, mai dimenticherò quelle quattro cifre su quell'orologio digitale del suo studio. Mi alzai, diedi la mano alla psicologa ringraziandola di cuore, e invitai Dennis ad alzarsi ed uscire assieme.
Varcammo la soglia di quello studio, avevo un sorriso in volto pieno di soddisfazione anche se la mia mente era completamente confusa. Stavo tenendo Dennis per mano, tirandolo con me mentre camminavo, ma mi bloccò. "Guardami" mi disse. Mi girai e lui mi stava guardando, sorridendo.
"Mi scusi, dov'è il bagno?" chiese ad un'inserviente "Sono queste tre porte, ma ho appena pulito, aspettate qualche secondo" "Scusi ma me la sto facendo addosso!" gli rispose, e mi spinse dentro a quello dei disabili. Più spazioso, più illuminato.
"Che profumo di pulito! - dissi - dai muoviti a farla!" rimanendo di spalle a lui.
"Mai buono quanto il tuo" mi disse, appoggiandosi su di me e sussurrandomi quelle parole all'orecchio.
"Non hai bisogno di tutto questo.. Togli tutto.." aggiunse, spogiandomi di quella maglia nera lunga e la canotta bianca sotto essa. Si avvicinò al lavandino, aprì l'acqua e mi prese la mano "Vieni, sciacquati il viso... Voglio vedere gli occhi del mio Alessio"
Mentre mi toglievo quel trucco dalla faccia con acqua e sapone, lui bloccò la porta, e tornò alle mie spalle. Cominciando a baciarmi la schiena. Io mi lasciai subito andare alla sua volontà, chinando la testa all'indietro sulle sue spalle. Mi poggiò una mano sul fianco, facendomi girare. Mi spostò un ciuffo di capelli sciolto dalla presa dell'elastico dicendomi "Questi vanno tagliati, eh!"
"Sarò come mi vuoi, è tutto quello che ho sempre voluto" gli risposi baciandogli le guance.
"Questo è il mio Alessio..."
Avevo capito di poter essere suo pur essendo Alessio, sentirmi tutto quello che lui voleva perché, a prescindere dai suoi gusti, lui provava per me quel che io provavo per lui.
Mi abbassai gli short di jeans, mettendomi di spalle e appoggiando su di lui il mio fondoschiena.
"Voglio sentirmi tuo, come quando eravamo piccoli... "
Allora lui mi mise una mano al collo, l'altra nel pantalone sfilandolo completamente. Mi sfiorò le cosce, piegandosi sulle ginocchia e arrivò a leccarmi il buco. Mi ficcò una manata sulla chiappa destra, poi un'altra sulla sinistra, un'altra e un'altra... E intanto la sua foga aumentava, andando più in fondo con la lingua.
"Mai ho trovato un buco più accogliente del tuo.." "Serviti pure, allora"
Si rimise in piedi, spingendomi verso il lavandino. Mi appoggiai con le mani, mentre sentivo il suo pantalone slacciarsi. "Scusa se non te lo faccio assaggiare, ma la voglia di entrare è troppo forte"
E dicendolo, affondò quell'arnese che non avevo mai dimenticato. A botte piene fece suonare i suoi fianchi sulle mie natiche, schiaffi sordi che chissà quale concerto concedevano alle persone che passavano davanti alla porta di quel bagno. Fece scorrere una mano sui miei fianchi, andando verso il mio sesso. "Se non vuoi, puoi anche non toccarmi.." gli dissi, titubante su quanto potesse piacergli il mio corpo maschile. "Voglio che tu stia bene almeno la metà di quanto sto bene io in questo momento.. Non hai idea di quanto io stia godendo dentro al tuo culo..." E mentre ansimava, cominciò a sfregarmi la cappella. Che sensazione magnifica, stavo benissimo. Mi faceva godere come un pazzo e lui ansimava e imprecava nel mio orecchio, mordendolo. "Sto per venire, Alessio" al suono di quelle parole gli venni sulla mano che mi masturbava. Lui continuò a sfregarlo, si leccò le dita e poi me le mise in bocca, sulla lingua, e con l'altra mi prese i capelli tirando tonfi pesanti alle mie natiche.. E lo sentii fluire dentro, mentre rallentava il suo ritmo, e sostituì i suoi affondi violenti in dolci movimenti di bacino. Mi alzò tenendomi dal petto, stringendomi forte mentre ancora mi stava dentro. "Ti basta questo a farti capire che io voglio solo te e nessun altro?"
Annuì con la testa, sorridendo come un ragazzino ingenuo. Lui prese una salviettina di carta, e uscendo, mi pulì il buco gocciolante del suo sperma. "Questo, però, lo pulisci tu" mi disse. Mi guardò con quel suo sguardo rude e sensuale, il cazzo ancora duro svettante tra quei coscioni temprati dal calcio. Misi le mani sui suoi pettorali, gli baciai il collo, andai verso i suoi capezzoli, l'addome.. E il suo cazzo pulsava ancora, potente e duro... Sgocciolò ancora, ma lo succhiai così forte che non riuscì a perdere l'erezione per altri cinque minuti.. Godeva così tanto da non poter trattenere i gemiti maschi del suo vocione virile.
"Intendevi così?" gli chiesi, sorridendo.

E' passato parecchio da quell'episodio. Non sono più andato dalla psicologa. Ho un taglio di capelli maschile, sono tornato in palestra per cercare di recuperare quel fisico atletico che la ginnastica mi aveva regalato, e sono tornato anche al mio stile maschile alternativo. Piaccio a me stesso e piaccio al mio fidanzato, Dennis, che dopo due mesi da quell'incontro mi ha chiesto di cominciare una relazione seria. Per festeggiare il nostro terzo anno di fidanzamento, mi ha portato a cena fuori. All' età di 25 anni, ormai, siamo ragazzi cresciuti, lavoratori, viviamo in una casa nostra e spesso andiamo a cena fuori. Ma per la serata abbiamo cambiato il nostro abituale ristorante, andando ad una nuova pizzeria con dehor estivo sul parco di fronte. Quel parco, con la statua al centro, era quella dove conobbi gli amici di Anika.. Mi sembrava quasi di rivederli, lì seduti ancora, anche se ormai cresciuti. Quei ragazzi gli somigliavano così tanto, che quasi.. "Alessio, sei tu?" Che quasi erano loro.. ma senza il quasi! Scoppai di felicità, non volevo altro che rivederli. Anika si scusò con me per la sua reazione, disse che i ragazzi le fecero delle scuse dicendole che io ero il meno coinvolto. Le vennero gli occhi lucidi e le chiesi "Anika che piange?? Cosa ti è successo??" "Beh..diciamo che la mia ragazza mi ha cambiato" mi rispose indicando Lea.
C'erano tutti.. Teo era tornato per l'occasione, Claudio e Christian erano fidanzati... E così ho presentato loro Dennis e lui stesso li invitò alla nostra cena. Non avendo prenotato, aspettammo un'ora in piedi, ma i discorsi non mancavano.
La mia vita è perfetta, sono al settimo cielo.



Il racconto è concluso, questa era l'ultima parte. Grazie per chi ha letto tutti gli episodi, grazie a chi ha lasciato commenti o messaggi positivi e grazie a chi ha criticato in modo corretto anziché lasciare solo un voto negativo. Spero vi sia piaciuto, sarei felicissimo di leggere tutti i vostri commenti.
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