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I GIOCHI PERVERSI DI MIO FRATELLO


di sottodite
25.08.2010    |    104.305    |    3 5.0
"Facciamo un’eccezione, ma tu devi mantenere il segreto cogli altri nostri amici! – Ok..."
Mio fratello si chiama Andrea, ha dieci anni più di me, è alto, capelli ricci neri, occhi azzurri e perversi, porta il 47 di piede, è duro e prepotente, un vero bullo.

Sin da quando ero piccolo, io 2 anni e lui 12 è sempre stato geloso di me, perché, essendo più piccolo ero molto più di lui coccolato dai nostri genitori, e per questo iniziò già quando avevo 2 anni a sottomettermi e a farmi un mare di dispetti, e soprattutto a farmi capire che lui era il Padrone; io lo adoravo e facevo tutto quello che mi ordinava e ubbidivo ad ogni suo volere. La prima volta, a 2 anni, mi era stato tolto il pannolino dai miei genitori per il controllo sfinterico, ero un bambino già allora molto intelligente e precoce, per cui, la notte i miei volevano provare a farmi dormire senza pannolino, per vedere se facevo la pipì a letto. Dormivo in camera insieme a mio fratello, e a lui, grande e dodicenne venni affidato perché mi controllasse e mi facesse fare la pipì nel vasino, quando gli dicevo che mi scappava. Quella prima notte, nel mezzo della notte, mi svegliai e chiamai Andrea, per fare la pipì; mio fratello mi disse di provare a trattenerla ancora un po’, e poi, col piede nudo, iniziò a cercare il pisellino, che era già un po’ duro per la pipì. Si divertì per un po’ a toccarlo col piede da sopra le mutandine, e ci prese così gusto, divertendosi, che toccandolo e sollecitandolo, questo si indurì di più e iniziò ad uscire fuori dalle piccole e larghe mutandine, che indossavo, cosicché il pisellino oramai era ben a portata del suo titillamento col piede.Già allora mio fratello possedeva due piedi grandi e lunghi per la sua età di dodicenne, e mi sentii sfregare il pisellino dal suo lungo piede, che lo martoriava sulla punta, lo pestava e lo faceva andare su e giù in modo da farmi provare già un certo piacere, e quindi farmelo diventare sempre più lungo e duretto per come poteva. Mi lamentai, anche se mi piaceva tanto, che mi scappava sempre più forte la pipì, e lui, duro e prepotente, mi ordinò di trattenerla ancora, e mi disse che mi avrebbe aiutato col suo piede: infatti, prese tra i suoi diti la punta del mio pisellino, e la strizzò sulla punta, in modo da chiudere il buchino e farmi evitare di far fuoriuscire il liquido.

Trattenni quanto più potevo, anche perché in realtà, sentirmi toccare dal suo piede la punta del pisellino mi dava piacere e mi sollecitava la pipì, che oramai mi scappava fortissimo. Ad un certo punto, non resistetti più ed una gocciolina di pipì, fuoriuscì dal mio buchino, sebbene stretto tra i suoi due diti dei piedi, tenuto come una sigaretta. Allora, da cattivo, Andrea, mollò il pisellino, allargando i diti che chiudevano il buchino tenendolo chiuso e stretto, e la pipì uscì e bagnò tutte le lenzuola.

La mattina dopo, Andrea, naturalmente non raccontò niente di quello che proprio lui aveva provocato, ma, chiamando la mamma, le disse, che io non lo avevo chiamato e avevo fatto la pipì nel lettino. Mia madre non mi sgridò, benevola, essendo la prima volta, ma mi ricordò che la prossima notte, quando avessi sentito che mi scappava la pipì, avrei dovuto ricordarmi di dirlo ad Andrea, per farla nel vasino. La notte stessa, mi addormentai, ma dopo un po’ fui risvegliato dal contatto di tutti e due i piedoni di mio fratello, che ancora cercavano ed armeggiavano il mio pisellino morbido e in riposo, sotto le mie lenzuola, per cercare di farlo rizzare e farlo indurire.

Finsi di continuare a dormire perché mi piaceva sempre di più, mentre mio fratello, oramai, si divertiva come un matto col mio pisello, che si era rizzato, ed usciva di nuovo dalle mie mutandine. Tanto tempo lo torturò che divenne rosso ed infiammato, ma duro e lungo, ed il piacere che sentii mi provocò lo scappare della pipì; allora, fingendo di svegliarmi in quel momento, lo chiamai e gli dissi che dovevo fare pipì, ma lui, come se non avesse sentito, continuò a mantrugiarmi il pisello, e ad un certo punto, sebbene, con un piede, come la sera prima, lo strizzava sulla punta tra i due diti, per chiuderlo e non farmi urinare, ma coll’altro lo trastullava, uscì di nuovo una goccia di pipì. Iniziai a piangere, dicendogli che dovevo fare pipì, e allora, come la sera prima, i suoi piedi mollarono il pisellino ed io urinai nelle lenzuola.

La mattina dopo, stessa cosa, Andrea disse alla mamma, che tanto ero un deficiente e mi ero fatto la pipì addosso; la mamma stavolta, anche se bonariamente mi sgridò, e raccomandò ad Andrea di controllarmi, e magari di svegliarmi e farmi fare pipì nel vasino.
La notte dopo, stessa cosa del titillamento del mio pisellino coi suoi due piedi, mio sempre più grande piacere e poi lo scapparmi forte la pipì. Stavolta però mio fratello, mi fece alzare ed inventò un nuovo gioco, io tenevo il vasino, lui col piede teneva tra i diti il pisello, e mentre mingevo per urinare, lui mi faceva andare su e giù la pelle del pisellino col piede in modo che, sollecitato, un po’ facevo la pipì dentro il vasino, un po’ lui chiudeva il buchino, io trattenevo la pipì, lui andava giù colla pelle del pisello, il buchino si apriva e la pipì schizzava per la stanza. Così fino alla fine.

Mi misi a piangere perché avevo bagnato per terra, ma lui, divertendosi un mondo, rideva e diceva che ero proprio un deficiente!
Passarono altre notti, io speravo che Andrea ritoccasse il mio pisellino, perché mi piaceva sempre di più, ma lui non fece più niente, mi faceva alzare, quando lo chiamavo per dirgli che mi scappava la pipì, me la faceva fare nel vasino, e tornavamo a dormire: probabilmente si era già stufato del gioco. Passarono tre anni; io avevo 5 anni e lui 15. Dormivamo sempre assieme, e lui, da adolescente com’era, non badava più a me e si faceva gli affari suoi. Ma una notte, mentre dormivo, nel sonno iniziai a sentire un fortissimo cattivo odore sulle narici, così forte che aprii gli occhi, e mi trovai vicino al naso i suoi grandi e lunghi piedoni da adolescente; mi guardava colla faccia che aveva un sorriso beffardo, e accortomi di annusare i suoi piedi che puzzavano assai, cercai di spostarmi, ma lui col piede destro, mi tenne giù la testa, e mi mise sul naso il sinistro, aprendo i diti, in modo che annusassi proprio l’odore che veniva molto più acuto dallo spazio tra i diti, dicendomi: - Fratellino cretino, annusa bene! Sentii che buon odore di piedi sudati ha tuo fratello grande; godine e annusa bene! Dai che ti piace! – E sghignazzava. Iniziai a mugolare nauseato dal fortissimo odore puzzolente, che usciva dai suoi piedi, e cercai di liberarmi, ma lui, con dura violenza, mi tenne ferma la testa col piede e continuò a farmi sniffare bene, dicendomi: - Eh no, caro fratellino, finirai se lo voglio io e quando lo voglio io; dai, non fare il cretino, godi dell’odore dei miei piedi, è un grosso privilegio che tocca a te; sai quante belle ragazzine innamorate di me vorrebbero farmelo, e ad alcune glielo concedo, ma tu, che io te lo dono di mia volontà vorresti sottrarti? Non osare nemmeno, sniffa e zitto e godi, è proprio un buono odore quello dei piedi sporchi di tuo fratello, che non ha voglia di lavarseli mai, e la mammina lo sgrida, perché la puzza si sente anche uscire, quando indosso le scarpe da tennis, dai godi un altro po’, che la prossima volta, come premio, te li faccio leccare e pulire colla lingua! Guarda e ammira che fette grandi ha tuo fratello, che grossi ditoni; sono grossi come il suo uccello, magari un giorno te lo faccio vedere, rispetto al tuo che è piccolo da fare schifo, e non diventa mai duro; invece il mio è sempre in tiro, e come è grosso!

Vedrai! Godi, godi, annusa e ammira, fratellino cretino! – Così mi disse con voce prepotente, e mi accorsi, che annusando quel forte odore di sudore maschio, il mio pisellino stava crescendo e si induriva, sebbene avessi solo 5 anni, e man mano cominciava a piacermi annusare i piedi sporchi di mio fratello, ma proprio allora, mi dette un calcio sulla testa e smise, tornò a letto e si addormentò, lasciandomi inappagato nel desiderio. Altre notti, mi svegliò coi piedi sporchi sulla faccia, e me li faceva annusare quando, diceva lui, erano più sporchi e sudati, se era stato in palestra o era andato a correre o nei mesi in cui faceva più caldo e sudavano di più, ma sempre per un po’, sussurrandomi nella notte le stesse cose, e poi si rinfilava nel letto e dormiva. Solo a 6 anni, io e 16 lui, un pomeriggio, che eravamo soli in casa, era estate e faceva un caldo afoso, annoiato, si tolse gli anfibi, che portava anche in estate, come era di moda tra i giovani, e nella stanza si espanse il fortissimo ed acre suo odore di sudore di piedi virili. Io mi sentii subito eccitato, stavo facendo un compito, ma dissi: - Che puzza! – con aria schifata, ma sapevo che questo avrebbe provocato una sua reazione che desideravo, visto che eravamo da soli, in casa.
Indispettito, si sfilò di scatto i calzini matidi di sudore e mi ordinò, poggiando i piedi sul tavolino: - Eccoli, sono a tua completa disposizione! Muoviti, vieni ad annusarli, tanto l’ho capito che non ti dispiace, dai vermiciattolo, striscia e vieni ad annusarli, tanto non ti salva nessuno, siamo soli in casa, e poi ti piace. Ti ordino di sottometterti da adesso a tutti i miei voleri, e guai a te se questa storia vai a dirla a qualcuno o ai genitori, ti spezzo in due, te li ficco in gola i miei piedi sporchi, e te li faccio mangiare, mentre affoghi. – Obbedii, facendo finta di avere paura, e come se mi facesse schifo davvero, perché a lui questo piaceva molto, e poi non volesse che fosse confermato che mi piaceva davvero. Me li fece annusare per un’oretta e godetti come un matto, annusandoli da tutte le parti, soprattutto tra i diti, e mi accorsi, che più annusavo, più i piedi per il caldo sudavano ed emanavano sempre più forte quell’odore aspro, acre e forte di piedi virili sudati di adolescente. Inoltre gli erano cresciuti, aveva 16 anni e portava già il 45 di piede!

Ad un tratto sentimmo un rumore di chiavi, erano i nostri genitori, che tornavano, e corremmo tutti e due per farci trovare in una posizione che non desse sospetto, Andrea si rinfilò le calze e gli anfibi di corsa, ma mi accorsi che si era fatto tutto rosso in viso, e tra i pantaloni gli era cresciuto il pacco, e se lo toccava mentre io sniffavo ai suoi piedi.

Passò ancora un anno, io avevo 7 anni ed Andrea 17. Una notte d’estate caldissima, non riuscivo a prendere sonno, e mi agitavo nel letto, tutto sudato ed accaldato. Invece mio fratello, era da poco arrivato a letto, un po’ bevuto e fatto di canne, e si era addormentato semivestito, senza le scarpe e le calze. Guardando i suoi grandi piedi oramai n° 47 mi sentii eccitato, accaldato, col pisello ritto e duro,all’improvviso, e capii che desideravo annusare quei piedi sudatissimi, di cui conoscevo l’acre odore, dato che non se li lavava mai e sudava sempre, e il cui odore era sparso per la stanza, come ogni volta che si toglieva le scarpe. Pensai che tanto Andrea, dormiva come un sasso, era bevuto e fumato, e che se avessi fatto pianissimo non si sarebbe accorto di niente, bastava solo avvicinarsi col naso e annusarli solo un momento per sentirmi estasiare dall’odore forte ed acre e amaro dentro e vicino alle mie narici; presi la decisione, ero solo colle mutande, silenziosamente scesi dal mio letto, e mi inginocchiai ai piedi del letto di mio fratello, dal quale spuntavano i suoi enormi piedoni abbandonati nel sonno. Mio fratello dormiva sodo, controllai, e avvicinai il naso ed inspirai l’odore forte nelle mie nari: fu un godimento immenso, il mio pisello si rizzò immediatamente ed uscì dalle mutande; continuai a sniffare, e mio fratello a ronfare, ma non mi bastava: ero abituato a sniffare tra i diti dei piedi dove l’odore è più forte e dove si deposita il sudore, ma per annusare lì, avrei dovuto allargare i diti dei suoi piedi, e se si fosse svegliato? Se avesse scoperto che stavo facendo quello che lui di solito mi ordinava, quando lui ne aveva voglia, e che facevo finta di fare controvoglia e nauseato, cosa avrebbe detto? Cosa avrebbe fatto? Se lo avesse detto ai nostri genitori, o magari a qualche suo amico, che di solito circolava per casa, ed era un teppistello come lui? Mi avrebbero sputtanato davanti a tutti, e la mia dignità? Non ce la feci a contenermi, nonostante questi dubbi, la mia eccitazione era fortissima, e tremante, lentamente colla mano aprii tra le dita e inspirai: Che beatitudine! Stavo morendo dal piacere, e piano piano aprivo tutti gli spazi tra i diti e annusavo e mi inebriavo sempre più; ma ad un tratto alzai lo sguardo, e vidi mio fratello, che colle braccia dietro la testa, ad occhi aperti, si stava godendo tutto lo spettacolo, con aria da vincitore e divertendosi un mondo! Rimase fermo come una statua di marmo; lui finalmente aprì la bocca, sussurrando con aria perversa e sadica: - Fratellino maialino, allora avevo ragione ad aver capito che ti piace proprio tanto annusare l’odore dei miei piedi sudati, tanto da prendere l’iniziativa da solo, senza un mio ordine, e facendolo mentre dormo! Ma io facevo finta di dormire, avevo capito ed ho provocato tutto per incastrarti: adesso sei nelle mie mani, e se non farai tutto quello che ti ordinò, diffonderò la notizia con un comunicato stampa! Sei del tutto nelle mie mani: tu mi coprirai e non dirai mai a nessuno quello che faccio e che non dovrei fare, e che tu sai, ed io non ti sputtanerò. Continua, dolce maialino, annusa bene la puzza dei piedi di tuo fratello, che così tanto ti piace, dai, e sniffa bene tra i diti: senti come sudano e puzzano stanotte, è tutta per te questa puzza; guarda come ti piace, ti è venuto anche il pisello duro, sebbene sia minuscolo, rispetto al mio! Anzi, stanotte te lo faccio vedere il mio, come è diventato grosso, lungo e sempre duro. – E così dicendo, si aprì la cerniera dei pantaloni, che si era lasciato in dosso, e ne fece uscire un lungo e duro animale, perfettamente in tiro e durissimo. – Solo che stanotte è una notte speciale. – Continuò a dire, molto ubriaco e fumato. – E Andrea, il tuo fratellone ti farà un altro regalo: oltre che annusare i miei bei grandi piedi puzzolenti, dovrai lavarmeli! Ma non coll’acqua, caro mio, no! Colla tua bella linguetta da vermiciattolo, dai assaggia per la prima volta il sapore dei miei piedi, che te ne pare? Ti piacciono, sono gustosi? Non è mica finita: devi ingoiare tutto il sudore che c’è tra i diti, è sicuramente molto gustoso per te, che sapore ha? E’ amaro, dolce, o salato? Dai inizia subito, e fai un bel lavoretto, mia madre domani deve credere che ho lavato i piedi, da come tu li renderai puliti colla tua lingua. Forza, muoviti, mezzacalzetta! – Devo dire che, all’inizio restai sconcertato da quello che aveva detto mio fratello: non avevo mai pensato di leccarli, né tantomeno di nettarli colla lingua, ingoiando lo sporco, e un po’ mi faceva schifo, ma quando, di malavoglia, iniziai sentii un gusto dolciastro ed aspro e colloso di quei piedi sudati, che mi eccitò fino al parossismo; inoltre era gustoso leccare ed ingoiare le caccole tra i diti! Ero più che eccitato! Mio fratello se ne accorse ed intanto incominciò a menarsi l’uccello, prima con movimenti lenti, poi sempre più velocemente, tanto che divenne frenetico, iniziò a gemere e a contorcersi, ed esplose con un getto lungo e in varie fasi, che schizzò in aria, una, due, tre volte, e poi colò dal buchino lungo la canna dell’uccello lo sperma bianco e giallastro e colloso, che io vedevo per la prima volta. Il mio cazzetto era così duro, come non l’avevo mai avuto. Mio fratello, appagato, se ne accorse; aveva ancora il cazzo bagnato, ma restava duro, turgido e ritto, come se non avesse eiaculato. Io gli avevo fatto un ottimo lavoro: i suoi piedi erano puliti come non li aveva mai avuti. Disse: - Bravo, sei proprio un ottimo schiavetto leccapiedi, vuol dire che me lo farò fare molto più spesso. E oggi ti darò un premio: ti ricordi da piccolino, quando avevi 2 anni, quanto ti trastullavo il pisellino coi miei piedi? Chissà che bel piacerino ti avrò fatto provare così da piccolo, ecco oggi che hai sette anni, proverai molto più piacere, vieni qui! – E così dicendo, mi toccò coi piedi il pisello già durissimo, lo trastullò, lo titillò, lo masturbò, facendomi, per la prima volta in vita mia, provare piaceri ancora sconosciuti; il piacere a quel contatto aumentò sempre di più fino a diventare fortissimo, ed ebbi un orgasmo asciutto, non essendo ancora sviluppato. Anche lui venne di nuovo, masturbandosi e vedendomi così infoiato dai suoi piedoni. Finito tutto, mi disse: - Guarda, che anche se sono un po’ ubriaco e fumato, quello che ti ho detto rimane valido: tu non dirai mai niente ed anch’io manterrò il segreto, sarà un segreto tra di noi, io ti farò provare piacere e tu lo farai provare a me, leccandomi i piedi sporchi, ma solo quando lo vorrò io, perché ricorda, che Io sono il Padrone e tu lo schiavetto sottomesso leccapiedi maialino! – E detto questo, si girò nel letto e si mise a dormire.
Io mi sentivo confuso, impaurito e felice, ero in un mare di contraddizioni: adoravo mio fratello, era molto bello per me, mi eccitava essere sottomesso ai suoi voleri, i suoi piedoni mi piacevano, mi piaceva il loro odore di sudore e leccarli colla mia lingua era una goduria immensa; in più mio fratello mi aveva fatto godere come mai avevo provato con i suoi piedi, e guardare il suo grosso uccello che faceva uscire quel liquido caldo, appiccicoso e dal forte odore mi eccitava, però Andrea, che era un bullo e un po’ teppistello, avrebbe mantenuto quella promessa di tenere segreto questa nostra faccenda? Questo mi inquietava molto.
Nei giorni e negli anni che seguirono mi ricattava continuamente, dovevo coprire e nascondere tutte le sue cattive imprese che faceva con i suoi compagni teppisti, lui minacciava di raccontare quello che c’era tra noi ai genitori e ai suoi amici teppisti, dicendo che se questi ultimi avessero scoperto che aveva un fratello finocchio, questo diceva che ero io, ma io allora non capivo perché, mi avrebbero preso e punito molto duramente: i suoi amici erano molto razzisti coi finocchi, li davano la caccia, li pestavano di botte, li umiliavano, e mio fratello insieme a loro: e come mai a me no? E mi concedeva quello che per me pareva un “ onore “, come lo chiamava lui? Io, durante gli otto, nove, dieci ed 11 anni, Andrea 18-19-20 e 21, continuavo a leccargli e pulirgli i piedi sudati e puzzolenti, quando me lo ordinava, continuava a masturbarsi ogni volta e veniva abbondantemente, e quindi anche a lui piaceva moltissimo, infine mi masturbava sempre coi piedi, ma io ancora non riuscivo ad eiaculare, anche se mi iniziavano a crescere i peletti sul pube. Una volta successe una cosa particolare, ancora quando Andrea aveva 17 anni ed io 7, e da poco era iniziata la nostra tresca segreta; aveva invitato a casa un suo compagno di scuola molto carino, macho e biondo, coi capelli ricci, robusto e teppistello come lui, con due occhioni verde-grigio molto intensi e furbetti, che aveva dei grossi piedoni, pur non essendo molto alto; stavano studiando e non erano molto capaci, non conoscevano per niente le tabelline e facevano errori madornali, che io stesso, che ero in 3° elementare non facevo. Li dissi che erano asini e che io sapevo già fare molto bene le moltiplicazioni. Non l’avessi mai detto: Fausto, così si chiamava il compagno di classe di mio fratello disse – Ehi, come si permette tuo fratello, che è uno scemo, di dire queste cose a noi, che abbiamo 17 anni! Perché non gli diamo una bella lezione, come si deve? – Come no? – Fu subito pronto mio fratello, che non vedeva l’ora di darmi una bella strigliata, e colse l’occasione di sputtanarmi col suo amico del cuore. – Sai, ti devo confessare un segreto. – Gli disse – Devi sapere che a mio fratello piace molto leccare i miei piedi sporchi e sudati, e tutte le notti mi rende omaggio alla mie fettone. Facciamo un’eccezione, ma tu devi mantenere il segreto cogli altri nostri amici! – Ok. Giuro – Disse Fausto, incuriosito ed eccitato dalla cosa. – Potrebbe oggi assaggiare anche i tuoi piedoni n° 46, che si sa, puzzano molto, perché anche tu non ami lavarteli! – Sì, dai, ci sto! – Disse Fausto entusiasta della nuova trovata. – Facciamo così. – Continuò mio fratello. – Fatti togliere le scarpe e le calze, e fatti sniffare i piedi sudati da sotto il tavolo, mentre noi continuiamo a fare i compiti, così ci divertiamo un mondo, ma controlla che il sudore e le caccole che hai tra i diti, mio fratello le trangugi tutte con gusto, tanto è un maiale, e gli piace! – Sì, dai! Ma che schifo! – Esclamò Fausto. – Oggi ci divertiamo proprio a dovere, che bella idea divertente, sei proprio forte! – E sghignazzò, divertendosi come un matto all’idea di mio fratello. – Poi, però, lo deve fare anche a te, come lo fa tutte le notti! – Aggiunse Fausto, che era molto incuriosito e voleva vedere. – Ok. Affare fatto. – Concluse Andrea. Per la prima volta assaggiai il gusto del sudore dei piedi di un altro ragazzo, e mi piacque davvero tanto: l’odore era molto diverso, più dolciastro e nauseante di quello di mio fratello, e il sapore alquanto gustoso, aspro ed acuto, quasi acido. I due si divertirono così tanto, e si eccitarono, che per primo fu mio fratello a tirarsi fuori l’uccellone e a menarselo, subito imitato da Fausto, che aveva un pisello meno lungo, ma più largo e grosso. Eiaculò abbondantemente per primo Fausto, che era il più eccitato dalla novità, e notai che non schizzò, come mio fratello, ma gli uscì la sborra colando lentamente lungo tutta l’asta. Fu l’unica volta, purtroppo, e la cosa non si ripetè più.
Un giorno, avevo 14 anni, e lui 24, lavorava come operaio in una fabbrica e tornava sempre a casa stanco, incazzato e sporco e sudato, e se la prendeva con me, e si faceva leccare e massaggiare i piedi sporchissimi e sudatissimi, gli si erano formati anche dei calli, che io dovevo succhiare, per lui era un sollievo, insomma mi prendevo cura dei suoi piedoni numero 48, oramai, dopo l’operazione di sniffamento, leccaggio, massaggio colla lingua e succhiamento dei calli dei suoi piedoni, dopo essersi per tre volte masturbato e sborrato copiosamente, come solito premio, iniziò a masturbarmi con i piedi; quel giorno era più nervoso del solito e torturava il mio cazzetto molto duramente, offendendomi: - Toh, finocchio di merda, guarda che misero cazzetto rancido che hai, è un miracolo che si rizzi e diventi duro, ma non resiste a stare ritto, guarda come te lo devo pestare per fartelo rendere meno molle di com’è! Ma, mi domando a cosa ti serva? Hai 14 anni, non hai una fighetta da chiavare, sei proprio un lurido finocchio, ed in più ancora non sborri, sei sempre asciutto come una stecca acida! – E lo pestava senza pietà, lo manovrava, lo faceva andare su e giù spietatamente, tanto che era tutto arrossato ed infiammato e quindi, per il dolore, faceva fatica ad indurirsi, quando, come per miracolo, uscì dal buchino una piccola goccia, che io credevo di pipì, mentre intanto nella testa mi prendeva uno strano piacere, mi sentivo sdilinquire, quando infine uscì lento e pacatamente un liquido caldo, colloso e bianco che era il mio primo sperma: provai un piacere da svenire, ma nel contempo provai vergogna di bagnarmi davanti a mio fratello, che irritato, ma in realtà orgoglioso di essere riuscito a farmi sborrare, esclamò: - Cazzo! Mi hai sbrodolato tutto sui piedi, che schifo! Finalmente ti sei deciso a usarlo come si deve il tuo uccello! Hai provato piacere, vero? Maiale finocchio di mio fratello! Era ora, cazzo! Che tu sia diventato un uomo, anziché una femminuccia come sembri! – E mi lasciò lì sdraiato e mezzo svenuto dal piacere e dalla vergogna e si andò ad asciugare i piedi bagnati dal mio sperma col mio asciugamano per il viso. Da allora, oltre che godere a farsi leccare e annusare i piedi sporchi, sembrava divertirsi immensamente di più a vedermi sborrare, con un gemito femmineo, diceva lui, masturbandomi coi suoi piedoni, e non aveva pietà, appena venivo ed eiaculavo, non mi dava tregua, e coi piedi ricominciava a torturarmi il cazzetto per farlo inturgidire di nuovo e vederlo schizzare ancora del poco sperma che avevo, e poi di nuovo, ed ogni volta che venivo gridava ed esultava urrah!
Tutto continuò così per altri due anni, quando io a 16 anni e lui a 26, un giorno era molto arrabbiato con me, perché gli avevo detto che se continuava a farsi di coca il suo cervello si sarebbe spappolato. Fece venire sette suoi amici teppisti a casa, in assenza dei nostri genitori; questi iniziarono a bere, fumare e farsi di coca, e quando anche mio fratello era fatto abbastanza, mi chiamò, davanti a loro: - Fratello finocchio, vieni un po’ qui! – A sentire questo gli altri ragazzi si sorpresero assai, e dissero che anche se ero suo fratello, mi dovevano pestare ed umiliare a dovere, essendo un finocchio, perché questa era la lezione che meritavo. Ma mio fratello, per salvarmi dal pestaggio, fu molto astuto, e disse: - Mica vorrete riservare un trattamento come gli altri al mio fratellino adorato: per lui ho riservato una punizione speciale, che gli somministro a dovere da quando ho scoperto che è finocchio, e che in più a lui piace. Dovete sapere che è diventato il mio schiavo e deve fare tutto quello che io gli ordino. Oggi lo puniremo così tutti insieme, e vi assicuro che vi divertirete molto di più, come mi diverto io! – I ragazzi incuriositi accettarono che fosse lui a dirigere la punizione e così dovetti leccare a tutti gli anfibi sporchi, la cosa li eccitò e divertì assai, poi annusare i loro calzini sudati e i loro piedi sporchi e sudati, come mio fratello i teppistelli non si lavavano proprio mai i piedi, nella stanza si mischiarono tutte le puzze dei piedi dei ragazzi, e per me fu veramente un’eccitazione nuovissima. Naturalmente dovetti stare completamente nudo davanti a loro, che mi deridevano per la piccola misura del mio uccello, poi videro che mi si induriva mentre sniffavo e leccavo i loro piedi sudati e puzzolenti, ed andarono in visibilio quando li lavai i piedi colla mia lingua, ingoiando tutti i residui del sudore e le caccole, assai numerose, tra i diti dei loro piedoni. Infine tutto si trasformò in un’orgia: i ragazzi si tirarono fuori i cazzoni ben in tiro, perché la cosa li aveva molto eccitati, e per la prima volta dovetti fare un pompino coll’ingoio a tutti, e, cosa più umiliante e schifosa, per ultimo a mio fratello. Infine mi legarono in piedi ad un letto e coi piedi, sotto la direzione di mio fratello, mi masturbarono per undici volte senza pietà, masturbandosi anche loro mentre lo facevano a me coi piedi, fino a che fui spompato e non mi uscì più una goccia di sperma. Soddisfatti, mi presero a calci e continuarono a bere e a fumare. Questa cosa la ripeterono tantissime volte, ci avevano preso proprio gusto, tanto che mio fratello non mi puniva quasi mai più da solo, se non raramente, perché o tutti insieme o con qulcun’altro mio fratello si faceva sempre sollazzare insieme.
Adesso ho 22 anni, mio fratello 32; per umiliarmi dall’anno scorso ha raccontato tutto a sette miei cugini maschi della sua età, già sposati, come ora lo è lui, e da allora devo farmi punire, nelle serate in cui si trovano a casa di uno di loro a turno quando hanno la casa libera dalle loro donne, come loro sollazzo. La cosa mi piace molto, ma nel contempo sono nelle loro mani, e hanno detto che lo racconteranno ad altri loro amici maschi, e questi, incuriositi, vogliono farselo fare ancora da me! Come devo fare? E’ troppo bello, che sembra quasi un sogno, e spero non finisca mai!


P.S. Se qualche ragazzo, anche in gruppo volesse provare a farsi leccare i piedi per la prima volta o volesse vivere questa esperienza con me e le altre cose che ho scritto, può contattarmi subito a [email protected] oppure Telegram @Sottodite e sarò felice di accontentarlo o accontentarli in gruppo.
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