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PUNIZIONI RITUALI TRADIZIONALI


di sottodite
25.08.2010    |    32.051    |    0 6.6
"– Guarda tuo fratello come ha duro il piccolo pisellino e rosso e infiammato! – Ridevano i fratelli..."
Sapevo, dato il mio particolare interesse, non ricordo chi me ne avesse parlato, o dove l’avessi letto, che era tradizione di un popolo straniero punire attraverso il calpestamento. Sin da bambini, anche molto piccoli, questi venivano puniti per un qualche piccola o grande disubbidienza, coll’essere messi sotto i piedi dei loro genitori. Mi capitò per caso di fare amicizia con un ragazzo straniero, era molto gentile e simpatico, biondo con una carnagione bianchissima e due stupendi occhi azzurri sfavillanti; aveva 26 anni, ed era già padre di 3 bambini: due maschi e una femmina, rispettivamente di 10, 7 e 5 anni. Entrammo in confidenza e provai a parlare dei bambini. Lui li amava molto, anche se poteva stare poco con loro, perché lavorava come manovale per 18 ore al giorno. Mi disse che spesso doveva intervenire, su richiesta della moglie, per punirli se lei non riusciva a domarli con fermezza, perché, diceva lui: - Per tirare su bravi bambini ci vogliono padri severi, e proprio i padri hanno il compito di punire i figli. –
Allora questo mi incoraggiò ad indagare e a spingermi un po’ nella mia indagine, che così tanto mi intricava. – Che tipo di punizioni scegli per i tuoi figli, dato che hanno tutti e tre età un po’ diverse? – Gli chiesi.
– Le nostre tradizioni, che noi tramandiamo da secoli, sono sempre validissime. Io li pesto sotto i piedi. – Esclamò, deciso.
– In che senso? – Feci finta di ignorare la cosa
– Mi tolgo le scarpe e li metto sotto i miei piedi. – Disse tranquillo. – Cioè? Proprio nel vero senso della parola? E loro non si ribellano? - - Sono abituati da piccoli, già all’età di 2, 3 anni li ho puniti così. All’inizio si ribellano, si divincolano, piangono, strepitano, ma io, senza pietà, li tengo fermi sotto i piedi, finchè non si rassegnano e capiscono che io sono il loro padrone, e li tengo sotto fino a quando mi pare, e devono stare fermi e zitti. Pensa che il più grande, la prima volta si fece la pipì addosso verso i 2 anni e mezzo, quando gli avevamo tolto il pannolino; lo misi, nudo, sotto i piedi, e gli pestai il pisellino, come lezione. Non lo fece più - - Ma, scusa – Gli chiesi curiosissimo, ma senza dare aria di essere interessato - …e se i piedi non sono lavati e sudano o puzzano? – Rise di gusto a questa mia osservazione. – E che fa? E’ successo spesso, tornavo stanco dal lavoro e dovevo punirli. Anche questo fa parte della punizione. In estate una sera, stanco morto, tornato da una giornata estenuante di lavoro, sudato e sporco, mia moglie mi raccontò i capricci del secondo. Lo portai nella mia camera, mi tolsi le scarpe e le calze, e ti puoi immaginare l’odore, dopo una giornata afosa e piena di lavoro fisico: ebbene la punizione fu quella di annusare e tenere sul naso i piedi sporchi e sudati del papà, fa parte della punizione e loro oramai lo sanno! – E rise di gusto. – Ma adesso il più grande ha 10 anni, mi dici, e non farà più tanti capricci, lo punisci ancora così? – Gli domandai.
– Molto spesso, ma adesso inizierà il tempo delle punizioni rituali di gruppo! – E godette nel dire questo, e gli scintillavano gli occhi di furbizia. – Cosa? Le punizioni rituali di gruppo? – Chiesi, stavolta veramente sorpreso ed allibito.
– Certo, le ho subite anch’io da piccolo e ne ho uno strano ricordo, nemmeno tanto spiacevole. Sai, verso gli 11, 12 anni, sia i bambini che le bambine iniziano a toccarsi da soli i genitali, per provare piacere, e talvolta ci sono bambini anche molto precoci, lo fanno già a 6-7 anni. Per la nostra cultura è una cosa da punire molto duramente, per scoraggiare il ripetersi e soprattutto l’esercitare il piacere da soli. Io, che sono il maschio di casa, li sorveglio ed indago molto, osservo e cerco di coglierli sul fatto. In alcune famiglie, dove ci sono fratelli maschi più grandi, loro stessi hanno il compito di indagare in segreto, e se stanno per coglierli sul fatto, devono dirlo al padre, che deve lui solo coglierli sul fatto, sia i maschietti che le femminucce. E così, in tutta la famiglia, sia tra cugini, zii, fratelli, cognati e addirittura se ci sono famiglie straniere come noi che abitano nello stesso stabile. Quando si scopre qualche figlio o figlia, di qualunque età, a masturbarsi, si dice loro che non bisogna farlo e che verrà organizzata una punizione di gruppo. Così tutti i padri che hanno fratelli padri, cugini, cognati e anche coabitanti della stessa casa o addirittura della zona. Una volta al mese, al sabato, si organizza a casa del padre che ha la casa più grande, la punizione rituale di gruppo, che è un’iniziazione al sesso. –
Io ero sconvolto! E la cosa mi eccitava assai! Chiesi, curiosissimo – Ma in che cosa consiste, li tenete sotto i piedi tutti insieme? – E già al pensiero la cosa era per me molto eccitante.
– Non solo, è una cosa molto lunga e molto complessa! Innanzitutto, dal mattino del sabato prescelto, tutti i figli, siano essi di 18,16, 14 anni, maschi e femmine, vengono tenuti legati, completamente nudi, con le gambe aperte, tenendo ben in mostra gli organi genitali peccatori, in ginocchio, per tutto il giorno senza mangiare; ogni tanto viene dato loro da bere, nella grande stanza adibita per il Rito. Poi solo gli uomini e tutti i padri, gli zii, i fratelli anche dei puniti, chiaramente i più grandi, i cognati, etc., si riuniscono dal pomeriggio per la Grande Notte. Si mangia un pranzo abbondante come se fosse una festa, si beve moltissimo, si fuma per arrivare caricati all’inizio, che avviene verso le 20-21 e si protrae fino al mattino dopo. – Ridendo, aggiunse – Ci si mette d’accordo tutti noi maschi punitori di non lavare i piedi almeno minimo per 15-20 giorni, assolutamente mai, né di cambiare i calzini, prima del sabato della Punizione. Ci sono anche quelli che si divertono a non lavarseli proprio mai, tanto di solito il sabato è sempre una volta al mese, massimo 1 mese e mezzo o 2 mesi. Immagina lo stato dei piedi dopo aver lavorato 30 o 60 giorni, e come lavoriamo noi sodo e di peso, senza mai lavarsi i piedi né cambiare le calze! – E sghignazzò di gusto con aria maligna.
– Ma scusa, - Chiesi io – Ma se posso chiederlo, che punizione date, come li punite? –
Allora ricevetti da lui una risposta inaspettata: - Senti, sabato prossimo c’è il sabato delle punizioni; puoi venire ad assistere, ma non puoi partecipare: stai lì e guardi in silenzio, come se non ci fossi. Io devo andare non per i miei figli, ma perché la figlia di mio fratello è stata cuccata in flagrante. E anch’io devo darle la punizione. –
- Ok! – Ero esaltato da questa sorpresa e soprattutto dell’invito inaspettato. – Verrò di sicuro! - - Solo, - Aggiunse – tu non puoi venire a pranzare, né a bere o fumare, devi solo assistere in silenzio, qualunque cosa vedi, non devi mai intervenire: vedrai cose forti e pesanti, ma guai, altrimenti io ci vado di mezzo: mi fido di te! Arriva verso le 19,30. –
E mi dette l’indirizzo.
Aspettai il sabato con ansia e fervore, e con una trepidazione mai provata! Ero addirittura esagitato e iperteso. Finalmente arrivò l’ora stabilita e arrivai un po’ timoroso davanti all’appartamento prescelto per il rituale. Erano le 19,20. Non potevo immaginare a che cosa avrei assistito di così grande ed eccitantissimo come non mi era mai capitato in vita mia. Mi aprì il mi amico sorridente, ma notai che era diverso dal solito, da come lo conoscevo io: era già molto ubriaco, e tutti, si sa, da ubriachi diventano violentissimi. Mi ordinò simpaticamente di mettermi in un angolo e di diventare trasparente. Così feci, e subito vidi che la stanza era affollatissima di uomini di tutte le età, ma che non superavano i 50 anni. Avevano finito di mangiare e sulla tavola enorme imbandita erano rimasti avanzi nei piatti, fuori di questi, ma anche sulla tovaglia e per terra e sotto i tavoli. Bottiglie di vino e alcolici vuote erano riunite e alcune riverse sul tavolo, mentre tantissime erano mezze piene o piene, altre venivano bevute a canna dagli uomini a grosse sorsate; in tutta la stanza aleggiava un fumo denso e pesante, fumavano tutti, praticamente, e finita una sigaretta, ne veniva accesa subito un’altra. Gli uomini gridavano, ubriachi fradici, conversavano tra loro, ridevano e sghignazzavano sguaiatamente, mentre gruppetti di ragazzi giovani, fratelli e cugini, stavano in gruppo, sempre a fumare, a bere e a chiacchierare. Dietro questa bolgia di virilità, legati ai piedi di letti, messi tutti uno accanto all’altro, stavano coloro che dovevano essere puniti, completamente nudi, ragazzi e ragazze, indifferentemente dall’età, uno accanto all’altro, in ginocchio, a gambe larghe, con i genitali in bella mostra. Le età erano le più varie, dai 18 ai 16 anni, e i loro visi erano piangenti, terrorizzati e in attesa della punizione da tutto il giorno. Uno dei punitori, forse il capo ad un certo punto, fece un gesto, come per zittire la sala, al che il mormorio si attutì, e vidi formarsi davanti ad ogni vittima come un gruppetto di uomini di varia età: dalla loro fisionomia capii che il padre era al centro, e talvolta aveva vicino i fratelli coetanei o più giovani o più grandi, gli zii della vittima, e poi i fratelli della vittima di varia età, ma mai al di sotto dei 14 anni. I gruppetti si prepararono per l’opera di punizione. I padri, continuando a bere e a fumare, si toglievano lentamente le scarpe e mostravano calze sporche, sudate, matide da cui iniziò ad uscire un odore fortissimo di sudore di piedi, che mischiatosi a quello degli altri, si espanse in tutto il grande stanzone. Io iniziai, annusando, ad eccitarmi. Poi, sempre i padri delle vittime, si sfilavano lentamente i calzini appiccicaticci che tenevano ai piedi, con fatica, proprio perché tanto sudati che si faticava a staccarli dai piedi sporchi. Tolte le calze, vidi tutti quei piedi nudi così sporchi, sudati, di colore giallastro, ai quali restavano attaccati pezzetti di sudore, sporco e misto a pezzi di calzini, soprattutto negli spazi interdigitali. Finita l’operazione del togliersi le scarpe e le calze dei padri, toccò agli zii o cognati e poi anche ai fratelli. Non avevo mai visto tanti piedi, di tutti i tipi, insieme, così sporchi e sudati e mai un odore così forte di piedi neanche in una caserma o in palestra. Per me iniziava la goduria. Ma ecco che vidi fare una cosa che non avrei mai immaginato, anche se forse sognavo e pensavo nel mio immaginario. I padri che avevano davanti il figlio maschio, con tutti e due i piedi iniziarono a toccare la punta dei poveri piselli molli ed impauriti dei loro figli, e pian piano a titillarglielo, a dondolarglielo, a strizzarglielo, a torturarglielo, coadiuvati insieme poi dai piedi degli zii, loro fratelli, cugini, cognati, etc. I fratelli più grandi del povero ragazzo punito, si divertivano un mondo e ridevano sia vedendo il padre e gli altri uomini adulti armeggiare così coi piedi il povero pisello, che nemmeno si induriva, sollecitato da tanto movimento di piedi, e diveniva ritto e duro davanti a questi: allora anche i fratelli lo toccavano coi piedi, gli davano dei calcetti, ci giocavano divertendosi a vedere tutte le reazioni del pisello del loro fratello, e sperimentando la novità. Questo succedeva per i maschietti, fossero diciottenni o sedicenni o quattordicenni, è chiaro che il pisello del diciottenne diventava dritto, lungo e duro come un’asta, mentre per i meno grandi, il pisellino cresceva, si arrossava, si induriva come poteva, come una cannuccia dritta, e poi tornava molle, per poi indurirsi sempre più arrossato e infiammato. Per le femmine, fossero diciottenni o sedicenni, erano i fratelli che con i piedi, o meglio i diti dei piedi, slargavano la vagina in modo da tenere più aperta e in bella mostra le labbra e il buco della figa, e la tiravano il più possibile, mentre qualche fratello più malizioso coll’alluce ne approfittava per titillare il clitoride senza pietà, premendolo o schiacciandolo coll’alluce o tutti e due gli alluci, e sfregandolo tra i due ditoni. Il padre cercava, mentre la vagina era aperta, di infilare lentamente prima l’alluce e poi tutti i diti del piede, fino all’intero piede e poi anche tentando coll’alluce dell’altro e i diti, e in alcune vagine molto larghe riusciva, slabbrandole molto, a introdurre tutti e due i piedi. Una volta dentro, iniziava a muovere i diti all’interno della vagina, facendola vibrare, e intanto gli altri maschi grandi anche loro cercavano di inserire i loro diti e tutto il piede, così che poi, spesso il padre, toglieva uno dei piedi da dentro la vagina, e permetteva che un altro piede tentasse di entrare e forzasse il buco, giocando coi diti come il suo piede di padre, che continuava a masturbare la figlia internamente, mentre i fratelli, continuavano a tenere coi piedi le labbra della vagina ben aperte, e si permettevano di dare coll’alluce colpetti al clitoride, o lo facevano dondolare titillandolo sempre coi diti dei piedi. Immaginate adesso la reazione delle vittime. Per le ragazze meno grandi, il padre, gli zii e i cugini cercavano di entrare il più possibile nelle piccole fighette, tenute aperte dai piedi dei fratelli, ma, pur forzando, a malapena riuscivano a far entrare l’alluce o qualche dito del piede, o diti di piedi diversi che si divertivano, scalzandosi e giocando a vicenda a fare a gara ad entrare e masturbare la piccola fighetta, o titillavano il minuscolo clitoride, ma, certo, non potevano contenere tutto un piede o due piedi.
I ragazzi incominciavano a gemere, eccitati dai piedi sulle punta del pisello, dei padri, fratelli, zii, etc., e spesso dopo un po’ schizzavano il primo sperma, venendo. Intanto il padre, a turno con gli altri uomini, e i fratelli, continuando a masturbare, poggiavano i piedi sul naso delle vittime perché odorasse la puzza del sudore, e poi se li facevano leccare e pulire colla lingua. Così le ragazze grandi, sollecitate con tutti quei diti dei piedi introdotti nella vagina, e coi piedi che dentro le sballottavano e le masturbavano impietosamente, incominciavano a bagnarsi, colava il liquido fuori della vagina, bagnava i diti dei piedi dei padri, degli zii, dei fratelli: lo si vedeva quando li estraevano dalla vagina, per far posto ai piedi degli altri, e anche i piedi uscivano umidicci di umori femminili eccitati, se non bagnati completamente dall’orgasmo. Anche se gemevano dal piacere che le procuravano i piedi, anche loro erano costrette a inalare l’odore dei piedi, posti con divertimento sul loro naso, e a leccare e a nettare il sudore attaccato ai piedi sporchissimi e sudatissimi, e ad ingoiare i pezzi di caccole depositate tra i diti dei maschi parenti. I ragazzi meno grandi e le ragazze, riempite nelle loro piccole fighette dai piedi dei padri e fratelli, violate e squartate dai grossi diti e dai grandi e possenti virili piedoni, pur provando piacere, avevano i pisellini rossissimi e infiammati dalle torture degli alluci e dei piedoni dei parenti; le fighette erano sventrate, allargate senza pietà alcuna, infiammate e sformate, slabbrate, aperte e sfondate, quindi dalla violenza del possesso dei piedoni e dei grossi diti, sentivano, credo, molto piacere; ma si sentivano, davanti ai parenti ed anche agli estranei molto umiliati e vergognosi di esibire i loro sessi violati, torturati ed offesi in pubblico davanti a tutti. Si iniziavano a sentire gemere, lamentarsi, urlare per il grande piacere che provavano. Ma i maschi, ubriachi e disinibiti nella loro violenza di padroni nel branco contro i sottomessi, in loro completa balia di gruppo, perché legati, e sottoposti al sollecito dei piedi, non avevano nessuna pietà, anzi si incoraggiavano a vicenda, a parole, per torturare più atrocemente e violentemente i figli, parenti torturati e puniti, facendoli comunque impazzire dal piacere: si dicevano nella loro lingua e anche in italiano: - Dai, torturate di più, sottomettete i peccatori, devono espiare le colpe sessuali; torturiamo senza pietà i cazzetti cogli alluci, i ditoni dei piedi, con tutti i piedi e facciamoli sborrare per ore ininterrottamente; i ragazzi dovranno avere i pisellini così doloranti anche quando faranno pipì, non potranno toccarli per tanti giorni, non avranno più la tentazione di provare il piacere provocato dalle loro mani! Forza, con più vigore sollecitiamoli, e le fighette dovranno essere slargate, sfondate, violate, sverginate dai nostri grossi piedoni e dai ditoni sporchi dei nostri piedi, forza, torturate e titillate i clitoridi, devono essere rossi ed infiammati a dovere! Sfondate le fighe e introducete i vostri piedi il più possibile, tanti e tutti li devono contenere: non abbiate timore di sfondare, di far sentire piacere, di titillare dentro senza pietà, di sollecitare all’interno della figa, divertiamoci il più possibile. E non dimenticate di farvi annusare i piedi puzzolenti, di farveli pulire e nettare dalle caccole deposte tra i diti dalle loro linguette peccatrici, e fateli ingoiare tutti: è il loro cibo di questa notte! E i fratelli, che per la prima volta si esercitano in questa dura punizione rituale e iniziatica, si divertano il più possibile con torture nuove e fantasiose. I vostri fratellini peccatori devono godere molto, anche sentendo il piacere, il loro piacere non dovrà essere mai più ripetuto da soli. I vostri figli e fratellini puniti, dovranno fremere, quando vi vedranno togliere le scarpe e le calze, e osserveranno i vostri piedi nudi, perché manterranno il ricordo di quanto i vostri piedi li hanno puniti e li hanno procurato molto piacere! – Queste erano le parole, esaltate dai fumi dell’alcol e della droga. I padri incoraggiavano, divertiti, i figli maschi punitori; i fratelli punitori sghignazzavano vedendo come procuravano coi loro piedi il piacere, gli orgasmi violenti e ripetuti senza sosta dei fratellini puniti così: - Forza ragazzi, pigiate di più il pisellino di vostro fratello! Dai, coll’alluce strizzate la punta, ecco che esce lo sperma e schizza per la quarta volta! Coraggio, non smettete! Non vi stancate di divertirvi! Maschi, guardate come sobbalza vostra sorella nel sesto orgasmo, e come cola il liquido ed esce dalla sua vagina! Vi sta bagnando i piedi, ma voi continuate a torturare ed ad infilare dentro i piedi, e continuate a muovere i diti dentro di lei, lei gode e prova tanto piacere grazie a voi! Forza, titillate il suo clitoride, è tutto rosso ed infiammato a dovere! Strizzatelo senza pietà e fatela gridare ancora! – Così i padri, gli zii, i cognati e i cugini adulti. – Guarda tuo fratello come ha duro il piccolo pisellino e rosso e infiammato! – Ridevano i fratelli. – Ecco che sborra! Guardate come schizza! Ancora, continuiamo, il cazzo si sta smollando dopo lo spruzzo, non deve, facciamolo diventare ancora duro! E’ la nona volta! E’ un piccolo spruzzo, oramai, dobbiamo spomparlo! Non deve più uscire nulla dal pisello duro! Non deve più avere nessuno spruzzo! Continuiamo, ragazzi! Guardate tua sorella come si dibatte mentre viene sia dentro la figa e contemporaneamente schizzando liquido dal clitoride pestato e titillato! Che divertimento! Ancora torturiamoglielo! Spezziamoglielo alla peccatrice! Ecco che viene dentro ancora, sentite come si bagna! E fatele leccare per bene i piedi sporchi! Inghiotti tutte le caccole e butta giù tutto! – Si esaltavano così i giovani fratelli eccitatissimi.
Nello stanzone era tutto un grido di violenza dei padroni maschi violentatori e delle vittime durante gli orgasmi, urlanti dall’immensa orgia di piacere, anche se umiliati, gementi di piacere. Poi, dopo i gruppi dei familiari, a tutti i maschi punitori toccava scambiarsi le vittime, e coloro che non erano parenti ma estranei, ancora più con violenza estrema e senza alcuna pietà i maschi estranei esercitavano la punizione con gioioso entusiasmo eccitato senza scampo o clemenza. Vidi il mio amico, di solito così dolce e pacato, violento e padrone, senza inibizioni, mentre introduceva i suoi piedoni dentro la fighetta della sua giovane parente il più possibile quasi squartandola, che senza alcuna pietà ascoltava le sue grida di piacere nel contenere i due enormi piedoni che forzavano dentro la sua piccola fighetta slargata a contenerli, e che dentro si agitavano per masturbarla. Lo vidi ridere mentre si faceva nettare i piedi sporchissimi dalla linguetta di un ragazzo di 15 anni, nauseato dal forte amaro odore di maschio che usciva dai suoi piedi non lavati da settimane! Lo vidi torturare il pisello ritto e lungo di un adolescente estraneo, glielo pestava, lo masturbava e lo faceva spruzzare per venti volte consecutive, senza sosta, mentre il ragazzo, dopo l’orgasmo, sobbalzava per le sollecitazioni insistenti dei piedi sul suo cazzo, lo vidi ancora torturare un piccolo pisellino rosso e bluastro dalla tortura, che veniva titillato, piccolo ritto e duro, dai suoi alluci insieme ad altri uomini, che con lui facevano a gara a titillarlo, glielo scalzavano per avere la preminenza, lo calciavano, sulle piccole palle e lo scroto, per tenerlo ritto ancora, lo dondolavano ridendo come un campanello sempre coi piedi.
Ero eccitatissimo ed allibito, quasi non riuscivo a respirare dall’eccitazione: i più furbi e mascalzoni dei maschi, sia adulti che fratelli, per tentare di eccitare le vittime oramai allo stremo, cogli alluci titillavano e pestavano anche i capezzolini sia dei maschietti che delle femminucce, così da eccitarli un po’ di più e tentare di farli venire negli orgasmi oramai asciutti delle vittime spompate e stremate; verso le 3 di notte, si arrivò al culmine: quasi tutti i maschi adulti, imitati dai fratelli più piccoli, si tirarono fuori i cazzoni ritti ed eccitati, grandi, enormi e maschi, di tutti i tipi, col prepuzio aperto o chiuso, alcuni lunghi e ritti, altri grossi e larghi enormemente, e se li menavano freneticamente, per poi sborrare sulle loro vittime, in faccia, sui corpicini nudi e legati, che si contorcevano sollecitati dal piacere datoli dai piedi sui loro genitali, e che cercavano di scostarsi dai grossi e lunghi schizzi di tutti quei maschi che li inondavano, prendendo la mira sulle loro bocche aperte e urlanti, sui visi che godevano, e spesso, quando la sborra spruzzando entrava in bocca, li ordinavano di ingoiare tutto e di non sputare niente, premendo ed obbligando le loro teste a stare ferme coi piedoni premuti e prepotenti! Si arrivò al mattino, le vittime continuavano ad essere sollecitate dai pochi piedi che ancora si divertivano a torturarli più sommessamente e rassegnatamente a non vedere più uscire liquidi, del tutto prosciugati dopo 20-25 orgasmi ripetuti ininterrottamente. Molti maschi adulti, dormivano, con i piedi infilati in bocca alle vittime, o sui nasi dei figli che inalavano l’ultimo odore di sudore rimasto. Se si svegliavano, ancora un po’ ubriachi, riprendevano a masturbare i piselli ridotti all’osso, sfiniti; continuavano ad introdurli nelle vagine sfondate ed aperte e infiammate in modo inimmaginabile. Non resistetti più e mi avvicinai al mio amico che dormiva, seduto sulla poltrona, e russava sonoramente. Iniziai a leccare i piedi gialli ed ancora sudaticci, e godetti dell’odore e di quel sapore amaro ed aspro, misto ad umori asciugati femminili e di sperma disperso. Questo si svegliò al contatto della mia lingua, e mi fermai, ricordando il suo comando, ma lui, ridendo, mi infilò il piede in bocca, perché continuassi. Altri uomini adulti ed anche i fratelli incuriositi si avvicinarono a me, mi pestarono la testa coi piedi, per incoraggiarmi ed obbligarmi a leccare ed ingoiare prima i piedoni di lui, poi vollero che assaggiassi i loro. Impazzivo dall’eccitazione e venni varie volte dentro le mutande, mentre leccavo e sniffavo. Per loro fu una novità da sfruttare, per concludere la festa. Finii con loro, quando era mattina inoltrata, e dovetti fare un pompino a tutti loro svegli, ingoiando l’ultimo debole ma dal forte sapore denso sperma rimasto dei maschi punitori. Dopo quella stupenda nottata, il mio amico mi propose di leccargli i piedi sudati e sporchi, quando aveva la casa libera, e così faccio spesso, quando lui ne ha voglia e si diverte anche con me.


P.S. Se qualcuno, anche in gruppo, avesse voglia di realizzare dal vero un’esperienza simile, o volesse provare per la prima volta, o da solo, o con amici, sia esso slavo, arabo, nero, indiano o italiano, a farsi leccare i piedi sudati e puzzolenti e a fare anche altro, come nel racconto, può farlo con me scrivendo a [email protected] oppure Telegram@Sottodite. Scrivetemi subito, sarò a voi sottomesso!!!
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