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INTRIGHI DI FAMIGLIA


di ASITA
06.09.2008    |    70.187    |    2 7.6
"La mia mente deviata ed esibizionista mi portò a spingere in fuori il culo e favorire così la visuale al giovane porco dietro di me..."
Accompagnati dallo spietato sole d’agosto arrivammo a casa di mio fratello poco prima di mezzogiorno. Lo trovammo in giardino ad attenderci in compagnia del suo antipatico, arrogante e maleducato figlio di quasi vent’anni. Non potevo sopportarlo. Quel ragazzetto era l’incarnazione vivente di ciò che non avrei voluto che i miei due figli diventassero.
Luca, così si chiamava, ci venne incontro sorridendo ed io, guardandolo da dietro il vetro dell’auto, mi sorpresi nel vedere quanto fosse cresciuto dall’ultima volta che c’eravamo visti. Senza ombra di dubbio era bello, ma assomigliava troppo a quella troia di sua madre, che se n’era andata da poco tempo con un delinquente della zona pieno di soldi. Saltai giù dalla macchina avvolta in un vestitino dai motivi floreali decisamente leggero e sotto, maledetta me, come il solito non indossavo niente. A complicare la situazione ci si mise anche il vento che, con una maligna folata, sollevò la mia gonna scoprendomi completamente dalla vita in giù. Mentre Luca si avvicinava per salutarmi, sentii i caldi raggi del sole colpire il mio monte di venere completamente depilato. Il minuscolo triangolino di pelle candida che contorna la mia fica, ottenuto con l’ausilio dell’insignificante perizoma che avevo indossato pochi giorni prima per abbronzarmi sotto il sole di Puglia, si accese come una lampadina sul resto della pelle abbronzantissima. Vidi lo sguardo di mio nipote puntarsi proprio là ed io, imbarazzata e cercando di non dare spettacolo, mi girai dandogli la schiena. Quel movimento non fece altro che peggiorare la situazione, perché mostrai a quell’antipatico adolescente anche il mio splendido culo. Con le gote in fiamme, mentre con le mani cercavo di riportare la gonna al proprio posto, mi avvicinai per baciarlo sentendomi sussurrare in un orecchio:
" Ciao zietta…ti trovo in splendida forma!" Con una mano Luca mi aveva cinto la vita, ma prima di toglierla, con un movimento falsamente distratto, percorse una delle mie natiche da cima a fondo. Non riuscii a reagire ed inaspettatamente mi resi conto che quel tocco furtivo mi era piaciuto.
Ripresi fiato e mi recai a salutare mio fratello Marco. Non mi ero ancora ripresa dalle avances del figlio che lui, senza farsi notare, m’infilò una mano in mezzo alle gambe andando ad infilarsi fra le mie labbra umidicce. Mentre sentivo quelle dita che, da sopra il vestito, mi accarezzava furtivamente il grilletto, ascoltai le proposte oscene di Marco: "Ti voglio!"
Capii che era in astinenza da parecchio tempo e questo mi fece eccitare completamente. Amavo il suo splendido uccello, fin da quando ero una ragazzina. ( Leggi Orgasmi in bicicletta.)
"Stai calmo! Ho già un programma!" Con quelle parole lo tranquillizzai e ci recammo dentro casa.
Salii le scale per ultima, ma come uno sciacallo Luca si era piazzato dietro di me, pochi gradini sotto. Mi tornò in mente quella volta che diedi spettacolo su una scala mobile di un centro commerciale, dove mi ero mostrata ad un guardone munito di fotocamera digitale; quella era stata la scintilla che aveva scatenato il mio demone il quale, a quasi due anni di distanza, non ero ancora riuscita ad esorcizzare. Non riuscii a trattenermi. La mia mente deviata ed esibizionista mi portò a spingere in fuori il culo e favorire così la visuale al giovane porco dietro di me. Sentii la fica liberare un fiotto d’umori, che uscirono dal mio nido rendendo lucida ed invitante la pelle delle grandi labbra. La vergogna è una sensazione che, spesso e volentieri, io confondo con l’eccitazione. Più una situazione si fa compromettente ed inopportuna, più mi bagno. Feci cadere la borsa per un paio di volte pur di costringermi a piegarmi e mostrare completamente i miei due nidi d’amore. Arrivai in casa in una situazione di arrapamento indescrivibile. Mollai tutto e toccando un braccio a mio fratello gli feci un segno inequivocabile.
"Mi sono dimenticata una cosa in macchina!" Esclamai innocentemente.
"Ti accompagno a prenderla!" Rispose celermente l’interpellato.
Scendemmo le scale di corsa e come avevamo fatto altre volte c’infilammo in garage. Il basculante era aperto e ci permetteva di vedere la macchina di mio marito ed eventuali movimenti attorno ad essa. Senza perdere un secondo mi gettai alla pecorina sul cofano della ford di mio fratello. Alzai la gonna sopra la vita e sollevando il culo gli ordinai di scoparmi.
Lui tirò fuori un arnese durissimo ed emettendo un grugnito me lo infilò in un colpo solo fino in fondo alla fica. Eravamo talmente infoiati che bastarono una decina di affondi per raggiungere entrambi l’orgasmo. Lui si scaricò mugolando dentro di me, mentre io, godendo e gemendo, mi immaginavo che quell’uccello intento a fottermi fosse di suo figlio. Venimmo in modo divino poi, dopo meno di due minuti, ci ricomponemmo e risalimmo le scale come se niente fosse successo. Mi recai in bagno con la scusa di fare pipì e mi ripulii dallo sperma che mi imbrattava l’interno coscia. Mi sentivo abbastanza soddisfatta, ma il getto indiscreto del bidet contro il mio grilletto, mi portò a cercare di procurarmi un altro orgasmo. Mi sditalinai pensando a quell’antipatico adolescente che mi aveva toccato il culo senza tante remore, ma fui malamente interrotta dai richiami della mia famiglia. Tornai in cucina avvolta da un malsano stato di eccitazione e trovai tutti i parenti sistemati sulla grande terrazza e in attesa del mio ritorno. Mi sedetti a fianco di Carlo e dopo averlo baciato teneramente su una guancia cominciai a gustare il pranzo. Mi accorsi di avere gli occhi di Luca puntati sulle mie tette le quali, spingendo con forza sotto l’esile tessuto del vestitino, si mettevano in mostra ostentando in trasparenza due capezzoli da favola. Per un paio di volte la forchetta di mio nipote cadde misteriosamente a terra ed io, non riuscendo a dominare gli ordini impartiti dal mio demone, spalancavo distrattamente le gambe ogni volta che si abbassava. Sapevo di fare una cosa sbagliata, ma non riuscivo a controllare l’istinto. Anche Marco non si risparmiava in languide occhiate indirizzate alla mia generosa scollatura e questo non fece altro che alimentare quel porco del mio demone, il quale si nutre solo ed esclusivamente di lussuria.
Finito il pranzo mi offrii volontaria per lavare le stoviglie. Carlo e mio fratello rimasero in terrazza chiacchierando tranquillamente. Luca invece, dopo aver offerto ai miei figli l’opportunità di sbizzarrirsi con l’ultimo videogioco della Playstation messo sul mercato, cominciò ad aiutarmi nelle faccende di casa. Andava avanti ed indietro dalla terrazza portando le varie cose da lavare. Fu incredibilmente gentile nel prodigarsi a fornirmi di materiale, ma io sapevo che questa improvvisa buona volontà era dovuta a qualcos’altro. Dal canto mio facevo di tutto per rendermi eccitante. Sfregavo, risciacquavo e scrostavo padelle con dei movimenti frenetici, i quali avevano l’unico scopo di far ballonzolare le mie forme. Vi garantisco che lo spettacolo che stavo proponendo era veramente estasiante. Le mie due enormi tette ballavano impunemente sotto il vestito e quel movimento ritmico non faceva altro che solleticare i capezzoli che, rizzandosi sotto al leggero tessuto, sottolineavano il movimento delle poppe. Senza farmi notare, sfruttando il laccio del grembiule da massaia, avevo sollevato la gonna fino al limite massimo consentito dalla decenza e che corrisponde all’inizio delle natiche. Così facendo ottenni il risultato che il mio maligno demone voleva. Luca entrò con l’ultima pila di piatti da lavare e rimase a lungo dietro di me ad osservare i miei movimenti. Non lo nascondo, mi eccitai come una ragazzina sapendo di avere un ammiratore intento a guardare le mie chiappe dalle quali, di tanto in tanto e sotto il frenetico movimento dei fianchi, facevano capolino due grandi labbra bagnate.
Con la coda dell’occhio vidi luca avvicinarsi e lasciar cadere a terra la solita forchetta. Si inginocchiò proprio dietro il mio culo rimanendo a lungo in quella posizione. Emisi un gemito sommesso a quella scena. Il figlio di mio fratello, il quale mi scopava regolarmente ad ogni nostro incontro, mi stava spiando sotto la gonna. Senza farmi notare lo guardai in mezzo alle gambe. Era proprio figlio di suo padre! Un gonfiore enorme tendeva il tessuto dei pantaloncini e mi faceva immaginare un giovane cazzone, duro e bagnato.
" Lo bevi il caffè?" Chiesi improvvisamente distogliendolo dallo spettacolo.
"Si!" Mormorò lui quasi imbarazzato.
Mi asciugai le mani e mi recai alla finestra che dava direttamente sul terrazzo. Seduti comodamente sotto un ombrellone, mio fratello e mio marito erano concentrati a guardare una gara motociclistica alla TV che, a giudicare dai commenti, era molto appassionante.
Scostai l’ampia tenda che occultava il vetro e dopo aver aperto la finestra chiesi ad alta voce:
"Caffè?"
Ricevetti una risposta positiva da entrambi, ma io, fingendomi interessata alla gara, mi appoggiai con i gomiti al davanzale lasciando che i due lembi della tenda si appoggiassero sulla mia vita, “tagliandomi” così a metà. I due uomini in terrazzo potevano sbirciarmi comodamente dentro la scollatura, talmente ampia da far fatica a trattenere i mie larghi e paffuti capezzoli, ma non potevano vedere ciò che accadeva dietro la mia schiena. Mentre mi fingevo distratta, allargai le gambe e feci il possibile per sollevare il più possibile il vestito sul culo. Sapevo che mio nipote non si sarebbe fatto scappare quell’occasione. Non potevo vedere, ma me lo immaginai dietro di me ed incantato a spiarmi sotto la gonna dove, completamente libera da qualsiasi indumento intimo, luccicava una splendida fica depilata e fradicia di umori. Quella situazione mi eccitava da morire. Mi stavo mostrando al figlio di mio fratello; un ragazzo di quasi vent’anni, carico di testosterone e stronzo al punto giusto da volersi scopare una zia un po’ porca.
Immaginavo le mie grandi labbra come le vedo nelle foto che mi scatta mio marito e che poi guardiamo sullo schermo del nostro computer. Io stessa mi eccito a guardare quelle figure!
Pensate un ragazzo poco più che adolescente!
Cominciai a far ondeggiare fianchi ed intanto sentivo le piccole labbra socchiudersi per far uscire il mio lungo grilletto, fradicio di umori caldi e scivolosi. Bramavo un segno, una parola un gemito; qualsiasi cosa in grado di confermarmi di avere uno spettatore dietro la schiena. Questo arrivò poco dopo e fu molto gradito. Sentii mio nipote avvicinarsi ed appoggiarmi una mano sulla schiena.
" Zia?!…Stai pure lì!…Il caffè lo metto su io."
"Grazie!" Risposi sorridendo, ma mentre si allontanava, con una mano scese innocentemente lungo una natica provocandomi un brivido di piacere. Non aspettavo altro! Sollevai di scatto il sedere facendo intendere che quel gesto era molto gradito e finalmente, come avevo desiderato, quella mano tornò sul mio culo rimanendo immobile per qualche secondo, quasi volesse la conferma di non essere inopportuna. Io non reagii facendo finta di essere interessata alle prodezze di un certo Valentino Rossi. Quelle splendide e calde dita ripresero il dono del movimento e dopo aver indugiato ancora un pochino sul tessuto del mio vestito, si infilarono sotto e raggiunsero la pelle vellutata ed abbronzata della mie natiche. Mi accarezzarono a lungo poi, improvvisamente, sentii la gonna sollevarsi per scoprire completamente il culo e due mani avide avvinghiarsi alle mie chiappe sode.
Non mi mossi, se non di quel tanto da far intendere che non disdegnavo il trattamento e lasciai al molestatore l’opportunità di inebriarsi la mente. Non ebbi il tempo di desiderarlo, che una di quelle mani si infilò fra le mie cosce andando ad immergersi in un vero e proprio lago. Sentii un dito penetrarmi la fica dolcemente fino in fondo. Feci fatica a trattenermi dall’urlare di piacere. Era una situazione incredibile. Stavo alla finestra fingendo di guardare la televisione; a pochi metri c’era mio marito, ignaro del fatto che mi stavo facendo masturbare da suo nipote. Stavo godendo come una vacca, ma per fortuna mio fratello mi distolse da quella situazione, chiedendo in tono sostenuto: " E allora?…’Sto caffè?"
"Arriva subito!" Risposi in fretta ritraendomi dalla finestra e togliendomi le dita di Luca dalla passera. Mi girai e lo trovai con l’uccello in mano ed intento a menarselo furiosamente. Rimasi allibita di fronte a quell’immagine. Vedevo uno splendido ragazzo alle prese con una sega arrivata ormai al culmine, sentivo i miei due figli urlare e divertirsi nell’altra stanza, Carlo e mio fratello facevano altrettanto in terrazzo ed io, in un attimo, presi una decisione. Mi inginocchiai a terra ed aprendo la scollatura del vestito feci esplodere fuori le mie enormi tette al silicone. Non servì chiedere se quelle marmoree e rotonde appendici fossero gradite. Con un gemito mio nipote mi avvisò di essere arrivato al capolinea. Allungai una mano e presi quella verga dura e bagnata fra le dita poi, dopo aver sorriso maliziosamente, spalancai la bocca e mi infilai la cappella enorme e viola fino in gola. Non appena serrai le labbra su quella clava di carne dura, un caldo e potente fiotto di sperma mi riempì la bocca. Lo pompai per una decina di volte inghiottendo tutto. I suoi gemiti erano coperti dal rumoreggiare dei nostri parenti e mentre eiaculava copiosamente, mi accompagnava nei movimenti tenendo la mia nuca stretta fra le mani. Tutto si risolse in meno di un minuto poi, in un attimo, eravamo gia rivestiti e composti.
Ci staccammo senza parlare. Io mi dedicai alla moka e lui si sedette su una sedia cercando di farsi passare il fiatone. Accesi il fuoco e mentre mi giravo sollevai il vestito sopra la passera. Ci infilai dentro un dito ed esclamai: "Hai cinque minuti per riprenderti…poi voglio la mia parte!"
Mio nipote mi sorrise ed annuì soddisfatto.
"Trova una maniera per impedire ai miei figli di uscire dalla stanza da letto!" Gli ordinai mentre preparavo le tazzine. Lui uscì dalla cucina e per qualche minuto non sentii alcun rumore poi, mentre riempivo le scodelle e mi accingevo ad uscire in terrazzo, lo sentii intimare ai suoi cugini di non uscire dalla camera, perché aveva lavato il pavimento e non voleva vedere segni di scarpe sul prezioso legno del corridoio. "Se dovete uscire…chiamatemi!" Fu l’ordine che impartì prima di fiondarsi di nuovo in cucina. Rientrai dal terrazzo e lo trovai seduto su una sedia con il cazzo durissimo e svettante dall’accappatoio indossato senza niente sotto. Con un sorriso sornione si menò la cappella facendola bagnare di quel liquido scivoloso e trasparente che mi annebbia la mente. Mi portai di nuovo alla finestra e come avevo fatto qualche minuto prima, feci richiudere la tenda a livello della vita. Sorrisi ai due uomini in terrazzo i quali, incollati allo schermo ed intenti a seguire le ultime ed eccitanti sequenze del gran premio, non mi degnarono nemmeno di uno sguardo. Sollevai il vestito sopra al culo ed attesi la gradita visita di mio nipote. Lo sentii pararsi dietro di me e dopo pochi attimi, la sua calda e scivolosa lingua si intrufolò fino a raggiungermi il buco del culo. Entrai in paradiso spalancando la porta del piacere. Il ragazzetto ci sapeva fare e in pochi secondi mi portò sul baratro di un orgasmo spaventoso. Si alzò e con un movimento dolcissimo mi appoggiò il glande sulla fica. Mi piegai ulteriormente per facilitargli il compito e finalmente il suo lungo uccello mi penetrò aprendomi a dismisura il buco. Sentii le sue mani afferrarmi ai fianchi e subito dopo, con un movimento lentissimo, la scopata ebbe inizio. Per fortuna la caduta di un certo Stoner mi diede l’opportunità urlare e pregare il mio violentatore di spingere con più forza. Fui accontentata e cercando di sopprimere ogni espressione dal viso, godetti per quasi un minuto sotto le spinte potenti del mio nuovo amante. Arrivai all’orgasmo e non riuscii a trattenermi. Mi ritirai dalla finestra e tenendo la tenda chiusa con le mani mi lasciai andare gemendo sommessamente. Al culmine del godimento caddi sulle ginocchia e mi misi alla pecorina. Luca si fece sopra di me come se fossi una cagna. Mi afferrò le tette strizzandomele fin quasi a farmi male ed intanto, mentre io venivo copiosamente, mi spaccò con dei potentissimi affondi. Mi infilò il suo bastone fino alla radice poi, con una forza mai provata, esplose riempiendomi di sperma.
Non riuscii a godermi del tutto quella splendida emozione. Purtroppo la gara finì subito dopo ed il rumore delle sedie di plastica, che si spostavano sul pavimento del terrazzo, mi costrinse a rialzarmi velocemente. Senza commentare andai in bagno e mi lavai accuratamente. Uscii giusto in tempo per vedere Luca sulla soglia della sua stanza da letto.
Gli passai vicino e lui, infilandomi una mano dentro la scollatura ed afferrando una delle mie enormi tette, mi avvisò:
"Vado a fare un riposino, ma guarda che non abbiamo finito!"
Tolsi la mano e senza sorridere annuii. Con un certo disappunto mi resi conto che quella sera avrei dovuto soddisfare le voglie di mio marito, quelle di mio fratello ed in più, accontentare un insaziabile nipote adolescente. Il fatto di non essere riuscita a godere completamente di quell’orgasmo incestuoso mi rese molto porca ed intraprendente.
Quella notte sarei riuscita ad accontentare tutti e tre i miei pretendenti. Come ho fatto? Lo saprete al prossimo racconto.
Ciao a tutti da Asia.


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