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Il gene e quello...


di Mio91
18.04.2016    |    29.213    |    6 7.0
"Mi avvicinai e lo abbracciai da dietro..."
Le conseguenze del carnevale di mimma

Le conseguenze del carnevale

Dopo il primo assaggio del cazzo di mio fratello Pietro la sera del carnevale, mi resi con conto di quanto fosse eccitante ed appagante nello stesso momento quel poderoso pezzo di carne dentro di me.
Ah… non vi ho detto che lui ha 23 anni, 1,80, occhi verdi, castano e un fisico niente male davvero. Io, invece ho 18 anni compiuti da poche settimane, altezza 1,65, occhi verdi, capelli rossi tendenti al castano e naturalmente i miei giganteschi capezzoli. Occupano metà del mio seno… una terza abbondante…
La prima cosa che feci, fu di andare dal medico per farmi prescrivere la pillola, perché avevo intenzione di godere il più possibile e senza preoccuparmi assolutamente di pezzi di lattice o di contare giorni.
Tre giorni dopo mi arrivò il ciclo. Perfetto! Potei divertirmi sul serio.
Dopo un'altra settimana, quando ormai fui protetta, mi presentai in camera di Pietro completamente nuda. Mi piaceva stare nuda in casa quando non c'era nessuno.
I nostri genitori non c'erano. Erano andati al matrimonio di un mio cugino, per cui avevamo la casa a nostra disposizione per tre giorni, perché mio zio abita piuttosto lontano e si fermano a dormire a casa sua.
— Ehi Pietro, come butta? — gli dissi restando ferma sulla porta aperta.
Lui stava guardando qualcosa al computer e non si accorse di me fino a quando lo chiamai. Si girò e mi osservò con attenzione. Vidi un luccichio nei suoi occhi e un sorriso sghembo sulle labbra.
— Niente di che. Stavo guardando le email che mi erano arrivate. Dario mi ha mandato un FTP per scaricare le foto che ha fatto la sera del carnevale e sto facendo il download. Vieni, che le guardiamo assieme.
Intanto che mi avvicinai, Pietro si levò i vestiti, restando nudo anche lui. Mi fece sedere sulle sue gambe.
Quando il download fu terminato, Pietro avviò un programma per guardare le foto in sequenza automatica. Le osservammo, mentre sentivo le sue mani scorrere sul mio corpo e la sua voce roca che sussurrava commentando.
Cominciai a sentire il cazzo gonfiansi sotto il mio sedere. Le foto non erano per niente male, ma innocenti. Non si vide nulla di allarmante. Non mi si riconosce il viso, neanche quando vidi la foto di noi due nudi e con la maschera in faccia.
A quanto pare Dario ci aveva beccati a scopare. Aveva socchiuso la porta e scattato alcune foto di noi due. Si vedeva solo una ragazza con le gambe cinte attorno alla vita di un ragazzo dipinto.
— Questa la metto come sfondo desktop — mi sussurrò Pietro all'orecchio mentre mi palpava il clitoride.
Poi mi sollevò leggermente e mi impalò il cazzo dentro la fica. Entrò facilmente perché ero già fradicia di umori.
Continuammo a guardare le foto, ma non ce furono altre di noi due.
Allora Pietro si alzò dalla sedia, con me ancora impalata, e andammo nella camera dei nostri genitori.
Mi fece inginocchiare alla pecorina e iniziò a sbattermi vigorosamente per alcuni minuti. Mi piace quando mi prendono così. Sentii le sue palle che mi sbattevano contro. Sentii fino in fondo il cazzo di mio fratello. Lo avvertii anche sbattere contro la cervice tanto era l'impeto che ci metteva. L'orgasmo mi arrivò prepotente.
Poi uscì e mi fece sdraiare sulla schiena. Mi leccò la fica. Ma anche io lo volevo in bocca. Gli chiesi di fare un 69. Quasi subito lui venne e io ingoiai tutto quanto. Ma era ancora duro. Continuammo ancora un po' a leccarci, poi mi impalai ancora il cazzo nella fica. Appoggiai le mani sul letto accanto alla sua testa per fargli leccare il seno, ma non ci arrivavo. Allora mi tolsi e mi sedetti sulla sua pancia, fino ad arrivare all'altezza giusta. Lui si imboccò un capezzolo e succhiò forte. L'altro lo tormentava con le dita. Lo rotolava, lo tirava, lo schiacciava. Mi fece quasi male, ma fu un dolore eccitante.
Quando fu sazio del seno, mi mise sotto di lui e mi entrò dentro di nuovo.
Era un carro armato. Non si fermò neanche un momento a farmi riprendere fiato. Ansimai e rantolai per il godimento.
— Sto per venire, Viola. Vengo…
E sentii cinque violente schizzate di sperma che si infransero sulla cervice martoriata.
Io venni subito dopo, mentre lento Pietro menava ancora il cazzo dentro di me, godendosi l'ultimo brivido di soddisfazione.
Restò dentro ancora qualche minuto, fino a che il suo affare perse vigore.
— Cavoli Viola… sei una ragazza fantastica da scopare… Non ho mai goduto così con le altre… — disse mentre ansimava per riprendere fiato.
Corsi in bagno a prendere un asciugamani per tamponarmi la fica, per evitare di sporcare il copriletto di mamma.
Ritornai subito da Pietro con la tela tra le gambe e mi sdraiai accanto a lui.
— Grazie per il paragone, eh… Quindi io sono cosa? La tua puttana?
— Non dire così… È solo che ti stavo confrontando con quelle che ho avuto prima di te. Ora non ho nessuna ragazza. Sono single.
— E quindi sono solo un piacevole interludio?
— Ma che ti prende? Cosa vuoi da me? Sei tu che sei venuta a cercarmi!
Litigammo di brutto. Mi alzai e andai in bagno a lavarmi.
“Che ti è preso, Viola?” dissi a me stessa. “Che pretendi? Che sia il tuo ragazzo? Pietro è tuo fratello!”. Vaffanculo a me e pure a lui!
Ritornai in camera mia e mi sdraiai sul letto ancora nuda.
Mentre riflettevo su me stessa e mi addormentai. Quando mi risvegliai, avevo una coperta addosso. Evidentemente Pietro era venuto a cercarmi e me l'aveva messa lui. Restai lì ancora a pensare ai miei sentimenti ed ai miei desideri.
“Sì, certo, scopare con lui è fantastico… ma che pretendi? Che diventi il tuo fidanzato, eh Viola? Puoi divertirti quanto vuoi, ma non sarà mai il tuo ragazzo”, dicevo a me stessa.
Mi alzai e andai a cercarlo. Lo trovai in cucina che stava preparando un caffè. Era ancora nudo e pure io. Mi avvicinai e lo abbracciai da dietro. Appoggiai la testa sulla sua schiena.
— Scusa Pietro. Non volevo… non so cosa mi sia preso…
Pietro mise una mano sulle mie, si girò di lato e mi abbracciò.
— Non c'è nulla da perdonare… l'ho capito che sei confusa. Anche io non so bene come considerare i miei sentimenti. Ti voglio bene, sei mia sorella. Ma questo… questa cosa è diversa.
— E allora? Cosa facciamo?
— Non lo so. Ma tu mi piaci un sacco. È da quando avevi 14 anni che hai cominciato ad eccitarmi. Ti ho sempre spiato… e non sai le volte che mi sono masturbato pensando a te e al tuo corpo che cresceva.
Poi mi baciò sulla bocca. Un bacio lento. Le nostre lingue si cercarono e si trovarono. Pietro mi sollevò e mi mise sul tavolo. Entrò di nuovo in me. Questa volta fu diverso… ci amammo…
Quando all'improvviso si rese conto che mi era venuto dentro per un sacco di volte, gli dissi che stavo prendendo la pillola.
— Meno male! Ci manca solo che ti metta incinta… — disse alla fine.
Per i tre giorni che i nostri genitori erano assenti, ci trasferimmo nella loro camera e non facevamo che scopare. Passammo a letto tutto il tempo che non eravamo a scuola. Io al liceo e lui all'università. Non uscimmo neppure coi nostri amici…
Poi, quando ritornarono, le opportunità si diradarono, ma dato che i nostri genitori lavorano entrambi, la casa durante il giorno è tutta per noi.

Un pomeriggio, poi, mentre stavamo scopando nella mia camera, succede una cosa inaspettata.
Io ero alla pecorina e Pietro mi stava prendendo da dietro. Nessuno guardava verso la porta.
— Posso partecipare anche io?
Fatto sta che all'improvviso mi ritrovai davanti la bocca il cazzo in tiro di mio padre.
Mio padre ha 45 anni, occhi verdi, capelli castani, 1,75, un po' di pancetta, è ingegnere e possiede uno studio di progettazione ben avviato.
Pietro che aveva gli occhi chiusi e si stava godendo la chiavata, si fermò di botto.
— Papà! — esclamò lui. — Non stavamo facendo niente! — disse quasi isterico.
“Ma che dici, Pietro? Ma se hai il cazzo nella mia fica?” pensai.
— Quindi non stai chiavando tua sorella? — chiese serafico papà.
— Io… io…
— Beh! Continua, che aspetti? O preferisci che prenda il tuo posto?
Pietro si tolse, imbarazzato e lasciò il posto a papà.
Senza aspettare il mio consenso, papà mi entrò dentro. Il suo cazzo è più sottile rispetto a quello di Pietro, ma estremamente lungo.
— Ah… ma come sei bagnata, troietta… Sei zuppa… — continuava a dire papà mentre col suo cazzo mi pompava rapido. — Hai fatto un buon lavoro, figliolo! Oh tesoro di papà… che fica golosa che hai… è bollente… hai una fica bollente… e fradicia di umori… uhm!!!… come è bagnata!!! sì… dio… come scivola bene il mio cazzo nella tua fica…
Ero ancora alla pecorina e Pietro si stese sotto di me e si mise in bocca un capezzolo che pendeva e sbatteva al ritmo delle sferzate di mio padre. Dopo un po' si girò in modo tale che mi presi in bocca il suo cazzo. Con una mano mi massaggiava il clitoride e con l'altra mi strizzava un capezzolo, mentre papà sfilava il cazzo dalla fica e per poi rientrare per sentire il colpo della cappella sulla bocca dell’utero… dentro… fuori… dentro… fuori… stava impazzendo di piacere…
Papà continuava a scoparmi violentemente la fica.
— Ah, sì, favoloso. Sì, ti riempio, sì. Che bel culetto che hai tesoro! È ancora vergine? — e dopo un po' — La schiuma… Viola… stai schiumando… — mi disse papà per poi bloccarmi contro il suo ventre — adesso vengo… sì… ah… oh sì…
Papà mi riempì col suo sperma. Si tolse solo quando il cazzo rimpicciolì e si sdraiò al mio fianco.
— Ah, Viola mia… sei fantastica da scopare… credo che sarai un'ottima puttana…
Inorridii.
— Cosa?! Io non sono una puttana! E poi che cosa credi di fare? Solo perché mi sono scopata voi due non significa che sono una puttana! — urlai con tutto il fiato che avevo in gola.
— Tesoro… è una tradizione di famiglia… I figli si sposano e le figlie restano in casa a scopare… e a figliare — disse papà in tono condiscendente.
Ero senza parole. Non ne sapevo niente. Però è anche vero che la nostra famiglia è molto prolifica e che le donne diventano madri molto presto. E che raramente si sposano…
— Aspettavo solo che si svegliasse in te questo lato della personalità. Lo avevo capito da tempo che ti piace essere scopata. Stai prendendo la pillola, non è vero?
Annuii.
— Bene continuerai a prenderla. L'istruzione è importante. E poi continuerai a scopare con me e con tuo fratello per il resto della tua vita. E metterai al mondo i nostri figli. Continuerai anche quando tuo fratello si sposerà. È la tradizione e non puoi rifiutarti. Quando lui si sposerà ti trasferirai in casa sua. I bambini che avrai prima che Pietro si sposi resteranno con me e tua madre. Li cresceremo noi… secondo la tradizione. Ti ricordi la zia Evelina, quando abitava da noi, vero? Era la mia puttana… e anche del nonno, fin da quanto era una ragazzina come te! Non sai quanto sia stato arrapante scoparla mentre era incinta! E sai la cosa bella? Non ha mai saputo se i figli erano miei o del nonno!
— Ma… papà… io… io…
Non sapevo più cosa dire.
— Ma cosa dirà la mamma? Lo capirà anche lei che cosa succederà in casa. Come puoi fare una cosa del genere? — chiesi.
— Oh, tesoro mio… ma anche lei è al corrente della tradizione. Perché credi che la zia Evelina si sia trasferita qua? Facevamo delle favolose scopate noi tre. In più la zia si occupava di voi bambini. Personalmente l'ho ingravidata quattro volte mentre stava qui. Ora tocca a te… E poi tua madre non vede l'ora di diventare nonna. Uff… domani cambierò il tuo letto. È scomodo scopare in un letto così piccolo… — sospira.
Mio fratello che prima se ne stava zitto, sogghignò sonoramente.
— Evvai! Davvero posso continuare a scopare con lei? Davvero davvero?
— Ma certo! Anzi, perché ora non continuiamo?
Papà si alzò e tornò quasi subito con un tubetto di crema.
— Questo ci servirà poi.
Ricominciammo a scopare e fu Pietro che mi venne dentro. Poi papà si avvicinò e spalmò abbondantemente la crema sul buco anale. Con tre dita lo unse anche dentro.
— Ahi papà! Mi fai male… Fermati… ti prego… — implorai, mentre mi puntava la cappella e cominciava a spingere, per dilatarmi.
Non sentiva ragioni. Papà continuò a spingere imperterrito. Il male fu lancinante ma, una volta passata la cappella, tutto si fece più facile. Mentre lui spingeva sempre più energicamente, quasi urlando dal godimento, entrò tutto fino alle palle, poi iniziò a penetrarmi con lente e profonde inculate.
— Tesoro… lo senti… è tutto dentro… il mio cazzo… il cazzo del tuo papà è entrato tutto dentro il culo della sua piccolina!!! tutto sì! è entrato tutto!!!
Io godevo come un animale. Non contai più nemmeno le volte che venni…
Man mano che papà godeva, incitava Pietro a entrarmi nella fica.
— Dai Pietro, ficcaglielo ancora dentro… dai che facciamo una doppia… la sventriamo questa troietta… — ansimava papà tra una spinta e l'altra.
Pietro si sdraiò sotto di me. Papà si fermò giusto il tempo per permettere a mio fratello di entrarmi nella fica. Papà si mise in piedi sul tappeto e tutto ricominciò.
Sentii i due cazzi strusciare uno sull'altro, uno entrava e l'altro usciva. Mi girava la testa.
Ben presto gli orgasmi si susseguirono uno sull'altro.
— Basta… non ne posso più… fermatevi… mi gira la testa… — implorai.
Ormai non sentivo più dolore, ma non godevo più nemmeno. Svenni.
Rinvenni poco dopo con la sborra che mi colava da entrambi i buchi. Non avevo il coraggio di muovermi. Mi girava forte la testa e le orecchie mi pulsavano.
Sentivo Pietro e papà che discutevano.
— Ma allora mi lasci dormire con lei? La posso scopare sempre?
— Ma certo, figliolo! Lei ti appartiene. È la tua puttana… Puoi riempirla tutte le volte che vuoi. Ma sii discreto, eh? Non si deve sapere nulla al di fuori della famiglia.

Pietro si trasferì in camera mia il giorno dopo, dopo che papà mise un letto matrimoniale al posto del lettino singolo.
All'inizio non facevamo altro che scopare a tutte le ore del giorno e della notte. Molte volte mi svegliavo in piena notte che avevo già il suo cazzo dentro la fica e mi stava scopando di brutto. Avevo sempre lividi sulle gambe per causa sua.
Scopavamo anche dieci, dodici volte al giorno. Poi col tempo si diradarono.
Papà mi scopava raramente, tre o quattro volte la settimana. Aveva ancora la zia Evelina, 40 anni, a disposizione ed era alla sua sesta gravidanza.

Il tempo passò e mi diplomai col minimo dei voti. Tanto avevo capito che non mi sarebbe servito a nulla il diploma.
Papà pretese che non prendessi più la pillola già il mese prima e festeggiammo alla grande. Sia lui che Pietro mi riempirono la fica di sborra, tanto che rimasi subito incinta. Non smettemmo mai di scopare. Lo facevamo anche col pancione.
Nove mesi dopo partorii il mio primo figlio. Lo chiamai Andrea. Non sapemmo mai che era il padre.
Due mesi dopo la sua nascita non avevo più latte, perciò papà lo portò alla zia Evelina, che stava ancora allattando la sua ultima nata.

Quando Pietro si laureò, andò a lavorare presso lo studio di papà. Lì conobbe Jessica, che divenne sua moglie. Una vera troia. Si faceva montare da chiunque e divorziarono neanche sei mesi dopo. Fortunatamente non ebbero figli.
Pietro ritornò a vivere da noi e a dividere il letto con me, ma io ero già incinta di papà. Nacque Susanna. Questa volta avevo molto più latte e riuscii ad allattare la piccola per i successivi tre anni. Poi anche lei andò dalla zia Evelina. Aveva costituito una specie di asilo dove crescevano i bambini della famiglia.
Sarà stato perché allattavo assiduamente, ma non restai subito incinta, anche se scopavo abbondantemente con mio padre e mio fratello.
Adoravo soprattutto scopare con mio fratello. Non era solo un piacere fisico quello che provavo quando stavo con lui. Mi sentivo appagata e in pace con me stessa. Ora che non c'era la piccola in giro, ripresi la mia vecchia abitudine di girare nuda per casa. Anche Pietro stava sempre nudo e col cazzo in tiro. Poco dopo rimasi incinta per la terza volta. Nacque Tommaso.

Pietro non si sposò più, ma io ebbi altri otto figli, tre maschi e cinque femmine. Li crebbe tutti la zia Evelina con l'aiuto delle sue figlie.
Man mano che le mie figlie compivano 18 anni, si trasferivano a casa con noi. Papà e Pietro le montavano ripetutamente e ben presto rimanevano incinte.
I maschi, invece, finito la scuola trovarono subito lavoro ed aiutavano a mantenere la famiglia che si moltiplicava.
Tutti i miei figli si presero una sorella come amante e se ne andarono di casa nel giro di qualche anno.

Si dovevano mantenere in vita le tradizioni.
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