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Mamma mi aiuta con l'eiaculazione precoce (1)


di blueweaver12
01.12.2018    |    51.214    |    6 9.0
"Alla fine capitolai e le raccontai tutto..."
Frequentavo la terza superiore e avevo la prima fidanzata che si chiamava Valentina. Da circa due mesi facevamo sesso la domenica pomeriggio, quando i suoi genitori uscivano e lasciavano la casa libera. Un pomeriggio Valentina arrivò al nostro appuntamento e mi disse che non voleva più vedermi, che aveva cominciato a frequentare un tizio che faceva l’università. Aveva l’auto e, a dirla tutta, era un gran esperto a letto e durava ore, non come con me che dopo uno o due minuti era tutto finito. Ripetè la cosa un paio di volte.
Arrivai a casa in lacrime, vivevo con mia madre che all’epoca era alla fine della trentina e mio padre viveva e lavorava in Svizzera ormai da anni. Lei si accorse del mio stato d’animo e non disse nulla, all’inizio. Poi, accortasi che la mia faccia scura durava giorni mi chiese spiegazioni. Le dissi che mi ero lasciato con la ragazza, volle sapere il perché e sorvolai, sostenendo che era ormai vecchia e certe cose non le poteva capire. Rise della mia considerazione, facendomi capire che era ancora giovane e su certe cose la sapeva piuttosto lunga. Alla fine capitolai e le raccontai tutto. Fece una faccia perplessa, dopo un attimo di silenzio cominciò a spiegarmi che eravamo ancora molto giovani e non dovevo preoccuparmi per queste cose, dovevo solo conoscere meglio il mio corpo, e avrei trovato altre ragazze più serie. Mi lamentai che nulla sarebbe mai cambiato, che lo diceva solo per rincuorarmi. Stavo per cominciare di nuovo a piangere quando lei, con un gesto fulmineo mi agguantò per i pantaloni della tuta:
“Vediamo cosa succede qui sotto” disse e, prima che potessi dire alcunchè, abbassò pantaloni e boxer in contemporanea e lo prese in mano. Ero stupefatto, afferrò il pisello moscio e cominciò a farmi una sega incredibile, lenta e costante con le sue mani calde…in pochi attimi ero perfettamente in tiro.
“Siamo ben messi qui sotto eh?” mi disse sorridendo
“Sì, mamma, ma non è quello il punto” ero proprio inconsolabile “ahhh aspetta, aspetta”
Si era messa della saliva nella mano ed ora stava passandomela sulla cappella, dopo aver tirato giù la pelle. A questo punto si mise in ginocchio sul tappeto, io ero seduto sul divano. Mi tolse i pantaloni che erano rimasti ad altezza caviglie, si piazzò nel mezzo e, dopo aver esordito con “rilassati” cominciò a maneggiare il cazzo con grande maestria. Con la mano sinistra mi massaggiava i testicoli ed ogni tanto tornava ad impugnare la base dell’asta, con la destra muoveva la pelle, alzandola ed abbassandola sulla cappella che aveva ben inumidito. Ero in estasi, da solo non ero così bravo a masturbarmi, neanche lontanamente. Abbandonato sullo schienale del divano ero davvero al settimo cielo quando, non sarà passato neanche un minuto, mi accorsi che stavo schizzando; non me ne resi proprio conto, nel momento in cui aprii gli occhi vidi che avevo colpito mamma su una guancia.
Mi guardò con espressione funerea, pulendosi il viso con espressione molto seria mi chiese:
“Ma come sei già venuto?!”
“Scusa mamma, era così bello”
“E senza neanche avvertirmi?! Guarda…” e passò a pulirsi con un gesto enfatico la scollatura dove era colato un po’ di sperma
“Non me ne sono accorto, mi spiace”
“Ora capisco quella povera ragazza, come si fa a non accorgersene? Alla fine non si può darle proprio tutti i torti…”
“Ma…!! Mamma, cosa dici!?” intanto aveva ripreso in mano il pene sgocciolante, che era tornato molle per metà. L’aveva scappellato e stava spalmando lo sperma rimasto su tutta la cappella e sull’asta.
“Non ti preoccupare, adesso riproviamo, appoggiati sullo schienale e rilassati”
“Ma…non ne ho più voglia” detto questo provai a ritrarmi ma mi afferrò saldamente il pisello.
“Non stiamo mica facendo questa cosa per il tuo piacere, sto provando ad insegnarti. Ora stenditi e fai la tua parte” disse con tono imperioso ed obbedii. Si mise di nuovo al lavoro sul mio pisello che era tutto turgido e lubrificato ma tardava a rialzarsi. Cominciò a picchiettare pollice, indice e medio sulla cappella con un movimento rotatorio magnifico e, in men che non si dica, fu nuovamente durissimo. Mi guardò negli occhi e mi disse:
“Ora: devi fare molta attenzione a quello che senti” disse con sguardo freddo “avvertimi quando la cosa sta diventando molto bella e, se vado avanti così, senti che schizzerai. Ok?” e tornò a fissarmi negli occhi “così rallento e lo facciamo durare. Avvertimi in tempo!”
“Va bene, mamma”
Riprese a masturbarmi con la tecnica di prima, andando forse un po’ più piano. Ogni volta che la pelle scendeva e poi risaliva ricoprendo la cappella era un tocco di piccola estasi, stavo godendo da matti ma mi ricordai che dovevo rimanere vigile, cercai di farlo ma mi ritrovai ad emettere suoni: “mhhh mhhh aghhh ahhh”
“Come va?” fece lei
“E’ bellohh” risposi affannato
“A che punto sei?”
“Continua” dissi. Ma, sarà passato al massimo un minuto, che dovetti interloquire:
“Aspetta…piano…ahhh più piano…”
“Sei già molto stimolato eh?”
“Sì, aghh, se vai avanti così…”
“…schizzi dappertutto eh? Nossignore!” Smise , si alzò in piedi prendendomi per le mani. Mi fece alzare e mettere in ginocchio sul tappeto con le gambe divaricate. Si mise dietro di me, nella stessa posizione ma a gambe unite e riagguantò il cazzo. Rispalmò con tutta calma della saliva sulla cappella, impugnò la base con la sinistra e cominciò ad usare un ritmo strano, lento. Alzava e riabbassava la pelle tre volte, stava ferma alcuni secondi e poi ricominciava. Ricomincia presto a boccheggiare: “mhhh mhhh aghhh ahhh …manca poco…ahhh… manca poco” biascicai
“Trattieniti, devi cercare di trattenerti!” e rallentò il ritmo quasi fermandosi, ma una sborrata poderosa ruppe gli argini e schizzò sul pavimento e sul tappeto sotto di me.
“agghhh…sono venuto” dissi, dopo una pausa, rimarcando l’ovvio. Mi tese un pacchetto di fazzoletti: “Ora pulisci. Comunque questa volta un due minuti e mezzo li sei durati. Forse anche tre. Abbiamo molto lavoro da fare io e te” e mi guardò con aria molto determinata. “Domani riprendiamo”.
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