incesto
Una settimana particolare con mio figlio

05.05.2025 |
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"Ero troppo attanagliata dalla paura per parlarne con lui, a questo punto temevo una sua reazione..."
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Ciao a tutti, sono Cristina e ho 52 anni. Quello che sto per raccontarvi risale a qualche anno fa, per l’esattezza all’estate del 2015. Sono sposata da ventotto anni e ho un figlio nato proprio l’anno del mio matrimonio.
Mio marito è da sempre un rappresentante (non entro nello specifico per mantenere comunque l’anonimato) e giocoforza sempre in trasferta tra Europa e Nord America.
L’estate del 2015, prima delle ferie agostane, fu molto impegnativa per la sottoscritta, a causa di una trasferta che mantenne mio marito lontano da casa per 6 settimane.
All’epoca dei fatti mio figlio Giacomo (nome inventato) aveva 18 anni e, come è normale che sia a quell’età, iniziava ad esplorare la sua sessualità (impensabile al giorno d’oggi, i 18 anni di oggi dal punto di vista del sesso ne sanno molto più di noi).
Complice l’assenza del padre, che probabilmente lo frenava dal punto di vista emotivo, iniziò a bombardarmi di domande sul sesso, prima solo qualche accenno e poi via via con domande sempre più esplicite.
Essendo sua mamma non potevo ignorare la questione, ne tantomeno dimostrare troppa disinvoltura nel parlarne apertamente con lui.
Col sennò di poi, questo mio atteggiamento nei suoi confronti risulto deleterio.
Con disinvoltura, mio figlio iniziò a girare per casa col pene in erezione cercando in tutti i modi di farsi vedere da me (essendo piena estate ovviamente indossava dei semplicissimi pantaloncini da calcio).
Cercai di far finta di nulla, alla fine è normale a quell’età avere certi tipi di impulsi. Tuttavia le cose iniziarono a peggiorare. Una sera mi capitò di tornare a casa sul tardi, dopo una giornata infinita in ufficio. Mi spogliai al volo e volai in doccia velocemente. Fui molto rapida nel lavarmi, non volevo far aspettare ancora mio figlio per la cena. Uscii dal bagno per dirigermi verso camera mia quando vidi una sagoma dietro la porta della camera di Giacomo. Mi fermai e vidi mio figlio in posizione eretta dietro la porta. Ci misi un attimo a capire cosa stava facendo: con la mano destra si stava masturbando mentre con la sinistra manteneva una cosa vicino al suo volto. Con incredibile sorpresa aveva una mia ballerina, la stessa che avevo indossato tutto il giorno e che mi era tolta in fretta e furia prima della doccia. Rimasi completamente scioccata da quella scena; non so perché non reagì in alcun modo, potevo andarmene senza dire niente, potevo entrare interrompendo mio figlio e riprendendomi la scarpa, invece rimasi li, inerme fissa a dietro la porta. Stavo fissando mio figlio, il mio bambino che stava crescendo e stava esplorando la sua sessualità. Ad un certo punto si piegò leggermente e portò velocemente la scarpa verso il suo pene: iniziò ad eiaculare dentro la ballerina, sporcandola con una grande quantità di sperma. Super imbarazzata me ne andai verso camera per vestirmi.
A cena quella sera non dissi nulla ovviamente, Giacomo non si era accorto della mia presenza, quindi non volevo assolutamente portare altro imbarazzo a quella tavola.
Dopo cena mio figlio uscì con amici e rimasi da sola in casa. Ero coricata sul divano quando mi tornò in mente la mia ballerina che mio figlio aveva usato per il suo piacere. Mi alzai e mi diressi verso la scarpiera. Trovai solo una delle due calzature così mi recai in camera di mio figlio alla ricerca della scarpa mancante. La trovai; era lì dove prima mio figlio l’aveva usata. Ribollii di rabbia. La trovai ancora completamente sporca di sperma; non si era nemmeno degnato di ripulirla. Andai in bagno e presi della carta igienica per pulire. Non so qualche motivo mi spinse a farlo, forse per sola curiosità, ma avvicinai la ballerina sporca di sperma al mio naso. Mi vergogno ancora oggi di quello che feci: aveva un odore gentile, quasi profumato che non ricordava nemmeno vagamente quello dello sperma. Piegai la scarpa e raccolsi un po’ di sperma con la bocca. La mia razionalità mi aveva completamente abbandonato: non solo raccolsi lo sperma di mio figlio con la bocca ma lo assaporai un attimo prima di deglutirlo. Finito ciò decisi davvero di pulire le scarpe e mi recai in bagno. Nel momento decisi di fare anche pipi e solo allora mi accorsi che tutto quello che avevo visto e fatto in serata non mi aveva lasciata indifferente. Mi acccorsi di essere bagnata; questa cosa mi turbò parecchio, mi ero eccitata grazie a mio figlio.
Andai a letto quella sera molto scossa, perciò decisi di porre freno alle curiosità di mio figlio Giacomo, creando una sorta di distacco.
Nei primi giorni le cose andarono anche bene fino a quando Giacomo, probabilmente giunto al culmine dell’eccitazione si palesò direttamente con me.
Ero andata a letto ormai da qualche ora. Per combattere il caldo torrido indossavo una vestaglia di seta molto leggera, dormendo del tutto scoperta dalle lenzuola, sperando nel flebile venticello che entrava di rado dalla finestra aperta.
Ad un certo punto sentii la porta della camera di mio figlio aprirsi, e dei passi avvicinarsi alla mia stanza. Chiusi gli occhi, facendo finta di dormire. Giacomo era appena entrato in camera mia, in piena notte; inziai ad agitarmi ma decisi ugualmente di rimanere in silenzio per non peggiorare la situazione.
Con gli occhi chiusi ma con tutti gli altri sensi ben recettivi mi accorsi immediatamente di quello che stava succedendo. Mio figlio si avvicinò ai miei piedi ed iniziò a annusarli (a distanza di 10 anni non ho ancora capito cosa lo faceva esaltare così tanto, va beh); sentivo il suo respiro affannato mentre scorreva la punta del suo naso sul palmo dei miei piedi. Lo sentii poi muoversi verso di me; cercava di fare silenzio, me ne accorsi, ma ero ben cosciente in realtà di tutto quanto.
Il mio volto volgeva verso l’esterno del letto quindi ero a pochi centimetri da lui. Rimasi di pietra: il mio olfatto stavolta mi rivelò una scena che non potevo vedere. Mio figlio si avvicinò al mio volto col suo pene e lo avvicinò alla mia faccia, ne sentii l’odore, non poteva che essere il suo membro. Ero paralizzata, ma allo stesso tempo crebbe in me sorta di eccitazione che non faceva altro che mettermi ancor più in disagio. Finalmente lo sentii allontanarsi di qualche passo, si fermo e iniziò a masturbarsi: sentivo distintamente il rumore del suo pene tra le mani.
Decisi che l’unica cosa da fare era rimanere ferma immobile ed aspettare che se ne andasse.
Quel momento arrivò poco dopo, ahimè dopo che venne copiosamente sui miei piedi. Sentii il suo sperma caldo stavolta scendere sulla mia pelle e la cosa mi eccitò ancor di più; una parte di me era in collera con Giacomo per aver violato il mio corpo, l’altra era completamente eccitata e su di giri. Finalmente mio figlio se ne andò in camera sua; per non detestare sospetti aspettai un attimo prima di muovermi. Avevo i piedi completamente fradici, sentivo il suo sperma colare lungo la pianta; sicuramente stavo sporcando le lenzuola ma in quel momento fui sopraffatta dai miei istinti.
Portai la mia mano destra sul ventre, per poi scendere fin sotto le mutandine; iniziai a masturbarmi delicatamente ma con estrema decisione. Invece di provare imbarazzo per l’accaduto, continuai fino al raggiungimento dell’orgasmo. Ormai appagata da tutto ciò decisi di mettermi a dormire dimenticando di ripulirmi.
Il giorno seguente, per prima cosa cambiai immediatamente le lenzuola e mentre facevo ciò ragionavo su come comportarmi nei confronti di Giacomo. La scorsa notte entrambi eravamo andati decisamente oltre, non doveva più accadere questo è certo, tuttavia l’idea di affrontare con lui la questione mi frenava causa un forte imbarazzo per cui decisi di non dire nulla.
I due giorni seguenti trascorsero lisci senza imprevisti di alcun tipo; ingenuamente pensai che mio figlio si fosse accorto di essere andato troppe oltre quella notte e si fosse placato.
Mi sbagliai completamente.
La notte stessa fece di nuovo capolino nella mia stanza, la notte seguente e via così per 4 notti consecutive.
La prima volta replicò quello che fece la prima notte, poi si spinse più su, eiaculando prima sulle mie gambe, poi sulle mani ed infine sullo petto ad altezza dello sterno.
L’eccitazione della prima notte scomparve nelle seguenti, lasciando spazio alla preoccupazione e al timore di ricevere una visita da parte sua nel cuore della notte. Ero troppo attanagliata dalla paura per parlarne con lui, a questo punto temevo una sua reazione. La goccia che fece traboccare il vaso però fu quando Giacomo superò ogni limite possibile: quella volta non si limitò ad eiacularmi sul corpo, bensì direttamente sul viso. Non mi trattenni più: di scatto mi alzai dal letto e accesi la luce. Urlai contro di lui qualsiasi cosa; ricordo ancora bene mentre lo sgridavo perdevo sperma dalla faccia e la cosa fu veramente umiliante. Lui se ne andò senza dire nulla. Rimasi sveglia tutta la notte dalla collera e decisi finalmente di parlarne direttamente con lui il giorno seguente.
Tornata dal lavoro la sera successiva lo trovai davanti alla Tv mentre giocava con la sua consolle, gli dissi: “Giacomo vieni che dobbiamo parlare”. Senza accennare nulla smise di giocare a si diresse verso la sala da pranzo. Iniziai dicendo: “ti rendi conto di come ti stai comportando nei miei confronti? Quello che stai facendo è una grande mancanza di rispetto verso tua madre. Sei consapevole che è sbagliato quello che hai fatto?” Rispose: “scusa mamma hai ragione ma in questo periodo l’unica cosa a cui penso sei tu, sei il mio chiodo fisso. Non volevo mancarti di rispetto, ma trovo appagamento solo in questo modo, non riesco farne a meno”. Replicai: “mi stai dicendo che se non vieni sopra tua madre non sei contento? Non ti viene in mente un modo alternativo per trovare piacere? e lui:”si un modo c’è, potresti farmi venire tu?” Rimasi un attimo interdetta, poi dissi finalmente: “ma stai scherzando spero?sono tua mamma te lo sei dimenticato? È già grave che tu possa anche solo chiedermi una cosa simile”. Lui replicò: “ma dai una sola volta, così almeno in futuro non sarò più costretto a fantasticare su di te” “scordatelo” ribattei immediatamente. Lui continuo: “dai mamma ti prego, una sola volta, poi smetterò con tutto il resto, lascerò stare te e le tue scarpe, lo prometto”.
Al sentire ciò mi fermai un momento, rimasi in silenzio a fissare mio figlio; mi accorsi che lui notò questa mia indecisione e replicò ancora: “dai una volta sola e poi finisce tutto”. Una parte di me voleva voltare pagina e l’unico modo per farlo era acconsentire a ciò che Giacomo chiedeva; d’altro canto era decisamente immorale mettere in pratica quello che lui chiedeva. Stanca delle sue insistenze e di quella settimana senza sonno causata dai continui raid notturni acconsentii a tale richiesta: “ ok va bene Giacomo, ti accontento solo per questa volta che sarà anche l’unica, dopodiché mi devi promettere che svolterai pagina ok?” “Te lo prometto mamma”.
Decidemmo di cenare, prima di consumare quello che avevamo pattuito. Il mio imbarazzo era già alle stelle durante la cena, l’appetito di certo non abbondava ma scelsi, saggiamente, di bere un po’ di vino in modo da inibire il mio animo turbolento in quel momento.
La cena durò poco, Giacomo fremeva sulla sedia, io non avevo mangiato praticamente nulla, quindi decisi di togliere il dente cariato, era inutile tergiversare ancora.
Andammo in bagno, lui si mise accanto al water, io accanto a lui sul bidet. Potevo già notare dai suoi pantaloncini la sua eccitazione; il momento di più grosso disagio (non mi sono mai spiegata il perché) fu quando dovetti abbassare pantaloncini e slip. Avevo la mano tremolante e il cuore in gola: abbassi prima il calzoncino, rivelando uno slip gonfio dal pene in erezione. Primo step.
Mi feci forza e abbassai anche lo slip: mi si palesò di fronte a me, a venti centimetri da me, il suo pene, eretto, gonfio di eccitazione, di dimensioni generose come sono quelle dei giovani.
Dal suo glande usciva già una discreta quantità di liquido lubrificante che aumento enormemente appena lo presi in mano. Iniziai a muovere dolcemente la mano, sempre molto lentamente. Non durò molto quel momento, probabilmente Giacomo aspettava da tempo che ciò avvenisse. Nel giro di una quarantina di secondi venne violentemente sul pavimento coi primi schizzi di sperma, mentre mi sporco la mano con gli ultimi. Terminato ciò io non dissi nulla, presi della carta, pulii la mano e lo sperma dal pavimento e uscii dal bagno. Prima di lasciare la stanza sentii alle mie spalle:”grazie mamma, ti prometto che d’ora in avanti non ti coinvolgerò più in nessun modo”.
È così fu. Giacomo si dimostrò di parola, non mostrò più interesse nei miei confronti, a fine estate si fece anche la fidanzatina e probabilmente dimenticò il tutto. Io invece ci misi un po’ più di tempo a metabolizzare quella settimana cosi turbolenta; in particolare ebbi per assurdo più difficoltà nel digerire i momenti in cui mi lasciai andare alle mie pulsioni rispetto al momento in cui masturbai mio figlio.
In generale comunque per come sono proseguite le nostre vite fino ad oggi non mi pento di tutto quello che è successo in quella settimana così particolare
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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