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Intervista a Virginia


di bube
24.04.2023    |    1.706    |    0 8.0
""Videofonica, telefonica o diretta?" Le chiedo..."
Suona il telefono, vedo un numero francese: spero sia una prenotazione, quest'estate le cose vanno a rilento. Invece è una certa Yvonne di Paris Match, che mi chiede se sono disposta a concedere un'intervista. "Videofonica, telefonica o diretta?" Le chiedo.
"Diretta: vorrei conoscerla bene, abbiamo in mente un servizio su di lei, sul suo lavoro, e da quel che ci è stato riferito lei è un personaggio affascinante, in tutti i sensi." Faccio una risatina; poi le dico: "anzitutto parliamo pure francese, ci intenderemo meglio; e poi, quanto tempo lei pensa che dovrò dedicarle?" Mi ringrazia per il francese, mi fa i complimenti per come lo parlo, e poi un po' esitante mi dice che l'ideale sarebbe almeno una mezza giornata, considerando il servizio fotografico, che tra l'altro spera di poter realizzare soprattutto in barca.

"Temo che mezza giornata sia un'ipotesi ottimistica... Senta, carte in tavola: io non chiedo nulla per l'intervista, ma il mio tempo è per il lavoro: se voi potete pagarmi una giornata in mare, penso che potrete avere tutto il materiale utile per il servizio; io noleggio di solito la barca a settimane, però la prossima non ho ancora prenotazioni, così potremmo combinare; tenga presente che una giornata non costa solo un sesto della quota, ma un terzo." e le comunico l'importo.

"Assolutamente nessun problema, va benissimo."
"Ancora una domanda: sarà solo lei o c'è anche il fotografo?"
"Se preferisce, solo io: sono anche fotografo."
"Allora va benissimo solo lei; nel prezzo è compreso l'uso di una cabina con servizi, così, se non patisce la barca a vela, sarò felice di averla ospite a bordo.
"Non osavo chiedeglielo! Adoro la vela, sarà un vero regalo per me."

Combiniamo la data e ci salutiamo calorosamente. Ha una voce fresca, allegra, giovane: chissà se lo è anche di persona? E come se fosse telepatica, ecco che mi arriva sul telefono un breve video: è lei che si mostra in bikini, su una barca a vela, da dove saluta e sorride. Sì, è proprio come speravo: un bel tipino, piccolina e perfetta.
La settimana dopo, puntuale, mi annuncia di essere a Firenze, dove pernotterà per essere l'indomani mattina a Porto Santo Stefano; e il mattino dopo presto, finalmente la conosco di persona: una bella ragazza sui trenta, allegra e simpatica proprio come nel filmino. Si chiama Yvonne, ma per gli amici è solo Yvie.
"E io Virginia; ma per gli amici, come vogliono loro: si sono inventati i nomignoli più assurdi; da 'Vi' - il più semplice - a Gin, Ginia, e non so più quanti."
"A me piace il suo nome intero, Virginia."
"E a me piace darci del tu, Yvie."

Ha noleggiato un'auto a Firenze, anche per portarsi dietro comodamente l'attrezzatura audio e video per l'intervista, e di buon mattino è già qui; vado con lei fino al parcheggio per aiutarla coi bagagli, che carichiamo in barca: mi fa i complimenti, trova la barca bellissima, affascinante, non vede l'ora di essere in mare aperto; sicchè, mentre lei sistema le sue cose in cabina, mollo gli ormeggi ed esco dal porto. "Andiamo fino all'isola del Giglio", le annuncio; "non ci vorrà molto, e intanto puoi cominciare a fare un po' di foto, e chiacchieriamo."
"Perfetto Virginia: se sei d'accordo, d'ora in poi io registrerò tutto quello che ci diciamo,così al ritorno avrò tutto il materiale che mi serve."
"Devo indossare un microfono?"
"Sì, è meglio; così posso sentirti anche se giri per la barca."
"Non è anche impermeabile?" Ride, certo che no; ma perché? "Perchè per liberarmi, ogni tanto me ne andrò sott'acqua in mare." Ride allegramente: "intanto indossalo subito, non voglio perdermi nulla di te!". Mi aggancia la trasmittente agli shorts e il microfono alla t-shirt; prova, tutto funziona.

"E come farai quando faremo il bagno? Perché spero bene tu voglia assaporare il mare dell'arcipelago toscano."
"Bene, dopo i tuffi, ci sarà la possibilità di fissare il microfono al reggiseno e la trasmittente allo slip, no?" La guardo sorridendo maliziosa: "non ci sarà invece: io in mare ci vado sempre nuda, e lo stesso quando prendo il sole". Mi fissa a lungo con un sorrisino altrettanto malizioso; "vuol dire che lasceremo microfono e trasmittente vicino alla tua testa, e in qualche modo cercherò di non lasciarti allontanare..."

Ci guardiamo in silenzio per un po'. Credo che questa intervista potrà essere un impegno assai piacevole. Intanto ho spento il motore e issate le vele; c'è un bel vento non troppo teso, la barca fila che è una bellezza. "Ti faccio conoscere le due isolette più vicine, il Giglio e Giannutri, intanto chiacchieriamo come vuoi, puoi registrare."
"Molto bene Virginia... Allora cominciamo con la biografia, ti va?"

Le racconto di me, di mio papà, della mia 'sorellina' parigina Momì e della sua bella mamma, e tutte le vicende relative. Lei mi ascolta attenta, solo ogni tanto fa qualche domanda. Quando siamo intorno al Giglio, facciamo una pausa. "Altro che intervista, Virginia! potrei farne un libro, di te. Non sarà facile condensare tutto in un servizio."
"E non hai ancora ascoltato il meglio" le dico. Ride, mi fa una carezza: "cioè che tu sei lesbica, e che hai avuto avventure d'ogni genere?"
Non mi meraviglio, me l'aspettavo. "Paris Match potrebbe scandalizzarsi?"
"Ma figurati! Ce ne vuole, per scandalizzarli; non è l'argomento, ma lo stile con cui lo si presenta."

Le ricambio la carezza, me la tiro vicina, le faccio un bacio nel collo e le dico di spogliarsi, perché fra un po' ci potremo ancorare a farci qualche foto e un tuffo. Sorride, fa cenno di sì e corre di sotto,mentre arrivo a una delle tante calette protette dal vento; giù le vele e calo l'ancora. Yvie ricompare con indosso solo uno slip micro. Due tette incantevoli, piccole ma perfette, e tutto il resto di prima qualità. "Sei davvero bella, sai?"
"Mi fa piacere che mi trovi bella; e tu...?" "Io? Ci metto tre secondi."
Forse sono quattro o cinque, la cosa più lunga e togliermi le scarpe da vela, maglietta e shorts volano via e basta. Lei mi guarda a lungo, sorridendomi; poi fa il segno dell'ok col pollice e mi chiede se possiamo tuffarci. Dopo un attimo siamo ambedue in mare, ad assaporarne il profumo e il sapore; ridiamo, ci facciamo i dispetti, e non perdo occasione per toccarla; poi su in barca.
"Vuoi farti una doccia, Yvie?"
"Adesso no, forse faccio ancora un tuffo. E' una meraviglia qui!"
"E non hai visto ancora niente. Peccato non avere più tempo, ti porterei in posti incredibili, nessuno oltre ai gabbiani, acqua di cristallo..." Lei sospira, sussurra "peccato" a sua volta. Ma sorride, e quando lo fa le compaiono due fossette ai lati della bocca; comincerei da lì coi baci, e poi dappertutto. Chissà se lei...?

Ci sdraiamo sui materassini a prendere il sole; lei sistema microfono e ricevitore e ricomincia l'intervista; è abile, sa come portarmi a confidarle i miei segreti senza oltrepassare certi limiti. Poi, pausa. "E' previsto un caffè?" "Altroché Yvie, tutto quel che vuoi; sta' lì che te lo porto." Ma no Vi, ci mancherebbe, scendo con te".

Mentre i due espressi colano, afferro una bottiglia e due bicchieri; il caffè risulta così abbondantemente corretto. E dopo che abbiamo bevuto caffè e ammazzacaffè, mentre insieme sciacquiamo tazzine e bicchieri, la bacio nel collo.
Lei posa il bicchiere. Mi guarda seria. Socchiude la bocca, e io la bacio, teneramente ma senza riserve, assaporo il gusto eccitante del Cointreau misto al gusto del caffè, oltre al delizioso sapore della sua bocca... Continua a fissarmi, ma risponde al bacio. Il suo slip (sarà un caso?) è di quelli coi laccetti ai lati; allento ambedue i nodi, e lo slip scivola a terra; finalmente lei chiude gli occhi, mi abbraccia stretta, spinge e strofina il pube contro il mio e restiamo così a lungo. Poi mi stacco, le sorrido, le faccio un bacino sul naso e la prendo per mano: "andiamo a sdraiarci un po' al sole? E magari tu vorrai continuare l'intervista..."
Scuote la testa, ride: "per ora no, Vivì... Abbiamo tempo..."
Sui materassini, al calore del sole, cominciamo a far l'amore: siamo tutte salate, ridiamo leccandoci: "tutto questo sale non è dietetico", ammonisce lei. "Potremmo farci una doccia veloce", propongo; "sì, ma velocissima!"
Mi alzo, la prendo per mano, corriamo nel mio bagnetto e ci sciacquiamo alla svelta; poi di corsa, su di nuovo, ma stavolta il nostro sapore non è più di sale ma sempre più intimo: quello dei nostri nidi d'amore.

"La tua micina ha un gusto delizioso, sai?" Le sussurro fra una leccata e l'altra; e poi: "ma non si bussa prima di entrare?" Perché dopo avermi leccata, mi sta penetrando con le dita nella vagina e nell'ano: Il pollice davanti e due, tre?, non so quante dita dietro, e mi porta abilmente al godimento, mentre mugolando e dimenandomi la bacio, la lecco, la penetro anche con le dita meglio che posso; godo prima di lei, ma continuo ansimando a succhiare il suo eccitante miele.
Poi mi rigiro, ci abbracciamo e ci baciamo tenere, languide, senza parlare. Solo dopo un po' le chiedo se avesse lasciato aperto il registratore.
"Non sarebbe stata una cattiva idea memorizzare anche la colonna sonora. Ma no, è spento. Queste sono cose nostre..." E mi bacia ancora. Poi mi dice: "sai, qui diventa difficile parlare di te nell'intervista; voglio dire, descrivere le tue... preferenze; dammi un'idea."
"Un'idea?... Mah... ti sarà già capitato di scrivere su qualche donna lesbica, no?"
"Sì, certo; ma ne ho sempre parlato come una curiosità, come uno dei gusti della persona, così 'en passant', capisci? Un po' freddamente, insomma; ma parlare di te... Io ti 'sento' in maniera speciale, sai... Tu mi sei esplosa dentro... Sapessi quante volte nelle mie interviste ho scritto che mi ero innamorata del tale o della tale; ma di te non riuscirei a dirlo." "E perché no?" "Perché temo che sia vero..."
Ci guardiamo in silenzio a lungo. Poi avviciniamo lentamente il viso, e lentamente uniamo le bocche, e - cosa che di rado mi capita nella vita - mentre ci baciamo mi sento liquefare.

Dopo, mi guarda con un'aria tenera, un po' disperata: "e adesso?" mi chiede. "E adesso ti porto a vedere un'altra isoletta; lì ci fermiamo, facciamo un altro bagno, poi la doccia; ci prepariamo da mangiare in barca, so essere anche una discreta chef; e poi ce ne andiamo a dormire qui sotto, e facciamo l'amore finché ne abbiamo voglia; poi dormiamo finché basta, e domani ti porto a vedere qualche altro posticino romantico... Ce la fai a fermarti un giorno di più?"
Mi abbraccia stretta. "Posso prendermi tutto il tempo necessario. E non preoccuparti, ho un budget piuttosto elastico, nessun problema... No, stà' brava ora, non mescoliamo il lavoro col piacere... Porterò in redazione un'intervista che vale qualunque spesa...
Intanto è sera. "Sei abbronzata da paura", mi dice; ma qualche volta, al sole, te lo metti almeno uno slip? Voglio dire, coi clienti..." Si rabbuia, mi guarda col cipiglio da offesa: "o devo dire con le clienti? Mi sa che sono più spesso donne, no?" Rido e le mollo uno sculaccione; lei si gira fingendosi offesa. "Hai un culo delizioso, da mangiarselo... E quelle due fossette sulle natiche! Sei proprio bella, sai Yvie?"
Ancheggia un po' ridendo, poi si gira e viene ad abbracciarmi. "Ti adoro Vivi, anche se mi fai rabbia, e invidia per la vita che fai... Cosa si può desiderare di meglio che fare il lavoro che più ci piace?"
"Però anche tu fai il lavoro che ami, no?"
"Sì, certo, ma tante volte sono costretta a scrivere cose che non mi piacciono; tu invece sei padrona della tua vita. Quanto sei bella Vivi, mi sto innamorando, povera me!"
"Mi ami abbastanza da aiutarmi in cucina?"

Scendiamo di sotto; rovisto nel freezer, e tiro fuori due code d'aragosta. Lei spalanca gli occhi. "Come le preferisci?" Le chiedo; e lei: "con te..."
"Dai, sii seria... alla brace non è possibile, ma potrei proporti la specialità della casa: aragosta allo champagne e riso pilaf, che ne dici?" Si lecca le labbra, chiude gli occhi: "dico che se mai avessi voluto resisterti, era la volta che mi avresti sedotta"!
Cuciniamo insieme, poi apparecchiamo un tavolino nel pozzetto, accendiamo qualche lumino, e indossiamo il minimo indispensabile.

"E' la cena pù romantica e deliziosa che abbia mai gustato in vita mia", sospira poi Yvie; "non la dimenticherò, mai..." Ce la godiamo in silenzio, ascoltando lo sciacquìo lieve delle piccole onde contro lo scafo. E ci gustiamo poco per volta quasi tutto lo champagne rimasto dopo la preparazione dell'aragosta.
Poi soffiamo sui lumini. Lasciamo tutto come sta; scendiamo di sotto; andiamo nella mia comoda cabina. In silenzio ci spogliamo del poco che abbiamo indosso; lei si sdraia e chiude gli occhi. Le verso con attenzione un poco di champagne sui capezzoli: rabbrividisce, trema... Glieli lecco, non voglio sprecarne una goccia... Dai finestrini entra la luce della luna.
La bacio dolcemente sulla bocca, lei sospira, apre appena le labbra, si lascia baciare fingendo passività. Poi le verso un rivoletto di champagne sul pube; sussulta, chiude le cosce per non lasciarlo colare via; e glielo lecco, lo succhio, ne sento ancora l'aroma misto a quello eccitante, erotico, della sua micina calda; gliela bacio e la lecco, mentre lei geme e trema e sussulta ogni volta che la mia lingua raggiunge il suo centro sensibile; finché sento il suo respiro farsi affannoso, il bacino sussultare e guizzare, e mi gode in bocca lasciandosi andare in un orgasmo che pare non aver fine.
Allora torno su da lei; la bacio teneramente sulle labbra. Sospira, apre gli occhi; "ce n'è più di champagne?" "Forse un sorso."
"Me lo dai? lo terrò in bocca per condividerlo con te..."
Per la prima volta in vita mia assaporo il gusto dello champagne tiepido direttamente dalla bocca di un'altra. Poi una lunga pausa, tenera, di parole dolci e lievi carezze; finché Ivie si scatena. mi sale addosso, incrocia le gambe con le mie e ci strofiniamo ridendo felici; ma mi libera, mi bacia dappertutto, dalla bocca alla gola alle orecchie alle ascelle ai seni, e giù giù giù fino a incollare la bocca alla mia fica, e me la succhia, me la lecca, mi mordicchia lieve le labbra della vulva facendomi gridare; è affamata d'amore, mi rigira prona, mi morde le natiche masturbandomi con le dita; ed ecco la sua lingua guizzare sull'ano strappandomi gemiti di piacere, finché mi fa godere così, succhiandomi la rosellina e masturbandomi a fondo con tutte le dita.

Lentamente mi rilasso, riprendo fiato. Poi scivolando sul letto salgo fino a baciarla dolcemente sulla bocca. "Lo sai?" Mi sussurra dopo; "mentre ti giravi e risalivi a me, mi sembravi... un serpente, sì, ma non ti offendere; un serpente incantatore, ti muovi così ogni tanto, sei tutta liscia e flessibile e morbida ma si sentono guizzare i tuoi muscoli... Diomio Vivi, come farò poi senza di te!"
"Non ci pensare... Non rovinare i momenti belli pensando a quelli tristi, quelli arrivano anche troppo presto."
"Hai ragione... Posso dormire abbracciata a te?" "Devi, non dormirei bene altrimenti".
Scivoliamo nel sonno senza rendercene conto, e la barca, da brava, ci fa la ninnananna.





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