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La Notte della Regina - 4 parte

21.06.2025 |
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"Scivolai in avanti sul letto, mantenendo il mio sedere sempre alto, offerto al bacio profondo del re..."
Il re e Carla, nella sinuosa spirale dei loro corpi, assistevano all’incedere dell’amante numero 5 al cospetto della regina, che giaceva ansimante sul futon dopo aver accolto il caldo piacere del quarto uomo mascherato, il quale stava a sua volta procedendo verso di me a passo lento.Non vidi chiaramente Mara ricevere l’atletico numero 5, ma la sentii urlare di piacere quando il nuovo amplesso cominciò. Davanti a me, stava l’amante appena accommiatatosi dalla regina. Avevo un compito da svolgere.
Massaggiai lentamente le gambe e il basso ventre dell’uomo. Le mie dita scorrevano piano sul corpo villoso, scivolando sulla carne sudata e invischiata dal frutto del piacere. Feci correre le mie dita lungo l’asta del pene oramai a riposo, colsi una timida pulsazione, forse una eco dell’appena passato piacere, accompagnata da un sospiro dell’uomo. Baciai con passione quel membro stanco, assaporando le briciole delle gesta compiute sul futon di fianco a me.
Quando anche il quinto amante ebbe compiuto il suo operato, il re lasciò andare Carla. I due si incontrarono a metà strada, si guardarono negli occhi e si presero per mano mentre camminavano verso il cuscino, dove attendeva già impaziente il numero 6.
Carla si inginocchiò di nuovo, prendendo per i fianchi il compagno. Il numero 6 borbottava qualcosa che non riuscii a comprendere dalla mia posizione.
Fu un istante. Carla spinse il compagno sul futon e in un batter d’occhio gli fu sopra, in un appassionato bacio. Il re lanciò uno sguardo in fondo al salone e i tacchi di Lavinia risuonarono veloci.
La ragazza con gli occhiali toccò gentilmente più volte la spalla di Carla, senza però riuscire a distoglierla dall’appassionato incontro col fidanzato. Il re prima fece un cenno al numero 6, invitandolo a raggiungere la regina, poi strattonò il guinzaglio nero con forza, facendo perdere l’equilibrio alla ragazza che scivolò lateralmente sul letto. Lavinia ne approfittò, prendendo per mano il ragazzo e invitandolo ad alzarsi. Poi, senza lasciare la presa sull’uomo, fece altrettanto con Carla e li accompagnò poco più in là nell’ombra.
Vidi solo le loro teste annuire allo sguardo perentorio della donna, che al termine della sua ramanzina sorrise loro e li accompagnò ai rispettivi posti.
In questo momento di pausa, rotto solamente dal rumoroso amplesso di Mara con il sesto amante, mi ritrovai a cercare con lo sguardo il mio Lui. Sedeva al suo posto, immobile, rivolto verso di me. Quando i nostri occhi si incontrarono, fece un leggero cenno col capo che accese un timido sorriso sul mio volto. Tornai sulla terra quando l’amante numero 7 mi prese per i capelli e mi costrinse a voltarmi verso di lui.
La notte della regina procedeva con il suo cerimoniale perverso. Non c’erano orologi sull’unica parete non a vetri e non era possibile misurare lo scorrere del tempo in nessun altro modo. L’unico riferimento temporale era l’alternarsi dei corpi davanti a me e le loro condizioni: crescente eccitazione prima, appagato riposo dopo. L’odore della pelle come dopo un bagno rituale prima, il gusto dell’incontro appassionato dopo. A rendere tutto così immobile, l’immutata eccitazione del re e della regina e i nostri compiti prima e dopo gli amplessi di Mara.
Io ero eccitata. Molto. Ma di una eccitazione che si staccava dal bisogno fisico di raggiungere un orgasmo o di sentire un uomo muoversi dentro di me. Vivevo il gioco con distaccato trasporto. Eseguivo il mio compito, attendevo impaziente il momento in cui avrei incontrato il mio Lui, bramavo di gustare il suo sapore misto a quello di Mara. E pensavo a come avremmo vissuto il dopo. Non mi sentivo sporca, neanche abusata. Conoscevo il gioco, lo avevo accettato. Forse il mio esserne inizialmente quasi scandalizzata faceva già parte del tutto.
Quando fu il turno del mio Lui, sentii come essere entrata in quello che sarebbe stato l’apice della serata. Che strano, il culmine del gioco vedeva noi due lontani, costretti dalle regole a godere del piacere di un’altra persona, in questo caso Mara.
Già, Mara. Una donna oramai sfinita dalla passione e dal desiderio, un corpo imperlato di sudore, abbandonato sul futon con le gambe aperte che lasciavano intravedere il lento fluire del piacere maschile che scendeva giù dalla sua pelle, andando a macchiare le lenzuola.
Carla si avventò sul membro del mio uomo con forza, lui le poggiò una mano sulla nuca, accompagnando i suoi movimenti. Il mio Lui non staccò lo sguardo da me neanche per un secondo.
Uno strattone sulla mia nuca. Un altro. Il re aveva tirato il mio guinzaglio.
Mi alzai solo dopo una terza strattonata, e mi mossi verso il marito di Mara con passo sinuoso, contribuendo a scrivere la colonna sonora del gioco con l’eco dei miei tacchi. Il re mi attendeva sdraiato sul divano, completamente nudo e con il membro eretto bene in vista.
Il re si alzò in piedi, girò attorno a me guardandomi con voluttà. Si fermò a pochi centimetri dal mio volto e ci guardammo negli occhi per qualche istante. Poi mi baciò con ardente passione. La sua lingua cercava la mia, facendosi strada nella mia bocca, vorticando lentamente in un abbraccio bagnato.
Quando si allontanò, mi prese per i polsi e mi voltò verso il futon. Fu in quel momento che vidi il mio Lui inginocchiarsi davanti alle gambe spalancate di Mara e iniziare a penetrarla piano, facendo scorrere lentamente avanti e indietro il suo membro, come sempre facciamo nella nostra intimità quotidiana.
“Abbassati sul letto” dietro di me, la voce del re. La sua mano sulla schiena mi accompagnava mentre mi mettevo a quattro zampe sul futon. Neanche un metro più in là, Mara si muoveva sotto i colpi del mio uomo, afferrando le lenzuola e gemendo di passione.
Il re si abbassò dietro di me, sentivo le sue dita esplorare la mia pelle, scendere sulle mie natiche e correre giù sull’interno coscia. Mi allargò con delicatezza le gambe e inizò a leccarmi la figa. Fremetti vacillando sulle braccia. Quando poi la sua lingua incontrò il mio clitoride, dovetti cedere. Scivolai in avanti sul letto, mantenendo il mio sedere sempre alto, offerto al bacio profondo del re.
“Lo sapevo che sei sempre la solita troia” la voce di Mara, adesso ancora più vicina. Mi porgeva una mano che afferrai istintivamente.
Il mio uomo continuava a scoparla senza sosta, lentamente. Il suo cazzo, avviluppato dagli umori di Mara e dei precedenti amanti, appariva per un istante e poi si perdeva nelle profondità bagnate di quella figa perfettamente curata. Le mani del mio uomo correvano sulle gambe abbronzate di Mara. Sul suo addome gocce di sudore ne esaltavano la muscolatura.
Il re fu dentro di me. Rompendo di fatto la regola che Lavinia ci aveva dettato in apertura di serata.
Il marito di Mara fece scivolare il suo membro dentro la mia figa oramai perdutamente bagnata. Sentivo la sua durezza avanzare con forza dentro il mio profondo. I suoi colpi contro le mie natiche risuonavano nel salone, accompagnati dal suo grido di piacere e dal mio sospiro.
L’uomo sembrava in estasi. Alternava la penetrazione selvaggia a momenti in cui estraeva il suo cazzo e me lo sbatteva con forza sulle grandi labbra, oppure picchiettava il mio clitoride col suo glande. La mano di Mara stringeva la mia senza lasciarla un secondo. Il suo roco gemere a poca distanza da me, i nostri movimenti si annullavano a vicenda in quella stretta così salda.
“Oddio vengo” sussurrò Mara. E ripetè le parole ancora e ancora. Gli occhi si chiusero nella maschera, la stretta si serrò ancora di più, le mie dita non potevano sfuggire alla morsa di Mara che si contorceva tutta attorno al membro del mio uomo. Gridò forte il suo piacere, inarcando la schiena e mostrandomi il suo corpo sudato, bellissimo nella luce discreta del salone.
“Baciami”
La mia bocca incontrò quella di Mara in un lungo, caldo, appassionato incontro di lingue.
Quando il mio Lui raggiunse l’orgasmo, sentii il corpo di Mara sottrarsi al mio bacio. La lasciai sul futon ad accogliere il caldo getto di piacere nelle sue profondità. Il mio Lui abbandonato all’estasi suprema.
Dietro di me, il re non si era fermato nemmeno un istante. Continuava a scoparmi sospirando parole che non riuscivo a comprendere.
Ad un tratto, mi prese per i capelli e tirò verso di se. Mi alzai e sentii il suo cazzo uscire fuori di me.
“Grazie cara. Adesso vai a ripulire il tuo uomo”
E si buttò sul divano sfinito, ma col membro sempre ben eretto.
Il mio Lui, ancora al cospetto delle gambe aperte di Mara, mi offriva la sua mano. Più in basso, il suo cazzo era ancora unito con la figa di Mara da un lungo, vischioso filamento frutto del loro piacere.
“Vieni con me…”
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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