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iniziazione al cinema


di qwer85
09.03.2009    |    46.227    |    0 8.7
"La lentezza con cui iniziò a pomparmi nella figa, mi dava l’idea di un’escursione infinita del suo cazzo dentro di me e, per quanto fossi fradicia di umori, ..."
Quella mattina le lezioni erano finite alle 11 perché mancava un docente. Di andare in biblioteca a studiare non ne aveva voglia nessuno; era l’inizio di giugno e pensammo di andarcene in giro a goderci la bella giornata di sole. La giornata era bella ed era piacevole passeggiare per il centro. Eravamo io e Alessandra insieme a due suoi amici; essendo arrivata solo quest’anno in città, Alessandra si era mostrata gentile ad introdurmi nell’ambiente, dato che lei era di casa, essendo già al terzo anno, mentre io ero solo una matricola. Ad un certo punto, uno dei ragazzi propose di andare in un cinema lì vicino; si trattava di un cinema a luci rosse e io mi mostrai decisamente contrariata, ma Alessandra mi disse di non fare la provinciale e di non rovinarle la festa, perché mi confidò in un orecchio, di volersi fare un giro con Marco. Non me la sentii di oppormi e ci avviammo verso il cinema. Arrivati alla cassa, il cassiere disse a Roberto strizzandogli l’occhio: “allora ce l’hai fatta a venire!”. A quel punto pensai che la cosa non fosse troppo improvvisata, ma ormai mi trovavo lì e poi si trattava del solito pretesto del film porno, per far eccitare le ragazze; ma questo si usava a 16 anni!
Entrammo e feci fatica ad abituarmi all’oscurità perché la sala era nel buio più assoluto, eccezion fatta per la luce dello schermo. Tra qualche risata e qualche difficoltà raggiungemmo dei posti liberi e cominciammo a guardare le immagini sullo schermo. Come mi aspettavo, niente di nuovo si presentava ai nostri occhi: la solita esibizione di corpi quasi perfetti che si esibivano in amplessi che miravano soprattutto a lasciare in primo piano i sessi degli attori. Cominciammo a scherzare sulla recitazione e sui dialoghi e sulla disposizione degli spettatori nel cinema: poca gente sparsa tra i sedili e guardandomi intorno, mi accorsi di un paio di persone che si masturbavano freneticamente. Questa scoperta mi turbò più del film e subito sentì uno strano calore arrivarmi tra le gambe. Le accavallai e sentii subito una piacevole sensazione perché avevo solo una gonna leggera, senza calze dato che era arrivato il gran caldo già da qualche settimana. Le accavallai ancora e senti crescere il calore. Mi venne voglia di accarezzarmi, ma non ebbi il coraggio di farlo vicino ai miei amici, per cui decisi di alzarmi e di andare in bagno. Mentre mi avviavo verso i bagni, mi resi conto che per quanto mi fossi abituata al buio, al fondo della sala c’era davvero un’oscurità quasi impenetrabile. Mi accorsi di alcune sagome appoggiate contro il muro e quasi subito, avvertii la pressione delicata ma decisa di una mano sul mio culo. Trasalii un po’ per lo spavento e un po’ per l’eccitazione che mi stava portando verso i bagni e che, a causa di quel contatto inaspettato, mi fece sobbalzare il cuore in gola. Invece di continuare a camminare, mi fermai con la salivazione azzerata e il cuore che sembrava un cavallo impazzito. A quel punto, la mano prese coraggio e mi palpò con decisione assaporando la morbidezza delle mie curve e cominciò a baciarmi sul collo. Mi spaventai di me stessa e di quello che stavo lasciando che accadesse. Sentii le mani dello sconosciuto cingermi la vita e portarmi dietro delle pesanti tende di cui ignoravo l’esistenza e dietro le quali il buio era totale. Mi venne in mente che ero tra le mani di uno sconosciuto che avrebbe potuto essere vecchio e brutto, ma non riuscivo a dominare le scariche di desiderio che la situazione intrigante mi faceva nascere in mezzo alle gambe. Un viso si avvicinò al mio e subito avverti delle labbra sulle mie che erano già dischiuse dall’eccitazione, per cui la sua lingua mi riempì e la mia ricambiò con desiderio. Mentre mi baciava sentii un tramestio e qualcuno doveva essere entrato dietro le tende, perché sentii diverse mani accarezzarmi i fianchi, il seno e cominciarono a infilarsi sotto la gonna. Sentivo mani grosse e callose che mi rovistavano l’intimità e quando arrivarono a scostarmi le mutandine per infilarsi nella mia figa, spalancai ancora di più la bocca con cui stavo baciando lo sconosciuto. Lui prese la mia mano e se la portò sull’inguine, facendomi avvertire la presenza di un’erezione enorme e prepotente. Feci scorrere la mano su quel rigonfio e lui con pochi gesti si abbassò la tuta da ginnastica che indossava, liberando un cazzo poderoso. Continuavo a sentire la sua lingua in bocca, le sue mani stringermi con forza i capelli e non so quante mani scorrere sui miei fianchi, sul mio culo, tra le mie cosce. Presi ad accarezzare quel cazzo e mi gustavo la lunghezza, la larghezza e la consistenza. Mentre mi godevo tutto questo, sentii qualcuno dire: “toglile le mutandine” e un’altra voce subito aggiunse: “strappagliele e fatevela tutti quanti!”. Era la voce di Alessandra. Altro che giro con Roberto, avevano organizzato tutto da chissà quanto tempo! E adesso mi trovavo lì, in balìa di non so quanti sconosciuti che non vedevano l’ora di prendersi da me quello che volevano. Così fecero. Sentii le mie mutandine lacerarsi e delle mani che mi sollevavano sostenendomi per le gambe, che tenevano ben aperte e mi impalarono sullo sconosciuto che mi riempì in un colpo solo, con prepotenza, in profondità. Rimasi per qualche secondo senza respirare per poi espirare rumorosamente e profondamente, per sottolineare il piacere di essere piena di cazzo e di soddisfazione. La lentezza con cui iniziò a pomparmi nella figa, mi dava l’idea di un’escursione infinita del suo cazzo dentro di me e, per quanto fossi fradicia di umori, mi sentivo dilatare le carni e temevo di lacerarmi da un momento all’altro. Nonostante questo, non avevo modo di sottrarmi a quell’impalatura perché ero come un pupazzo tra le mani sconosciute che mi sostenevano e le spinte imperiose e impietose che lo sconosciuto prese a darmi con deliberata violenza. Mi sembrava di morire. Cominciai a gemere sempre più forte e intensamente finché l’orgasmo mi raggiunse violento come una frustata, scuotendo il mio corpo nonostante fosse sorretto da diversi uomini. Ancora semi stordita, mi sfilarono da quella pertica di carne e mi inginocchiarono davanti allo sconosciuto che si prese il suo piacere, riversandomi in bocca una sborrata liquida e abbondante; probabilmente si stava menando il cazzo da lungo tempo, perché la sentii scorrere in gola abbondante e con il suo piacevole sapore acre. Ma eravamo appena all’inizio. In quella posizione, sentii altre cappelle premere contro il mio viso e presi a distribuire succhiotti e leccate, sentendo i sapori e gli odori di ognuno. Ripensandoci, dovevano essere tutti extra comunitari che lavoravano al grande mercato vicino al cinema. Questa riflessione mi mise addosso la consapevolezza di essere prigioniera di un branco di neri, che avrebbero potuto farmi a brandelli, nella loro smania di spartirsi le mie carni bianche e delicate, di rossa naturale. Dopo qualche minuto passato a succhiare i cazzi che nel buio cercavano la mia bocca, mi fecero alzare e mi piegarono in avanti, appoggiandomi al muro. Sentivo la guancia contro la superficie fredda e ruvida del muro, mentre mani sconosciute mi rovistavano sotto la gonna e introducevano brutalmente due o tre dita nel mio sesso, fradicio e ancora aperto dalla violenta penetrazione dello sconosciuto. Quasi subito qualcuno si introdusse dentro di me e cominciò a muoversi in maniera lenta e intensa, con le unghie che artigliavano la carne dei miei fianchi, mentre altre mani si accanivano sul culo, introducendo uno o due dita, finchè non si sfilò da me per introdursi con decisione nel mio culo. Il dolore mi lasciò senza fiato e mi fece urlare. Alessandra, mi tappò la bocca dicendomi “zitta piccola, che poi ti piace…”. Mentre cominciavano a scendermi le lacrime mi aggrappai alle braccia che mi afferravano i fianchi, piantando le unghie in quei polsi che mi scuotevano, per far scorrere il suo palo dentro di me. Volevo ribellarmi, scappare da quella penetrazione devastante, ma mi tenevano per i capelli, con la faccia contro il muro, le gambe aperte e il culo in fuori e non so bene quanti fossero. Ogni tanto, il cazzo nel mio culo si ritraeva completamente per poi riaffondare nella mia morbidezza candida e lentigginosa, dopo aver sputato un paio di volte sul buchino rosa. Quando il cazzo usciva, mi sembrava di prendere fiato dopo una lunga immersione e quando rientrava, sentivo che il dolore cominciava diminuire e lasciava spazio alla piacevole sensazione di essere posseduta in maniera decisamente virile, quasi animalesca. Intanto Alessandra mi dava dei lievi baci sul viso e leccava le mie lacrime, finchè le nostre lingue non si intrecciarono in un bacio osceno e voglioso. Improvvisamente tutto si ferma e vengo portata verso l’ultima fila dove mi fanno appoggiare allo schienale delle poltrone. Mi ritrovo così piegata a novanta con gente davanti e gente dietro, che si alternavano nella mia bocca e nel mio culo. Una incredibile giostra di cazzi che mi sono entrati di prepotenza nel culo, schiaffeggiandomi sonoramente e prendendosi il mio calore, per venire a schizzare tutta la loro sborra nella mia bocca, tenendomi ferma per i capelli ed emettendo dei grugniti animaleschi quando cominciavano a schizzarmi in gola il loro piacere, con Alessandra che mi teneva fermo il viso e con le dita raccoglieva la sborra che fuoriusciva e me la ricacciava in bocca. Alla fine, mi ritrovai in bagno con Alessandra che mi aiutava a rimettermi in sesto, spiegandomi che era una sorta di rito di iniziazione per le matricole…particolarmente porche e carine come me! Da allora siamo diventate inseparabili compagne di studi, ma soprattutto di feste!
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