Prime Esperienze
Esibizioni estive: l’hotel di fronte

18.06.2025 |
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"Ripresa la sigaretta, si appoggiò con la schiena al muro e sollevò una gamba, la pianta del piede contro la parete..."
Luca si svegliò prima del solito. Una luce radente filtrava in linee oblique dalle lamelle socchiuse delle persiane e quel poco d'aria che ancora si muoveva, prima che l'afa estiva prendesse il sopravvento, gli accarezzava la pelle portando con sé l'odore del mare.Scostò il lenzuolo. Nudo, come sempre quando la temperatura lo permetteva, allargò braccia e gambe stiracchiandosi prima di alzarsi. A piedi nudi camminò verso la porta-finestra, infilandosi per abitudine un paio di pantaloncini lasciati sulla sedia e con un gesto deciso aprì le persiane lasciando entrare un'onda di luce dorata e i suoni della mattina.
Luca controllò d'istinto i balconi di fronte. Le facciate degli hotel attorno erano immobili, punteggiate da teli stesi, costumi ormai asciutti e un paio di bottiglie di birra vuote abbandonate su un tavolino. Nessuna presenza visibile.
Si chinò e sfilò i pantaloncini. Un gesto automatico. Amava stare nudo. Gli dava una sensazione di libertà, di pace con se stesso e quando era solo, come in quei giorni, ne approfittava il più possibile.
Ancora un po' assonnato si buttò all'indietro sul letto. Incredibile come il senso del tatto si esaltasse senza vestiti, ogni superficie sembrava parlare: le lenzuola che sfioravano la pelle, perfino il materasso che accoglieva la schiena come un abbraccio sottile.
A contatto con l'aria fresca il sesso, ancora mezzo eretto dal risveglio, gli diede un brivido di piacere facendogli allungare una mano. Una carezza che presto lasciò il posto a un gesto lento e metodico, quasi meccanico. Più istinto che desiderio.
Poi qualcosa cambiò. Un movimento al margine del campo visivo. Un'ombra.
Sul balcone dell'hotel di fronte, una figura femminile. I suoi capelli lisci e lunghi che risplendevano dorati per la luce calda che arrivava da dietro. Indosso un bikini scuro. Si chinò verso lo stendino, sistemò qualcosa. Non guardava verso di lui. Chissà da quanto era lì.
Luca si bloccò. La mano ferma, le dita ancora posate sullo scroto, il suo membro pulsante a contatto col suo ventre piatto. Non si nascose, ma neanche si mosse. La ragazza rimase fuori ancora pochi secondi, poi rientrò. La porta si richiuse piano dietro di lei.
Lui restò lì, immobile. Si accorse che stava trattenendo il respiro. Una parte di lui sperava di non essere stato visto. L'altra, più segreta, lo desiderava.
Cercando di spegnere il pensiero di quella comparsa femminile Luca si immerse nei suoi impegni, ma l’immagine della ragazza che si chinava verso lo stendino tornava ciclica, nitida, come un fotogramma bruciato nella memoria.
Fece colazione tardi, rispose a qualche mail, poi si perse a sistemare una pila di appunti che evitava da giorni. Il sole saliva alto, riempiendo l'appartamento di un caldo viscoso, e Luca ogni tanto si fermava sotto lo split del condizionatore lasciandolo acceso pochi minuti, giusto per non soccombere.
Verso mezzogiorno uscì a comprare qualcosa da mangiare. Due passi sotto il sole bollente, un’insalata già pronta e un succo, poi rientrò in casa. Aveva riaperto le finestre per far circolare l’aria prima di mettersi a tavola, quando la vide di nuovo.
La ragazza stava stendendo delle mutandine sottili, probabilmente un perizoma. Aveva i capelli biondi raccolti in una coda e indosso un vestitino estivo corto che oscillava coi suoi movimenti. Si poteva intuire un corpo pieno e morbido, con curve abbondanti e armoniose, con quella sensualità giovane e disarmante che lo colpiva più della bellezza in senso stretto. La pelle chiara evidenziata da un accenno di rossore dietro il collo, tipico dei vacanzieri di città appena arrivati.
Luca rimase in ombra, appena discosto dalla finestra senza farsi notare finché lei non sparì nuovamente all'interno, riabbassando la tapparella. Solo un modo per tenere fuori il caldo del pomeriggio, eppure a lui ricordò il sipario che si chiudeva dopo un’esibizione, lasciandolo solo con un'eco visiva difficile da scacciare.
Il pomeriggio, Luca si trascinò tra piccoli compiti, cercando di mantenere una parvenza di produttività. Ogni tanto si distraeva facendo un giro in camera da letto e rivolgeva lo sguardo fuori, ma il balcone di fronte rimaneva vuoto e silenzioso. Rilesse alcune bozze, si arrese a metà lettura di un articolo troppo tecnico, poi finì per perdersi in un documentario con l’audio al minimo, più come sottofondo che per vero interesse.
Intorno alle cinque, con il sole che cominciava a piegarsi e l’aria meno opprimente, uscì sul balcone ormai in ombra per annaffiare le piante. Stava riempendo l’annafiatoio quando un rumore di tapparelle attirò la sua attenzione. Alcuni ospiti stavano tornando in stanza dopo un pomeriggio di mare. Con finta indifferenza cercò con lo sguardo il balcone della ragazza e rimase deluso di vederlo ancora privo di vita. Finito di innaffiare le ultime piante stava per rientrare qualcosa lo fece tornare sui suoi passi.
Una figura si era fatta viva sul balcone dell’hotel. Aveva i capelli castani sciolti sulle spalle e un corpo asciutto, il top aderente si tendeva appena sul petto esile. Stava stendendo il bikini bagnato con gesti rapidi e distratti. Luca la osservò qualche istante, incuriosito. Qualcosa non tornava; era diversa da come la ricordava.
Si assentò un attimo per riporre l’annaffiatoio e al suo ritorno, vide un’altra ragazza uscire sullo stesso balcone. Anche lei stava stendendo il proprio costume, ma con movimenti più lenti, quasi studiati. Aveva i capelli avvolti in un asciugamano che ne nascondeva il colore ma anche così non c'erano dubbi. Era lei. La ragazza che aveva osservato a pranzo.
Luca si rese conto di aver dato per scontato che fosse sempre la stessa. Ma si era sbagliato. Erano in due.
Dopo cena, la casa era tornata silenziosa. Luca, in cerca di qualcosa che lo distraesse da quella quiete ovattata, si era seduto sul letto a leggere, la finestra spalancata come sempre. L’aria portava suoni frammentati dai balconi degli hotel vicini: risate ovattate, una radio lontana, qualche televisore acceso.
Fu quasi per caso che riconobbe le voci. Due ragazze che chiacchieravano a bassa voce, la cui risata si alzava a tratti, seguita subito dopo da un tono più cospiratorio. Si alzò lentamente, cercando di non fare rumore, e si appoggiò contro la parete a fianco della porta-finestra che dava sul suo balcone. Si sporse appena, quel tanto che bastava. Tra i balaustri della ringhiera, due paia di gambe nude. Erano loro. Si ritrasse appena, trattenne il respiro, e ascoltò.
Non riusciva a cogliere tutto, ma alcuni frammenti nitidi gli arrivarono comunque. Una voce stava raccontando qualcosa: "...si stava toccando, giuro... come se non sapesse di essere visto." Risatine. Poi l'altra, un tono più grave aggiunse qualcosa che Luca non riuscì a decifrare, ma lo fece sorridere l’effetto che ebbe sull’amica. Una nuova risata, più sincera, poi una frase distinta: ".... dai, non dire che non ti piacerebbe."
Luca rimase immobile. Non era sicuro del tono — se fosse un gioco, una presa in giro o un reale interesse — ma il fatto stesso che parlassero di lui, del suo corpo, lo lasciò elettrizzato. Una sensazione di esibizione riuscita, anche se involontaria, lo percorse come una scossa improvvisa.
Quella notte fece fatica a prendere sonno. E al mattino, quando la luce cominciò a filtrare nella stanza, sapeva esattamente cosa avrebbe fatto.
Al suono della sveglia Luca aprì gli occhi. L’aveva impostata apposta: non voleva rischiare di dormire troppo. Tutto doveva essere pronto prima che le ragazze uscissero.
Si alzò con calma, ancora nudo, e cominciò a preparare la scena. Spalancò le persiane, poi regolò con cura le ante della finestra. Dovevano lasciarlo visibile solo da una direzione: quella del loro balcone. Gli altri angoli rimanevano coperti, protetti. Abbassò anche i soffietti, di poco, giusto quanto bastava a schermare la testa e parte del busto. Voleva apparire come inconsapevole, ma lasciare in vista ciò che contava.
Quando notò finalmente un movimento fuori, il cuore prese a battere più forte. Si mosse con decisione ed entrò in scena.
Attraversò la stanza come se nulla fosse. Nudo, calmo, occupato in faccende banali. Un bicchiere d’acqua da riempire, un libro da spostare, un cuscino da sistemare. Ma ogni movimento era studiato. Manteneva il membro in uno stato di tensione appena accennata. Ogni volta che usciva dal campo visivo, si toccava quel tanto che bastava per conservare quell’equilibrio sottile tra rilassatezza e desiderio.
Ogni tanto, da dietro il soffietto, rubava uno sguardo. Rapido, nascosto, per controllare che fossero ancora lì, intente a prepararsi per andare in spiaggia. Aveva visto chiaramente la bionda indugiare con il perizoma in mano lanciando uno sguardo fugace nella sua direzione.
Quando vide la tapparella scendere, un mezzo sorriso gli si formò sulle labbra. La sua mossa era fatta. E ora, sperava di avere qualche conferma.
La mattina volò via più in fretta del previsto. L’incontro di lavoro era andato bene, addirittura stimolante. Luca tornò a casa con addosso una strana leggerezza. Una specie di euforia calma, che gli restava incollata addosso mentre parcheggiava e risaliva le scale. Quasi si era dimenticato del piccolo gioco che aveva iniziato a casa.
Entrato nell'appartamento aprì la finestra del soggiorno e uscì fuori un attimo. Senza pensarci diede uno sguardo verso l'hotel e le vide: erano sedute sul balcone, gambe distese, una rivolta verso l'altra, chiacchieravano piano. La bionda gesticolava con vivacità, la castana ascoltava, ogni tanto rideva.
Luca rimase fuori e si appoggiò casualmente al muro dietro l'angolo da cui non poteva essere visto. Lì poteva cogliere qualcosa, se parlavano abbastanza forte. Si sforzò di isolare le loro voci dal rumore del condizionatore acceso in una stanza vicina. Riuscì a cogliere frammenti della conversazione.
"... il tipo nudista stamattina..." stava dicendo una voce.
Luca imprecò sottovoce quando il rumore di un motorino, chiaramente truccato, gli impedì di sentire il resto. Poi un'altra macchina. Possibile che dovessero passare tutti ora? Quando la situazione era ritornata calma la stessa ragazza di prima stava finendo di dire qualcosa, concludendo con una risatina.
"Ti conosco, a te..." rispose l'altra, con tono divertito, e partì una risata più chiara, collettiva.
Luca sorrise, restando fermo nel suo nascondiglio. Non era molto, ma abbastanza per riaccendere la voglia di giocare.
Nel tardo pomeriggio, si preparò con cura. Sistemò la finestra come la mattina in modo che fosse visibile solo da certe angolazioni. Aveva studiato bene l'effetto: dal balcone delle ragazze, in quella precisa angolazione, lo potevano vedere steso sul letto, dal petto in giù.
Si sdraiò in diagonale, il busto appena fuori dal cono visivo, pronto a spostarsi se necessario. Era nudo ovviamente, e iniziò a toccarsi senza fretta. Il portatile acceso al suo fianco, con video scelti apposta: le protagoniste somigliavano alle sue dirimpettaie. Ogni tanto un'occhiata fuori per controllare la situazione. Quando sentì alzarsi la tapparella della camera di fronte, trattenne il respiro.
La castana fu la prima a uscire. Indossava degli shorts di jeans e un top nero. Il viso era nascosto dal soffietto della finestra ma si intravedevano i capelli lisci, ancora umidi che le accarezzavano le spalle. Stava fissando con calma il telo sullo stendino e sembrava concentrata sui gesti, incurante o incosciente di Luca che nel frattempo stava continuando a darsi piacere fantasticando su di lei. Per attirare l'attenzione fece partire un video con una ragazza che godeva intensamente e ne alzò il volume più di quanto avrebbe fatto normalmente. Lo lasciò andare per una decina di secondi, ancora più eccitato da quei gemiti, poi abbassò di nuovo il volume. Osservava la reazione della ragazza nel frattempo. Forse, per un attimo, aveva girato la testa nella sua direzione. Fatica esserne certi. Prima che potesse riprovare ancora lei rientrò in camera.
Poi toccò alla bionda. Era avvolta in un asciugamano bianco, i capelli raccolti in un altro telo. Si mosse con più lentezza. Ripose anche lei il costume: un bikini rosso. Le mutandine, a giudicare dalle dimensioni, lasciavano pochissimo all’immaginazione. Anche lei sembrava intenta nei suoi gesti, rivolta verso di lui, ma si attardò un po' più dell'altra. Poi si girò, lentamente, nella sua direzione.
Nascosto appena dietro il soffietto, Luca si masturbava piano, accarezzandosi con lentezza, trattenendo il piacere su ogni centimetro del suo cazzo teso. Fece un piccolo movimento laterale con la testa, per apparire come inavvertitamente visibile. Non troppo.
Si concesse di sbirciare: lei era piegata in avanti, le mani sullo stendino, l'asciugamano che si sollevava appena. I seni, grandi, nudi sotto il telo, si intravedevano tra le pieghe. Si rialzò, si sistemò addosso l'asciugamano e per un istante si morse piano il labbro inferiore. Poi rientrò. Forse con un sorriso appena accennato.
Luca restò in silenzio, con addosso il calore di quegli ultimi istanti e la sensazione che qualcosa fosse appena cominciato.
Cenò presto, senza troppa fretta. Un pasto leggero accompagnato da una birra fresca sul balcone mentre il sole calava e la luce si ammorbidiva tra i palazzi.
Dopo aver sistemato la cucina, si preparò per uscire; aveva in programma una serata con degli amici che non vedeva da tempo. Mentre si vestiva, diede un'occhiata al balcone delle ragazze: luci spente, nessun segno. Probabilmente anche loro erano uscite.
Tornò tardi, passate le tre. L'aria era ancora calda ma senza l'umidità insopportabile del giorno. L'appartamento immerso nel buio. Si fece una doccia e poi, nudo, si aggirò senza troppa cautela per la camera da letto. Le finestre erano spalancate: a quell'ora la maggior parte delle stanze di fronte erano già buie, il cicalio dei condizionatori accesi ad accompagnare il sonno degli occupanti all'interno.
Fu allora che notò una luce accendersi: dei puntini luminosi che filtravano tra la tapparella semichiusa della stanza delle ragazze. Si fermò. Dopo poco si accese anche la luce della finestra del bagno, accanto al balcone. Il rumore dell'acqua confermò i suoi sospetti: una di loro stava facendo la doccia.
Luca sentì l'eccitazione tornare a impossessarsi di lui, e il suo sesso ancora memore dell'eccitazione del pomeriggio non tardò a riempirsi di vigore. Quando la castana uscì sul balcone e si accese una sigaretta, si mosse. Lei indossava shorts corti di cotone e una canottiera sottile, la cui stoffa morbida lasciava intuire la forma dei seni minuti e dei capezzoli. I capelli raccolti in una coda disordinata. Appariva rilassata, pronta per andare a dormire.
Luca accese l'abat-jour sul lato della stanza opposto alla finestra, voleva una luce d'effetto che attirasse l'attenzione senza rivelare clinicamente l'interno della stanza. Si posizionò nel punto d'ombra più vicino alla finestra, spiando la ragazza. La vide sciogliersi i capelli con un gesto lento, poi girare lo sguardo verso la sua finestra, attirata forse dalla luce accesa.
Fu il momento. Passò davanti alla luce e si appoggiò allo stipite della finestra, di profilo, ben consapevole della silhouette che stava offrendo. Il cazzo semi eretto, evidente. Con la coda dell'occhio cercò un segnale. La ragazza non distolse lo sguardo.
Luca iniziò a toccarsi con lentezza, e presto i movimenti si fecero più intenzionali, precisi. Quando era in piena erezione azzardò un'altra occhiata: lei stava ancora guardando. Una mano era scesa e si muoveva nei suoi pantaloncini. Poi si fermò, forse disturbata: l'acqua della doccia si era fermata, e anche la luce del bagno si era spenta.
Dopo poco uscì la bionda, scalza, coperta solo da un'asciugamano bianco. Scambiò qualche parola a bassa voce con l'amica, e prese da lei la sigaretta ormai alla fine. Luca non si mosse, rallentò appena il ritmo, restando nella penombra.
Quando la castana rientrò, la bionda rimase fuori. Si avvicinò alla ringhiera e posò la sigaretta in precario equilibrio sul bordo di metallo. Poi con un movimento sapiente slegò l'asciugamano lasciandolo scivolare a terra, rimanendo completamente nuda. La sua pelle chiara sembrava risplendere nella luce tenue della luna. Per un attimo sembrò voltarsi verso di lui. Immaginazione o intenzione? Difficile dirlo. Ripresa la sigaretta, si appoggiò con la schiena al muro e sollevò una gamba, la pianta del piede contro la parete.
Restò così qualche istante, tirando piano le ultime boccate dalla sigaretta. Ogni gesto sembrava intenzionale, allusivo e provocante. Poi si staccò dal muro, spense la sigaretta e si girò dando le spalle a Luca. A quel punto con un movimento lento, quasi teatrale, si piegò in avanti fino a terra, le gambe unite e dritte, lasciando esposto come su un piedistallo il suo culo pieno e sodo senza pudore. Una scossa di piacere intenso attraversò Luca, che si trattenne per poco dal venire, un accenno di sperma ormai visibile sulla sua cappella turgida. Lei poi si raddrizzò tenendo l'asciugamano caduto nelle mani e lo appoggiò con noncuranza sullo stendino. Si avviò verso la porta-finestra e prima di rientrare, girò la testa in direzione di Luca. Le labbra unite e protese in un bacio ironico, poi gonfiò una guancia, il gesto esplicito e ironico, e si leccò brevemente il labbro superiore.
Svanì dietro la tenda con passo lento, lasciando Luca ancora fermo, teso, il cazzo duro all'inverosimile e l'eccitazione che pulsava nella stanza.
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