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Giannatrav... come tutto ebbe inizio


di Giannatravsicilia
06.05.2023    |    7.059    |    10 9.5
"Sino a quando un bel giorno il mio maestro ritornò prima del previsto (così almeno pensai allora) prendendomi con le mani nel sacco..."
Tutti noi siamo il frutto di ciò che ci succede durante la nostra esistenza... e questo che mio accingo a raccontare è ciò che permise a Giannatravsicilia di essere ciò che è oggi..

Tutto inizia nei miei primi anni di vita.. era la seconda metà degli anni '70, i pomeriggi scorrevano assolati e noiosi in un'estate siciliana che doveva rappresentare per me l'inizio di un'avventura che non mi avrebbe mai più lasciata. Avevo iniziato da un anno la scuola e i miei genitori non erano stati soddisfatti dei risultati che avevo ottenuto nel primo anno appena finito. Loro lavoravano entrambi e quindi non potevano dedicare a me tutta l'attenzione che avrebbero voluto, così un pomeriggio entra nel nostro negozio un amico di famiglia e mamma e papà si mettono a parlare di questo bambino un pò strano nei modi di fare che non so per quale motivo tutti prendevano per una bambina.
Giovanni, questo il nome dell'amico di famiglia, si era da poco trasferito dalla città nel nostro piccolo paese, amante della tranquillità, aveva deciso di abbandonare l'insegnamento e la caotica vita cittadina e mettere radici in una realtà più tranquilla. Si era quindi offerto di seguire questo bambino ed oviamente i miei genitori erano stati entusiasti ,considerando anche la fiducia che ponevano in una persona che conoscevano da parecchio tempo. Da quel pomeriggio quindi con cadenza giornaliera passavo le mie ore pomeridiane da Giovanni e, superate le prime difficoltà, mi ero bene ambientato, rassicurato dai modi gentili e amorevoli di questo "maestro" che in fondo mi affascinava non poco. Finiti i compiti parlavamo molto, mi chiedeva di raccontare come passavo le giornate chi fossero i miei amici e come si relazionassero con me durante i giochi. Fù in uno di questi nostri momenti che per la prima volta volli parlare a quello che oramai era divenuto il mio mentore di un episodio che mi era accaduto qualche settimana prima e di cui non avevo parlato a nessuno anche per via dell'ammonimento che aveevo ricevuto.

Una mattina infatti giocando con alcuni ragazzi del quartiere, un bambino di qualche anno più grande di me, approfittando del fatto che fossimo nascosti per non esserte trovati dagli altri, mi chiede se mi andasse di fare un gioco che aveva visto in uno di quei giornali che allora rappresentavano l'unico approccio con il mondo sessuale. Io non capivo nemmeno di cosa stesse parlando e così, abbassandosi i pantalini della tuta mette a nudo un coso che, sino a quel momento , per me rappresentava solo un mezzo per alleggerirsi la vescica quando veniva di fare pipì. "Perchè non lo prendi in mano, lo sai che se lo accarezzi un pò poi lui cresce e diventa più lungo?" Così prende la mia mano e la appoggia al suo coso rassicurandomi che non facevamo nulla di male e che anzi poteva essere un modo per divertirsi. "Mi raccomando però non devi mai dire a nessuno di quello che stiamo facendo, mai, hai capito". Arrivato a casa non potei non ripensare a quella esperienza che, se da un lato non avevo compreso appieno, dall'altro avevo intuito fosse qualcosa di proibito visto le raccomandazioni di non dire nulla.
Quell'episodio non fu che il primo e per le successive due settimane il mio amico non perdeva occasione per appartarsi con me e farmi accarezzare il suo arnese facendomi sempre più prendere confidenza e coraggio visto che poi alla fine la cosa mi piaceva e della quale lui si accorgeva ogni giorno di più. Divenne quindi quasi una routine, e se non era lui a creare le condizioni per appartarci ero io che gli chiedeo di andare nei posti più strani e solitari nella speranza che lui mi chiedesse di rifarlo.
Ma ogni bel gioco dura poco e fu così che un giorno il mio amico di disse che doveva partire in vacanza e che sarebbe mancato per quasi un mese.
Potete solo immaginare la mia delusione e il mio sconforto, ma ci salutammo e così per i giorni a venire non mi rimase che ripensare e sperare che tronasse presto a farsi accarezzare da me.

Non raccontai ovviamente tutto nei dettagli, ma per sommi capi mi confidai con il mio maestro di questa esperienza, e con mio stupore non si arrabbiò (cosa di cui mi ero enormemente preoccupato per via delle raccomandazioni avute dal mio amico di giochi), ma invece mi fece tante domande, chiedendomi cosa avessi provato e le sensazioni che avessi avuto. Mi disse che avevo fatto bene a parlargliene ma che non dovevo riferire nulla di questo fatto a papà e mamma ne tantomeno dire al mio amico che me ne aveva parlato e di riferirgli se in futuro si fossero verificati altri momenti del genere.
A volte mi capitava di rimanere da solo per un po di tempo nella sua casa, questo avveniva quando, mentre mi esercitavo nei compiti di scuola, lui usciva per qualche commissione, raccomandandomi di fare il bravo e di non curiosare in giro. Mai lo avesse fatto.. non c'è nulla di più sbaglato che raccomandare di non fare qualcosa o, vista da un altra prospettiva, modo migliore per indurre un bambino già curioso di suo a far aumentare la curiosità e il desiderio di fare ciò per cui era stato ammonito. Fù così per la prima volta finì nelle mie mani uno di questo famosi giornali di cui il mio amico mi aveva parlato e che ancora non avevo avuto modo di vedere. Mi ricordo che il primo di questo giornali che vidi, nascosto sotto una pila di libri, era in bianco e nero, e raffiguravano l'oggetto dei miei desideri, ma in dimensioni di gran lunga maggiori di quelle che conoscevo.
Inutile dire che non vevedo l'ora che il mio maestro si allontanasse per andare a scrutare quel famoso giornale che rapprensentava per me oramai fonte di ispirazione....sino a quando un bel giorno il mio maestro ritornò prima del previsto (così almeno pensai allora) prendendomi con le mani nel sacco... o nel giornale.

Fine prima puntata.

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