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Prime Esperienze

Completamento metamorfosi di Checco? Cap 3


di Membro VIP di Annunci69.it Lorella65Trav
28.06.2025    |    1.856    |    4 9.7
"Poiché aveva sempre creduto che il sesso fosse una cosa che riguardava esclusivamente un uomo e una donna all'interno di un rapporto matrimoniale, si chiese se anche sua mamma facesse quella cosa e..."
Quando arrivò a casa, il ricordo di quello che aveva provato nel fare il suo primo pompino, anzi i suoi primi due pompini, aveva prepotentemente preso possesso della sua mente.
Non riusciva a pensare ad altro se non alle verghe che aveva leccato e succhiato in sequenza provando il gusto del proibito, della tensione al puro godimento e al connesso piacere di sentire quelle dure aste che era riuscito a prenderle interamente fino a sentirle toccare il fondo della gola.
Sublime, fu l'aggettivo che ritenne più adatto per illustrare ciò che aveva provato quando sentì il calore, la consistenza e il sapore dei numerosi fiotti di seme liquido che gli avevano colmato la lingua e la bocca “sparati” da quelle nerchie e che egli non aveva resistito al forte desiderio di ingoiare, a più riprese, sentendolo scendere lungo l'esofago fin giù nella pancia.
Era una cosa che aveva cominciato a desiderare fin da quella volta in cui, un anno prima, era stato per una settimana in una Colonia Estiva al mare.
Al ritorno dalla spiaggia, dopo un pomeriggio durante il quale i 10 ragazzi del gruppo con età tra i 12 e i 14 anni ma anche con gli altri del gruppo 15/17, avevano fatto subito amicizia ed erano tutti in fila davanti per fare la doccia prima di andare a cena.
L'allegria la faceva da padrona tra scherzi o prendersi un po' in giro compreso i più grandi nei confronti del gruppo di Checco che, per lo più, erano ancora molto timidi.
Era la prima volta che Checco faceva la doccia in un posto diverso dalla propria casa e, per questo motivo, non si sentiva perfettamente a suo agio mentre aspettava di entrare nei bagni con addosso solo un asciugamano che gli copriva dai fianchi in giù come, come del resto, tutti gli altri ragazzi.
Poiché, però, le cose andavano per le lunghe e l'ora di cena si avvicinava velocemente, un addetto li raggiunse esortando quelli che dovevano ancora farla ad entrare tutti insieme.
In pochi secondi, tutti furono nudi, tranne Checco che si guardava un po' intorno perché si sentiva ancora disorientato su cosa fare anche perché era la prima volta che vedeva tanti organi sessuali maschili di tutte le forme e dimensioni.
Ad un certo punto, restò di stucco per lo stupore quando il suo sguardo cadde su un ragazzone alto, poco più grande di età, nero come l'ebano e fisico asciutto al quale ciondolava tra le gambe un pene che gli arrivava quasi a metà coscia.
Un ragazzo che già stava sotto lo scroscio dell'acqua, se ne accorse e “ Ehi, Checco che fai, ti sei addormentato? Dai, datti una smossa che è già abbastanza tardi!” gli disse.
“Ma non vedi che è imbambolato alla vista del cazzone di Juan?” disse un altro ragazzo.
“Beh, i casi sono due, o non ne ha mai visto uno così lungo e largo oppure, chissà, magari potrebbe essere molto interessato.” rispose un terzo ragazzo con un sorrisetto alquanto malizioso.
Checco, fece finta di non sentire, poi, velocemente si tolse l'asciugamano ed entrò anch'egli sotto la doccia che caso volle fosse vicina a quella dove si stava lavando proprio Juan.
Cominciò a farsi la doccia anche lui ma, ogni tanto, il suo sguardo andava a posarsi su quello che gli sembrava una cosa veramente mostruosa e, pensò che magari potesse essere per un'anomalia genetica ma continuò lo stesso a guardarlo più volte.
Juan sembrò che avesse notato quegli sguardi ma continuava a passarsi il sapone che faceva una schiuma bianchissima sul quel corpo così tanto nero.
Nel frattempo, tutti gli altri ragazzi avevano già terminato e, perciò, rimasero solo loro due ancora sotto le docce con Checco che stava per terminare di lavarsi ma continuando a guardare quel nerissimo bastone di carne.
Juan, sembrava disinteressato e Checco stava per chiudere la manopola dell'acqua quando Juan, dopo aver dato una rapida occhiata verso le docce ormai vuote, si girò verso di lui mostrando non più la sua verga floscia bensì un enorme palo che puntava verso l'alto.
“Mi spieghi perché non hai fatto altro che guardarmi per tutto questo tempo?” gli chiese Juan.
“Scusami ma ero rimasto impressionato... dalle...come dire....le..tue dimensioni.” rispose Checco.
“Beh, un po' grosse in effetti lo sono, ma è solo merito di madre natura!” esclamò Juan sorridendo.
“Magari potessi averlo anch'io un coso così!” rispose Checco indicandolo con un dito.
“Non si può mai dire, chissà fra qualche anno anche il tuo potrebbe diventare così. Adesso però andiamo che si è fatto tardi e, magari, qualcuno potrebbe pensar male che stiamo ancora qui.”
“Scusa, ma perché dovrebbero pensarlo? Non stiamo facendo niente di male.” chiese Checco.
“Sai, la gente è cattiva perciò è meglio andare, quando sarai più grande capirai.”
Quella stessa sera, il caldo dentro la camerata, in cui i 10 ragazzi del suo gruppo erano alloggiati, mentre quelli dai 15 ai 18 anni, lo erano in una camerata adiacente, era davvero insopportabile e Checco non riusciva a prendere sonno nonostante l'ora molto tarda, mentre tutti gli altri, invece, forse spossati dalle lunghe ore passate sulla spiaggia e a nuotare a giocare, dormivano come ghiri.
Nel silenzio totale che gravava all'interno della Colonia, interrotto solo dal frinito delle cicale, allora si alzò per andare in bagno a svuotare la vescica vista la grande quantità di acqua che aveva bevuto durante il pasto serale.
Quasi in punta di piedi, calzati da un paio di ciabatte di plastica e facendo attenzione a non urtare nulla anche se la luce della Luna rischiarava abbastanza il cammino, si avviò verso i gabinetti.
Quando entrò, andò dritto verso un orinatoio ma, poi, pensò che a quell'ora non fosse molto igienico usarlo perché la pulizia veniva fatta la mattina molto prima che si svegliassero e, quindi, optò per il gabinetto che aveva la porticina e, una volta entrato si accinse a fare la pipì.
All'improvviso, un leggero rumore di passi e due voci che parlottavano quasi sussurrando, lo fece trasalire non perché fosse proibito andare al bagno a quell'ora ma solo perché era molto timido.
Trattenendo il fiato, guardò attraverso il piccolissimo spiraglio della porta e vide due ragazzi che erano entrati, uno dei quali era Juan e l'altro un ragazzo dello stesso suo gruppo.
“Chissà che ci fanno qui a quest'ora di notte, forse anche loro hanno bisogno di fare la pipì” pensò.
I due diedero un veloce sguardo tutto intorno e, poi, si infilarono nel gabinetto proprio di fianco a quello in cui Checco si trovava lasciando la porta aperta.
“Ma cosa ci stanno a fare in due dentro un gabinetto?” si chiese Checco mentalmente e piano piano, aprì la porta di dove stava sperando di non fare alcun rumore e uscire fuori da quel posto.
Mise la testa fuori e, inevitabilmente guardò negli enormi specchi posti sopra i lavandini e, quello che gli si presentò alla vista, gli fece letteralmente spalancare la bocca per le meraviglia.
Il ragazzone nero come l'ebano, a torso nudo e il pantaloncino abbassato alle ginocchia, aveva tirato fuori il suo pistolone e il ragazzo glielo accarezzava e, poco dopo, si abbassava sui talloni e prendendolo con entrambe le mani, spingeva in avanti liberando una enorme cappella che avvolgeva con la bocca spalancata al massimo e iniziando a leccarla per poi farla sparire totalmente insieme al resto dell'asta.
Tempo pochi secondi e il ragazzo sembrò sul punto di vomitare e, allora, Juan uscì completamente dalla bocca ma quello che ne venne fuori fu una specie di palo in piena erezione che, evidentemente, gli si era indurito direttamente dentro quel cavo orale e che, quindi, spiegava il conato di vomito che aveva avuto il ragazzo.
Juan, subito dopo, gli afferrò il capo con entrambe le mani e tenendolo ben fermo, glielo infilò fin dove poteva arrivare che, comunque, era ben oltre la metà iniziando ad andare avanti e indietro con un ritmo inizialmente lento che, col passare dei secondi, divenne molto più veloce fino al momento in cui, Juan tirando indietro la propria testa, uscì dalla bocca del ragazzo e, appoggiata la grossa e nera cappella, che luccicava al chiarore della Luna, sulla lingua totalmente fuori del ragazzo, gli scaricò una serie incredibile di fiotti di liquido bianchissimo che risaltava ancora di più per il contrasto con il nero del suo palo di carne.
La lingua, in pochi secondi, fu strapiena di quel liquido e il ragazzo fissando lo sguardo in quello di Juan, con un sorriso, che sembrava di ringraziamento, ingoiò tutto in un solo colpo dedicandosi poi a ripulire la cappella e ad imboccare nuovamente parte dell'asta per ricevere gli ultimi schizzi.
Poi i due, uscirono a distanza di una manciata di secondi l'uno dall'altro e Checco, dopo aver aspettato un bel po', tornò nel suo letto senza riuscire più a prendere sonno se non notte fonda girandosi e rigirandosi nel letto e chiedendosi che cosa avesse provato quel ragazzo nel tenere in bocca quella enormità ma scoprendo anche di essere eccitatissimo e che, forse nel profondo del suo animo, si sentiva fortemente calamitato da quel poderoso cazzo.
Poiché aveva sempre creduto che il sesso fosse una cosa che riguardava esclusivamente un uomo e una donna all'interno di un rapporto matrimoniale, si chiese se anche sua mamma facesse quella cosa e ingoiasse tutto quel bianco liquido ma volle subito scartare quell'idea “malsana” perché non era assolutamente possibile che una donna, seria e perbene come lei, potesse fare quello che aveva sentito dire che lo facevano solo le prostitute e questo pensiero, gli fece venire i brividi..
Stranamente, però, quei brividi gli si presentarono nuovamente appena il ricordo di quello a cui aveva poco prima assistito ritornò prepotentemente ed egli ne restò molto meravigliato.
Che volevano significare quei brividi che gli stavano facendo provare una sensazione così forte di sentirsi “calamitato”da quella mazza?
Sarebbe stato capace di leccarlo e succhiarlo come quel ragazzo che, a quanto aveva capito e visto, l'aveva fatto perché gli piaceva e, se era così, era proprio certo che sarebbe piaciuto anche a lui?
E infine, se l'avesse leccato, succhiato e poi ingoiata quella esagerata serie di fiotti di bianco liquido, sarebbe diventato gay oppure, al contrario, se l'avesse fatto significava che già lo era?
Tutte queste domande a cui voleva trovare una risposta, lo portarono a ritornare più volte di notte nei bagni con la speranza di rivedere una nuova scena ma, con suo dispiacere, ciò non avvenne più e, allora, pensò che l'avesse semplicemente sognato forse perché colpito dalle dimensioni di quel cazzone nero che era la prova provata di quello che si diceva sui black.
Terminata la vacanza, ritornò a casa e non ci pensò più, preso dalla quotidianità della vita all'interno del suo nucleo familiare, fino a quando un anno dopo, lo stesso brivido si ripresentò quel giorno al cinema nel momento in cui appoggiando la mano sul pacco dell'uomo, aveva sentito la presenza di una cosa durissima e molto grossa e che gli portò alla mente Juan che sborrava in bocca al ragazzo felice di gustarsi quella enormità compreso l'ingoio che ne era conseguito.
Allora, prese piena coscienza che l'aver bevuto il suo sperma, l'aver usato uno zucchino, anche se abbastanza piccolo e l'aver deciso di andare in quei posti il giorno prima in cerca di qualcosa che evidentemente desiderava tanto, era la prova ormai inconfutabile del suo essere gay tanto vera che aveva goduto succhiando il “capo” e il suo amico fino all'ultimo e, provando finalmente quel piacere intenso che, fino a quel momento aveva potuto solo immaginare ingoiando solo la sua.
Perciò pienamente cosciente della sua vera natura e del fatto che era impossibile lottare contro di essa, la accettò al punto che, mentre pensava a come vestirsi per andare a casa del “capo” accettò pienamente anche l'idea che andandoci avrebbe perso la verginità e che questo lo avrebbe proiettato in un mondo ancora sconosciuto ma che si augurava fosse intenso per qualità e quantità di piacere.
Poco più tardi, mentre stava per uscire a prendere una pizza da portare a casa, squillò il telefono, era la mamma che gli comunicava che, la nonna stava lentamente migliorando e che i medici erano fiduciosi ma che era necessario tenerla ancora per qualche giorno in osservazione.
Checco, fu felice per la nonna e non vedeva l'ora di riabbracciarla ma fu anche felice di restare ancora qualche giorno nella più totale libertà di fare quello che voleva, ad iniziare dal pomeriggio del giorno dopo a casa del “capo”.
Il mattino seguente, si svegliò allegro e fiducioso che avrebbe trascorso il pomeriggio più importante della sua vita e che avrebbe ricordato anche per i successivi decenni.
Se la prese comoda restando a letto anche dopo aver fatto colazione in attesa che arrivasse il momento di uscire per andare all'indirizzo che gli era stato dato ma sembrava che il tempo passasse con una lentezza esasperante, forse perché guardava l'orologio continuamente.
Mentre si spogliava per farsi una rinfrescante e rinvigorente doccia, ormai preda di quel desiderio, gli venne in mente che essendo ancora vergine, l'indomani avrebbe potuto sentire molto dolore a differenza della “cagnolina” che, già ampiamente aperta ed esperta, sarebbe stata molto più partecipativa nella probabile gara che le attendeva e che quindi l'avrebbe vinta a mani basse.
Allora, andò a rovistare di nuovo nello scomparto del frigorifero e, con una crescente emozione ed eccitazione, prese il sacchetto degli zucchini, lo aprì e ne scelse uno che gli sembrò abbastanza grosso e lungo da inserire nel culo per allargarlo un po' ma senza che glielo rompesse troppo, tanto il suo sfintere si sarebbe richiuso da solo e sotto la spinta del primo cazzo avrebbe ceduto più facilmente e, al massimo, lui avrebbe gridato fingendo di sentire un esagerato dolore dando così l'impressione a chi lo stava penetrando di romperglielo definitivamente rompendo.
Lo lavò e lo asciugò con accuratezza, poi tornò nel cassetto del comodino prendendo un nuovo preservativo che, tuttavia, gli sembrò essere un po' piccolo per le dimensioni dell'ortaggio e dopo, al ritorno dalla doccia, si stese sul letto a guardare con attenzione e curiosità lo zucchino.
Era nettamente più grosso del primo che, comunque, grazie anche alla sborra spalmata con dovizia intorno e dentro l'ano, era entrato senza che lo sfintere offrisse eccessiva resistenza.
Ora, invece, immaginava che sarebbe stato probabilmente molto più arduo farlo entrare ma, ormai l'eccitazione era talmente tanta che era sicurissimo che ce l'avrebbe fatta.
E quella stessa eccitazione unita alle dimensioni dello zucchino di poco più piccolo dei due cazzi che si erano alternati nella sua bocca e al piacere che ne era derivato, lo portarono ad una istintiva voglia di “gustare” di nuovo quel momento e, spalancata quanto più poteva la bocca e riempendolo di saliva lo imboccò fino a sentirlo che la riempiva completamente in larghezza e gli andava a toccare il fondo della gola già con poco più della metà della sua lunghezza.
Immaginando, che quello fosse il vero cazzo che il precedente pomeriggio gli aveva stantuffato in lungo e in largo la bocca e la gola, iniziò a masturbarsi con foga fino a quando, sentendo che stava per sborrare, lo sfilò dalla bocca , si tolse il condom e lo inondò con tutto il pastoso seme che gli era fuoriuscito facendolo cadere dalla punta fino a parecchi centimetri oltre la metà dell'asta.
Allora, non resistendo più alla voglia, imboccatolo velocemente sentì il caldo della sua sborra e, quando avvertì che non ce ne era più da succhiare, lo trasse fuori e ingoiò completamente fino all'ultima stilla di quel nettare.
Poiché, di tempo ne aveva in grande abbondanza, poi si stese totalmente sul letto a pancia in giù sopra il cuscino piegato in due, spinse sotto la pancia le ginocchia e alzando il culo verso l'alto, immaginò che quella potesse essere la posizione adatta per consentire al bastone di carne di penetrarlo in tutta la sua lunghezza dentro le visceri e, con quella immagine davanti agli occhi della mente, iniziò di nuovo a segarsi cercando di trovare lo stesso ritmo degli affondi che gli avrebbero portato via la verginità e desiderò in quel momento, addirittura, di essere una femmina, zoccola, troia e vacca il cui unico piacere sarebbe stato quello di essere sottomessa a Sua Maestà il Cazzo.
Quella visone, fu talmente nitida che, nel giro di pochi minuti di gemiti e lamenti che gli arrivavano sempre più forti e simulando il timbro di una vocina femminile, lo portarono per la seconda volta ad eiaculare abbondantemente sulla mano appositamente messa sotto la cappella.
Eccitatissimo nel vedere quanta ne avesse scaricato su quella mano, si infilò anche se con un po' difficoltà il preservativo con l'altra e, spalmò con la prima la sborra dalla cappella al resto dell'asta.
Poi con quella che restava soprattutto sulle dita, fece la stessa cosa sullo sfintere anale e, infine, anche dentro fin dove riuscì ad arrivare.
Per l'eccitazione che stava arrivando al massimo, gli sembrò che addirittura il suo buchetto si aprisse e si chiudesse per il desiderio di ricevere quel nuovo zucchino ma di ben altre dimensioni e, allora, si girò sulla schiena, appoggiò le natiche sul cuscino e, alzate le gambe quanto più poteva, lo spinse dentro con un movimento lento ma costante.
L'ano cedette di schianto sotto la spinta della parte superiore dell'ortaggio favorito dalla grande quantità del lubrificante naturale che però non gli risparmiò di sentire un lancinante dolore ma nonostante questo, non si perse d'animo perché la voglia era davvero immensa e, perciò, lo spinse ancora fino ad oltre la metà.
Poi lo fermò per dare la possibilità alle proprie visceri di abituarsi a quel corpo estraneo e per non rischiare di romperlo totalmente e definitivamente ma, quando, dopo un po' di secondi, cominciò ad avvertire un iniziale piacere che lo stava invadendo iniziò a farlo andare avanti e indietro, prima con molta cautela e, poi, per il crescente piacere che stava prendendo il sopravvento, ne aumentò la velocità che lo portò ad un superiore livello di godimento non solo fisico ma anche mentale nel sentire che lo zucchino scivolava avanti e indietro senza grossi problemi.
Poiché però, ad ogni affondo singoli fiotti di seme cominciarono a schizzare sul letto, lo sfilò lentamente fino a farlo uscire del tutto, prese lo specchio che aveva posato sul letto e diede un attenta guardata e quello che vide fu un foro perfettamente rotondo e largo quanto il diametro dell'ortaggio e, perciò si allarmò all'idea di averlo veramente rotto del tutto.
Restò col fiato sospeso per molti minuti ma quando notò con gioia, che poco a poco l'ano stava tornando a restringersi per tornare abbastanza velocemente a com'era prima di quel “gioco”, si disse da solo che l'indomani il “capo” non se ne sarebbe accorto se non lo avesse attentamente osservato prima di infilargli dentro la propria nerchia pulsante.
Rimase a letto fino a mezzogiorno e cercò di immaginare come si sarebbe svolto l'incontro e, in particolare, se dovesse porre a sé stesso un limite ma, alla fine, decise che visto che, ormai, la decisione era stata presa, si sarebbe dato totalmente a qualsiasi cosa gli avessero proposto.
E finalmente, quando mancava poco più di un'ora alle 15, iniziò a pensare cosa mettersi addosso.
Come il giorno prima, il caldo era nuovamente torrido e, allora, cercò qualcosa di molto leggero, una camicia di cotone sottilissimo e un paio di short ma, pur cercando dappertutto, non riuscì a trovare uno slip pulito.
Pensò, allora, di andare in camera da letto dei suoi genitori per vedere se per caso riuscisse a trovarne uno di suo padre che, per sua fortuna, era un uomo di corporatura snella e sottile ma tutti gli slip che trovava, erano tutti boxer anche piuttosto brutti e, se li avesse indossati, sicuramente avrebbero suscitato l'ilarità di tutti i ragazzi compreso la “cagnolina”.
Poiché, quando la mamma faceva il bucato, tra le cose appese ad asciugare metteva anche qualche suo capo di biancheria intima compreso le proprie mutandine che, in qualche modo, essendo più o meno della forma degli slip che lui portava. potevano magari passare abbastanza inosservati.
Quindi, giocoforza aprì il cassetto del comò di sua mamma e, rovistando con molta cautela tra reggiseni, calze e top che di solito usava, trovò tre mutandine, una rossa, una bianca ed una nera.
Scartò immediatamente quella rossa e quella bianca perché troppo femminili, poi, prese quella nera, la alzò con delicatezza per guardarla meglio e, si accorse che la taglia poteva andar bene anche se, il davanti sembrava un po' tanto piccolo per le dimensioni del proprio uccello, non per niente era per una donna, ma quello che lo colpì fu che dietro avrebbe coperto davvero molto poco perché c'era solo una sottile strisciolina che, a mala pena, avrebbe coperto il solo buchetto.
“Porca miseria!” esclamò “E adesso che faccio, mica posso andare a culo nudo?” disse tra sé e sé
Pensò che, ad ogni buon conto, che almeno avrebbe potuto indossarla e vedere se fosse stato troppo evidente che quella era una mutandina da donna.
Allora, la indossò e anche se sembrava leggermente stretta alla fine riuscì a sistemarla.
Sul davanti, gli sembrò che potesse ancora andar bene perché, con l'uccello floscio, non si rischiava che potesse uscire soprattutto oltre il bordo superiore ma, quando, davanti allo specchio si guardò il fondoschiena, scoprì terrorizzato che le sue natiche erano praticamente nude con la sola strisciolina totalmente chiusa nello spacco.
Rimase per una manciata di secondi indeciso cosa fare, poi all'improvviso pensò che, tutto sommato, cosa sarebbe cambiato se avessero capito che quello era un capo di biancheria intima di una donna, considerato che quello che gli avrebbero fatto non sarebbe stata una vera e propria “femminilizzazione” e che, quindi le mutandine della mamma sarebbero state perfette.
Si aggiustò alla meglio il “pacco” affinché non uscisse da nessun lato, poi si guardò il posteriore “Wow! Non avrei mai immaginato di avere un culo quasi “brasiliano” così rotondo e sporgente” si disse con grande soddisfazione ma anche con accentuato narcisismo.
Poi, uscì di casa e si avviò all'indirizzo dove finalmente avrebbe coronato il suo più grande desiderio che ormai era diventato irrefrenabile.

Care lettrici e cari lettori, il protagonista di questa storia sta per affrontare la svolta che gli cambierà la vita e nel prossimo capitolo sapremo se ciò avverrà o se ci sarà un ripensamento e se questo sarà solo temporaneo e definitivo.
Mi auguro che questo capitolo possa riscuotere interesse e positivi commenti che mi possano confortare e, perciò, darmi la voglia di continuare a scrivere.

Mi permetto di ricordare, ancora una volta, che anche questo capitolo è totalmente frutto della fantasia compreso, ovviamente, nomi, situazioni e accadimenti e che inoltre, il sesso è bello e può dare piacere di grande intensità ma va sempre fatto con le dovute cautele e le protezioni necessarie.
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