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Prime Esperienze

Il gioco delle perle di vetro


di Binario
03.08.2015    |    7.418    |    0 8.7
"Su, giù, poi destra ed infine in fondo..."
3 agosto 2015, ultimi giorni di lavoro prima delle agognate vacanze. Una telefonata alle 10,30 circa, un numero che non ho in memoria, rispondo, è un nuovo candidato interessato all'annuncio di lavoro. Abita a Pescara.
Al termine della conversazione con cui ho fissato un incontro per fine agosto, la mia mente è volata a Claudia. Una piacente mora incontrata a Pescara due anni fa. Ci eravamo conosciuti attraverso una chat, per single. Fin da subito i nostri interessi si erano intrecciati ed in meno che non si dica, eravamo giunti a scambiarci i rispettivi numeri di cellulare. Flirtammo per qualche mese. Spesso i nostri messaggi diventavano delle palle infuocate. Come in un gioco da guerra, ciascuno cercava di colpire, il più profondamente possibile, l’altro nella fantasia e nelle voglie. Ci perdevamo completamente. Nel momento in cui il tempo per un incontro sembrava essere maturo, fui colpito da un’influenza di stagione. Viveva sola era single. Ma, non appena ristabilito, volai da lei.
La coincidenza di oggi ha risvegliato i miei ricordi ed in queste ore di solitudine agostana provo a “materializzarli” in un racconto che spero possa piacere ai tanti lettori di annunci.
Nel periodo di fitta corrispondenza, c'eravamo scambiati molte foto, ma l’idea di incontrarla dal vivo aveva un deciso sapore di magico. Era stata sempre molto provocante e gli scatti ancora di più. Mi ero sempre chiesto chi fosse l’autore dal momento che non potevano essere dei selfie.
Giunto in prossimità dell'indirizzo cerco un fioraio. Ho in mente delle gerbere e rose di colori diversi. Una soltanto rossa.
Cerco il suo nome sull'impianto, con fatica la trovo, non immaginavo che esistessero dei palazzi cosi popolati a Pescara centro. Un via vai di persone, ne approfitto della gentilezza di un inquilino entro dentro e la chiamo a telefono per chiederle di guidarmi in quel labirinto. Su, giù, poi destra ed infine in fondo. Abitava in un appartamento nel seminterrato dell’ala opposta all'ingresso. Da lontano la vedo in fondo al corridoio è lei che mi aspetta tenendo telefono in mano ed in compagnia dei suoi vicini che tentavano di far entrare un elettrodomestico dalla porta. Mi cimento nella parte di un vecchio amico per non dare adito ai vicini del fatto che Claudia si fosse data agli incontri al buio.
"Passavo di qua, fra qualche giorno è il tuo compleanno ed ho pensato di farti una sorpresa".
Una volta dentro, chiuse la porta e finse di scivolare a terra, di spalle, come un eroina reduce da un’impresa ciclopica come quella di riuscire a contenere l’invadenza dei vicini. Li per lì mi ispirò una profonda tenerezza, e le diedi istintivamente un bacio sulla fronte. Notai il suo sguardo tra il piacere di vedermi e la sorpresa per i fiori.
L’appartamento era poco illuminato, ma ben arredato. Ci accomodammo nel salotto di caso e per divagare iniziammo la nostra conversazione parlando del lavoro del suo lavoro. Era tornata da un po dal suo ultimo viaggio a Londra e le chiesi di farmi vedere le foto. Tra una foto e l'altra i nostri discorsi andarono sulla vita sentimentale. Dopo una grande delusione d’amore aveva deciso di godersi un po di più la vita, cosa che faceva nei suoi frequenti viaggi all'estero. Una donna di qualche anno più giovane di me che se ne va in giro per il mondo da sola, chissà quante ne combina. Sorseggiando il caffè, a brucia pelo, le chiedo quanto fosse rimasta effettivamente coinvolta dai nostri precedenti messaggi hard. Intendevo osservare dal vivo la sua reazione che fu positiva quanto ed immediata. I riflessi erano ottimi. Ma……….
Claudia: “ti devo dare una brutta notizia. Mi è venuto il ciclo stamattina!”
La strada non era in salita, pensai: era spezzata!
Fui molto diplomatico, dopo tutto la nostra conoscenza meritava di essere gustata anche cosi , tra un discorso e l'altro, magari per conoscersi meglio e cercare un op di complicità maggiore. Senza escludere che forse la mia permanenza in quella casa sarebbe durata meno del previsto. Dall'universo femminile c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare e lei mi interessava molto. Ogni donna può essere molto diversa dalle altre. Nel farla, la natura, si è proprio sbizzarrita.
Diedi uno sguardo in giro, i fornelli ed il frigo lasciavano un po’ a desiderare. Colpa del lavoro logorante. Mi proposi di preparare qualcosa e mi ficcai tra i fornelli nel mentre che continuavamo a parlare dei viaggi.
In meno di un’ora portai in tavola un piatto di pasta, patate e formaggio ed un secondo di hamburger con uova e sottilette. Almeno, pensai a voce alta, “ci facciamo una bomba calorica tale che qualcosa dovrà pur scatenare”. Rise di gusto!
Claudia peccava solo in altezza. Un metro e sessantadue, ma in compenso aveva un seno molto bello, una terza abbondante ed un sederino di quelli alla brasiliana. I suoi occhi sprigionavano tenerezza, intrigo e simpatia al tempo stesso.
A fine pranzo, raccolsi i suoi complimenti e restammo seduti al tavolino come dei confidenti a chiacchierare fino a che, chiudendo gli occhi, le diedi un bacio. Fu un attimo sublime in cui delicatamente sentii le sue labbra sulle mie, avvertendo il fiato, regolare, corto. Sembrò di esser riuscito a fermare il tempo.
Dalla finestra posta in alto che dava alla strada, arrivò un raggio di sole.
C - “Sei capace di incuriosire anche lui!”
La sua battuta fu il segnale che avevo messo in moto qualcosa.
Io - “Starà accadendo qualcosa di interessante”
C - “Vieni con me, ma promettimi di non pensare e non opporti a nulla”
Io - “l’ho pensato dal momento in cui sono partito, stamattina”
Mi fece sedere sul suo letto. Era grande in una stanza immensa. Aprì l’armadio per prendere un abito corto e nero, delle scarpe coi tacchi vertiginosi. Saranno stati almeno 12. Seguivo tutto con interesse. Non sopporto il dolore e l’idea che potesse essere del genere sado-maso, mi preoccupava.
C - “Non è finita qui!”
Apri un’altra ante, tirò fuori due scatole nere e le adagiò sulla sedia. Accese la musica. Una raccolta di Lauryn Hill che conosco bene. Lo sapeva già che fosse una delle mie preferite. Iniziò la sua danza, ero l’unico spettatore. Le sue gambe, per quanto piccole, erano ben fatte e dalle giuste proporzioni. Una danzatrice in tacchi a spillo e micro gonna, tutta per me, mi eccitava molto. La sua danza si faceva sempre più seducente e provocante. Accarezzava il suo corpo in modo esperto. Era sicura dei propri mezzi.
Un uomo in queste situazioni è sempre preso dall'istinto primordiale. Ero tentato dalla smania di saltarle addosso e baciarla. Dai piani bassi sentivo il mio corpo indurirsi. Ero eccitatissimo, se solo mi avesse lanciato un segnale l’avrei coperti di baci e posseduta. Liberai il mio corpo dai pochi indumenti, notai che il mio gesto era stato apprezzato. Ero in stato di erezione totale, ma non intendevo perdere il controllo. Lo spettacolo era da poco iniziato. La guardavo fisso negli occhi nella speranza di attirarla a me. Dopo poco me la ritrovai tra le braccia. Iniziarono degli interminabili baci. Baci intensi ed appassionati. Aveva una lingua sottile e lunga che muoveva con una rapidità sconcertante. Scivolò rapidamente dalla bocca al cazzo iniziando un vigoroso pompino. Le sue labbra non erano carnose, ma in compenso la lingua era qualcosa di estremamente potente. Ero in suo possesso. In pochi colpi riuscì ad ingoiarlo tutto. Ricordo ancora la sensazione provata del glande stretto nella sua gola. Era il suo gioco preferito, leccava l’asta con quella piccola frusta sottile e lunga e poi riusciva ad infilarselo giù fino alla gola, dove seguivano alcuni movimenti della testa che procuravano dei piacevoli sfregamenti del glande.
In queste situazioni, non piace proprio stare. Ricevere e dare contestualmente è una delle gioie più intense per me. Ma c’era il problema del ciclo.
Ad essere sincero, ero giunto a dubitare che fosse una scusa. Non potevo immaginare che era solita usare quelli interni. Questa fu la costatazione che seguì al momento in cui le sfilai l’intimo. Aveva una figa di piccole dimensioni. Le labbra erano gonfie e rosee. Molto curata, con pochi peli. Riuscii a portarmi nella posizione del 69. Per donarle il mio piacere. Non potevo ricambiarle le sue acrobazie. Ma, almeno l’avrei sentita in parte più mia. Cambiammo posizione, stesi di fianco, faccia a faccia. Baci e reciproche carezze. Sentivo la sua mano che accompagnava la mai pelle come se fosse un elastico imbevuto della sua saliva. La mia che accarezzava delicatamente la sua clito. Le bocche unite in un bacio senza fine. Eravamo in estasi e lei era completamente mia!
Sentivo difficile che in quella posizione riuscissi a portarla all'orgasmo. Con audacia e delicatezza, riuscii a farmi spazio, esplorandole quel poco spazio che le circostanze mi concedevano e la portai all'orgasmo. Nella foga finale il tampax dovette gridare aiuto!
Si adagiò per pochi istanti e dopo poco la sentii ritornare alla carica con il suo pezzo forte: pompino con ingoio. Le volevo venire sul volto, feci per sfilarmi e vidi i fiotti dritti entrarle in bocca senza che battesse cigli. Fu così sorprendente da abbandonare l’intenzione iniziale, alla bellezza dell’evidenza.
Ero incuriosito ed eccitato ancora.
Io - “Come fai a tenere a bada le tue voglie quando sei sola?”
C - “Ho un, come si dice al giorno d’oggi….. un trombamico, con il quale ci vediamo di tanto in tanto”
Io - “Sei soddisfatta di lui?”
C - “Scopa bene”
Io - “Hai mai pensato di farlo in tre?”
C - “L’ho fatto”
Io - “Con lui ?”
C - “Si con lui ed un suo amico. Una volta l’ho fatto anche con un’altra donna, una sua amica. Abbiamo fatto un pompino a due”
Io - “E’ un’esperienza che ti è piaciuta? “
C - “Non tanto, perché a me non piace dividere”
Io - “Con due uomini? Sei riuscita a starci contemporaneamente?”
C - “No, l’altro non ha avuto pazienza”
L’altro non ha avuto pazienza….. La conversazione aveva rimesso in moto le voglie ed il desiderio. Mi ero eccitato immaginandola tra due uomini (beh l’altro dovevo essere io).
Dopo i baci roventi, stavolta volevo prenderla dove l’altro, impaziente, si era fermato. Le mie labbra scivolarono presto in fondo alla schiena. Aveva un culetto molto sodo. Piccolo, ma sodo. Iniziai a baciarla. Sembrava sciogliersi come la neve, quando ad un tratto:
C - “apri quelle scatole”
La prima conteneva un cono, nella seconda, incelofanate, delle palline. Sapevo cosa fossero, ma era la prima volta e decido di partire dalle più piccole: le palline. La feci mettere prona, eravamo completamenti nudi. Dopo i baci, usai la lingua, sembrava apprezzare molto. Il suo buchetto era refrattario alle mie sollecitazioni, effettivamente era molto stretto. Non riusciva a rilassarsi abbastanza. Provai ad infilarle un dito, continuando a dispensare baci e slappate. Entrò. Mi piaceva molto il gioco che stava iniziando, cercavo di essere molto cauto e delicato. Provai con il pollice, ma era stretto. In un lampo mi venne l’idea di metterle le perle in bocca. Ma, prima le allungai le mie dita per fargliele insalivare. Rispose bene. Con la lingua mi depositò parte del desiderio fermo alla gola. Le allungai le perle.
Io – “brava, preparami anche queste, ora!”
Il mio dito entrava nel suo delizioso anello e con la lingua leccava le perle, per prepararle al nuovo gioco. Superata la prova del pollice infilai la prima pallina. Ne erano cinque. La sentivo fremere.
C - “si così, bravo!”
Completato il gioco, mi bastò appoggiare il glande che alla prima pressione scivolò al centro del suo piacere. Mi fermai. Non intendevo assolutamente farle del male, avrei rischiato di rovinare tutto, lei in silenzio seguiva le mosse tenendo appoggiata una mano sui miei fianchi, mentre con l’altra si teneva stretto al cuscino. Piano, ma con decisione, affondai tutta l’asta. Restammo per alcuni istanti fermi. Sarebbe stato meglio lubrificarla ancora e dalla bocca, alla lingua fino a centrare il bersaglio, feci scivolare il mio liquido. Ripresi di nuovo posizione ed iniziai ad un ritmo costante a darle piacere. Avvertivo una strana sensazione ogni volta che arrivavo su, per riaffondare, il suo muscolo stringeva il mio, quasi ad impedirmi di uscire. Iniziò a mugolare. Le sue mani ora stringevano le lenzuola. Il mio ritmo aumentò inseguito dal suo “SI!” che riempiva la stanza. Raggiunse un orgasmo travolgente. Io ero lì a due passi..... L’opera era compiuta, ora potevo darmi tranquillamente al piacere di una venuto con la pioggia. Recuperai la posizione più comoda per poterle inondare il volto. Fu un solo fiotto, il primo, poi si avvinghiò con tutta la sua forza all'asta per non perdere neanche una goccia di quelle successive.
Sfiniti, dormimmo abbracciati fino al mattino seguente.
Purtroppo la lontananza ed i tanti impegni, non mi hanno concesso il piacere di poterla riabbracciare.
Il giorno dopo la mia partenza un sms:
C- “Hai confermato le aspettative, in questo letto c’è ancora il tuo odore. Ti amo”.



Il ricordo è una capacità umana in grado di far rivivere più volte le cose.
Il presente, invece, è la medicina più potente da usare contro.
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