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Il vestito di raso - parte 3


di Giulialacuriosa
15.09.2022    |    135    |    0 8.0
"Iniziai a far scivolare il vibratore dentro e fuori dalla mia vulva affamata e pulsante, concentrata sulle ondate di piacere che mi regalava..."
Il vestito di raso - parte 3

Voltai l’angolo e da lì notai che Giorgio non era impegnato a concretizzare nessuna delle mie fantasie.
Entrai in casa, sognando ancora una cavalcata brutale e rilassante, e sentii uno strano sibilo intermittente provenire dallo studio. Lo seguii e finalmente vidi il mio uomo: non solo non stava plasmando il martello di Thor, ma indossava i suoi occhiali da vista a montatura sottile e la polo XXL sbiadita, con maniche fino al gomito, regalo di sua madre di 15 anni prima. Ciò che di meno sexy potessi sperare.

Lo trovai intento a spolverare la sua collezione di monete antiche con una bomboletta spray: “Guarda che meraviglia!” squittì con la voce tremante e mostrandomi la lattina di aria compressa che teneva in mano “L’ho comprata in ferramenta. Con questa posso spolverare tutte le mie piccoline velocemente e senza doverle spostare!”

La mia immaginazione aveva subito un duro colpo: dovetti constatare amaramente che la mia virile metà, il padre di mia figlia, il sordido animale che quella sera avrebbe dovuto domarmi senza alcuna pietà, si trovava al momento in uno stato di parossistica estasi, rapito dall’assoluta magnificenza di una bomboletta metallica ripiena d’aria.
Mi fu tristemente chiaro che avrei dovuto darmi da fare per conto mio.

Salii al piano di sopra chiudendo il sibilo intermittente fuori dalla camera da letto.
Avvicinai la poltroncina all’armadio, mi ci arrampicai dopo aver lanciato le décolleté che indossavo in un angolo della stanza e tirai fuori la mia scatola dei giochi.
Sapevo “a chi” affidarmi per soddisfare le mie voglie: alla mia poliedrica Snail. L’afferrai senza pensarci troppo.

Avrei dovuto farmi una doccia e scendere in cucina a preparare la cena, ma, fanculo, dovevo scaricare la tensione.
Mi sfilai velocemente i pantaloni, scalciandoli lontano, e scostai d’impulso il bordo delle mutandine, srotolai l’asta del vibratore e la succhiai per alcuni secondi lubrificandola con la sostanza più naturale del mondo. Accesi il toy e lo infilai dentro di me con facilità – saliva ed eccitazione furiosa avevano contribuito a rendere le cose semplici – mentre la chiocciola si appoggiava alla clitoride gonfia, massaggiandola con vigore.

Iniziai a far scivolare il vibratore dentro e fuori dalla mia vulva affamata e pulsante, concentrata sulle ondate di piacere che mi regalava.

Chiusi gli occhi.
Aumentai gradualmente la potenza delle vibrazioni per rendere più intensa la stimolazione e lasciai vagare le mie fantasie tra diafane sconosciute a cui sfilare sottovesti impalpabili e rozzi boscaioli canadesi vestiti dei soli elmetti di protezione.
Finché tornai in negozio, con la mia ultima cliente.
Respirai ancora una volta il suo profumo, le accarezzai i piccoli seni sodi e sollevati, succhiai i suoi capezzoli scuri e inturgiditi fino a farla gemere. Percorsi le linee del suo corpo con la punta della lingua, fino a scontrarmi con le sue mutandine in pizzo rosa.
Ancora quel profumo.
E ancora quelle labbra dischiuse, gonfie e perfette da mordere, quegli occhi verdi eccitanti ed eccitati mi mandarono in estasi.

Strinsi le gambe, sconvolta da brividi che mi percorrevano la spina dorsale per esplodere come lampi in tutto il corpo, liquefacendo con naturalezza le mie rigidità.
Venni in silenzio, trattenendo in gola ogni gemito, che sembrò volermi uscire dagli occhi.

Guardai l’orologio appeso al muro con il vibratore ancora tra le gambe: avevo raggiunto l’orgasmo in 3 minuti.
Notevole, per un sex toy a forma di lumaca.
Sfilai il vibratore fuori da me – che si portò dietro anche i miei umori – con la mano sinistra, mentre con la destra aprii il cassetto del comodino ed estrassi una salviettina per pulire me e il vibratore. Con me stessa feci presto, tanto di lì a breve mi sarei fatta una doccia ed ero troppo sensibile per indugiare su di me dopo l’orgasmo, ma dedicai più attenzione al vibratore immaginando che si trattasse di un pene reale. E non quello di un boscaiolo canadese, ma quello di Giorgio.
Mossi su e giù la mano lungo l’asta con delicatezza, grata e soddisfatta di quei 3 minuti scarsi trascorsi insieme, finché non fu perfettamente pulito. Lo riposi nella mia scatola dei giochi insieme ai suoi amici.

Iniziai a respirare più profondamente; l’agitazione era svanita e mi prese un leggero assopimento. Lì, tra la veglia e il sonno, si affacciò alla mia mente un pensiero quasi onirico: “chissà se la salvifica bomboletta d’aria compressa di Giorgio si presta anche a un utilizzo off-label. Chissà…”

continua...

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