Prime Esperienze
Scherzo al citofono

19.06.2025 |
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""I Testimoni di Geova lo fanno" - ho pensato - "Perché non dovrei farlo anch'io, in versione peccatrice?"
Nella scelta della preda, ieri sera Gaia mi ha fatto vedere un video..."
Ciao segaioli, mi chiamo Diana, ho venticinque anni e per vivere faccio la cassiera.Come tante ragazze, mi piace molto trascorrere il tempo libero uscendo con le amiche, andando a ballare, a bere e a farci notare da voi.
Quando esco mi piace essere sempre ben truccata ed elegante, abbinare i colori, scegliere la fragranza che più si adatta alla festa o all'occasione alla quale sto andando. Non solo, in alcuni casi voglio essere un pochino troia, quindi indosso vestiti trasparenti, scollature esagerate o gonne molto molto corte, ai limiti dell'osceno.
A volte non indosso la biancheria sotto i miei abiti in pizzo.
E metto sempre le decolleté con tacco a spillo.
Perché ve lo dico? Beh, perché voglio che voi mi desideriate ovunque siate, anche se io non dovessi scegliervi.
Già, perché io non sono mica una di quelle che aspetta il principe azzurro!
Sì, avete capito bene, io sono una predatrice sessuale.
Il mio corpo è un'esca al servizio della mia mente.
Io non aspetto che uno di voi venga da me a chiedermi se mi va di fare due passi, parlare, darvi il numero, eccetera.
No, sono io che osservo da lontano come siete fatti, come camminate, che voce avete, poi scelgo a chi dare la caccia, mi avvicino a lui mostrando il mio corpo mentre lo fulmino con lo sguardo, gli rivolgo la parola e gli chiedo di fare una passeggiata.
Siccome voi uomini siete tutti dei cascamorti, quasi mai rifiutate, quindi poi vi tocco su una spalla o vi massaggio la schiena...e piano piano, mentre parliamo, la mia mano scende sempre più giù.
Se invece siete voi a venire da me per farmi la corte, io vi rifiuto sempre, anche se mi piacete (salvo casi eccezionali in cui io già vi conosca e sia coinvolta a livello sentimentale, ma non vi parlo di questo).
Perché lo faccio? Semplice, perché mi piace tanto tanto farvela vedere e non farvela toccare.
Comunque vi ringrazio perché è sempre un piacere essere approcciata, ma non fa per me.
Non offendetevi. Tornatevene a casa e datevi piacere con le mani, tanto lo so che lo fate.
Le mie amiche mi considerano un po' pazza per questa mia diversità, ma la verità è che anche loro si divertono un botto e a volte assistono come guardone, quando pesco un ragazzo e me lo porto a casa.
Non le faccio partecipare, però. Sono molto gelosa delle mie prede.
Io mi faccio scopare e loro si fanno i ditalini mentre ci guardano.
Vi dicevo, cari uomini, a me piace rivolgere uno sguardo un po' insistente o una parola ai ragazzi sconosciuti per strada, sedurli e portarmeli a casa, o in macchina, o dietro un cespuglio.
Sono una lupa, una mangiatrice di uomini (e dei vostri cazzi).
Nel novanta percento dei casi riesco sempre a centrare l'obiettivo e in fondo so di fare del bene anche a voi, ragazzi.
Devo dire però che quel dieci percento di uomini che mi rifiutano mi lascia l'amaro in bocca (vorrei sentire altri sapori).
Lo so, lo so che me la tiro troppo, non sono mica perfetta!
Ho come la sensazione di non riuscire a sedurre una parte degli uomini che trovo attraenti.
Tendo a pensare che nella mia città ci sia un certo numero di prede che sarebbero di mio gradimento, ma che non sono ancora riuscita ad assaggiare, o perché mi hanno rifiutata, o perché magari non escono molto o semplicemente hanno avuto la sfortuna di non avermi mai incontrata per strada.
Sapete qual è la fantasia che mi frulla nella testa da un po' di tempo?
Andare a cacciare le prede nelle loro tane.
Sì, ragazzi, avete capito bene. Per tanto tempo ho desiderato di andare a cercare gli uomini nelle loro case e offrirmi a loro.
Sta mattina sono finalmente riuscita a soddisfare, in parte, questo sogno, grazie alla collaborazione di una mia amica.
Lasciate che vi spieghi.
L'utopia confessata alle mie amiche è stata quella di andare a citofonare agli sconosciuti, chiedendo loro di farmi salire a casa, muovendomi di portone in portone, e mostrando le tette in video, quando possibile.
Una bravata che non avevo mai avuto l'ardire di fare, fino a oggi.
No, aspettate, so già cosa state pensando, ma io sono una brava ragazza.
La distruzione delle coppie avviene solo nelle mie fantasie.
Nella realtà, io e la mia amica Gaia abbiamo deciso di scegliere la preda secondo i seguenti criteri: essere di mio gradimento, non avere figli, né essere fidanzato, abitare da solo in casa e conoscere la mia amica.
"I Testimoni di Geova lo fanno" - ho pensato - "Perché non dovrei farlo anch'io, in versione peccatrice?"
Nella scelta della preda, ieri sera Gaia mi ha fatto vedere un video di una cena di lavoro con i suoi colleghi.
Alcuni di loro già li conoscevo, gli altri no, ma non erano di mio gradimento, tranne uno.
Tra i suoi colleghi che conoscevo, ce n'era soltanto uno, Fabio, che non ero mai riuscita a portarmi a letto.
Quando ci provavo con lui, avvertivo un certo nervosismo. Gli piacevo, ma ero eccessiva per lui, quindi mi mandava via.
Sinceramente mi intrigava molto l'idea di riprovarci con lui, dopo due anni, andandolo a trovare a casa, ma non me la sono sentita perché, conoscendolo, lo avrei soltanto messo a disagio e non avrei concluso niente.
Con Fabio ci vuole un approccio molto più delicato, di cui forse non sono capace, devo ammetterlo.
Tra i colleghi di Gaia che invece non conoscevo, come ho già spiegato, ce n'era solo uno che mi attraeva.
"Si chiama Fabrizio" - mi ha detto Gaia - "Un ragazzo d'oro, simpatico e gentile."
"Lui è un po' timido" - ha poi aggiunto - "Ma quando si scioglie diventa uno spasso."
Nel video Fabrizio sembrava alto, coi capelli ricci. Aveva una voce molto virile, che stonava un po' col suo carattere timido.
In effetti non parlava molto e probabilmente non usciva molto spesso di casa, per questo non lo conoscevo.
"Tu sei in confidenza con questo Fabrizio?" - ho chiesto alla mia amica - "Non male, vorrei provarci."
"Sì, siamo diventati molto amici, non in quel senso, porca..." - mi ha risposto lei - "Dovrebbero piacergli quelle come te."
"Lui una volta mi ha confessato che gli piacciono le donne che prendono l'iniziativa" - ha aggiunto.
"Perfetto, allora" - le ho risposto.
Mi sono fatta dare l'indirizzo di casa e abbiamo deciso che oggi, domenica, avrei citofonato a Fabrizio.
Ma ora veniamo al bello. Vi racconto cosa è successo stamattina.
Alle nove mi sono svegliata, mi sono masturbata pensando a come sarebbe stata la mia avventura, quindi mi sono fatta una bella doccia e mi sono preparata. Mi sono truccata nuda, come piace fare a me. Ho messo il rossetto rosso e un paio di orecchini d'oro. Ho scelto di indossare un abito in pizzo nero senza biancheria sotto, molto scollato, con delle spalline strette, ma che andavano molto larghe, quindi potevano cadere facilmente, da abbinare a un paio di autoreggenti con balza in vista, decolleté nere e una giacca nera elegante, da portare sbottonata sul vestito.
Ho completato l'outfit con una piccola borsetta nera.
Una volta pronta, ho preso la macchina e sono andata sotto casa di Fabrizio, lo sconosciuto.
Ho parcheggiato e sono scesa, quindi mi sono avvicinata ai palazzi, in cerca del numero civico indicatomi dalla mia amica.
Quando finalmente sono giunta davanti al videocitofono, ho dovuto combattere con il mio senso della vergogna.
Non riuscivo a credere di starlo davvero facendo.
Per tranquillizzarmi ho pensato di fare prima una prova a tirare fuori le tette, senza suonare il citofono, per vedere che effetto mi faceva. Dovete credermi, quando l'ho fatto mi sono sentita un brivido attraversare il mio corpo.
Un brivido di libertà, ma anche una vertigine che indicava che stavo oltrepassando un confine.
Non sarebbe stato possibile tornare indietro, una volta fatta quella follia.
Stavo rischiando di sudare, a fare la scema lì davanti. Non me lo potevo permettere.
Dovevo compiere una scelta: andare fino in fondo o tornarmene a casa.
Ho inviato un messaggio a Gaia.
"Sono davanti al portone. Che faccio?" - le scrivo.
"La mia porca è indecisa?" - mi risponde - "Ma vai, buttati, che al massimo poi lo chiamo io Fabrizio, se le cose dovessero andare male. Non ti preoccupare tu. Bussa solo una volta e se ti rifiuta te ne vai. È solo uno scherzo..."
"Perfetto" - le rispondo.
Meno male che la mia amica mi protegge!
Mi sono allontanata per un po' da quel portone, ho ripreso fiato e mi sono rasserenata.
Poi sono tornata al videocitofono più carica di prima.
Proprio quando ho sfiorato il tasto di Fabrizio con il dito, un tizio è uscito dal portone, mi ha guardata arrapato e poi si è allontanato.
Uff, c'è mancato poco!
Ho poi riprovato, sperando che fosse la volta buona.
Ho chiuso gli occhi e ho accarezzato la superficie del tasto circolare con le dita, come se fosse un clitoride.
Poi ho premuto. Era fatta, non potevo più tornare indietro.
Ho assunto un'espressione da zoccola con il volto, aprendo le mie labbra rosse e facendo uscire la punta della lingua.
Ho aperto la giacca e abbassato le spalline, ma senza ancora esporre le tette.
Non volevo correre il rischio di non avere neppure uno scambio di battute con Fabrizio.
"Chi è?"
"Sono un'amica. Mi fai salire?"
"Come scusa? Io non ti conosco..."
"Lo so, ma io sì. So che hai dei fantastici ricci."
Gli avevo dato un indizio sul fatto che qualcuno mi aveva parlato di lui. Ero certa che l'avrebbe colto.
A quel punto non c'erano più ragioni per resistere: ho estratto le tette dal mio vestito e gliele ho mostrate, poi le ho leccate.
"Scusa? Ma stai bene? Mi stai spaventando, vattene via."
Oddio, mi ha chiuso in faccia il citofono. Ho dovuto arrendermi, in quel momento.
Mamma mia, mi sentivo davvero una molestatrice, cosa che al tempo stesso mi eccitava e mi faceva sentire in colpa.
Ho pensato che avrei dovuto farmi curare. Me ne sono tornata in macchina e mi sono toccata il clitoride.
Dovevo sfogarmi perché ero troppo eccitata. Dopo essermi bagnata e pulita, ho chiamato Gaia.
"Ciao, Diana! E allora? Come è andata?"
"Un disastro totale, però mi è piaciuto."
"Spiegami meglio."
"Allora, ci siamo parlati e gli ho detto che sapevo che aveva i capelli ricci. Poi ho tirato fuori le tette e me le sono leccate. Lui si è spaventato..."
"E ci credo. Va bene essere sexy, ma mostrare le tette non ti sembra un po' troppo davanti a uno sconosciuto, a casa sua? Non eri mica a una festa..."
"Potevi dirmelo prima, amica."
"Guarda, lascia perdere, sei una puttana."
"E mo' che faccio?"
"Facciamo così, io adesso lo telefono e gli spiego tutto. Tu non muoverti da lì! Ti richiamo io."
Ho atteso una mezz'ora abbondante, poi ho ricevuto la chiamata di un numero sconosciuto.
Ho risposto, ovviamente.
"Allora, zoccola, vuoi salire a casa mia, eh?"
"Fabrizio? Ehm...scusa, non volevo spaventarti."
"Nessun disturbo, signorina, però adesso non mi devi deludere. Fai come prima e ti faccio salire."
Dopo quella chiamata, mi sono tornati il sorriso e la voglia di cazzo.
Sono riscesa entusiasta dalla macchina, quindi mi sono diretta rapidamente verso il portone del desiderio.
Ho bussato. Lui mi ha voluta davanti al citofono per cinque minuti. Ha voluto che mi togliessi la giacca e che mi penetrassi le dita con la bocca, senza alcuna vergogna nel mostrarmi alle persone che mi passavano dietro, proprio a mezzogiorno.
Poi mi ha fatta estrarre nuovamente le tette e mi sono stimolata i capezzoli, facendomeli diventare molto molto duri.
Dopo mi sono ricomposta e rimessa la giacca e sono salita.
Godevo già a pensare alla sua eccitazione uditiva, dovuta al rintocco dei miei tacchi sulle scale.
Giunta sul pianerottolo di casa sua, mi ha aperto la porta, totalmente nudo.
Aveva un cazzo di tutto rispetto il bel Fabrizio, circa diciotto centimetri per tre di diametro, direi (sono un'esperta).
Mi ha fatto entrare, mi ha baciato in mezzo alle tette, ha chiuso la porta e non ha perso tempo.
Mi ha presa in braccio e mi ha fatta distendere sul divano del suo salotto, si è messo il preservativo e mi ha scopata alla maniera del missionario. Io intanto spostavo la giacca e il vestito per cercare i capezzoli con le mie mani.
Era entusiasmante vedere con che foga mi scopava. Stringeva i denti e ansimava come un animale.
"Tu sei una malata" - mi diceva - "Citofonarmi a casa mia? Per fare la troia?"
Io ridevo e godevo, godevo e ridevo.
"Scopami Fabrizio, sfondami più forte che puoi, voglio annegare nella tua sborra."
"Ah! Ma che cazzo? Ma dov'eri finora? Sei un buco nero."
In seguito ha aumentato il ritmo della penetrazione e ho capito che si stava avvicinando pericolosamente all'eiaculazione.
"Aspetta!" - gli dico - "Fatti fare almeno un pompino, prima di concludere."
"Lo prendi pure in bocca, eh? Eh, va bene zoccola, ma fai presto, che non resisto più! Lo sai che mi sono segato pensando a te, prima che la tua amica mi chiamasse?"
"Mi fa molto, molto piacere!" - gli ho risposto.
Mi sono inginocchiata sulla moquette del suo salone e l'ho preso in bocca.
Ho iniziato stimolando il pene lateralmente, poi gli ho massaggiato le palle con le mani, dopo mi sono concentrata con le labbra sulla corona e sul frenulo. Ho notato la sbarra ergersi in modo repentino, quindi ho succhiato.
Ho succhiato sempre più veloce, sempre più a fondo, con gli occhi chiusi, mentre mi masturbavo con la mano, ancora una volta.
Siamo venuti quasi insieme. Lui pochi secondi prima di me. Poi siamo crollati sulla moquette, esausti per la prestazione.
Mi ha ringraziato caldamente e mi ha offerto di farmi una doccia a casa sua.
Ne ho approfittato e mi sono rivestita.
"Ehi, Diana...ma che cazzo di scoperta che sei stata?"
"Devi ringraziare Gaia. Senza di lei, tutto questo non sarebbe successo. Buona domenica. Alla prossima!"
Ci siamo salutati con un lungo bacio alla francese e poi sono tornata a casa.
Ero al settimo cielo, potete immaginare...
E voi, segaioli?
Volete anche voi che io venga a trovarvi a casa?
Scrivetelo nei commenti!
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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