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La Contessa ed il Cavaliere


di Terra
14.02.2018    |    6.749    |    2 6.8
"Due furon, ma come mille agiron, le pompate della contessa sul ferro che subitò ancor di più s'ingrosso..."
Una attempata contessa, regnante da tempo su una rocca sul mare, la donna, elegante nei modi e veloce di pensieri, mandò missive in tutto il regno e qualcuna viaggiò anche al di fuori. In codeste missive si richiedeva il soccorso per codesta madama, qualcuno che la intrattenesse nei lunghi pomeriggi di corte, noiosi e scontati dove ormai a memoria conosceva tutte le novelle dei cantastorie e le maniere dei gentiluomi. La noia la ammazzava, il tedio l'invecchiava, sul suo volto imbronciato il tempo arava solchi leggeri .Il suo tentativo ebbe risposta, ebbe successo. Molti risposero, pochi accorsero, qualcuno sembrava un'altro appariva la Contessa pentita rimandò tutti nelle loro magioni, senza speranza la sua voglia di vita rimaneva assopita. Il tempo si fermò è tempo della semina, la Contessa bella di viso e generosa di forme amministrava il suo regno fecondo. Un messere cavaliere, giovane e glabro, estraneo alle contese di corte, partecipe alle sfide, tornando dalla caccia con cervo in sella si apprestava a tornar nel palazzo ma vedendo il fellone vicino gettar dalla finestra un pezzo di pergamena veloce lo raccolse per restituirgli l'insulto e lanciar la sfida al volgare signore. Subito l'idea mutò nella sua capa, le lettere apparivano allarmanti, una nobil donna richiedeva l'assistenza d'unomo e sapete voi cari signori, che un cavalier mai pò sottrarsi alla richiesta d'aiuto, che si tratti di felini abbrancicati su rami che si tratti signore in ricerca di compagnia.

Così lasciò il cervo li sul suolo, dimenticandosi d'esser cavaliere fu fellone come il suo vicino, ma il motivo era valido, a far il cavaliere egli dovea andar. La rocca poco distava dalla sua residenza, in poco arrivò, la contessa vedendolo, cinto dal suo luminoso metallo, il cancellò spalancò. Lo accolse con riguardo, nascondendo attenzioni per il suo comportamento, mostrandosi aperta teneva al sicuro la sua persona. Il cavalier però, si sà diverso si pone rispetto all'omini di corte, ello sincero e di natural spirito affrontò le parole della contessa, con scudo sul capo e rapido fendente, attraversò immune la dialettica della madama la quale felice d'aver trovato un'intrepido decise di prepararlo ad un ghiotto banchetto.
Ormai era fatta, pensava la contessa, e mentre affettava il manzo arrostito altra carne volea tra le mani, presi i fianchi del giovane glabro, gli chiese di che arma fosse armato, rapida ed esperta subito estrasse dal fodero la lama, questa dura di forgia e lunga di taglio in un sol boccone la fece sparir. Due furon, ma come mille agiron, le pompate della contessa sul ferro che subitò ancor di più s'ingrosso. Per ora le bastava, doveva conoscer l'arma del proprio amico per esser certa che la festa fosse gagliarda.
SI alzò la sottoveste e si voltò, guarda che culo che ho mio caro messere guardi e s'inebri, la donna esclamò! Ancoa riprendendo si stava dall'affondo imprevisto che subito s'inchinò al culo della contessa e di lingua non risparmiandosì lo leccava con ingordigia e passione.
Basta così il banchetto ci aspetta la contessa ha esclamato. SEduti dietro il tavolo l'incontro riprese come se nulla fosse stato, la pancia ormai piena lasciava spazio ad altri appetiti e la madama nelle sue stanza lo ha invitato. Si denudò d'ogni cosa, il suo corpo ne vide almeno di 50 di inverni ma le forme esclamavano vita e primavera, il suo piccolo seno era ancora ben appeso come delle pesche mature all'albero, il cavalier si apprestava a raccoglierne il succo gustoso e come una matrona stette ad allattarlo mentre il desiderio dell'uomo cresceva e ingombrava gli spazi tra i due, lei lo prese con mano ferma e toccandolo si sentiva felice, felice e fortunata d'aver trovato un cavalier tanto dotato di cortesia e di armamento, ma lui si staccò dalla sua presa si chinò e passò ad assaporar il suo gusto di donna, cosa gradita a lei ma ancora di più a lui che pareva invigorito ancor più assai dallo stillar delli suoi umori. A quel punto era pronto e le gambe le prese, volto su volto con occhi incastrati piano la infilzò tenendo sol la punta nel corpo della contessa che sentendosi aperta quel tanto che basta a permetterle di bagnar copiosamente la spada del cavalier. Egli non s'aspettava codesta accoglienza, difficile fu non ceder a tentazione di penetrarla completamente, il membro caldo e gonfio ancor impinto restava e piano piano inizio a spingerlo mentre la contessa s'armeggiava la perla che sul suo tesoro splendeva. Il cavalier decise allora di affondar tutto, sempre con calma e delicatezza, e la contessa trasalì emandando un sospiro e canto leggero che evidenziava il piacer di sentirsi preda, così continuò il duello con l'arma che lentamente infliggeva colpi costanti alla vittima che sempre di più sospirava fintanto che la madonna le apparve in momenti e carezzondole il viso la portò in paradiso mentre il nostro uomo continuava a trafiggerla con sempre più decisione, la contessa era inebriata e il membro del cavalier zuppo di umori si movea in quella caverna calda e accogliente, la passione le labbra gli prese e movendole per lui domandava con rapida voce: "dove posso lasciarle il mio dono signora contessa?" lo lasci li dove si trova adesso mio cavalier e mi riempa della sua gioia, orsù non sia avaro con me!.

Il cavalier, com'è solito dei vassalli, non osò disobbedir al voler della sua nobile e subitò affondò più che poteva la sua arma nella carne della donna e così in fondo al suo corpo scaricò il suo piacer che un'altro urlo di gioia nella madama scaturì.

La storia insegna che i cavalieri giovani ed inesperti talvolta san comportarsi da versi veterani se le condizioni del campo di battaglia lo consentono e che per una contessa non c'è niente di meglio che una scarica di gioia di cavalier per riprendersi da una vita grigia.


La storia racconta in maniera goliardica e romanzata un'avvenimento realmente accaduto. Spero di esser risucito ad unire un pò di leggerezza ed erotismo.

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