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Prime Esperienze

Metti una sera, dopo cena...


di Esseci2000
02.07.2023    |    983    |    10 9.8
"Due secondi ed è fuxia anche lei..."
Sono sopra di lei e sto per venire. Le guardo il viso.
Oggi siamo stati in sauna. Non era la prima volta che stavamo nudi in mezzo agli estranei, ma oggi mi sono accorto degli sguardi che un uomo aveva dedicato a mia moglie. Era già successo, eh, le poche volte che eravamo stati alle terme, ma questa volta a guardare mia moglie non era un ultrasettantenne con la pancia, ma un uomo sulla quarantina e piuttosto bello, dal mio punto di vista. Di quegli sguardi se n’era accorta anche Paola: l’ho notato guardando entrambi con discrezione e, stranamente, provando un certo piacere. Lui che guarda lei, lei che guarda lui, con un misto di imbarazzo e curiosità. Non ne abbiamo parlato, ma ora qui, nudi, mentre facciamo l’amore, mi ritorna in mente.
“Ti piacerebbe farlo con qualcuno che non sono io?” le chiedo con la voce rotta dall’eccitazione e dallo sforzo. “Uno come quello che ti guardava in sauna oggi?” Sorrido e accelero il ritmo. Lei spalanca gli occhi e apre la bocca, come se le fosse arrivata una secchiata d’acqua gelata sulla schiena e accenna un grido soffocato. Accelero ancora e lei mi asseconda; ora è lei ad accelerare. Affondo ancora, accelero, la stringo, la bacio, la guardo. Ora lei geme, sempre più forte, quasi grida. Veniamo assieme. Il tempo perde significato, lo spazio anche. Vederla godere così tanto mi manda fuori giri e quasi perdo i sensi nel momento in cui esplodo dentro di lei.
Rimaniamo distesi nudi, con il fiatone, in silenzio. Quasi mi addormento, ma mi ritorna in mente al rallentatore la scena in cui le parlo del quarantenne in sauna, il suo viso, la sua espressione. E mi sveglio definitivamente. Ora respiro in modo quasi regolare, apro gli occhi e la guardo. È bella. Forse non da apparire su qualche rivista glamour, ma le sue forme sono così armoniose: la sua bocca, gli occhi chiari, i capelli color miele ora tutti arruffati. Il mio sguardo indugia sul suo collo sottile e scivola sui suoi seni che ancora si alzano e abbassano al ritmo del respiro un po’ veloce. La pancia, dolce e morbida. Le gambe, così femminili ed armoniche, ora vergognosamente spalancate. E la vulva, decorata da una sottile striscia di peli e per il resto completamente glabra, come si conviene quando si va in sauna, appunto, o in spiaggia. Capisco che il quarantenne la osservasse. È proprio bella. È sexy.
Anche lei apre gli occhi e mi guarda. Sorridiamo, poi ridiamo. Un bacio e ancora un momento di relax, prima di andarci a lavare ed uscire in terrazzo a fumare la sigaretta di rito.


“Ti sarai mica ingelosito?” Mi chiede, prima di tirare una boccata di fumo.
“No. Beh, forse. Magari un pochino... Ok. Sì. Sul momento mi ha fatto anche piacere, anche eccitato un po'...” dico sorridendo e cercando di fare il disinvolto, “...ma sai, gli anni passano, non sono più un trentenne. Tu invece sei ancora così bella...”
“Sì, bella proprio. Dopo due gravidanze.” Sbuffa il fumo da parte e ride. Questa cosa non la capirò mai. Quest'inverno si è messa a dieta e si è iscritta in palestra e ora è proprio in forma. Non avrà il fisico di una modella, ma di certo quella di una bella donna di quarantacinque anni. Il suo viso poi è forse ancora più bello di quando era giovane. Glielo faccio notare, ma so che se non se ne convince da sé non ci sarà modo che se ne renda conto.
“È per questo che mi faceva piacere che quel tipo mi guardasse. Da 18 anni sono una mamma. La mamma di Riccardo prima e la mamma di Cristina dopo. Sono anni che non mi sento una donna e basta. E oggi quel tipo mi ci ha fatta sentire”.
“Non ti facevo sentire una donna io?” Rispondo al limite dell'offeso.
Lei sorride. “Non te la prendere. Certo, mi ha sempre fatto piacere che tu...beh, insomma...vedere che ti facevo effetto. Ma non è questo il punto. E' che non capisco fino a quando io ti faccia effetto veramente e quanto succeda per abitudine.”
Sono basito. Davvero lo pensa? E se avesse ragione? Non parlo. Non so come ribattere. È lei che mi cava dall'impaccio.
“Anche tu guardi il culo delle altre! Vuoi dirmi che se una bella donna ti facesse delle moine tu non ci penseresti? E questo vuole forse dire che non ti piaccio io?”
Ora mi risento proprio. “Non ti ho mai tradita e non ho intenzione di farlo! E non mi è mancata l'occasione, se è questo che intendi!”
“Non ti offendere dai!” sorride dolce “Non è questo che intendo. Voglio dire che stiamo assieme da più di vent'anni e per buona parte di questi siamo stati genitori. Gli sguardi degli altri, o delle altre, e le loro attenzioni sono dei ricordi lontani. Ogni tanto mi mancano. Avevo un po' di fan a vent'anni, eh! E ora sono una madre di famiglia, e qualche volta ho l’impressione di stare solo ad aspettare di diventare vecchia e nonna. Bello, eh per carità… Ma ora, a quarantacinque anni, mi sembra uno spreco. E ogni tanto questa cosa mi fa venire tristezza. Le attenzioni di quell’uomo sono state una boccata d'ossigeno per me.” Schiaccia la sigaretta nel posacenere. Sorride ancora, ma in modo più stanco e triste. Ma ormai è tornata alla realtà. Le fantasie e le evasioni sono finite.
La tristezza dura poco. Si sorride di nuovo. Fra poco i miei genitori riportano i ragazzi a casa dopo il fine settimana in montagna. Domani si torna a lavorare.

L’ora di andare a dormire arriva troppo presto, come ogni domenica. A letto la mia mente torna ai discorsi di oggi pomeriggio. Ne parlo con Paola.
“Certo è che era parecchio che non facevamo l’amore così”.
È vero. Dopo tanti anni assieme il sesso era diventato un po’ routinario, se si può dire così. Forse Paola intendeva anche questo. Oggi quel terzo incomodo immaginario aveva risvegliato qualcosa in noi.
Lei annuisce, sorride “Già!” mi da un bacio affettuoso e torna a leggere il suo libro. Mi viene un’idea, ma per ora non oso parlargliene.

È il sabato dopo. Stiamo cucinando, mentre aspettiamo che i ragazzi tornino da scuola. Mentre sminuzzo le verdure torno a pensare ai discorsi di domenica scorsa. Trovo il coraggio di parlare a Paola della mia idea.
“Senti: ti ricordi domenica scorsa?” Lei interpreta male. “Ora è tardi – ribatte –e i ragazzi fra poco sono a casa.” “Non intendevo metterci a fare sesso adesso. – rispondo io ridacchiando - Hai presente il discorso su quel tipo in sauna?”
“Sì, certo!”
“L’eccitazione all’idea di fare sesso con un altro?”
“Hm,hm…”
“…e se lo facessimo davvero?” le chiedo. Sto camminando sui cocci, me ne rendo conto, ma vale la pena rischiare.
“Che io vada con un altro!?” risponde Paola, come se fosse quasi sicura di aver capito male.
“Beh, con un'altra coppia, io e te... Non necessariamente che tu ci vada, insomma, magari… Non lo so!”
Mi guarda come se stessi cercando di spiegarle la teoria della relatività a gesti.
“Boh, insomma, se provassimo a coinvolgere qualcun altro mentre facciamo sesso. Qualcuno che ci guardi, o che ci riprenda, o che si unisca a noi… Non saprei nemmeno io”.
“No, grazie!” fa in modo secco. Ecco. Lo sapevo. Si è offesa. Sbatacchia il mestolo del sugo sul bordo della pentola e mi dà le spalle per aprire il frigo. Metto da parte le verdure che sto sminuzzando, mi alzo e mi piazzo accanto a lei.
“Non ti arrabbiare. Si fa per parlare. Devi ammettere che domenica è stato bellissimo!”
Lei non risponde e fa l’aria scocciata. Io le sorrido sornione e lei si ammorbidisce un po’. Non parla però. “Ok. Era un’idea.” faccio io, tornando alle verdure. Fà finta che non abbia detto nulla… Aggiungo ancora un po’ di rucola?”.
“Ci devo pensare.” Se esce lei dal nulla.
“Se aggiungere la rucola?”
“Scemo! – ora ride – a quello che hai detto prima. Ci devo pensare su. E la rucola aggiungila pure!” Mi dà anche un bacio.

Sono passate alcune settimane. Fra pochi giorni i ragazzi andranno al mare, dai nonni, e ci passeranno quasi tutta l’estate. Ci saremo solo io e Paola a casa, fatta eccezione per i fine settimana in cui li raggiungeremo, e agosto, quando andremo in vacanza assieme. È domenica mattina e stiamo bevendo un aperitivo in città io e lei. È Paola a tornare sull’argomento. Dice che si è informata su internet. Ha letto alcuni articoli online ed ha scoperto che non è poi una cosa così rara. Mi parla di articoli di psicologi, di studi di sociologi, di blogger... Non avevamo più toccato la questione: io non volevo in nessun modo forzarle la mano. Abbiamo fatto ancora l’amore in queste settimane e nemmeno lì ne abbiamo fatto cenno. Dice che ne ha parlato anche con delle amiche (quelle con cui si può parlare di certe cose). Una di loro in passato ha fatto delle cose simili. Tutto sommato non le sembra di addentrarci in qualche cosa di scuro e maledetto... “Insomma… mi è venuta un po’ di curiosità”, conclude sorridendo.
Nemmeno io sono rimasto con le mani in mano in queste settimane e ho trovato alcuni siti di incontri fra scambisti. Glieli faccio vedere sul telefonino, commentiamo, ridiamo e scegliamo quello che, caso mai, vorremo usare. Imbocchiamo un sentiero del tutto sconosciuto, assieme. Era tantissimo tempo che non ci capitava di cominciare qualcosa di nuovo ed eccitante solo noi due. Mi sembra di essere un bambino a cui è stato regalato un giocattolo nuovo.
Non perdo tempo, anzi ne perdo tantissimo nel pomeriggio stesso a casa a guardare, imparare, capire come funziona il sito. Iscrivo la coppia al sito, allegando alcune foto (in bikini e costume e senza che si vedano i nostri volti: non siamo poi così disinvolti e foto di noi due nudi non ne abbiamo) e scrivo una presentazione che dovrà essere accattivante. Nel sito ci sono varie presentazioni: alcune non mi ingolosiscono per nulla, volgari e sfacciate. Altre sembrano domande di assunzione. Cerco di scriverne una spiritosa e maliziosa. Mi ci metto d’impegno.

Ciao a tutti.
Siamo Cielodimaggio, una coppia non più giovanissima, ma in buona forma. Non siamo Brad Pitt e Angelina Jolie, ma nemmeno Fantozzi e la Pina. Siamo nuovi in questo ambiente e vorremmo conoscere qualcuno che viva il sesso in modo spensierato ed allegro, come piace a noi.
Siamo entrambi etero.

Niente di ché, penso, anzi… fa proprio schifo… ma ho voglia di cominciare questa cosa. Posso modificarla in un secondo tempo. Invio. Il signor Sito d’Incontri mi fa sapere che serviranno alcune ore per verificare che il nostro profilo sia vero e non sia quello di un guardone qualunque e saremo in pista.

Me ne accorgo subito che il nostro profilo è diventato attivo: il cellulare non fa che emettere brevi trilli, ognuno dei quali è la richiesta di contatto da parte di qualcuno.
Scarto subito le richieste degli uomini soli, che sono la grande maggioranza e mi rimane una mezza dozzina di richieste di coppie.

Le apro con il cuore a mille! “Se vi va possiamo incontrarci sotto il ponte dell’autostrada”, “Come fa i pompini la tua signora?”, “Sesso anale ne fate?” “Tua moglie è un troione come la mia?”…

Io immaginavo musica soffusa, tessuti trasparenti, stanze eleganti e profumate, non certo lo squallore di bestioni arrapati. Mi scoraggio. Non le faccio nemmeno vedere a Paola queste richieste: mi direbbe di cancellarmi immediatamente. Io, dal canto mio, non cerco di mettermi in contatto con gli altri: mi sento inibito, stranamente intimidito. Attendo speranzoso che arrivi qualche cosa di interessante, ma l’avventura sembra concludersi ai preparativi. Aspetterò ancora fino a fine mese, poi chiuderò questa cosa patetica.

Ci vuole più di una settimana, arriva la prima proposta allettante. La scrivono Sacher79.

Ciao Cielodimaggio. Abbiamo visto il vostro profilo e ci è sembrato molto in sintonia con il nostro. Noi abbiamo avuto già alcune esperienze, spero che questo non vi dispiaccia.

Le foto del loro profilo sono molto carine. Hanno più o meno la nostra età e, stando ai dati del sito, dovrebbero abitare in un raggio di 20 chilometri da casa nostra. Ne parlo con Paola e le faccio vedere le foto. La lei sembra molto carina. Salta subito agli occhi una stellina tatuata sul’inguine, che si nota in una foto in cui appare tutta nuda distesa sulla lenzuola. Ha la vulva completamente depilata e dei graziosi seni piccoli e ben formati. Paola guarda le foto distrattamente. Anche le foto di lui (abbastanza in forma, sembrerebbe, e anche piuttosto dotato…) non attirano molto la sua attenzione. Le basta un’occhiata veloce, come se stesse scegliendo le mele al supermercato e mi risponde che è d’accordo ad incontrarli. Evitiamo di scambiarci foto o numeri di telefono e ci contattiamo direttamente con la chat del sito. Sono emozionato. Ci diamo appuntamento alla Pergola, venerdì alle 21.30. Berremo un bicchiere e vedremo se ci sarà modo di approfondire, diciamo così, e in che modo.

Venerdì mi alzo già emozionato. Al lavoro devo fare una fatica incredibile per mantenere la concentrazione. Arrivo a casa poco dopo Paola che ha già iniziato a preparare la cena. Fantastico, immagino e non riesco a stare zitto; Come saranno? Cosa vorranno? Piaceremo loro? Cosa dovremo dire? Paola non ne può più: sarà quel che sarà. Mal che vada, stasera saremo da soli a casa a dormire, come ogni altra sera.
Appena bevuto il caffè mi fiondo in bagno. Doccia, barba, eliminazione peli vari…
Mi vesto elegante. Poi ci ripenso: meglio di no. Ma nemmeno troppo sciatto. Chiedo a Paola, che è a sua volta uscita dalla doccia.
“Secondo me, jeans e camicia vanno bene” dice lei spalmandosi la crema sulle gambe avvolta nell’asciugamano. Ha ragione. Mi metto i jeans bianchi e la camicia blu. Vado a guardarmi nello specchio grande. Ok: può andare. Di nuovo in bagno per una spruzzata di profumo. Paola si è messa un vestito estivo, un po’ scollato ma senza reggiseno. Si sta mettendo una collana e ha ancora i capelli bagnati. Sarà l’eccitazione della serata o che lei è proprio bella ma avrei una voglia matta di rovesciarla sul letto e farci l’amore subito, ma si sta facendo tardi. Il sesso, comunque vada, è solo rimandato.

Arriviamo al parcheggio della Pergola in perfetto orario. Loro hanno prenotato a nome Rossi (hanno specificato che è un nome di fantasia). Scendiamo e ci avviamo all’ingresso. Sono emozionato come non lo ero da almeno trent’anni. La testa mi ronza in un misto di curiosità, impazienza, paura (solo un pochina però) per cui non mi accorgo subito che c’è qualcuno che mi saluta. È Stefania, la mia collega. A momenti le andavo a sbattere addosso. È una donna molto carina, piccolina di statura e minuta ma molto graziosa, appena un po’ più giovane di me. Ci troviamo spesso alle macchinette a bere il caffè. Ci vado molto d’accordo. È spiritosa senza essere sboccata, molto per bene. Lei ha un figlio, più piccolo di Cristina; credo sia in prima media… E stasera è proprio bella: ha un vestito corto e… che gambe! Bellissime! Non ci avevo mai fatto caso. Come sarebbe stato possibile, del resto? L’ho sempre vista in jeans o pantaloni lunghi. Poi è anche leggermente truccata. Suo marito, che non ho mai conosciuto, e un po’ più alto di me, barba lunga, un po’ da hipster, e viso bonario. Io e lui sembriamo in uniforme alla rovescia: lui ha i jeans blu e la camicia bianca.
All’improvviso mi viene in mente il perché sono lì e mi prende un attimo di panico: se ci vedono con Sacher79! Scemo! Basta dire che sono tuoi amici; cosa vuoi che ne sappia lei? E se li conoscono? Dai, basta paranoie!
“Ciao Sandro! Che ci fai qui?”
“Hey Stefi! Ciao! Ci dobbiamo incontrare con due amici…”
Magari sono già lì e ci aspettano. Forse ci stanno osservando. Comincio ad essere in imbarazzo, ma devo essere il più disinvolto possibile…
“A propostito, lei è mia moglie Paola.”
“Piacere”, “Piacere”, sorrisi…
“Mio marito Antonio” fa lei
“Piacere”, “Piacere”, sorrisi, strette di mano.
“E voi siete a cena qui?”
“Sì. Anzi ora dobbiamo entrare che siamo un po’ in ritardo…” fa lei. Per fortuna.
“Ciao” “Ciao”…
Ci avviamo giusto un attimo dietro di loro. Guardo Paola, che vorrebbe tanto mettersi a ridere. Devo avere un’espressione davvero strana. Possibile incontrare Stefania qui, proprio stasera!? Tra tutti le persone che conosco, avessi incontrato, che ne so, Lorenzo o Gianluca, sarei stato molto più a mio agio, ma lei, così finetta! Se scoprisse il perché sono qui penserebbe sicuramente che sono un maiale! Mi scoccerebbe pensasse questo di me…
Vorrei subito andare dal cameriere e dire che siamo i Rossi della prenotazione, ma da lui c’è proprio Stefania, per cui cerco di fare il disinvolto a qualche passo di distanza.
Il cameriere sta parlando con il marito di Stefania. “Rossi? Certo. Il tavolo 4 è qui.”
Credo che abbia detto proprio così. Rossi al tavolo 4. ROSSI AL TAVOLO 4! Stefania e suo marito sono Sacher79! Guardo Paola, che ora ride senza provare a trattenersi. E io sono in preda al panico! Faccio finta di niente e scappo, penso. È la cosa giusta da farsi. Lo dico a Paola.
“Ma cosa scappi! Se ce ne andiamo e loro non vedono arrivare i Cielodimaggio, capiranno comunque. Tanto vale sederci con loro. Ci faremo due risate. Poi lui è proprio belloccio” mi dice civettando!
Arriviamo al tavolo e Stefania mi guarda un po’ in imbarazzo. È ovvio, lo capisco che non voglia che ci siamo io e Paola fra i piedi quando a momenti devono arrivare Cielodimaggio.
“Stefi, scusa… immagino voi siate Sacher 79… piacere: Cielodimaggio” Tento un sorriso allegro per far calare la tensione. Mi sento un coglione galattico, come dice la canzone. Devo essere fuxia…
Stefi mi guarda. Gli occhi spalancati, la bocca socchiusa e senza sapere cosa dire. Due secondi ed è fuxia anche lei. Non si decide a parlare. E’ suo marito a trarla d’impaccio.
“Certo! Sedetevi!”
Lui sembra molto a suo agio. Anche Paola lo è. Per fortuna, perché io e Stefi ce ne stiamo in silenzio ad ascoltare la conversazione. Ad ascoltare apparentemente, per quanto mi riguarda: almeno per il primo quarto d’ora, la testa se ne va per la sua strada. Quando trovo un attimo di lucidità mi rendo conto che la ragazza nuda sul profilo di Sacher79 è la mia collega Stefania! È sua la patata rasata con la stellina tatuata sull’inguine! Sono sue le tette piccoline ed eleganti che esibisce, distesa con le mani dietro la testa. È lei che “ha già avuto esperienze”, lei che proprio stamattina mi ha parlato dei figli e delle vacanze! Sono sconvolto e la mente torna nuovamente per i fatti suoi. E lei? Cosa starà pensando?
Non lo so. Anche lei ascolta (o fa finta?), di tanto in tanto sorride e non parla. Di certo Paola e Antonio, che hanno capito la situazione sembrano divertirsi. Abbiamo già bevuto un giro di bianchi e abbiamo ordinato un secondo. Loro se la raccontano e sembrano trovarsi a loro agio.
Un po’ di alcool e finalmente dico le cose che c’erano da dire. Mi rivolgo direttamente a Stefi.
“Beh, è stata una sorpresa!”, poi, in uno slancio seduttivo, azzardo “Una bella sorpresa!”
Lei sembra sollevata. Ride e mi risponde “Eh già!” E così cominciamo a parlare. Le racconto di come mi è venuta l’idea di iscrivermi, del fatto che loro siano la prima coppia che incontriamo. Loro, lei mi racconta, sono iscritti da un anno e mezzo. E, alla faccia di qualche esperienza, sono già andati a letto con quasi una decina di coppie. Comincio a sentirmi un po’ uno sbarbino, come quando in prima media ti trovi a parlare con una di terza e ti senti un pivello…
“Lo sai, sono proprio sorpreso! Non mi sembravi il tipo di…” Come posso dire quello che ho in mente?
“Non sembravo una un po’ troia, vuoi dire?”
Non è offesa. Mi sta provocando. Per fortuna l’imbarazzo se n’è andato da entrambe le parti.
“No!” rido. “Altrimenti lo dovrei pensare anche di Paola! Non mi sembravi una per la quale il sesso è importante, ecco!” Me la sono cavata bene!
“Dio… Non il sesso in sé. Cioè: anche! Quello che mi piace è essere corteggiata. Accorgermi di piacere. Il resto è superfluo. A volte molto piacevole, ma la mia parte preferita di solito è questa” e, con un gesto della mano indica la tavolata, “quando conosci delle persone e sei libera di immaginare, di piacere, di flirtare, senza paura di creare equivoci e di fare gaffes”.
Antonio e Paola si sono messi ad ascoltarci. Di solito, quando c’è sintonia fra estranei si dice che sembra di conoscersi da molto tempo. Oggi sta accadendo esattamente il contrario. Io che conosco Stefania da un sacco di tempo, ho la sensazione di conoscerla oggi per la prima volta. Ed è piacevole. È simpatica come sempre, un po’ più sboccata del solito (ma senza esagerare) e soprattutto affascinante. Con i capelli castani mossi che le circondano il viso che è ancora più grazioso di quello che ricordavo. Un momento? E Paola? Paola sta flirtando alla grande. La sua sedia e quella di Antonio si sono avvicinate. Ma non sono geloso. Anzi, mi sta salendo un’eccitazione doppia! Stasera potrei fare sesso con Stefania e vedere Paola farlo con Antonio. La testa torna a viaggiare, ma questa volta in tutt’altra direzione! Se avessi i pantaloni della tuta invece dei jeans se ne accorgerebbero tutti di quali pensieri mi stiano girando per la testa. Sono eccitatissimo. Antonio sembra più calmo ma lo sguardo fisso al decolleté di Paola lo tradisce.
Anche le ragazze chiacchierano fra di loro. E fanno battute. Paola è molto più disinvolta di me, e anche questo mi sorprende.

“Vado un attimo in bagno” dice Paola. “Vengo con te!” la segue, come da tradizione femminile, Stefi.
Rimaniamo da soli io e Antonio. Non abbiamo interagito granché durante la serata. È normale essere un po’ in imbarazzo, penso.
“Bella tua moglie!” Non fa giri di parole, Antonio, che, evidentemente, in imbarazzo non lo è granché. E il suo essere diretto mi lascia un attimo perplesso. “La tua anche!” faccio io, “ma non mi ero accorto che lo fosse così tanto fino a stasera!”. Ridiamo. Mi racconta anche lui di come hanno iniziato. Di come lui avesse avuto un’amante alcuni anni fa e Stefania l’aveva scoperto. Se n’era andata di casa e stavano per lasciarsi, ma poi hanno deciso di tenere duro. Sembrava uno spreco troppo grande buttare la loro storia all’aria per un’avventura di sesso, durata poco più di due mesi. E così, ripensandosi, rivedendosi e riscoprendo di volersi bene e di fidarsi, si sono scoperti più uniti di prima. Solo dopo hanno tentato anche lo scambio di coppia. “Come fosse una prova del nove!” precisa Antonio.
Le ragazze non stanno tornando. Sono via già da un quarto d’ora e io e Antonio ci siamo presi un altro bicchiere e continuiamo a chiacchierare. Tornano ridacchiando e ci fissano negli occhi. Poi Stefi mi infila qualcosa nella tasca dei pantaloni e lo stesso fa Paola ad Antonio. Mi infilo la mano in tasca dopo qualche istante, perché ho voluto godermi le risatine di due donne che non si conoscevano ma che facevano entrambe parte del mio mondo e che ora sembrano così complici. Mi fa piacere vedere Paola così a suo agio e divertita. In tasca sento un tessuto e lo prendo in mano. Sono un paio di mutandine. Anzi, è un tanga di pizzo e non è quello di Paola; non può esserlo, perché il suo ce l’ha in mano Antonio che sta guardando mia moglie sorridendo sornione. Stefi invece guarda me, un po’ di sottecchi, anche lei con un sorriso fra il malizioso e l’imbarazzato sul viso. Direi che la serata sta andando molto bene!
Ora abbiamo tutti fretta di andarcene a “bere un goccio” a casa loro. Le due donne si alzano (con un brivido mi riviene in mente che sono entrambe completamente nude sotto i loro vestiti) e noi le seguiamo.

Paola ha pagato per tutti e ora Stefi e Antonio ci precedono in macchina fino a casa loro, che è a dieci minuti dal ristorante. Mentre guido Paola non parla, ma pare euforica!
“Che te ne pare?” le chiedo. “Mi sto divertendo come una matta! Simpaticissima la tua collega. E anche suo marito – ridacchia -E tu? Sei geloso?” Per ora non lo sono. Non ci voglio pensare. Anche Paola mi sembra una sconosciuta: questo aspetto così selvaggio non lo vedevo da tanti anni. Anzi: così selvaggio non lo avevo visto mai! Cosa l’ha messa a suo agio in questo modo? Il fascino di Antonio? la serata di libertà? No. Non è il caso di razionalizzare quella serata così fuori da ogni schema. Guido e guardo Paola che si ritocca il rossetto guardandosi nello specchietto del passeggero. Anche il semplice gesto di aggiustarsi i bordi delle labbra con il mignolo, mi fa girare la testa dall’eccitazione.
Ci fanno accomodare in salotto. Un salotto grande e ordinato. La luce del lampadario e il silenzio durano pochi istanti, poi dallo stereo si inizia a sentire Sade che canta e piccole lampade soffuse si accendono prendendo il posto della luce centrale, creando un’atmosfera morbida ed accogliente. Antonio si avvicina a Paola e la bacia. Subito. Così. Senza dire niente. Paola non reagisce: si lascia baciare e poi prende il viso di Antonio fra le mani e si vanno a sedere sul primo divano. Non ho il tempo di vedere l’evoluzione, perché Stefi mi guida sull’altro divano e comincia a baciarmi le guance, lentamente, con dolcezza. Si avvicina alla mia bocca e mi bacia. Si solleva leggermente il vestito e si siede sulle mie ginocchia. Mi slaccia la camicia e me la toglie. Le mie mani vanno da sole sul vestito. Glielo sfilo dalla testa e lei resta completamente nuda. Inizio a baciarle il collo e poi scendo, con piccoli baci mi avvicino ai capezzoli e li stringo leggermente fra le labbra, mentre le mie mani scorrono dalla nuca, lungo la schiena, fino alle natiche. Mi prende la testa e mi bacia di nuovo, alzandosi in piedi. Eccola, la stellina tatuata sull’inguine. Ecco la sua vulva, completamente glabra. Si inchina e mi sfila scarpe, pantaloni e mutande, stando seduta sui talloni. Ai piedi ha ancora dei sandalini con il tacco neri. Ha le unghie dei piedi celesti. Inizia a baciarmi le gambe, poi le cosce e si avvicina sempre di più al mio pene, che deve essere duro come il marmo. Prima di prenderlo fra le labbra lo massaggia un po’ con la mano. Chiudo gli occhi per un attimo. Devo fare attenzione: sono talmente eccitato che potrei venire anche subito. Devo distrarmi, per cui li riapro. E vedo Paola. È nuda. È seduta sulle gambe di Antonio che sta sul divano con la schiena appoggiata. Paola si muove sopra Antonio e il membro le entra ed esce dalla vulva con regolarità. Lo vedo benissimo: sono qui, a meno di due metri da me. Mi vengono in mente le facce di Paola mentre gode, mentre il suo mugolio mi arriva in diretta audio. Il cuore mi va a mille. Faccio cenno a Stefi che sta continuando a succhiarmelo di smetterla e lei capisce. Si alza e mi prende per mano. Mi fa sedere vicino ad Antonio, mi infila un preservativo, si appoggia sulle mie ginocchia, mi prende il pene fra le mani e se lo infila nella vulva. Ansima e sorride. La guardo. Poi guardo Paola che muovendosi fa ballare la collana che si è messa in camera prima di uscire, poi di nuovo Stefi che ha la bocca socchiusa. Ora non ansima, non grida. Respira veloce. Una goccia di sudore le è scesa dal collo e le si sta infilando fra i seni.
D’istinto poso le mani dietro la nuca di Stefi e la bacio. Poi guardo Paola che ha gli occhi chiusi e mugola. Poi di nuovo Stefi…
“Stefi!” grido. Non riesco a dire altro. Vengo con una violenza mai provata. Le luci sembrano scemare ancora. Vedo delle scintille che si rincorrono in mezzo agli occhi. Stefi nel frattempo mi ha preso il viso fra le mani e mi ha preso dentro di lei il più possibile. Per un attimo mi scordo di come si parla, mi scordo di tutto. Poi, lentamente tutto torna normale. Voglio chiedere scusa a Stefi: sono venuto troppo presto, ma appena accenno a parlare, lei si appoggia un dito sulle labbra facendomi segno di tacere e mi indica Paola e Antonio. Paola è ora distesa sull’altro divano e Antonio la sta prendendo da sopra. Avrei voglia di avvicinarmi, di vedere il pene di Antonio che entra ed esce dalla vagina di mia moglie, il suo viso, le sue smorfie. Questo pensiero mi sovrasta e incredibilmente il mio membro ricomincia a gonfiarsi. Afferro di nuovo la testa di Stefi e inizio a prenderla con forza. Sorride per un attimo, poi inizia ad ansimare, sempre più forte. All’improvviso lei si stacca e si distende a terra, con le gambe larghe. Mi avvicino con il viso alla stellina tatuata, la bacio, poi inizio a leccarle la vulva. Per pochi istanti: poi Stefi mi prende di nuovo la testa fra le mani e mi tira a sé. La bacio, mi bacia e contemporaneamente si prende il mio pene fra le mani e se lo infila. Inizio a prenderla di nuovo, sempre più veloce.
Davanti a me Antonio sta venendo e Paola sta quasi gridando. Io continuo, fino a farmi venire il fiatone. Siamo sudati. Stefi mi fissa il viso e comincia a fare dei piccoli gridolini, quasi dei colpi di tosse. La guardo anche io. Stefi! La mia collega di lavoro. È qui, nuda, con il mio cazzo dentro di sé. E sta godendo. Sta venendo. Sto venendo! Sto venendo di nuovo. Sento la sua vulva stringersi addosso al mio pene. Sta venendo ora. Non mi trattengo. E vengo. Per la seconda volta.
Ci fissiamo con il fiatone. Poi tentiamo di ridere, ma ci manca il fiato. Mi distendo a terra accanto a lei.
Anche Paola e Antonio hanno finito. Ci hanno guardato e ora si distendono accanto a noi. Ci baciamo: io e Paola, Paola e Antonio, io e Stefi, Stefi e Antonio. Ascoltiamo la musica per un po’ senza parlare. Non riesco a pensare: mi godo il momento.
“Se volete, potete farvi la doccia e dormire qui.”, fa Antonio. Un orologio alla parete segna le due e quarantacinque del mattino. Accidenti! Quant’è che non facevo tre del mattino!?
“No, grazie – fa Paola accarezzandogli il viso e dandogli un veloce bacio sulla fronte – ma mi va di dormire nel mio letto”.
Ci fermiamo ancora una mezz'oretta a chiacchierare e bere nudi, seduti sul tappeto del salotto. Non c’è imbarazzo, siamo tutti rilassati e sereni.
Scoliamo l’ultimo bicchiere e saliamo in macchina verso casa.
“Bene, no?”
“Altroché!” fa Paola. Poi, sottovoce, come se ci fosse qualcuno che potrebbe sentirci “Sono venuta tre volte!”
“Wow” mi sforzo di rispondere. Tre volte. Con me non succede da quando eravamo ragazzi. Si insinua leggermente in me una sensazione amara.
“È meglio di…” Lo so. Non devo chiederglielo e mi fermo. Ma ormai il sasso è lanciato…
“Meglio di te?” dice lei, con una vena di rimprovero nella voce. “Non saprei…” Avrei voluto fosse più rassicurante! “Ma credo che chiunque ci fosse stato stasera, chiunque di decente eh, me la sarei goduta comunque. Non era importante chi, è stato fondamentale il contesto: la complicità con Stefi e con Antonio, il fatto di piacere ad Antonio e che a te piacesse Stefi, la bella atmosfera… Mi sono sentita libera di godermela senza farmi domande e senza dover dimostrare niente. E senza sentirmi in colpa, visto che tu e la tua collega non è che siate state in disparte a parlare di cucina…”.
Già Stefi, la mia collega… Come sarà incontrarci al lavoro d’ora in poi? “Sì, sono stato molto bene anch’io. Mi mandava fuori di testa vederti godere!” “Sì, lo vedevo!” dice lei ridendo.
Continuiamo a parlare fino a casa, di loro, di quello che ci avevano raccontato, della loro casa. Lo faremo ancora? Chissà! Come sarebbe stato incontrare Stefi al lavoro? Chissà. Dobbiamo telefonargli domani. Per ringraziare. O sembreremo pedanti? Che bella la loro cucina...
Andiamo a letto nudi, dopo una doccia veloce (mancano pochi minuti alle quattro del mattino) per toglierci di dosso i profumi dei nostri amanti: il nostro letto è nostro e basta, e non ci va che estranei ci si infilino, anche solo con il loro odore.
Siamo io e Paola da soli, nudi nel letto. Ha i capelli umidi. È bellissima.
“Grazie!” mi dice lei. “Hai avuto una bella idea!”
“Figurati! Non è che mi sia costata dei sacrifici!”
“Eh, ho visto!”
“Però sono contento che tu abbia voluto venire a casa. Sono contento di stare da solo con te…” Glielo dico e la bacio. Lei mi risponde con un bacio tenero e mi guarda. Ci abbracciamo. Non resisto ad accarezzarle il viso, spostandole qualche ciocca di capelli che le si para davanti agli occhi. Il viso, il collo. Le sue mani si appoggiano sul mio petto e scorrono delicate sulla pancia, poi sulla schiena. E senza nemmeno accorgercene ci troviamo a fare di nuovo l’amore. Questa volta con tenerezza, senza mai toglierci gli occhi di dosso. Veniamo dopo poco e ci addormentiamo così, nudi, abbracciati. Paola, dopo tanti anni è ancora la mia compagna di viaggio, la mia complice. Quanto è successo stasera poteva essere un disastro, invece è un’altra cosa da infilare nell’album delle cose fatte assieme, dei sentieri impervi percorsi mano nella mano.
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