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Prime Esperienze

Racconti di gioventù (6 e ultimo)


di Erfantino
15.11.2023    |    76    |    0 6.0
"La bocca di Mina si allontanò dalla mia e prese a leccarmi i capezzoli, poi il petto, poi la pancia finché la sua guancia non fu sul mio membro, duro come..."
E finalmente arrivò il sabato sera. Avevo prenotato un bel ristorantino sul mare, dove si mangiava il pesce più buono della costa; aveva fama di essere molto caro, soprattutto per un ragazzo come me che non disponeva di grosse entrate, ma avevo dato una mano a mio padre e lui mi aveva elargito una mancia più sostanziosa, e quando seppe che avevo intenzione di portare Mina il quel ristorante non fece neanche storie a prestarmi la sua macchina.
Quella sera mi preparai con molta cura, volevo che tutto fosse perfetto, dal look al profumo, ai capelli, agli accessori niente era stato lasciato al caso. Avevo dato appuntamento alla mia ragazza alle 20.30, per cui qualche minuto prima dell’orario stabilito parcheggiai l’auto nei pressi di casa sua e mi incamminai per raggiungerla, dato che non potevo arrivarci direttamente. Citofonai e subito scattò la serratura del portone, entrai nell’androne e dopo pochi istanti, sulla sommità della scalinata in marmo, apparve lei, bellissima, un vestito nero lungo con uno spacco vertiginoso, tenuto su da due spalline, una scollatura profonda davanti e una decorazione a pizzo sulle spalle. Ovviamente non indossava il reggiseno, al collo aveva una collana con un pendente che finiva, malizioso, all’interno del solco delle tette; ai piedi delle scarpe aperte con un tacco alto. Salii la rampa due gradoni la volta per darle il braccio ed aiutarla a scendere; giunto sulla sommità le diedi un bacio a sfioro sulle labbra per non rovinarle il trucco. I miei occhi erano molto eloquenti, quello che stavo ammirando era di gran lunga meglio di quanto avessi immaginato. Alzai lo sguardo e notai Paola, sulla porta a destra, che contemplava lo spettacolo affascinante di due bei ragazzi innamorati che stavano per vivere una serata romantica. Le feci l’occhiolino, porsi il braccio alla mia dama e insieme scendemmo le scale, sempre a braccetto raggiungemmo l’auto, le aprii la portiera e la feci accomodare, aiutandola a sistemare il vestito. Arrivati al ristorante tutti gli occhi si posarono su di noi, invidiosi della nostra bellezza e della nostra gioventù. Il maître ci accompagnò al tavolo e si stupì della mia delicatezza di far accomodare Mina allontanandole la sedia per poi sistemare il vestito. Mi sedetti di fronte a lei e durante tutta la durata della cena non riuscivo a smettere di guardarle, alternativamente, gli occhi e il pendente. Onestamente, non ricordo cosa mangiammo e cosa bevemmo, la serata volò via piacevolmente e in breve fummo di nuovo in macchina. Mi misi a pensare ad un posticino tranquillo ed appartato per concludere degnamente la serata ma Mina fu più veloce: “Andiamo a casa mia?”. Sapevo che i suoi non c’erano, trascorrevano l’estate nella loro villa al mare, ma per tacito accordo la sua casa in paese non era disponibile, a lei pareva di profanare qualcosa di sacro. Ma evidentemente quella sera tutto era possibile.
Parcheggiai l’auto ed insieme, a braccetto, facemmo ritorno a casa sua. Salimmo la scalinata e, di colpo, si aprì la porta a destra. Paola, sulla soglia, sorriso 32 denti, ci guardò e disse “entrate, beviamo qualcosa e mi raccontate com’è andata la serata” e poi, maliziosa, aggiunse “o avete fretta?”
Non avrei voluto accettare, ma Mina mi prese per mano e mi portò all’interno dell’appartamento della cugina. Paola ci fece accomodare in salotto e poi sparì in cucina, alla ricerca di qualcosa di fresco da bere. Mina era seduta accanto a me, lo spacco del vestito lasciava le sue gambe nude e la mia mano accarezzava lentamente la sua coscia, cercando di raggiungere il punto più dolce, precluso dalle gambe accavallate. La padrona di casa tornò con tre bicchierini e una bottiglia di vodka al melone, molto di moda in quegli anni, e si sedette in poltrona di fronte a noi. Anche nel modo di sedersi la sua carica erotica veniva fuori spontanea, infatti credo non ci fosse nulla di calcolato nel portare le gambe sotto il culo, riempire i bicchieri e poi chiedermi di passarlo a Mina, sporgendosi verso di me per farmi dare un’occhiata alla mercanzia sul davanti!!
Le raccontammo della serata, con Paola che non smetteva di dire “come siete belli”, “due fighi”, “siete fortunati ad esservi incontrati”. Mentre Mina era molto loquace, forse per il vino e la vodka, io non vedevo l’ora di riprendere da dove eravamo stati interrotti, ma sembrava che alle due donne non importasse. Cominciai allora ad essere più esplicito nelle carezze, la baciai con più passione, le mordicchiai il lobo, le leccai il collo, la implorai di alzarsi ed andare di là, verso il paradiso. Le due ragazze, effettivamente, si alzarono e Paola fece segno di seguirla. Mano nella mano ci condusse su un terrazzino panoramico sul tetto della casa, dove troneggiava una grande vasca idromassaggio già piena e accesa; tutto intorno erano disposti dei lettini in legno con bianchi cuscinoni alti e soffici; le luci basse, la luna, l’illuminazione della vasca, il chiarore del centro storico rendevano quel posto magico. Attirai a me Mina, la baciai sulla bocca e con le dita spostai le spalline del vestito, che scivolò per terra lasciandola solo in perizoma e tacchi a spillo. Mi allontanai per ammirarla meglio e mi accorsi che c’era ancora Paola, non era andata via! Presi la mano della mia ragazza e le feci fare una piroetta, per ammirarle il bel culo disegnato dal perizoma e dai tacchi. La abbracciai da dietro e ripresi a baciarle il collo, ma questa volta le sue cosce non potevano serrarsi ed impedirmi così di carezzarle la fichetta. Mina cominciò a muoversi sinuosa come una gattina che fa le fusa, le mie mani passavano dalle sue tette e i suoi capezzoli appuntiti al suo ventre piatto fino al monte di venere sotto le mutandine. Paola, invece, aveva tolto il vestitino, rimanendo anche lei solo con le mutandine, e si era accomodata nella vasca; con la mano destra cominciò a sfiorarsi la fica mentre con la sinistra si massaggiava le tette. Il mio cazzo stava per esplodere nelle mutande, Mina sapientemente vi strusciava le chiappe per saggiarne la possenza e, quando ritenne giunto il momento, si voltò e cominciò a baciarmi con la lingua. Le sue mani scivolarono sui bottoni della camicia, aprendoli uno ad uno e sfilandomi l’indumento; poi mi tolse la cinta e finalmente sbottonò i pantaloni, che si afflosciarono al suolo. La bocca di Mina si allontanò dalla mia e prese a leccarmi i capezzoli, poi il petto, poi la pancia finché la sua guancia non fu sul mio membro, duro come il marmo, nei boxer. Si divertì a stuzzicarlo senza mai tirarlo fuori, lo carezzò con le mani o con la guancia, lo riempì di bacini, mentre io osservavo Paola che aveva scostato le mutandine e si stava trastullando la clitoride. La mia ragazza mi aiutò a togliere scarpe e pantaloni, mi sfilò i boxer e mi condusse verso la vasca. Mi fece sedere sul bordo, lei entrò e si inginocchiò, riprendendo a carezzarmi e baciarmi il cazzo, finalmente libero e svettante. La sua bocca cominciò uno di quei lavori fatti bene: bacini in punta e lavoro di mano, affondi fino alla base dell’asta quasi a soffocarsi, di nuovo bacini in punta con lavoro di mano, leccata dell’asta e delle palle, e poi di nuovo su fino alla cappella, la lingua saettante sul filetto, e poi di nuovo giù ad ingoiare tutto il membro. Anche Paola era in estasi, la sua mano stava martoriando la figa e si vedeva che stava facendo molta fatica per non lasciarsi andare a mugolii e gemiti. Si avvicinò al culo a pecora di Mina, le scostò il perizoma e vi affondò la lingua, a pelo d’acqua. La mia ragazza ebbe un sussulto e un gemito soffocato le uscì dalla bocca, aumentando il ritmo della mano e della lingua. Rischiavo di venirle in gola, per cui la fermai prendendole le mani e attirandola a me per baciarmela tutta. Il lavoro che Paola stava facendo lì sotto doveva essere estremamente gradevole perché i mugolii di Mina crebbero di intensità, e le dovetti ricordare di non urlare. Lei allora mi fece sollevare, si inginocchiò sulla seduta interna della vasca e mi fece girare dietro. Paola allargò le natiche della cugina e assistette all’entrata del mio cazzo nella fica bagnata di Mina leccandole il buchetto del culo. Cominciai a pompare, ogni tanto uscivo da Mina per entrare nella bocca di Paola, come se fosse un evento casuale. Grazie all’acqua della vasca idromassaggio il culetto di Mina era ben lubrificato, Paola lo stuzzicava con la lingua e il dito medio, e successe così che la mano della mia ragazza cercò il mio cazzo, lo prese saldamente e se lo posizionò sul buco. Paola umettò l’orifizio con la saliva, poi fece lo stesso con la mia cappella ed aiutò la cugina a far entrare la mia verga nel suo bellissimo culo. I primi centimetri furono difficoltosi, la saliva e l’acqua erano un buon lubrificante ma il buco vergine non cedette subito. Una volta che la cappella fu entrata Paola si sdraiò sul bordo della vasca ed offrì la sua fica alla lingua di Mina. Forse distratta da questo nuovo impegno, il buco del culo della mia ragazza si rilassò e la mia verga ebbe modo di entrare per intero. Cominciai a pomparle il culo con sempre maggior soddisfazione, sia mio che suo ma anche, di riflesso, di Paola che teneva ferma la testa della cugina sulla fregna per impedirle di urlare a squarciagola tutto il suo godimento. L’orgasmo di Mina arrivò improvviso e totalizzante: affondò il viso nella pancia di Paola cercando di soffocare l’urlo, la sua mano corse al clitoride per masturbarsi furiosamente, le dita entravano ed uscivano dalla fica, poi tornavano su per riprendere il clitoride, mentre scosse elettriche le squassavano il corpo. Rallentai il ritmo, volevo che quel momento non finisse mai, e quando Mina sembrò calmarsi uscii da lei ed andai a sedermi dall’altro lato della vasca. Le due ragazze ansimavano, Mina sopra e Paola sotto, da dove mi trovavo vedevo il culo di una e le tette dell’altra e per me quella visione significava il paradiso. Il mio cazzo non era ancora soddisfatto, per non farlo smosciare continuavo a segarmi stando ben attento a mantenermi lontano dal punto di non ritorno.
Quando Mina si fu ripresa si staccò dalla cugina e venne verso di me, mi diede un bacio con la lingua e si sedette accanto a me. Paola si alzò in piedi, raccolse i capelli in una coda e si inginocchiò nella vasca, prese fiato e si immerse per prendere in bocca il mio uccello. Lasciai fare per un paio di minuti, sempre con la lingua di Mina nella mia bocca, poi mi inarcai per permettere al mio cazzo di essere fuori dall’acqua, ma lei mi fece sedere e si mise a cavalcioni su di me. Tre lingue, adesso, si incrociavano mentre Paola alternava su e giù con strofinate sul clitoride. Presi le chiappe tra le mani e cercai il buchetto di Paola, ci infilai il dito medio e cominciai a seguire il movimento della ragazza facendolo entrare ed uscire al ritmo del cazzo. Lei gradì parecchio e dopo pochi minuti si alzò in piedi, ci fece alzare ed uscire dalla vasca, mi fece stendere su di un lettino, si girò di spalle, si allargò le chiappe e si infilò tutto il cazzo nel culo, avendo di fronte a sé la mia ragazza che le offrì le tette da succhiare. Dopo qualche minuto di su e giù si spallò su di me, offrendo la sua figa alla lingua di Mina. Lei, da brava bambina, alternava la leccata di fica alla leccata di palle, le mie mani, invece, carezzavano le tette di Paola che ruotò anche la testa per offrirmi la sua lingua. Stavo per esplodere, sapevo che non ce l’avrei fatta a trattenermi oltre, avvisai le ragazze che il momento stava arrivando. Paola si sfilò il cazzo dal culo e si inginocchiò accanto alla cugina, pronte a prendersi tutta la mia sborra che, come previsto, non tardò ad arrivare. Ebbi un orgasmo fantastico, la sborra volò alta per poi ricadere sulle loro facce sconvolte, le lingue andarono alla ricerca di ogni goccia di seme, per poi intrecciarsi ancora e scambiarsi baci salivosi e pieni di umori. Ed io, in tutto questo, ero sia l’artefice che la vittima di tanto sconvolgimento dei sensi.
Adesso toccava a me riprendere fiato, mentre le due ragazze si immersero di nuovo nella vasca, continuando a giocare fra loro, perché evidentemente non erano ancora sazie. Le osservai baciarsi e toccarsi, le loro mani conoscevano bene i punti erogeni una dell’altra, segno che quello che mi avevano detto era vero, avevano già avuto esperienze saffiche. Mina fece alzare Paola, le fece mettere un piede sul bordo e con un dito iniziò a torturarle la clitoride, poi piccoli affondi delle dita nella fica, piccole suzioni alla clitoride, veloci colpi di lingua e poi di nuovo il pollice, affondi e leccate, affondi e succhiate, affondi e pollice portarono la cuginetta sull’orlo di un orgasmo squassante. Il mio cazzo dava piccoli segni di ripresa per cui mi alzai ed entrai con le due ragazze nella vasca, mettendomi seduto alle spalle di Paola. Cominciai a carezzarle quel culo che tanto mi aveva fatto sognare ed averlo a portata di mano mi faceva sentire un pornostar! La cugina si inginocchiò a bordo vasca mentre Mina, con la testa poggiata sul bordo e il resto del corpo in acqua, continuava a leccarle la fica. Non sapevo che fare, il mio cazzo non era ancora pronto ma non volevo essere escluso dai giochi, per cui iniziai a leccare il buchetto di Paola infilandole anche il dito medio. A questo punto arrivò l’orgasmo di Paola, annichilente: un tremore sempre più accentuato, un grido soffocato e un fiotto di liquido partì sua dalla vagina, finendo nella bocca di Mina. Esausta ed elettrica, Paola si staccò da noi sdraiandosi a pancia all’aria con fiato grosso, mentre io rimasi a contemplare la mia ragazza stesa nella vasca, la testa poggiata al bordo ed un sorriso estatico misto agli umori della cugina. La baciai con passione, suggendo lo squirt e carezzandole il viso, i capelli, le orecchie, i capelli, il collo, i seni. Eravamo tre persone soddisfatte, esauste ma felici, col fiato grosso e il cuore che batteva all’impazzata. Mi stesi anch’io, chiusi gli occhi e ripassai i momenti appena vissuti, per fissarli definitivamente nella mente. Non so quanto tempo dopo Paola ci ridestò dalla nostra estasi dicendo: “Cazzo, comincio a sentire freddo, spengo la vasca e scendo giù. Voi che fate?”. Ritornai nel mondo dei vivi con la splendida visione di Paola nuda che ci guardava dall’alto, mi voltai e vidi Mina con un sorriso estatico sul viso annuire verso la cugina.
Raccogliemmo i vestiti e scendemmo giù, facemmo una doccia veloce e ci ritrovammo sui divani in salotto, stanchi ma appagati. Un ultimo bicchierino di vodka e crollai, addormentandomi di botto con la testa poggiata sulle gambe di Mina.
Dopo quella serata non ce ne furono altre, così come avevo sognato e sperato: subito dopo Ferragosto Paola partì per la Sardegna, dove avrebbe trascorso 15 giorni in barca con la sua nuova fiamma, un noto avvocato di Roma col doppio dei suoi anni ma con uno studio nel cuore di Roma, amico di politici e alti prelati. Di lei, ormai, so poco e niente, visto che non torna più paese se non per brevi visite ai genitori ormai anziani. E’ rimasta una bellissima donna e non ha perso niente del fascino che emanava da ragazza ma i suoi occhi ora sono velati da una malinconia che la rende più umana.
Mina, invece, si buttò a capofitto nello studio per la preparazione al test d’ingresso in una prestigiosa università privata del nord; ogni tanto ci vedevamo, per studiare o per uscire a fare un giro, ma ormai scopare in due non ci dava più quel brivido di eccitazione. Ai primi di settembre lei partì per il test, lo superò brillantemente e dopo qualche settimana si trasferì a Milano. Io, invece, superai il test per entrare a Chimica a Bari e decisi di iscrivermi lì. Dopo i primi mesi di interminabili interurbane il nostro rapporto si raffreddò, finché poco prima di Pasqua lei mi lasciò per telefono. Di lei so che dopo poco conobbe un ragazzo veneto, anche lui iscritto alla sua facoltà. Di umili origini ma di una intelligenza fuori dal comune, si laureò nei canonici 4 anni e fu subito assunto da una compagnia di brokeraggio con sede a Londra, dove lei lo raggiunse dopo pochi mesi, una volta laureatasi. Il loro matrimonio fu una favola, gran parte dei miei amici parteciparono ma io preferii non andarci, non avrei retto a vedere lei e la cugina senza fare allusioni a quella meravigliosa notte.
Io adesso sono un laureato in Chimica che non ha mai usato il titolo per trovarsi un impiego adatto perché, a pochi mesi dalla laurea, ho avuto la fortuna di ereditare un locale in una zona di passaggio del centro storico del nostro paese. Decisi, quindi, di aprire un bar – paninoteca – pizzeria in quel locale, anche se tutti lo sconsigliavano perché la zona si stava svuotando dei suoi abitanti. Quello che non avevano previsto, però, era lo sviluppo turistico della nostra città: in breve tempo mi ritrovai ad avere un locale nella zona più rinomata e frequentata da locali e turisti. Sono sposato con una bellissima donna e qualche volta, quando gli impegni lavorativi e familiari lo consentono, frequentiamo una spa in un paese vicino dove è successo di conoscere altre persone che sono entrate nel nostro ménage. Ma questa è un’altra storia…
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