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Erotico di classe (la pattuglia)


di elextogether
06.03.2025    |    122    |    0 8.0
"E in quel momento mia moglie sembrò meno indifferente alla situazione: ai primi schizzi Eleonora affondò i colpi, forti e lentamente, fissandomi la cappella: “Eccola qua: dovevi farne ancora”..."
Io e mia moglie Eleonora, eravamo di ritorno da un ricevimento piuttosto noioso e avevamo bevucchiato qualche bicchiere di troppo; quando frequentiamo eventi serali, mi capita spesso di fantasticare sull'intimità della altre coppie: vestite e apparecchiate impeccabilmente, con la moglie che solitamente è sempre impegnata ad ostentare un pudico ed eterno amore verso il marito, tenendolo sottobraccio.
Ma le cose, in realtà, come stanno? Scopano ancora? Come, quando e perché? Si concedono trasgressioni? E chi è più porco dei due ... lui o lei?
Le dinamiche all'interno delle coppie sposate da molto tempo, possono essere insospettabili e diametralmente opposte. Solitamente non esistono mai mezze misure.
Questi tipi di pensieri mi mettono sempre un po' su di giri. Così, mentre guidavo un po' brillo, tra le strade isolate di quella notte primaverile, riflettevo che in altri tempi, nella medesima situazione, io ed Eleonora saremmo stati alla ricerca di un luogo appartato, per appagare ogni nostro desiderio.
Mi passò per la mente qualche strano fuori programma. Ma Eleonora era già assopita con la testa appoggiata da un lato sullo schienale: si era tolta le scarpe e il respiro profondo confermava che ella fosse del tutto aliena ai miei friccicori: la postura su un lato le faceva appoggiare un seno sull'altro, in maniera che un capezzolo le uscisse quasi dal decolletè, il quale poggiava su un paio di inevitabili rotolini di pancia. Le culotte di pizzo facevano capolino sopra la cintura della gonna ed i piedi nudi non risultavano più riservati di tutto resto.
Mentre apprezzavo i morbosi particolari di mia moglie, mi accorsi che a circa 500 m, sul margine della strada, una pattuglia dei carabinieri aveva da poco fermato un'autovettura: solitamente le forze dell'ordine non fanno mai accostare una ulteriore macchina mentre sono intenti a verificare le generalità della precedente.
Così pensai ci fosse andata bene dal momento che avevamo bevuto qualche bicchiere di troppo: in qualsiasi caso è sempre meglio non essere fermati a tarda sera.
Ma inaspettatamente una paletta sporgente mi fece cenno di rallentare e di stopparmi al lato della strada.
Si avvicinò un uomo in divisa sulla quarantina, piuttosto alto e aitante, posizionandosi dal lato di Eleonora: il gendarme guardò mia moglie in maniera insistente prima di invitarci a scendere dall'auto, mentre il collega rimaneva ancora al fianco dell'altra vettura.

“Ele ci hanno fermato, ricomponiti che dobbiamo scendere!”.

Eleonora era ancora in stato confusionale. Si infilò le scarpe, aggiustandosi gli indumenti addosso: poi scendemmo. Il carabiniere ci invitò a seguirlo vicino al collega, al fianco dell'altra auto.
Non appena vicini al finestrino ci accorgemmo che nella vettura c'era un'altra coppia, in posizione inequivocabile: una donna prosperosa, tra i cinquanta e i sessanta, stava a cavalcioni sopra un uomo longilineo.
Mentre cercavamo di inquadrare la situazione, ci vennero forniti subito i ragguagli dal carabiniere che ci aveva fermato:

“E' semplice! La signora deve mostrarci che è ancora capace di farsi venire il marito nella fica: poi ci da le sue mutande bagnate e se ne possono andare!”

Il collega, più anziano e panciuto, rafforzò la spiegazione del compare, mostrando tra le mani i trofei della serata: due slip di donna ben impiastricciati, nei quali affondò il naso con un sorriso beffardo.
Ero confuso. Pensai di non aver compreso davvero la situazione. Non era possibile!
Ma un particolare inconfessabile mi fu chiaro: avrei voluto afferrare quegli slip bagnati, annusandoli ed ispezionandone gli umori, senza neppure sapere a chi appartenessero. Anzi, quella era la cosa più eccitante. Intimità anonime.
Tornai lucido per guardare meglio la coppia all'interno della vettura: mi accorsi che si trattava del dentista Giorgio F., in compagnia della moglie: la Preside Imma F.
Erano alla cena con noi!
Non li conoscevamo direttamente e non ci avevamo neppure parlato durante l'evento. Ma sapevamo chi fossero. Eleonora si era interfacciata un paio di volte con la Preside all'epoca delle scuole medie dei nostri figli.
La situazione era davvero surreale: io e mia moglie, rimanemmo paralizzati. Poi, Eleonora, fece per tornare alla vettura ma venne afferrata per un polso:

“Signora rimanga qua: non vi conviene allontanarvi altrimenti verbalizziamo resistenza a pubblico ufficiale e mancato stop ad un posto di blocco, con ritrovamento di una bella bustina di cocaina nel vostro bagagliaio!”

Eleonora mi guardò sgomenta. Non potevo stare zitto!
“Ma state scherzando? Capite cosa state facendo?”

Ma il carabiniere mi catapultò immediatamente in dinamiche molto realistiche seppur deprecabili:
“Ascolti, ci sono colleghi che si intascano i soldi dello spaccio, altri che arrestano su commissione, altri ancora che compromettono le scene di delitto: noi stiamo chiedendo alla signora di farci vedere come si scopa il marito … senza sfiorarla con un dito. Non la faccia tanto tragica e si goda lo spettacolo!”

La naturalezza con cui l' uomo mi aveva zittito era tale dal farmi ritenere che quella prassi fosse ben collaudata e garantita. I due sapevano di essere blindati senza rischiare alcunché.
Guardai Eleonora la quale, dopo avermi fissato negli occhi, volse lo sguardo alla coppia: un po' in segno di resa, un po', forse, per curiosità. Decisi pertanto di fare altrettanto.
La Preside, muovendosi su è giù a cavalcioni sul marito, cercava di infilarsi il suo cazzo tra le cosce, così come ordinatole.
Si sentiva un rumore di bracciali e collane che la donna scuoteva coi suoi movimenti.
Era piuttosto coinvolgente pensare che quella signora, sempre impegnata ad interfacciarsi coi genitori, in tailleur ed impeccabile bon-ton, ora stava impugnando la cappella del marito per ficcarsela tra le cosce davanti a tutti noi.

“C'è qualche problema?” chiese il carabiniere al mio fianco
“Non ci riesco in questa situazione assurda!” rispose l'uomo sul sedile.
“Signora, non gli viene duro a suo marito?” replicò l'altro pubblico ufficiale

Silenzio ...

“Signora risponda!”
“ No!” disse imbarazzata la signora.
“No cosa? Sia precisa!”
“No, non lo ha abbastanza duro!”

Non ero più uno spettatore indifferente! Sentire quelle parole pronunciate dalla signora, mi accesero un calore all'interno. Chissà cosa avrebbero pensato i suoi alunni se l'avessero vista. Certo, tutti sappiamo che ognuno di noi ha una vita privata nella quale pronuncia parole poco ordinarie: ma sentirle dal vivo fa sempre un certo effetto.

“Signora … ma anche lei … cerchi di essere più coinvolgente! Tiri fuori le tette che sono ancora nella maglietta. Si tocchi un po' fra le gambe per bagnarsela. Ma scopate ancora?”
“Sì” rispose la signora.
“E suo marito ce la fa ancora a scoparla davanti e dietro?”
La signora rispose ancora di sì.
“E cosa piace a suo marito?”

Ancora imbarazzato silenzio.

“Suo marito le chiede di toccarsela mentre vi guardate un porno?” insistette il pubblico ufficiale.

Arrivò una flebile e sussurrata risposta della Preside:
“Be' sì...è capitato...”

“E allora si tocchi un po' fra le gambe, su...”

Il crudo linguaggio rivolto alla distinta signora, aveva sempre più effetto su di me. Le domande morbose sull'intimità della coppia mi riportavano agli inconfessabili interrogativi che spesso mi pongo nelle mie fantasie. Ora il puzzle sulla Preside, non era più del tutto ordinario: il pensiero che ad oltre 50 anni, si presentasse a scuola, dopo che la sera prima, magari, si era toccata la fica davanti un film porno, mentre il marito la scopava e la inculava a dovere, non era proprio scontato.
Mentre ragionavo su tutto questo, la signora aveva estratto i seni dalla scollatura, nuovamente come ordinatole, mostrando due grosse tette su cui poggiava una lunga collana: i seni erano un po' appesantiti per l'età ma assolutamente apprezzabili; la Preside, con la mano destra, eseguiva la restante disposizione del carabiniere, massaggiandosi la fica.
Adesso la cinquantenne, ad occhi chiusi e con qualche sospiro, cominciava ad arrendersi ai primi piaceri, con tanti saluti al programma didattico e ai recuperi pomeridiani di matematica per gli alunni. Sembrò quasi che quel suo abbandono, autorizzasse me ed Eleonora a guardare la scena senza più sensi di colpa o inibizioni. Mi voltai verso mia moglie che non distoglieva lo sguardo dalle mani dell'uomo, le quali massaggiavano con forza le generose mammelle della moglie, succhiandone i capezzoli turgidi.

“Bravi, così va meglio!” disse il carabiniere soddisfatto.

Era indecoroso da ammettere ma cominciavo a sentirmi più coinvolto dei due aguzzini.
La scena era davvero notevole specie conoscendone gli interpreti: avrei desiderato allungare le mani su quelle tette generose. Poi la mia fantasia ricominciò a viaggiare. Chissà come avrebbe reagito la Preside se, dopo qualche giorno, mi fossi presentato nel suo ufficio, per chiederle di scoprirsi i seni di nuovo e farmeli palpare.
Probabilmente me lo avrebbe concesso dal momento che non mi mostrava nulla di nuovo e il suo imbarazzo non sarebbe mai stato superiore a quello che stava provando quella sera.
Mi chiedevo anche cosa stesse pensando Eleonora.
In breve ella me lo rivelò all'orecchio, a denti stretti:
“Carlo, si vede che ti è venuto duro da attraverso i pantaloni … ”.

Eleonora mi parlò con tono di voce che può rimandare solo alla confidenza tra moglie e marito, ossia una sorta di disappunto con un pizzico di complicità, senza particolari condanne; come se ella volesse intendere che la cosa era sconveniente e non nel nostro interesse, ma tuttavia neppure ingiustificata o scabrosa.

Dopo buoni dieci minuti di su e giù, il dentista si fermò:
“Non ce la faccio a venire così. Mi dispiace. E' assurdo!”

“Ve bene, se non ce la fai a venire con tua moglie, vediamo se la signora qui presente ti può aiutare!” rispose pronto uno dei due carabinieri, indicando col capo Eleonora che si voltò di scatto.

L'altro carabiniere, col manico della paletta, cominciò a sollevare la gonna di mia moglie, dal davanti. Stavo per intervenire, aspettandomi una reazione di Eleonora che però non arrivò.
Ella rimaneva impassibile. Ora il manico della paletta era arrivato a scoprire le culotte bianche e bucherellate all'altezza della fica, strofinandola per due o tre volte da fuori gli slip: poi il manico si insediò dentro l'elastico, scoprendo la peluria rasa di Eleonora, per scendere fino al clitoride.
Eleonora sussultò!

“Dai entra in macchina e fai in modo di farti riempire dal signore, così ce ne andiamo tutti a casa!” esclamò colui che stava tintinnando mia moglie con la paletta di servizio.

Eleonora non mi guardò neppure, chinandosi per entrare nell'automobile: come se quella, ormai, fosse la sola cosa da fare. Rimasi impietrito.
La Preside scese dalla macchina; per farlo allargò le cosce, in maniera da sfilarsi il membro del marito dalle gambe: quindi mostrò a tutti la fica aperta e fracida, lasciando scoperto il cazzo del marito che si palesò turgido e dalle dimensioni insospettabili. Non enorme ma neppure irrilevante.
La cappella era gonfia e bagnata da tutti gli umori della moglie, che colavano fino alla radice.
Senza curarsene Eleonora afferrò il cazzo dell'uomo con disinvoltura, per abbassarlo mentre si metteva a cavalcioni.
Non ci potevo credere: Eleonora con estrema naturalezza si apprestava a scopare quell'uomo davanti a me, dopo che era stato appena cavalcato dalla moglie, anch'essa presente.
E' vero che non c'erano molte alternative. Ma non ci aveva pensato un attimo...

“Aspettate” dissi

Uno dei carabinieri mi interruppe subito :
“ Cosa aspettiamo? Dai che vuoi che tua moglie continui! Facciamo così … se vuoi andartene, prenditi tua moglie e andatevene. Continuiamo tra noi!”

Eleonora cominciò a guardarmi negli occhi mentre si era già quasi infilata il cazzo dello sconosciuto tra le cosce. Mi lanciò un' ultima occhiata per accertarsi se avessi qualcosa da dire o possibili alternative: poi rigirò il volto e chiuse gli occhi per cominciare a cavalcare lo sconosciuto, dicendomi: “fatti una sega e vienici addosso!”

Ero impotente alla scena. Eleonora mi mostrava, senza vergogna, che una volta sorpassata una certa soglia di eccitazione, è impossibile non abbandonarsi al bisogno di godere: della serie “inutile negare che ci siamo eccitati tutti e due. A questo punto veniamo, così come ce lo consentono le circostanze!”

In breve, l'uomo nell'auto, cercò con bramosia le mammelle di mia moglie, la quale pareva disposta a farsele palpare senza però denudarle: circostanza che mi eccitò ancora di più, come se Eleonora, per godere, avesse bisogno solo del cazzo nella fica, reputando tutto il resto una violazione superflua della sua intimità.
Il dentista, tuttavia, non aveva alcuna intenzione di contenersi e in breve estrasse i seni di Eleonora facendo saltare un bottone della camicetta.
Vedevo le mammelle di mia moglie impastate e leccate con avidità, mentre i capezzoli si facevano sempre più scuri e turgidi. Una bella terza, ancora candida e per nulla cascante! Eleonora ora ansimava più forte e cominciava a godere.
Di nuovo le mie maledette fantasie. Pensai a cosa sarebbe successo se Eleonora si fosse recata da quel dentista, qualche giorno dopo, per un intervento di routine al molare: davvero avrebbero fatto finta di nulla? Oppure una seconda cavalcata se le sarebbero concessa volentieri!?
Intanto al mio fianco la Preside era stata avvolta dalle braccia di uno dei carabiniere che, da dietro, le agguantava i seni con una mano mentre con l' altra le sfregava il clito.

Uno dei due pubblici ufficiali ritenne di rispondere alla proposta di Eleonora, in riferimento alla mia eventuale sega:
“No signora! Suo marito non può farsi una sega su di lei. Queste cose le decidiamo noi: le ricordo che siamo sul ciglio della strada. Cominciamo a dare troppo nell'occhio! Quindi andiamo più avanti che c'è un' area di sosta alberata e saremo più intimi. Lì dirà a suo marito come venire o magari le verranno altre idee ...”

Eleonora ascoltava quelle parole ansimando e continuando ad andare su e giù sul cazzo del dentista.

“Allora signora? Andiamo andiamo più avanti o scendete subito dall'auto e ce ne andiamo tutti! Le ripeto che comincia a diventare pericoloso ...”

Il gioco ideato dai due uomini era perverso e sadico. Usavano la loro autorità solo per accendere la miccia iniziale, nelle diverse coppie fermate. E la sapevano accendere proprio bene! Ma poi offrivano continuamente l' opportunità di andar via: era quelle la loro garanzia e la loro tutela.
Ci avevano portato all'estremo dei nostri istinti, garantendoci continuamente la possibilità di andarcene: ora utilizzavano tale opzione addirittura come minaccia, per dimostrare che fossimo noi, più di loro, a voler prolungare quella morbosa esperienza.
Io attendevo la risposta di Eleonora la quale, prima di parlare, mi guardò per un attimo.

Sudata e con un ciuffo di capelli tra le labbra, finalmente rispose “andiamo più avanti!”

Ma il dentista stava continuando a stantuffarla e finalmente si abbandonò ad un urlo di piacere, riempendo mia moglie della sua lava bianca. I carabinieri lo fecero terminare, rispettosi della sua animalesca esigenza, mentre Eleonora incassava ubbidiente gli ultimi colpi svuotapalle.

“Forza adesso andiamo” disse uno dei due gendarmi.

Eleonora rimaneva ancora a cavalcioni sullo sconosciuto, probabilmente in difficoltà nel muoversi tutta piena di liquidi oppure per il piacere di trattenere ancora un po' il membro turgido fra le cosce, non avendo ella goduto.
“Signora, se vuole ci sono dei fazzoletti nel cruscotto” disse l' uomo sotto di lei, pienamente appagato.
“La ringrazio” rispose Eleonora.

Mi eccitò ancora di più vedere che il dentista, dopo aver spurgato le sacche, fosse tornato nelle vesti di perfetto gentleman, dando del Lei a mia moglie e offrendole dei fazzoletti come se le servissero per tamponare del rimmel sbaffato.
In realtà mia moglie doveva asciugarsi la fica dalla sua copiosa sborrata.
Non meno eccitante fu l'allineamento di galateo di Eleonora che, ringraziando con cortesia, afferrò un Kleenex per rimanere con la fica aperta sopra di lui ed asciugare quanto poteva dalle labbra gonfie. Questo, non lo avevo mai visto fare neppure io, a mia moglie. A casa, andava in bagno di solito.

In breve fummo tutti pronti a muoverci.
Arrivammo al piazzale. Io non ce la facevo davvero più. Avrei voluto sborrare tra le cosce della Preside nel giro di qualche attimo, affondando la faccia nelle sue grosse tette appesantite. Ma mi sarei scopato volentieri anche mia moglie, appena riempita da quel tizio.
Dovevo solo liberarmi. E dopo la performance di Eleonora non mi sarei fatto alcun riguardo di come, quando e con chi.
Ma appena scesi dall'auto, mi trovai assieme al dentista davanti ai fanali della volante, in piedi: vedevamo le nostre signore che venivano accompagnate verso il cofano della mia vettura , parcheggiata perpendicolarmente rispetto a quella dei carabinieri
Ci volle poco per notare che, Eleonora e la Preside, erano state posizionate a novanta gradi sul cofano della mia macchina, con i volti rivolti verso di noi. Le donne non parevano resistenti.
Il poliziotto più giovane si mise dietro la Preside: mentre quello più maturo appoggiò il suo stomaco sporgente sul culo di Eleonora.
Ci venne chiesto di avvicinarci. Lo facemmo. Quindi eravamo solo ad un paio di metri da loro, coi fari della volante puntanti contro. Mi pareva che gli uomini stessero dialogando con le nostri mogli, quasi con complicità.

“Abbassatevi pantaloni e mutande” ci ordinò un poliziotto.

Io ed il dentista rimanemmo immobili.

“Su, avanti fatelo!” disse la Preside austera.

Chiaramente le nostre mogli erano pienamente partecipi al gioco: la Preside di certo non stava pensando ai colloqui coi genitori del giorno seguente.
A me ormai sarebbe bastato darmi due colpi al cazzo, per svuotarmi anche a terra. Ero al limite. Così mi abbassai prima i pantaloni e poi le mutande,
L'esile dentista fece altrettanto. Eravamo col cazzo di fuori davanti alla platea. Io mostravo una erezione massima mentre l'uomo al mio fianco, da poco venuto tra le cosce di mia moglie, dava cenni di veloce ripresa: una mezz'asta che, da turgida, sarebbe presto risultata più grande delle mia.

“Fatevi una sega l'un l'altro, adesso!” disse la guardia dietro Eleonora.

Nuovamente attimi di totale esitazione. Ma non avevamo frainteso ed io dovevo davvero sborrare.
Allungai per primo la mia mano destra per afferrare il cazzo del dentista che restava in piedi al mio fianco.
Egli specularmente impugnò la mia asta, con la sua mano sinistra.
Eleonora non mi aveva mai visto fare una sega ad un altro uomo.
L'insistenza con cui le mogli guardavano le nostre mani, ora mi eccitava. Risultavamo un po' impacciati: inaspettatamente le correzioni sul da farsi, non ci arrivarono più dai poliziotti:

“ ma andate bene su e giù, come quando vi fate una sega da soli” disse la Preside.
“Sì, non tenete le mani ferme, scappellateveli bene!”aggiunse Eleonora.

Alle parole di mia moglie temevo di venire subito, rischiando la peggior figura di tutta la serata ossia sbrodolare ai primi colpi di mano, per giunta assestati da un uomo.

“Hanno ragione le Vostre signora, fatevela bene questa sega!” aggiunse il poliziotto più maturo da dietro mia moglie, la quale non capivo neppure se avesse già ricevuto la randa tra le cosce.

Cominciai a sentirmi scappellare a fondo il cazzo dal mio compare, mentre facevo altrettanto col suo. A quel punto vidi sobbalzare le nostre mogli contemporaneamente, con un urlo: evidentemente era quello il momento in cui avevano accolto i rispettivi i cazzi dei loro gendarmi: e dalle smorfie di dolore, non nelle fiche!
Ambedue le donne si abbandonarono al cofano dell'auto, appoggiandovi sopra le teste con grida strozzate di sopportazione: ma bastò veramente poco affinché quelle urla soffocate si trasformassero in ansimi di piacere. Il buco del culo di ognuna ci aveva messo davvero poco a dilatarsi: solitamente, quando inculo Eleonora, ci mette assai di più.
La Preside risollevò il suo mezzo busto sopra il cofano e si rivolse a noi, mentre il poliziotto continuava ad incularla, palpandole, da dietro, i seni penduli sopra la carrozzeria:

“Giorgio inginocchiati e prendilo in bocca. Voglio vederti fare un pompino!”

Oddio! E io che mi chiedevo quali fossero le fantasie delle coppie perbeniste del paese, temendo di risultare irrispettoso nel sospettare qualche vibratore o video porno. La Preside voleva guardare il marito farsi sborrare in bocca!
Guardai mia moglie che ormai godeva pienamente stantuffata dall' uomo anziano in divisa: non so perché ma mi pareva che ella fosse eccitata da quella pancia sporgente che si appoggiava sulle sue natiche, quasi percepita come valore aggiunto di maggior contatto e virilità.
Poi Eleonora trovò la lucidità per risollevarsi. E parlò con voce suadente:

“Dai Carlo, fatelo...”

Non sapevo cosa fare. Temevo di venire nella bocca del mio compare alla prima succhiata: peggio ancora che schizzargli tra le mani, ai primi colpi di sega.
Non ebbi molto tempo per pensarci perché in breve sentì la mia cappella avvolta dalla bocca di Giorgio. Le nostri mogli ci fissavano morbosamente.

“Bravo così, Giorgio … maiale!” bisbigliò la Preside in totale assuefazione.

Eleonora ci fissava con ansimi sempre più forti mentre adesso la mano del poliziotto le sfregava con forza anche il clitoride, non pago dell'inculata.
Il dentista andava su e giù ubbidiente sulla mia cappella: non avrei resistito granché.
A quel punto il forte urlo di godimento del poliziotto più giovane si librò nell'aria, a cui si aggiunse quello della Preside: le era venuto nel culo.
Eleonora ormai emetteva un lamento continuo di piacere, segno che era nella fase di estasi: quella della donna quando, dopo aver goduto, continua a tenere il culo aperto per far sfogare il toro da monta, salvo venir sorpresa da un orgasmo più forte e duraturo del precedente.
Ma lo stallone interruppe la piacevole agonia di Eleonora, assentando gli ultimi colpi con forza per sborrarle dentro. Quelli fecero male! Mia moglie tornò in sé con smorfie di dolore ma restando ubbidiente in posizione, per consentire all'uomo di soddisfarsi.
Non avrei resistito un secondo di più. Stavo per venire. Non ebbi il tempo!
Un grande camion gettò tutti nel panico: si era fermato per rifornirsi di carburante alle pompe di benzina. Noi eravamo molto più avanti, in un' area nascosta tra gli alberi. Ma evidentemente il camionista conosceva la fermata e cercava la parte più appartata per riposare.
Ci ricomponemmo tutti velocemente. I poliziotti salirono sulla loro volante, scomparendo con una accelerata nell'oscurità, dopo aver rapito le mutande della Preside e di Eleonora. Il Preside e la dentista raggiunsero la loro vettura ma fummo io ed Eleonora i primi a partire con la nostra.

Di nuovo in auto con mia moglie, diretti verso casa dai nostri figli.
Nel tragitto regnò il silenzio. Non dicemmo un sola parola, a parte un mio laconico “tutto a posto?” a cui Eleonora rispose “sì si”.

Solo in prossimità di casa Eleonora ritenne di organizzare il rientro, in totale ordinarietà:
“Senti, ora vado io nel bagno della sala che ho bisogno di una doccia, altrimenti sveglio i ragazzi nell'altro. Vai tu in quello...”.

Arrivati sotto il palazzo, parcheggiai e spensi il motore della macchina. Nessuno dei due scendeva, probabilmente per verificare se qualcuno avesse qualcosa da dire. Ma ancora silenzio.
Poi parlò Eleonora: “Vuoi che ti faccio una sega prima che andiamo su?”

Le chiesi cosa stesse dicendo ma lei rispose :” Fai silenzio, dai … ”

Mi slacciò la zip: tirò fuori il mio cazzo che con soli due colpi divenne duro; cominciò a farmi una sega in maniera assolutamente distaccata: quasi fosse un atto dovuto per come era andata le serata!
Mentre Eleonora mi menava il cazzo con una mano, con l'altra consultò addirittura un allert del cellulare: forse non riteneva io fossi già così prossimo all'eiaculazione. Ma io sborrai subito. Mia moglie continuò a spingermi ben fuori la cappella, anche dopo la schizzata, per essere certa l'avessi fatta tutta.
Ora Eleonora non guardava più il cellulare bensì i suoi ultimi colpi di mano, sotto la copiosa colata del mio piacere. Quindi si fermò, impugnando ancora la mia mazza. Mi guardò in faccia:

“Vuoi aspettare un attimo così te ne faccio un'altra?”

Non capivo bene cosa stesse facendo mia moglie. Effettivamente era capitato che, in serate molto esuberanti, io non mi accontentassi della prima sborrata: specie da più giovani. Ma con tempi di recupero ben più lunghi e non certo con due pippe sotto casa.
Ma la dinamica che era stata capace di innescare Eleonora mi faceva sentire dei pizzicori sotto le palle; così le risposti:

“Ve bene, Aspettiamo un attimo, dai !”
“Pulisciti intanto” disse Eleonora, allungandomi il pacchetto di Kleenex, offertole dal dentista.

Dopo essermi asciugato, abbassai lo schienale del sedile per rimanere col cazzo di fuori, mentre Eleonora ricominciava a scrollare il cellulare. Mi stavo quasi assopendo, quando venni interrotto dalla voce di Eleonora:
“Dai abbassati meglio le mutande che ricomincio!”

Mi abbassai gli slip e i pantaloni alle ginocchia. Mia moglie afferrò il cazzo poco turgido per ricominciare il su è giù.
Dopo qualche minuto la cappella non era ancora gonfia ma Eleonora continuava paziente i suoi movimenti.
In macchina si sentiva solo il rumore del suo orologio che si muoveva lungo il polso.
Mi sembrava di essere tornato alle seghe che mi facevano le puttane quando avevo 20 anni le quali, con fare quasi materno, mi guardavano il cazzo, di tanto in tanto, solo per cogliere i primi schizzi e piazzarci sopra il fazzoletto, in maniera da non sporcarsi: fino a quel momento il movimento delle loro mani era automatico e alla cieca, loro preoccupandosi di guardare fuori dai finestrini che non arrivasse nessuno.
Eleonora non aveva nessun problema a ricevere la mia colata calda sul dorso della mano: era mia moglie! L' aveva ricevuta in ogni parte del corpo e pure ingoiata! Ma di sicuro la mera funzionalità della sega era simile a quella di un servizietto per compenso.
Finalmente il cazzo si inturgidì. Le vene si gonfiarono. E in quel momento mia moglie sembrò meno indifferente alla situazione: ai primi schizzi Eleonora affondò i colpi, forti e lentamente, fissandomi la cappella:

“Eccola qua: dovevi farne ancora” disse impassibile Eleonora.

Ci fu nuovamente silenzio. Mi asciugai ancora. Ero sudato. Eleonora si infilò le scarpe che si era tolta e fece quasi per scendere dall'auto, ma poi si girò:
“Guarda che se vuoi te ne faccio una terza ...”

Smisi di starmene zitto:
“Ma perché stai facendo questo, Eleonora?!” le domandai.

Lei mi rispose con tono di voce indecifrabile; non capivo se innocente oppure morbosamente malizioso:
“Niente, pensavo che se non te fai tre dopo stasera ..... hai visto quanta ne hai fatta ancora?!”

Provai a rispondere ma ella mi anticipò per completare:
“Io qui sotto … sto a posto per due-tre giorni, mi brucia tutto. Quindi pensavo che … dai proviamo!”

Senza aspettare la mia risposta, Eleonora aveva già impugnato la cappella violacea per ricominciare. Ero davvero confuso. Cercai di rilassarmi per assecondarla. Ma nulla. Provavo quasi imbarazzo a vedere che, sotto gli occhi di mia moglie, il cazzo si ritirasse invece che indurirsi: penso che mai Eleonora me lo avesse toccato così floscio! Quindi mia moglie me lo scappellò per cominciare a sgrullarmelo, spremendo la punta e sfregando col pollice la parte più sensibile della cappella.
Ma non sarebbe bastato quello!

“Volevi vedermi sborrare nella bocca di quell'uomo?” le domandai.

Eleonora sorrise quasi stupendosi che non fossero arrivate prima quelle mie domande... Rispose:
“Be … se ve lo abbiamo chiesto...”

Il tono delle voce non era eccitato, come quando ci scambiamo confidenze trasgressive nel letto: era nuovamente materno e paziente; come se si aspettasse che le avrei richiesto qualche rendicontazione della serata, a cui non poteva sottrarsi.
Pertanto ne approfittai, ricominciando l'interrogatorio. Ne avevo piena autorizzazione:

“Chi ti ha scopato meglio dei due...”
“Il carabiniere!”
“Ti è piaciuto?”
“Sì!”
“Sì abbastanza o sì tanto?”
“Mi hai vista … : sì tanto!”
“Ma lo sapevi che te lo avrebbe messo nel culo?”
“Sì”
“Ti si è allargato subito, vero?”
“Sì”
“E vuoi andare subito in doccia perché hai ancora nel culo la sua sborra?”

Qui non rispose Eleonora. Dovetti richiederglielo, allora rispose quasi giustificandosi:
“Ce ne siamo andati tutti via improvvisamente per il camion...sì ce l'ho ancora...”

“E andrai direttamente in doccia o ti siederai prima sul water?
Nuovamente Eleonora non rispose. La incalzai …

“Prima sul water!”

Anche la concisione delle risposte di Eleonora denotava che ella non fosse coinvolta nelle fantasie ma quasi a disagio. A domanda diretta … rispondeva, comprendendo che la cosa mi aiutasse ad eccitarmi, vista la terza sega.
Dopo qualche minuto ebbi finalmente un primo inturgidimento che consentì a Eleonora di riprendere a menarmelo:

“Vedi che adesso ricominci … e che ti serve anche la terza, stasera!”

Eleonora ci sapeva davvero fare. Mi stava facendo seghe da quaranta minuti quasi convincendomi che fossero medicinali da prendere per il mio bene.
Forse le piaceva constatare quanto mi avessero fatto eccitare le sue scopate di quella sera, ed era una modo per esorcizzare i sensi di colpa, spurgando fino l'ultima goccia del piacere che mi aveva fedigrafamente procurato. Non doveva rimanere più nulla. Fatto sta che il mio cazzo era di nuovo durissimo ma ancora poco sensibile.

“Ora vado infondo per farti male!” disse Eleonora.

Ed infatti quello è l'esatto modo per stimolare l'eiaculazione quando un uomo è già ben svuotato.
Resistendo a quei colpi così profondi, iniziavo a sentire nel dolore il primo piacere.
Eleonora andò ancora più a fondo, costringendomi a mugugni di sofferenza …

“Resisti che così godi ancora” mi intimò Eleonora.

Sembrava davvero che ella conoscesse il mio cazzo meglio di me. O forse il cazzo in genere...
Il dolore mi stimolava il piacere e dopo qualche altro colpo, fino alla radice, sborrai ancora.

“Ecco la terza che ti serviva ...” concluse Eleonora mentre finiva il su e giù, con le dite cosparse di sborra ormai poco densa e quasi trasparente. Ritrasse quindi la mano per asciugarsela.

“Be' ...penso che adesso sei proprio a posto!” riprese mia moglie.
Ebbi l' impressione che ella alludesse più alle domande a cui l'avevo sottoposta che alla mia soddisfazione fisica: Eleonora, infatti, sapeva che, dopo quella serata, avrei indagato con morbosità la sua esperienza; verosimilmente lo riteneva anche giustificato ma, dal momento che non avrei potuto essere più diretto di come ero appena stato, mi fece intendere che ella riteneva saldato il suo debito confessatorio, con opportunità di non tornare più sulla questione.

“Sì, sono davvero a posto!” risposi sorridente e complice, per farle intendere che avevo ben compreso le sue allusioni, per nulla innocenti o banali: quel giochino a cui mi aveva costretto era stato un modo per recuperare immediatamente la complicità e il dialogo, in maniera da non rientrare in casa con silenzi o imbarazzi che, dopo quella serata, sarebbe stato complicato risolvere diversamente. Specie lasciando passare troppo tempo.
Eleonora aveva invece parificato le posizioni: se lei, con quegli uomini, aveva mostrato tutta la fragilità dei suoi istinti, io non ne ero stato da meno nell'auto sotto casa, dimostrando di essermi eccitato al punto da venire per tre volte di fila, con morboso interesse per l'accaduto: e a modo nostro ne avevamo pure parlato, rompendo subito eventuali tabù.
Zero a zero e palla al centro. Nuovamente vicini e complici.
Salimmo. Aprimmo la porta di casa: Eleonora entrò in doccia. Nel bagno vicino alla sala.
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