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Tra le nuvole e il desiderio 2


di Riservato1987
26.06.2025    |    502    |    2 9.6
"Quando la porta della sua camera si chiuse dietro di noi, un silenzio carico di elettricità ci avvolse..."
Dopo aver ritirato il mio bagaglio, mi diressi al mio hotel. Un rapido check-in, la stanza che mi aspettava, con la vista sulla città che già cominciava a prendere vita con le luci del tramonto. Un paio di telefonate di lavoro, qualche e-mail da sistemare. Ma non riuscivo a smettere di pensare a lei...
Decisi che sarebbe stato il momento giusto per fare il passo successivo. Presi il mio telefono e, con una certa incertezza, scrissi il messaggio:
"Ciao Alessandra, spero che il tuo volo sia andato bene. Se sei libera più tardi, che ne dici di un aperitivo insieme? Magari possiamo scoprire qualche angolo nascosto di Barcellona."
"Ciao, Francesco! Ho una call di lavoro, ti chiamo appena finisco. Non vedo l'ora!"
Mi feci un sorriso e decisi di approfittare di quel lasso di tempo per fare una doccia veloce. L'acqua calda mi scioglieva le tensioni e mi aiutava a concentrarmi. Quella serata avrebbe avuto un suo ritmo, e io avevo bisogno di essere pronto a seguire ogni sua sfumatura.
Il telefono suonò...era lei.
"Ciao Francesco, finalmente! La call è finita, faccio una doccia e sono pronta. Ti va di vederci tra un ora al Shoko? È un posto carino, proprio sul mare, e mi sembra perfetto per una serata come questa."
"Perfetto, ci vediamo tra poco!" risposi, cercando di mascherare l'eccitazione dietro a un tono rilassato.
Dopo aver indossato la giacca ed il cappotto uscii dalla stanza. Il fresco della sera mi accolse mentre scendevo nella hall. L’atmosfera della città mi abbracciava, e mentre camminavo verso il luogo dell'incontro, pensavo a quanto tutto fosse cambiato da quel primo incontro in aereo. In fondo, Barcellona non era solo una città che avrei visitato per lavoro. Con lei, con la sua energia, aveva acquisito un altro significato.
Arrivato a destinazione, mi sedetti al tavolo con una vista perfetta sul mare.
Dopo qualche minuto la vidi arrivare. Raggiante, bellissima e molto provocante. Il suo passo era deciso, le curve del vestito le abbracciavano perfettamente il corpo, e quei suoi occhi brillavano di una luce che sembrava sfidare ogni logica. Il sorriso che mi rivolse era un invito, un segnale chiaro: quella sera non sarebbe stata una serata qualunque.
Si sedette di fronte a me, con quel modo di muoversi che catturava ogni mio senso. Respirai profondamente, cercando di calmare il battito del cuore che accelerava a ogni suo movimento.
"Scusa se sono un po’ in ritardo," disse con voce dolce ma sicura,
"Non importa," risposi, cercando di mantenere uno sguardo tranquillo ma la mente era un turbine di pensieri.
Ci guardammo per un attimo, come se stessimo sfidandoci a vicenda, esplorando la profondità di quel primo vero incontro dopo il volo. Il gioco di sguardi diventava più intenso, quasi elettrico.
Ordinammo da bere e qualche tapas da condividere, lasciando che il profumo di spezie e mare si mescolasse con quello del nostro cocktail.
Iniziammo a parlare del più e del meno, sorridendo, scoprendo piccoli dettagli l’uno dell’altra, come se quei momenti potessero durare per sempre. Ma poi, come spesso accade quando due persone si sentono abbastanza a loro agio, la conversazione prese una piega più intima.
Parlammo di sesso, e lei si aprì con una sincerità che colpì profondamente. Mi confessò che con suo marito non era più come una volta. Non ne facevano quasi più, e quando succedeva, era sempre veloce, freddo, quasi meccanico, come se fosse solo un dovere da portare a termine.
“Lui è stato il mio unico uomo,” disse con un sorriso malinconico, “ma mi sono stancata di quelle volte in cui ho voglia e lui trova sempre una scusa per evitarmi. Come se volesse allontanarsi da tutto, invece di avvicinarsi a me.”
C’era una stanchezza velata nelle sue parole, una nostalgia di qualcosa di più autentico, più vivo. Sentii tutta la sua frustrazione e quel bisogno di essere desiderata, non solo fisicamente, ma in modo vero, profondo.
“È dura,” dissi piano, “quando il desiderio diventa un peso e non un piacere.”
Lei annuì, guardandomi con occhi che cercavano qualcosa di diverso, una promessa forse.
Il silenzio che seguì non era vuoto, ma pieno di aspettativa, come se quella sera a Barcellona fosse l’inizio di qualcosa di nuovo, di inatteso, di finalmente vero.
La serata scivolò via in un soffio, i cocktail si susseguivano uno dopo l’altro, alleggerendo le tensioni e accendendo un’intimità sottile tra noi. Le risate si mescolavano al suono delle onde lontane, e il tempo sembrava piegarsi attorno a quel momento sospeso.
A un certo punto, con un sorriso complice, decidemmo che era ora di muoverci. L’aria fresca della notte ci accolse mentre uscivamo dal locale, e insieme iniziammo a camminare lentamente, senza una meta precisa, solo il desiderio di prolungare quella sensazione di vicinanza.
Le luci della città riflettevano, e ogni passo ci portava più vicini, non solo fisicamente. Lei camminava accanto a me con quella naturale eleganza che mi aveva colpito sin dal primo incontro, e io sentivo il cuore battere più forte ad ogni sguardo che ci scambiavamo.
Quando arrivammo davanti al suo hotel, ci fermammo. L’atmosfera tra noi era densa, carica di parole non dette e promesse appena sussurrate.
Ci guardammo a lungo, il silenzio tra noi carico di una tensione palpabile. Il mondo intorno sembrava essersi fermato, lasciando spazio solo a quel momento. I suoi occhi brillavano di una luce nuova, un misto di desiderio e vulnerabilità che mi fece avvicinare senza esitazione.
Le labbra si incontrarono con una forza dolce, un bacio intenso che parlava di aspettative, di voglia di scoperta, di quel bisogno che avevamo entrambi nascosto fino a quel momento. Il cuore mi batteva forte, mentre le mani cercavano i contorni del suo volto, come per imprimere quell’istante nella memoria.
Quando ci staccammo, il suo respiro era affannoso, e un sorriso malizioso le illuminava il viso.
“Vieni su con me?” sussurrò, la voce calda e invitante.
Il mio sguardo non lasciò dubbi. Senza dire una parola, la seguii dentro l’hotel, consapevole che quella notte sarebbe stata molto più di un semplice ricordo.
Quando le porte dell'ascensore si chiusero, il mondo fuori sembrò scomparire. Eravamo soli, chiusi in quello spazio ristretto, e la tensione che si era accumulata durante la serata finalmente esplose tra di noi.
Le mani di lei si posarono sul mio petto, scivolando delicatamente lungo la stoffa della camicia, mentre io la stringevo a me, sentendo il suo corpo vicino, caldo. Il respiro si fece affannoso, il battito del cuore accelerò, e tutto intorno sembrò svanire. La sensazione di essere così vicini, così legati, era come una corrente che ci travolgeva senza possibilità di fermarsi.
Quando la porta della sua camera si chiuse dietro di noi, un silenzio carico di elettricità ci avvolse. L’atmosfera era cambiata: la luce soffusa, l’aria densa di attesa. Ogni respiro, ogni sguardo sembrava più profondo, come se il mondo fuori non esistesse più.
Ci avvicinammo lentamente, senza parole, come se ogni movimento fosse una scoperta. Le mani si muovevano con naturalezza, ma c’era una tensione palpabile in ogni gesto. Le sue dita sfiorarono la mia pelle, accarezzando con delicatezza, mentre io cercavo di avvicinarmi a lei, sentendo il cuore battere sempre più forte.
I baci che ci scambiavamo erano pieni di voglia, ma anche di tenerezza, come se volessimo assaporare ogni istante senza fretta.
Mentre continua a baciarmi, slaccia la mia cintura e si abbassa sulle ginocchia...ha voglia e il suo desidero è alle stelle. Apre la zip dei pantaloni ed il mio membro rimbalza fuori come una molla, in tutto il suo vigore.
"Oh mio dio" esclama lei..com'è grosso! Furono le ultime parole prima farlo scomparire nella sua bocca...Usava la lingua con maestria, come se ogni movimento fosse studiato, capace di suscitare un brivido profondo e inaspettato.
Io non resistevo più, volevo scoparla...la fermai e la spogliai velocemente fino a lasciarla avvolta soltanto da un leggero perizoma, come un velo sottile che accentuava la sua pelle illuminata dalla luce soffusa.
Si intravedevano labbra perfette, morbide e delicate...scostai il perizoma ed iniziai ad assaggiarla, la feci sdraiare sul letto e ripresi il lavoro di bocca
La condussi dolcemente verso l’apice di un piacere intenso, lasciandola sospesa in un istante di pura e profonda emozione. Poco dopo raggiunse il primo orgasmo e mi disse "ora ti voglio dentro" non esitai a quella richiesta...puntali la mia cappella su quelle labbra ormai zuppe di piacere e la penetrai prima lentamente, man mano che prendeva forma iniziai ad aumentare l'intensità...lei ansimava, mi invitava a fare più forte e a non fermami...fino a quando non dice "vienimi dentro, riempimi tutta" quelle parole fu musica per le mie orecchie e copiosamente scaricai tutto il mio piacere dentro di lei!
Ci mettemmo uno di fianco all'altro sul letto, esausti e soddisfatti di questo primo incontro! Proposi una doccia e dove riprendemmo dove avevamo interrotto poco prima continuando a fare sesso per tutta la notte....l'indomani ci aspettava il lavoro!

Continua?
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