tradimenti
(L')Angelo

31.01.2025 |
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"Chinatasi su di esso aveva iniziato a baciare la cappella, prima timidamente, non tanto perché fosse tentennante, anzi, ma più per sondare la sua reazione..."
Nell’oscurità di quel piazzale della periferia di un paese, i fari della macchina illuminavano i muri di un capannone abbandonato, che gli artisti di street art avevano riempito di variopinti graffiti.Lei, armeggiando nella scomodità di quel sedile ancora reclinato, cercava di rimettersi in ordine, tirando su gli slip e sistemandosi la gonna.
Ma si trattava solo di un ordine apparente e di facciata perché nella sua mente regnava il caos più totale.
Quello che era appena successo l’aveva sconvolta e trascinata in un turbine di sensazioni ormai dimenticate.
Aveva risvegliato in lei un ardore passionale sopito da molto tempo e ciò, se da un lato la lusingava, dall’altro le faceva paura.
Lui la guardava con aria soddisfatta, mentre tirava su la zip dei pantaloni, dopo asciugato, con un fazzolettino, il suo membro da quel poco che era rimasto dei sui umori che ancora lo bagnavano.
Finalmente l’aveva fatta sua e aveva la certezza che non le sarebbe più sfuggita.
Mentre si sentiva scrutata da Angelo, questo era il suo nome, pensava a tutto ciò che, nel giro di così poche settimane era accaduto.
Soprattutto si chiedeva se colui che poco prima l’aveva presa in quel modo così selvaggio, forte e dirompente fosse un “Angelo” di nome e di fatto con il compito di farle riassaporare i piacerei della carne o un demone pronto a tentarla e farla precipitare nell’abisso della lussuria più totale.
Lui era un giovane sulla soglia dei trent’anni, faccia da ragazzo per bene, bruno, fisico asciutto e curato, pelle del viso liscia da sbarbatello.
Aveva conosciuto quella donna in una chat attratto dalla foto del profilo che ritraeva una bella donna di mezza età.
Andando a curiosare sul suo profilo, aveva scoperto la poca distanza geografica che li divideva e così aveva iniziato un fitto corteggiamento virtuale.
Lei, bella donna sulla soglia dei cinquant’anni, madre di due figlie adolescenti, era in una fase della sua vita in cui la routine e la fin troppa “normalità” stavano prendendo il sopravvento, tanto da farla cadere nel torpore dei sensi (complice anche un marito sempre preso dagli impegni lavorativi e sempre più fisicamente e sentimentalmente distante).
Quindi, quelle avance da parte di un uomo, così attraente e giovane, erano state come un improvviso e fragoroso fulmine che squarcia il cielo in una giornata estiva.
Ed era estate quando il corteggiamento virtuale era iniziato.
Corteggiamento fatto di un continuo scambio di messaggi, che, partendo dai complimenti di rito, erano diventati, con il trascorrere dei giorni, sempre più intimi e spinti.
Questa conoscenza virtuale era durato fino alla soglia dell’autunno, quando, a seguito dell’ennesimo invito da parte di lui ad un incontro di persona, le aveva finalmente accettato.
Così, lui l’aveva raggiunta al suo paese e, salita in macchina, si erano diretti in un posto isolato e fuori da occhi indiscreti per chiacchierare e conoscersi meglio.
Si trattava di un piazzale raggiungibile percorrendo una angusta e disastrata stradina di campagna, creato ad uso di una struttura industriale mai entrata in funzione ed abbandonata da anni, usuale meta di coppie in cerca di intimità.
Avevano parlato tanto, guardandosi negli occhi sino a quando lui, con fare deciso e sicuro, le aveva sfiorato il viso con una mano.
Quel piccolo gesto, dall’apparenza innocente e innocuo, era stato, invece, come l’ordine che un comandante manda ai suoi uomini di prepararsi ad un imminente assalto al nemico. E avvertendo lo stesso brivido di paura ma anche di eccitazione ed esaltazione che il soldato prova dopo aver udito quell’ordine, lei si era subito sentita pronta ad essere assaltata e conquistata.
Infatti, aveva risposto con uno sguardo ammiccante, le sue labbra si erano leggermente socchiuse lasciando sfuggire un leggero e silenzioso gemito, ma non così impercettibile da passare inosservato.
La sua mano era scesa a lambire il collo e a cercare di infilarsi nella scollatura della camicetta che lei indossava con i primi due bottoni aperti.
Infilandosi nel reggiseno, aveva iniziato a stuzzicare il suo seno sinistro, ancora turgido e per nulla cadente.
Il capezzolo si era immediatamente inturgidito, segno, questo, che la sua opera stava dando buoni frutti.
Ma era anche bastato così poco per farla bagnare e lui, ormai sicuro della sua disponibilità, aveva potuto verificarlo perché, con un movimento veloce e improvviso, aveva infilato l’altra mano tra le sue gambe che non avevano opposto resistenza.
Anzi, non appena aveva avvertito il leggero tocco delle dita sul basso ventre, lei aveva leggermente inarcato il bacino in avanti allargando le gambe.
Le dita, scostati gli slip, si erano dapprima imbattute in un groviglio di peli umidi e poi, facendosi strada come due esploratori in una fitta ed umida giungla tropicale, si erano infilati in un antro morbido, carnoso ma soprattutto, completamente allagato.
Lei, sentendosi frugare in quel modo, così come non accadeva da tempo immemore, stava perdendo ogni pudore.
Ormai non le bastavano più due dita, da quel giovane voleva di più, voleva sentire il suo corpo premere sul suo, le sue labbra sulle sue ma, soprattutto, voleva sentirlo dentro di sé.
Allora, per rompere ogni indugio, aveva posato la sua mano sulla zip dei pantaloni notando, con piacere, che lui era già pronto.
Gli aveva sganciato il bottone, aperto la zip, abbassato leggermente gli slip trovandosi, così, di fronte un cazzo di tutto rispetto, duro, di una erezione vigorosa, come solo un ragazzo trentenne può avere.
E ciò l’aveva fatto eccitare ancor di più perché, abituata alle rare occasioni in cui aveva rapporti con il marito, il paragone tra i due membri non poteva che essere inesistente.
Ormai voleva a tutti i costi quel cazzo e nulla l’avrebbe più fermata.
Chinatasi su di esso aveva iniziato a baciare la cappella, prima timidamente, non tanto perché fosse tentennante, anzi, ma più per sondare la sua reazione.
Lui non si era fatto cogliere impreparato e, come risposta, le aveva posato una mano sulla nuca spingendole la testa verso il cazzo eretto.
Lei, allargando le labbra, lo aveva preso quasi completamente in bocca, dimostrando, così, la sua esperienza nell’arte orale.
Lo aveva succhiato per un po’, leccandolo per tutta la sua lunghezza e nel mentre lo faceva, lui, tra un sospiro e l’altro, le aveva sussurrato: “ora ti scopo!”.
Era il segnale della carica!
Fermandosi, lei aveva alzato lo sguardo guardandolo negli occhi, si era riaccomodata sul suo sedile e senza dire una parola, aveva alzato la gonna e abbassato gli slip.
Lo spettacolo che si era presentato a lui era estremamente eccitante: gli si parava davanti una figa con un pelo curato e non eccessivo, con grandi labbra carnose, leggermente socchiusa e, quindi, visibilmente eccitata.
Era abituato a ragazze della sua età, completamente depilate e con il sesso quasi inespressivo.
Invece, quella figa pelosa così matura ma ancora estremamente in forma e soprattutto vogliosa, lo faceva impazzire.
Non aveva perso tempo, dopo aver abbassato il sedile e era subito catapultato su di lei penetrandola immediatamente.
Sentendo dentro quel cazzo duro come il marmo, lei aveva avuto un orgasmo immediato ma lui non si era fatto intimorire da una così veloce arrendevolezza di lei ed aveva iniziato a martellarla con colpi vigorosi e profondi.
A dispetto dell’ancor giovane età, era un abile scopatore e lo si notava dai suoi movimenti, dapprima veloci e forti, poi più lenti e profondi, intervallando anche penetrazioni più superficiali a quelle più profonde.
Lei era ormai un vero e proprio lago e gocciolava vistosamente tanto che ad ogni colpo il cazzo scivolava con sempre più facilità tanto da dare l’impressione di una progressiva perdita di aderenza.
Dopo qualche minuto che lui continuava nella sua opera lei aveva avuto un nuovo orgasmo e a questo punto anche lui si era lasciato andare inondandola da un così copioso sperma da farla sentire piena fino all’orlo.
Aveva tradito per la prima volta, ma mentre, assaporando ancora su di sé l’odore di quel giovane maschio, si dava una sistemata per essere nuovamente presentabile, un dubbio le stava assalendo la mente: si era appena concessa ad un Angelo o ad un Demone?
Ma, mentre lui faceva manovra per riportarla a casa, la sua attenzione fu attratta da un graffito sul muro di quel vecchio stabile.
Era rappresentato un diavolo e sotto era ben visibile una scritta: Pape Satàn, pape Satàn aleppe.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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