tradimenti

La Mirada


di whyjustme
13.01.2019    |    5.654    |    5 9.3
"In posizione prona con le mani poggiate al letto, sui tacchi, con la gonna sollevata e uno sconosciuto che mi stava facendo impazzire..."
Quello che segue è il semplice copia e incolla di una mail che ho ricevuto. Non è frutto del mio sacco ma il ringraziamento che ho ricevuto da una donna molto speciale.

Dopo tanto tempo ho ritrovato il gusto, il piacere della scrittura. Ho scritto tanto, tante storie romanzate in genere. Ero arrivata quasi al punto di vedere pubblicate le mie storie per una serie famosa tipo Harmony, poi.....il matrimonio, i figli ecc. ecc. La vita scorre via veloce e ci si ritrova quasi nonna quando si torna ad avere un pò di tempo da dedicare a se stesse, alle piccole cose che ci piace fare.
Ma si ritrova anche il gusto di dedicarsi di più e meglio alla cura del proprio corpo. Quando si invecchia il corpo appasisce e allora si cercano anche mille rimedi per attenuare i segni che il tempo ogni giorno marca sul corpo e nuovi interessi, svaghi, hobby. È cosí mi sono iscritta ad un corso di Tango. Mi aveva sempre affascinato l’idea di imparare a ballare il tango e spinta anche dalla compagnia di una cara amica mi sono iscritta e ormai da tre anni mi diverto a ballare.

Questa piccola premessa, caro Fabio, mi è servita per spiegarti meglio il gusto che provo nel dedicarti questa e-mail.
Dopo il nostro unico incontro non ho fatto altro che pensare e ripensare a quella sera. La sera in cui mi hai stravolto tutti i miei riferimenti, le mie certezze, le convinzioni che avevo in merito a certi argomenti. Io, che ho scritto e raccontato, e devo dire anche con un certo successo, dell’amore, del matrimonio, del rapporto di coppia, in una serata mi sono ritrovara a dover riconsiderare tutto.
E dopo lungo pensare ho scritto questo breve racconto che dedico a quella sera, al gustoso, tenero ricordo che conservo e che ho nel mio cuore.

A te, mio caro sconosciuto dedico questa brevissima storia e chiedo solo il favore di leggerla e di non rispondere. Non vuole essere un modo per “attaccar bottone”, per rivederti.

La mirada

La mirada (lett. la guardata in spagnolo) è quel gesto che il cavaliere fa per invitare la dama a ballare. È un breve gioco di sguardi che si intrecciano e con cui il cavalliere chiede alla dama di voler ballare.
Una sera, poco dopo le festività natalizie, la scuola che frequento organizzò una serata presso un grande albergo. Ospiti d’onore sarebbero stati i campioni uscenti dell’ultimo campionato che, come ogni anno, si tiene a Buenos Aires, patria indiscussa del tango.
Soliti preparativi, mi accordo con Annalisa su dove vederci e come raggiungere l’hotel e via, si parte.
Come ogni bravo ballerino fà, appena giunti in sala si indossano le scarpe appropriate.
Entrano gli ospiti, accolti da un lungo applauso, che si esibiscono subito lasciando tutti incantati per la loro bravura. Non a caso hanno vinto un campionato mondiale. Dopo la loro esibizione la sala era tutta un brusio di commenti, di elogi, di meraviglia e anche di un certo sconforto. Perchè ci si chiedeva quando mai avremmo potuto minimamente avvicinarci a quel livello di preparazione. Ma il tutto finí quando i maestri ci deliziarlno con una lezione. Una master session che vollero regalare ai presenti.

Dopo la lezione, che a differenza del solito durò ben oltre l’ora canonica, ebbe inizio la serata. Ero seduta al tavolo con i miei compagni di corso e come sempre ero in attesa che un cavaliere mi invitasse a ballare. Via una tanga (una tanga è una serie di tre brani) ne inizia un altra e poi un altra e stranamente non avevo ancora ricevuto inviti.

Poi, poi, poi....un cavaliere mi guarda e con lo sguardo mi invita. Lo avevo già visto ballare con altre dame e ne avevo apprezzato la bravura. Mentre entravo in pista mi chiedevo se fossi stata brava nel riuscire a seguirlo ma il dubbio si fugò velocemente.
Quello che invece scoprii fu tutt’altra cosa. Rimasi folgorata, letteralmente sconvolta da quell’uomo, dal suo abbraccio e dal modo in cui mi guidò. Il primo brano passò senza che manco me ne accorgessi e anche il secondo mi sembrò essere durato solo pochi secondi.
Nel tango, nel vero tango non si parla e non ci si guarda in faccia. Si può ballare abbracciati senza stringersi oppure guancia a guancia e la dama è letteralmente appoggiata al cavaliere. Il suo equilibrio dipende dal cavaliere.
Al terzo brano lui mi stringe in un abbraccio guancia a guancia. Non so cosa accidenti successe. A distanza di un anno non sono stata capace di capire cosa mi sia capitato ma stare appoggiata a quell’uomo mi sconvolse i sensi. Mi sentivo come in preda a un fuoco. Avevo violente vampate di calore e queste potevano essere delle caldane ma anche dopo, analizzando e riflettendo a mente fredda, non sono riuscita a capire.

In genere dopo aver ballato il cavaliere porgendo il braccio alla dama la riaccompagna al tavolo. Lui, quello sconosciuto fino a quel momento impeccabile sotto tutti i punti di vista, mi bisbiglio all’orecchio “Alloggio in questo hotel. Sono nella camera 710. Ti aspetto fra mezzora”. Senza lasciarmi alcuna possibilità di ribattere mi voltò le spalle, mi lasciò in pista e sparí velocemente.

Rimasi sconvolta da un simile affronto. Una simile volgarità non l’avevo mai vista nè avrei immaginato esistesse. Anche nei romanzi che ho scritto non sono mai riuscita a figurarmi un simile approccio. Con quel grandissimo maleducato non avevo scambiato una parola che fosse una e lui mi ha trattato come una volgare puttana. Anzi peggio, perchè il cliente che cerca una prostituta almeno un paio di cose gliele chiede, le parla.
Quello zotico, presuntuoso non solo mi da della puttana ma manco mi lascia replicare. Se fossi stata più pronta un ceffone non glielo levava nessuno ma lui fu rapidissimo nello sparire del tutto dalla sala.

Tornai al posto e Annalisa, vedendomi sconvolta mi chiesa cosa fosse successo. Non le dissi nulla e corsi alla toilette. Nello specchio mi rimisi un pò in ordine. Il bollore di rabbia si attenuò ma le parole di quel porco mi rimbombavano in testa. Mi guardavo allo specchio e mi chiedevo cosa avessi o avessi potuto fare, che spinse quell’uomo a invitarmi in un modo tanto volgare.
Mi vedevo le rughe sul viso e soprattutto sul collo. Avevo un bel abito ma il mio seno era palesemente cadente. Sollevai un pò la gonna davanti allo specchio e vedevo i segni del tempo. Però pensavo alle sue parole con insistenza. Ti aspetto in camera. E cosa mi avrebbe detto in camera sua? Ma poi perchè dovrei andare in camera sua? Mentre una voce interiore rispondeva allestupide domande che mi facevo da sola.

Mentre ritoccavo il rossetto mi venne in mente che mio marito era fuori per lavoro. Mi ricordai che sarei dovuta restare a dormire da Annalisa. In pratica nell’arco di tempo che una donna passa davanti allo specchio di una toilette in un locale pubblico, mi feci un terzo grado di domande sceme e mi davo risposte idiote.
Uscii dalla toilette come una furia, andai al tavolo e dissi ad Annalisa “Non farmi domande. Mi allontano un attimo. Se non mi vedi tornare fra 15 minuti cercami nella stanza 710. Devo andare a dirne quattro a quello sporco maniaco”. Le voltaai le spalle e corsi verso gli ascensori. Arrivata davanti alla porta bussai con decisione. Lui con una faccia sorridente mi aprí e mi fece entrare. Ancora una volta non mi diedeil tempo di dire nulla. Con quella faccia che avrei voluto prendere a sberle disse “Sometimes you must dare” (a volte bisogna osare) quindi mi abbracciò e mi baciò.

Mi teneva talmente stretta mentre mi baciava con una passione e una foga che nei miei romanzi avevo scritto ma mai provato. Ero nella confusione più totale. In una camera d’albergo, in abito da ballo, uno sconosciuto che mi aveva offesa mi stava baciando, anzi in brevissimo tempo le sue mani mi toccavano dappertutto, con una passione ma soprattutto con una maestria, che mai avevo immaginato potesse esistere.
E la confusione aumentava perchè sentivo che mi piaceva terribilmente. Mi fece scivolare ai bordi del letto, spense tutto lasciando la stanza illuminata solo dalla luce che filtrava dalla grande finestra. Mi fece voltare a guardare la città iluminata nella notte mentre cominciò ad accarezzarmi con una dolcezza sublime. Sublimi erano le sue mani, immensamente delicate sulle mie spalle, sulle braccia. Non mi tastavano, non stringevano nè strizzavano il mio corpo ma lo sfioravano appena. Mi ripresi per pochi secondi mi vidi con la borsetta ancora in mano e mi venne in mente di Annalisa.
Non volevo che lui smettesse, non volevo che quello stato di torpore terninasse, presi il cellulare e chiamai la mia amica. Le dissi “va tutto bene. Sta tranquilla che torno a casa da sola. Ci sentiamo appena rincaso”.

Lui scese a carezzarmi le gambe. Mi guidò a divaricarle leggermente e con uguale delicata passione mi faceva impazzire. Mi sentivo sconvolgere i sensi. Non tralasciava un solo centimetro delle mie gambe e io finalmente mi lasciai andare.
Fui io stessa che aprii di più le mie gambe. Appoggiai le mani al letto e chiusi gli occhi.

Dio mio cosa stavo facendo. Ero in preda ad un piacere nuovo, mai fatto, mai provato nulla di minimamente paragonabile ai fremiti che mi derivavano da quelle carezze. Non parlavo ma con la mente gli chiedevo di non fermarsi.
In posizione prona con le mani poggiate al letto, sui tacchi, con la gonna sollevata e uno sconosciuto che mi stava facendo impazzire. Ricordai solo allora che non avevo gli slip ma non me ne importava più nulla.
Mentre le mani arrivarono al mio sesso e anche lí lo sfiorarono delicatamente la sua lingua prese a carezzarmi dietro le cosce. La sentivo insistere dietro le ginocchia dove mai e poi mai avrei pensato di avere una zona erogena. Eravamo ancora ai preliminari e io avrò avuto già due orgasmi.
Quando la sua bocca guadagnò la mia vulva mi partí un altro violento e intenso orgasmo. Basta adesso ero completamente in preda al piacere e avevo il forte, fortissimo desiderio di essere penetrata.
Fui io che mi buttai su letto a pancia in su, allargai le cosce e lo tirai a me.

Ebbi un violento colpo alla vagina. Ebbi la sensazione come di stare per essere sventrata. Oddio che male , ma allo stesso tempo oddio che goduria. Non capivo come potessero essere cosí contrastanti quelle sensazioni ma ci volle poco perchè tutto fu spiegato.
Con un movimento che non ho capito mi sono ritrovata sopra di lui in posizione di 69. Ecco adesso capivo. Aveva un membro di dimensioni assurde, almeno per me che fino a quel momento avevo avuto un solo uomo. Non avevo idea di cosa e come potesse essere un “coso” cosí lungo e cosí doppio. Ero sorpresa, avevo fra le cosce una lingua che mi stava facendo impazzire e in faccia un coso che non riuscivo a maneggiare.
Mugolavo ma per il piacere che mi dava lui alla passerina. Non riuscivo a chiudere la bocca intorno a quel mostro. Lo facevo andare su e giù con le mani ma lo tenevo con entrambe le mani e ne usciva ancora un bel pò.
Mi venne voglia di apprezzare bene quella meraviglia della natura. Usai il mio avambraccio come riferimento come un metro di misura ma alla fine cedetti ancora. Mi limitai a fare quello che potevo. Lui invece sapeva fare, sapeva quello che voleva fare e lo faceva divinamente.

Mi rimise sdraiata a pancia in su e stavolta....oh signore che meraviglia. Lo sentivo tutto dentro di me. Apprezzavo il turgore, lo spessore e più si faceva strada nella profondità del mio ventre più mugolavo. Presi a parlare, chiedevo, guidavo i suoi affondi e mollavo i miei “godo, godo, godo” e “vengo sí vengo” a ripetizione.
Baciava, si muoveva senza sosta, con ritmo costante. Non tralasciava nulla del mio piccolo corpo. Sono alta appena 1,65 molto normale ma sotto quell’uomo, mi sentivo alta un kilometro. Le corse che facevano le sue mani lungo tutto il muo corpo, il modo in cui si soffemava quí e lí. Il gusto dei suoi baci, i piccoli colpi di lingua ai capezzoli, dietro le orecchie. E soprattutto i colpi a martello che il suo enorme membro dava alla mia vagina. Ad ogni affondo erano vibrazioni forti.

Mi volle venire di fianco. Mi fece girare su un fianco e si stese dietro di me. Mi sollevò una gamba e mi penetrò. Diversa posizione e diverse e ancora nuove sensazioni. Mi prese una mano e la portò a toccare il mio clitoride chiedendomi di toccarmelo da sola.
Eseguii all’inizio dubbiosa ma aveva ancora ragione. Io mi toccavo i punti che mi davano più piacere mentre lui si concentrava sul movimento di penetrazione. I morsi su collo e spalle, i seni dolcemente strizzati dal suo abbraccio e io che mi strofinavo il clitoride dritto e duro.
Lo sentivo ansimare dietro di me ma non riuscivo a vedere bene il suo volto. Ho desiderato vederelo godere, volevo procurargli lo stesso piacere che lui dava a me quindi presi l’iniziativa.

Lo feci stendere e gli montai sopra. Afferrai l’enorme ingombro, lo puntai al mio ingresso e senza ritegno scesi di colpo ma mi feci male. Oh signore ma come è possibile. Mi sta penetrando da parecchio e adesso sento che mi fa male. In effetti lui non affondava proprio tutto per non farmi male. Io invece nella mia ingenuità e mancanza di esperienza con simili misure, me lo ero fatta arrivare a sbattere contro l’utero.
Mi alzai subito, dolorante e impacciata mi guardai. Vidi una crema bianca impiastricciarmi la passera e pensai che almeno aveva ejaculato ma lui guardandomi dritta negli occhi mi disse “No, non sono venuto. Quella cremina è il succo della tua passerina. Ed è segno che ti piace far sesso”.

Mi chiese di girarmi e mi fece mettere nella più porca ed impotente delle posizioni. Alla pecorina.
Lui in piedi fuori dal letto e io a 4 zampe appena sul bordo. Ho sempre definito quella posizione una posizione da vera porca. Non lo so perchè ma ho sempre provato disagio a stare cosí al punto che mio marito dopo 38 anni di matrimonio ha rinunciato, ma da tempo immemore, a chiedermi di stare cosí. Con lui no. Non solo non feci obiezione ma non vedevo l’ora di sapere cosa avrei provato. Mi aspettavo di essere penetrata cosí ma lui scese a leccarmi.
Non sono una ragazzina, sono una donna di 64 anni. Realizzata sotto tutti i punti di vista, abbastanza pratica anche nel sesso. Che sí è vero ho fatto solo con mio marito ma ero convinta di saperlo fare, che mi piacesse molto. Tranne che certe pratiche poco igieniche mi sono spinta e ho provato a farlo bene, per godere io e far godere mio marito. Il cunnilingus, come si definisce, mi piace riceverlo e mio marito mi ha sempre soddisfatta.
Ma quell’uomo era un portento. La sua lingua non si staccava dalla mia vagina mentre le sue mani mi davano stimoli ovunque. Presi a dire cose oscene e mi meravigliavo io stessa.
Anche in quella posizione mi penetrò e anche in quella ebbi orgasmi solo che fu una nuova scoperta. Il coso doppio e per lungo tempo stantuffato senza sosta mi aveva letteralmente slabbrata. Mi sentivo, me la sentivo aperta come una finestra. Grondavo liquido vaginale ed ero tutta aperta. Ogni volta che si sfilava entrava aria. Aria che dovendo uscire nel rimettere dentro il suo cosone provocava rumori. Forti rumori. Quello mi mandò in visibilio. Divenni parecchio scurrile perchè sentivo il rumore via via sempre meno imbarazzante che mi eccitava proprio.

Dai lievi sospiri e gemiti ero passata a parlare e urlare i miei orgasmi e poi oscene frasi “Fammi cantare la fica, mi piace”. “Fammi fare gli scorreggioni con la passera” “Dai che ti voglio sentire che mi fiotti in fica. Vienimi dentro”. E lui imperterrito a darmi dentro ma sempre occupandosi anche di altre parti del mio corpo. Finalmente mi tolse le scarpe. Giá normalmente togliere le scarpe con i taccchi per noi donne è un sollievo. In quel momento fu una liberazione proprio. Ma il porco non aveva finito di stupirmi nè di scoparmi.

Si allungò verso il comodino mentre mi chiese di restare cosí. Cominciavo ad avere bruciore ma non avevo alcuna intenzione di muovermi. Mi tornò dietro e finí tutto. Tutto il piacere, tutte le meravigliose attenzioni finirono e si trasformarono in un dolore straziante. Allo stesso modo in cui ero rimasta sorpresa ed esasiata dal piacere più intenso, adesso ero sconvolta da un dolore lancinante.

Lui, senza dirmi nulla, senza chiedere, senza provare, senza alcuna delicatezza, con un solo colpo mi infilò la sua proboscide nel culo. Cosí all’improvviso.
Prima avevo sentito la sua lingua che mi solleticava il buchino ma non avrei mai pensato che mi volesse prendere dietro. Peggio, mentre ululavo dal dolore e dicevo basta, basta lui mi spinse la testa sul letto mentre mi inarcava in bacino e mi diceva “Ferma stá ferma che passa in fretta”.Ma che passa in fretta se strillavo come se mi stessero squartando. Lo odiai quando con insistenza mi disse di toccarmi la fica. Ero in preda al dolore più assurdo e lo stronzo invece di togliermelo dal culo voleva che mi toccassi.

Ma fino all’ultimo ebbe ragione. All’improvviso sentii uno stimolo. Un piccolo, quasi impercettibile colpetto che mi diede piacere e alleviò il dolore.
Non so quanto tempo esattamente mi ci volle ma ricordo benissimo quanto più intenso fu il piacere.
Prese a pentrarmi come se stesse nella passera. Uno, due, tre venute di seguito. Mi muovevo come una posseduta fino al suo orgasmo. Lo ricordo ancora e il suo getto fù l’ultima cosa che ricordo.
Faceva movimenti potenti, profondi, ritmati, poi mi afferrò bene per i fianchi e pompava. Sentii i brividi che coninciarono a montare dalla punta dei piedi e quando arrivarno all’apice presi a mugolare, mi contorcevo, tremavo tutta. Avevo caldo e freddo allo stesso tempo, mi rannicchiavo e mi distendevo, arricciavo i piedi, stringevo i pungi, mordevo le lenzuola, mi ero infilata tre dita da sola nella passera e poi il buio.

Caddi sfinita in avanti e non ricordo più nulla. Mi risvegliai e guardai d’istinto l’orologio. Erano le 6 del mattino e lui dormiva accanto a me. Mi rivestii senza fare troppo rumore. Non volevo svegliarlo solo per un motivo. Non volevo che mi vedesse alla luce del giorno ma si svegliò. Mi osservò mentre mi rivestivo, poi sbottò “Non ti chiedo di restare ma per favore, almeno un buon giorno me lo dai.” Invece di assecondare la sua legittima richiesta, gli chiesi un suo indirizzo e-mail. Me lo diede e letteralmente corsi via più in fretta possibile.

Come una cenerentola in enorme ritardo corsi verso casa. Solo dopo essermi ripresa, aver fatto una doccia e bevuto una tisana ebbi visione completa di quanto accaduto la notte precedente. Chiamai Annalisa per tranquillizzarla e lei disse “Amica mia, non mi sono accontentata di quello che mi hai detto e sono venuta a cercarti. Davanti alla porta non ho poi bussato perchè ho sentito. Ho sentito mugolii inquivocaboli che non eri in pericolo, e sono andata via. Se mai vorrai raccontarmi, sono qui”.

Fabio, ho dubbi anche sul fatto che questo sia il tuo nome ma in ogni caso, grazie. Il mio è un ringraziamento sincero e senza riserve. Nonostante la mia etá ho scoperto cose nuove. Io ho questo tuo contatto ma ti chiedo di non cercarmi. Certe cose accadono una sola volta e lasciano un segno incancellabile proprio perchè irripetibili.
Tu sei l’unico uomo con cui e per cui ho tradito mio marito. Sei l’unico anche per altre cose e voglio che resti una tantum. “Ballare” con te è stato un piacere, appunto unico.
Marisa.

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