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Nero per caso pt. 1: lo scontro.


di VulcanicaMente
11.06.2018    |    22.000    |    7 9.1
"Non mi sono mai relazionata con un uomo di colore, semplicemente perché non c’è mai stata occasione, e quel contrasto di colore tra le mani è ipnotico, ..."
Ho 53 anni e nella vita mi sono tolta una buona dose di sfizi a fronte degli infiniti oneri che questo meraviglioso cammino impone. Ho avuto qualche ragazzino nel fiore dell’adolescenza, un uomo di dieci anni più grande di me quando ero appena maggiorenne che mi ha illustrato tanti trucchetti che fanno parte del mio ventaglio di abilità e, infine, ho condiviso il resto dei miei giorni con l’uomo che mi ha portato all'altare senza mai tradire la sua fedeltà eccetto alcuni flirt mai andati oltre qualche parola o pensiero malizioso.
Il carattere dominante e la “bellezza selvaggia”, per usare un’espressione di tanti vecchi corteggiatori, mi hanno sempre permesso di orchestrare i piccanti giochi di sguardi e i dialoghi pungenti con gli uomini che mi hanno desiderata. Ho sempre gestito con piacere perverso le loro avanches crogiolandomi nel mio status di femme fatale che non lascia niente se non il cazzo duro a coloro coi quali interagisce.
Mio marito Lucio ha sempre avuto più fantasia che un gran cazzo, ma non mi ha fatto mancare niente tra le lenzuola e, laddove i suoi 12 cm non potevano, una varietà di dildi di tutte le forme sopperivano alle mie necessità, rendendomi in un modo o nell'altro appagata.
Il buon Lucio impazzisce ancora per me anche adesso che qualche capello bianco compare nella mia folta chioma bionda. Del resto come dargli torto? Il mio viso è un miscuglio perfetto tra lineamenti angelici e tratti da troione con due occhioni neri circondati da qualche lentiggine e due grosse labbra morbide. Un corpicino minuto e sinuoso, in forma grazie ad una genetica generosa, ospita due seni molto grandi e cadenti per l’età, sui quali troneggiano due capezzoloni scuri come la notte. Infine due gambe slanciate sorreggono un bel culone compatto, di quelli che un uomo non può non girarsi per guardarlo.
Eppure sento che qualcosa manca, penso mentre mi abbandono al sonno.
Mi sveglio con la percezione, confermata dall'orologio, di essere in ritardo, riesco a prepararmi in 15 minuti mettendo le prime cose che afferro nel guardaroba, una passata essenziale di trucco e mi fondo nel vivo della città.
Il suono tambureggiante dei tacchi sull'asfalto mi accompagnano verso l’azienda dove lavoro. Mi accorgo subito di aver indossato, nella fretta, il perizoma che mi ha regalato mia sorella per i miei 50 anni e mi imbarazzo istantaneamente al pensiero che si possa intravedere in caso di movimenti bruschi.
Lungo la strada incrocio molti uomini i cui sguardi sento poggiarsi ovunque sul mio corpo, ma non do loro la soddisfazione di essere ricambiati.
Con passo celere svolto nella traversa adiacente alla mia meta e due secondi dopo mi trovo stesa supina. «Signora riesce a sentirmi? Tutto bene? Come si sente?» Cerco di mettere a fuoco ma sono oscurata da una figura imponente. «Scusi ma è sbucata all’improvviso». La figura mi aiuta ad alzarmi porgendo un braccio roccioso, ma appena in piedi perdo nuovamente l’equilibrio, così l’uomo, reggendomi, mi fa sedere su una panchina vicina e mi dice: «sicura di sentirsi bene? Aspetti qui, le vado a prendere un succo».
Effettivamente sono un po’ stordita, penso mentre l’uomo si dirige verso il bar, voltandosi di tanto in tanto per essere sicuro della mia salute. Mi sono quasi ripresa del tutto quando, vedendolo entrare nel bar, mi rendo conto perfettamente di ciò che è accaduto. Svoltando l’angolo di fretta, sono impattata in un uomo dalla pelle scura come la notte con le sembianze di un grizzly per quanto è grosso. Ad occhio e croce è alto 2 metri con una muscolatura pressata negli abiti classici e capelli raccolti in treccine molto curate.
Che figuraccia, ho fatto proprio un bel botto! Per fortuna che gli uffici si sono riempiti e c’è poca gente per strada, penso mentre il gigante esce dal bar. Lo guardo fissarmi mentre si avvicina a testa alta con una sicurezza estrema e, per la prima volta da anni, non riesco a reggere quello sguardo penetrante, è come se mi sentissi violata per quanto è intenso. Credo di arrossire mentre guardo nel vuoto, poi alzo di nuovo lo sguardo. È vicino, continua a fissarmi con uno sguardo che è una carezza per i sensi, è bellissimo, mi gira di nuovo la testa e sento nel mio corpo uno strano calore.
«Ecco, dovrebbe farla stare meglio, ma è stata una brutta botta e non mi sembra lucida, la accompagno all'ospedale?» mi dice porgendomi il succo. La bottiglia fredda mi da una scossa. «Ti ringrazio, sei gentilissimo ma sto bene, mi chiamo Giorgia e non ero mai stata investita da un palazzo che cammina» rispondo con un sorriso ammiccante. Stringendomi completamente la mano con una stretta calda e avvolgente mi dice: «Eheh piacere signora Giorgia sono Lucas e sono felice che non si sia fatta male». Quel contatto minimo mi scuote più del succo, mi invade un desiderio incontrollabile di voler odorare e baciare quella mano possente per assaporare l’aroma da maschio che il suo corpo emana.
Rilascio a fatica la mano, contenendo quell'istinto, ma non il calore che inizia a divampare dentro me. Non mi sono mai relazionata con un uomo di colore, semplicemente perché non c’è mai stata occasione, e quel contrasto di colore tra le mani è ipnotico, penso mentre mi rendo conto di star fissando la sua patta e devo impiegare le mie forze residue per impedire ogni tipo di pensiero, ma non ci riesco, la mia mente inizia a costruirlo, largo, scuro, imponente come lui...
«Mi dispiace davvero, se posso fare altro chieda pure» le sue parole mi portano di nuovo coi piedi per terra, non mi sento proprio al top, la testa mi fa effettivamente un po’ male e la sua presenza mi sta disorientando. «Innanzitutto puoi evitare di chiamarmi signora e puoi darmi del tu. Poi è meglio se torno a casa e non vado a lavoro, oggi me la prendo di riposo» dico timidamente.
«Perfetto, dai ti accompagno così mi sento definitivamente a posto con la coscienza» replica lui ingenuamente.
Perverse visioni affollano la mia mente e stranamente non riesco a parlare, sono in balia di Lucas. Ci incamminiamo verso casa e percepisco di essere bagnata là sotto. Mi eccita troppo questo ragazzone, oltre a mettermi in soggezione è come se tutto il resto scompare, penso solo al suo corpo. Riesco giusto a comunicare l’assenza al lavoro e a leggere un messaggio di Lucio che mi dice che farà tardi a lavoro e tornerà direttamente la sera. È il destino, penso, la vita vuole farmi un dono. Devo averlo.
In pochi istanti giungiamo sotto al mio palazzo, Lucas mi guarda incupito, forse perché crede che il nostro incontro sia finito qui, ma non immagina quanto stia viaggiando la mia mente e cosa ho in serbo per lui. «Eccoci, abito proprio qua» gli dico mentre cerco le chiavi nella borsa. «Okok, finalmente puoi riposarti…è stato un piacere conoscerti, seppur a causa di un incidente» mi dice abbozzando un sorriso.
Non capisco perché non si sbilanci, forse è ingenuo o non vuole rischiare di importunarmi. Probabilmente ha visto la fede e, per rispetto nei miei confronti, non ci prova. Forse sono troppo vecchia per lui, chissà quante belle ragazze può avere solo con la sua presenza.
Non mi perdo in dubbi e prima che possa andarsene, fingo un altro giramento di testa e mi abbandono sul suo corpo, tenendo cura di fargli sentire tutto il peso delle mie tettone sulla sua massa muscolare.
«Hey Giorgia, tu non riesci a stare in piedi, a che piano abiti? Ti porto in braccio» mi dice dolcemente sollevandomi senza sforzo. Ecco fuoriuscire tutta la virilità di quel bestione. Mi sento un giocattolino nelle sue mani.
Mi fa aprire la porta tenendomi in equilibrio e mi adagia sul divano dicendomi: «ho faticato di più oggi che quando insegno boxe ai miei allievi» e continua, dandomi un pizzicotto affettuoso « Tu si che sai dare filo da torcere ai maschietti». È finita, sento una gocciolina scendere lungo l’interno coscia e il mio viso si contorce in una smorfia maliziosa, mi alzo di scatto, spiazzando Lucas che mi guarda spaesato. Lo spingo sul divano, usando tutta la mia forza per completare la manovra.
Non desidero altro che farmi sfondare da quella bestia, proprio lì sul divano dove guardiamo film io e Lucio.
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