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SONO MAGGIORENNE ESCI
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tradimenti

La soluzione


di iltiralatte
12.05.2025    |    1.791    |    2 7.5
"Mia appariva nervosa, insoddisfatta, pareva avesse un problema..."
Noah fissava il soffitto del piccolo bar in cui si erano rifugiati dopo l’ennesimo pomeriggio passato a vagare senza meta.
Lui e Marco erano seduti al tavolino più appartato, immersi in quello che ormai era diventato il loro discorso preferito: le donne.
— Marco, io giuro che non ce la faccio più
Noah sbatté le mani sul tavolo, esausto:
— Passo le notti sognando ragazze, pensando solo a loro.
— Poi mi sveglio, e niente è cambiato.
— Quando poi ieri ho visto Luciano passeggiare mano nella mano con Laura… beh, mi sono sentito ancora più inutile.
Marco annuì con gravità, sorseggiando la sua bibita con l’aria di chi capiva perfettamente il dramma esistenziale del suo amico:
— Io sono nella tua stessa barca, fratello, ma sai cosa?
— Ci manca un piano.
Noah lo guardò con sospetto:
— Un piano?

— Esatto!
— Dobbiamo strategizzare, fare un approccio scientifico!
— Le donne sono esseri misteriosi, ma io ho un'idea brillante: e se fingessimo di essere artisti tormentati?
— Hai presente il fascino della sofferenza?»
Noah sbuffò:
— Marco, io soffro già di mio ma nessuna mi sembra resti affascinata dal mio dolore.

— Giusto.
Marco si accigliò.
— Allora dobbiamo passare a qualcosa di più impattante.
— Tipo … scrivere poesie, sedere su una panchina con lo sguardo perso all’orizzonte e aspettare che qualcuno domandi cosa ci tormenta.
— Funzionava nei film degli anni ’90!
Noah sospirò:
— O magari potremmo fare gli indifferenti.
— Sai, il classico “Sei interessante ma non abbastanza per attirare la mia attenzione”...
Marco scoppiò a ridere.
— Questo funziona solo se sei già interessante!
— Guarda che noi siamo solo due tizi che mangiano patatine al bar e si lamentano della loro vita!
Entrambi rimasero un attimo in silenzio, contemplando l’amara realtà.
Poi Marco batté un pugno sul tavolo:
— Ho trovato!
— La soluzione è chiara: dobbiamo evitare di pensarci troppo. Il momento giusto arriverà, e quando arriverà, non dovremo sembrare due disperati!
Noah lo fissò:
Marco, hai appena distrutto ogni nostra speranza e siamo ancora bloccati nel nostro fallimento.
Noah tornò a casa dopo la lunga chiacchierata con Marco, ancora immerso nei suoi pensieri.
Mentre attraversava la piazza, vide Luciano seduto su una panchina, il telefono in mano e un sorriso soddisfatto sulle labbra.
Deciso si avvicinò.
— Ciao Luciano!
Lo salutò fermandosi accanto a lui.
Luciano alzò lo sguardo e gli fece un cenno:
— Ehi, Noah. Tutto bene?
Noah si sedette al suo fianco, sospirando:
— Ho saputo che hai conquistato anche Laura.
— Complimenti, davvero!
— Sei un vero rubacuori.
Luciano sorrise con orgoglio:
— Grazie, amico! Sì, sta andando benino.
Noah abbassò lo sguardo, giocherellando con una pietra sul selciato:
— Sai, ti invidio un po’.
— Vorrei anch’io riuscire a fare quel passo almeno una volta … ma come si fa a compierlo?
Luciano lo fissò per un attimo, poi scrollò le spalle con naturalezza:
— Tutto sta a cominciare, Noah.
— Se aspetti solo che accada qualcosa, rischi di restare fermo per sempre.
Noah annuì, riflettendo su quelle parole.
Luciano lo osservò e aggiunse, con un tono più leggero:
— Hai mai pensato di provarci con Mia?
— È una ragazza molto socievole… potrebbe essere un buon inizio.»
Noah lo guardò con un misto di curiosità e esitazione:
— «Mia, dici?
— Mi accontenterei anche di un tuo scarto e tu ne hai fatti tanti.
— Ci hai già provato con lei?
Luciano fece un cenno affermativo:
— Mia è una vera donna, completa in tutto.
— Mi ha lasciato senza fiato prima di abbandonarmi per un altro ragazzo.
— Vuoi che te la presenti?
— Siamo rimasti buoni amici e se tu la rubassi a quell’altro ne sarei contento: mi riterrei vendicato.
— .Non ti costerebbe nulla parlarle.
— Magari scopristi che avete più cose in comune di quanto immagini,
Noah rimase in silenzio per un momento, lasciando che quell’idea si depositasse dentro di lui.
Poi si alzò, con un sorriso:
— Davvero lo faresti?
— Grazieee!
Luciano ridacchiò:
— Bene, Noah.
— Il mondo va avanti, tu devi muoverti con lui.
Il giorno successivo, Noah raggiunse Luciano al punto concordato.
Camminarono insieme per qualche isolato, finché giunsero davanti a un bar dal tono discreto, illuminato dalla luce dorata del pomeriggio.
Seduta a un tavolino, con una bibita color rubino davanti a sé, c’era Mia.
La ragazza aveva lunghi capelli castano scuro che le ricadevano ordinati sulle spalle, con qualche ciocca ribelle che sfuggiva al controllo.
Gli occhi, di un verde intenso e tagliente, sembravano scrutare il mondo con un misto di curiosità e giudizio.
Indossava una camicetta nera leggermente sbottonata sul collo e tesa da un seno prorompente, abbinata a un paio di jeans aderenti.
Il suo modo di muoversi era rilassato, ma la postura suggeriva una sicurezza naturale.
Accanto a lei sedeva un ragazzo dal volto spento, con le spalle curve e un’aria annoiata.
Mia tamburellava le dita sul bordo del bicchiere, come se aspettasse qualcosa che tardava ad arrivare.
Luciano si avvicinò con disinvoltura.
— Ciao Mia! Posso presentarti Noah?
Lei sollevò lentamente lo sguardo, osservò Noah con un’espressione neutra, poi spostò gli occhi sul suo compagno di tavolo.
Fece una smorfia.
— Luciano … , questo qui non vale niente.
— Solo il nome ha simile al tuo, ma ciò non basta a qualificarlo.
— Certo che ne ho conosciuti pochi che scopino come te
Il ragazzo accanto a lei abbassò lo sguardo, imbarazzato, ma Mia sembrava ormai averlo dimenticato e tornò a fissare Luciano con un’ombra di divertimento negli occhi.
— Se tu mi presenti Noah, ti propongo un patto.
— Voglio vedere cosa ha da offrirmi Noah.
— Se mi piacerà il resto sarà solo un affare tra noi due; in caso contrario dovrai provvedere tu alle mie necessità tornando ad essere il mio ragazzo alle mie condizioni.
Un sorriso appena accennato incurvava le sue labbra mentre pronunciava quelle parole, come se volesse provocare Luciano e metterlo alla prova.
Noah la osservò, incerto su cosa pensare.
Luciano si passò una mano tra i capelli,indice e mignolo alzati, ridacchiando.
— Una prova attitudinale, eh?
— Sei sempre imprevedibile, Mia.
La ragazza inclinò appena la testa, sorridendo di lato.
— Meglio essere imprevedibili che scontati.
Noah avvertì un subitaneo slancio di entusiasmo.
Forse quello era finalmente il suo momento.
Luciano, il seduttore per eccellenza, lo stava introducendo ad una ragazza,una possibilità concreta, una porta che si apriva su un mondo nuovo.
Bastò uno sguardo di Mia per spegnere quell’illusione.
Il suo tono, il suo modo di parlare a Luciano, il patto assurdo che proponeva … tutto gli fece capire che lui non era davvero il centro della questione.
Lui era solo una pedina in un gioco più grande, un incidente tra due persone oramai adulte..
Luciano era colui che gli si contrapponeva e l’aveva condotto li per qualche suo scopo recondito.
Il confronto era già perso.
L’ombra di Luciano si allungava su di lui.
Un tombeur de femmes, un ragazzo già capace di affascinare con naturalezza, di dominare le situazioni con un sorriso e una battuta perfetta.
Noah si sentiva diverso, quasi estraneo a quel mondo di conquiste facili e strategie invisibili.
Davvero il carisma e l’esperienza erano le uniche armi vincenti?
Noah si interrogò.
Lui non aveva la sicurezza di Luciano, non aveva una lista di conquiste da esibire a garanzia delle sue capacità amatoriali
Sapeva solo di essere preda di ormoni impazziti che volevano perpetuare la specie, null’altro ma forse, in questo campo Luciano stava peggio di lui...
Tuttavia egli possedeva qualcosa di diverso: una freschezza, una originalità, un modo più istintivo e genuino di vivere le emozioni.
Era davvero tanto inferiore?
Si costrinse a respirare a fondo: “Meglio battuto che codardo”.
Luciano lo guardava con divertimento, Mia con curiosità.
Noah fece un passo avanti e annuì.
— Sono d’accordo anch’io Mia, mettimi alla prova.
La ragazza lo scrutò, quasi per misurarlo.
Inclinò la testa e sorrise di lato.
— Bene. Vediamo cosa hai da offrirmi: passeggiamo.
Noah si aspettava una prova difficile, quasi un’umiliazione.
Aveva accettato di accompagnarsi a Mia solo per non sottrarsi al confronto, per orgoglio.
Contrariamente alle sue previsioni, la ragazza si dimostrò sorprendentemente simpatica.
Il loro dialogo fluì con naturalezza, senza forzature.
Mia era diretta, brillante, capace di affilare le parole senza fare mai veramente male.
Noah si sentì a suo agio, quasi dimenticando il motivo per cui era lì.
Più il tempo passava, più l’idea della sua prova perdeva senso.
Egli non doveva dimostrare nulla, né a Mia né a Luciano.
Doveva solo essere se stesso.
Proprio per questo, forse per la prima volta, trovò il coraggio di chiedere ad una donna ciò che gli stava a cuore.
— Mia, vorrei che tu fossi la mia ragazza.
Mia inclinò appena la testa, osservando Noah.
Non c’erano distanze da colmare, né mani da sfiorare.
C’erano solo loro e le parole che costruivano il loro universo, pezzo dopo pezzo, respiro dopo respiro.
— Dimmi qualcosa che nessuno sa di te.
Noah esitò.
Non c’era spazio per risposte banali.
Lei voleva oltrepassare la superficie, toccare le vene invisibili della sua essenza.
Quando ero bambino, pensavo che il vento fosse vivo.
Un sorriso sfiorò le labbra di Mia.
— Ed ora?
Noah abbassò lo sguardo per un istante.
Sentiva il peso di ogni parola, il modo in cui rimbalzava dentro di lei, scavando territori inesplorati.
— Ora penso che siamo noi a renderlo vivo.
— Quando parliamo, quando ci ascoltiamo.
— Quando permettiamo che qualcosa di noi viaggi, invisibile ma presente.
Mia avvertì il pensiero di Noah scorrere dentro di sé.
Lo percepì come si percepisce il silenzio dopo un suono intenso, una eco che rimane anche quando la voce tace
Era lì che accadde la loro fusione mentale.
Non nel tocco.
Non nei gesti.
Nelle parole.
Nel modo in cui il significato si propagava, cambiava forma e tornava indietro più forte, più vicino.
— Dimmi una cosa che non vuoi dire.
Noah respirò piano.
— Ho paura di non essere abbastanza.
Mia lo guardò, questa volta più a lungo.
Era quello il momento in cui tutto crollava.
Le maschere, le esitazioni, i piccoli giochi di sicurezza.
Era in quel preciso istante che la loro distanza si annullava.
Mia si avvicinò ma non servì un gesto.
Non c’erano barriere.
Non c’era un prima e non esisteva un dopo.
Solo quell’istante perfetto, in cui il confine tra loro era svanito nel nulla.
Senza bisogno di parole, senza bisogno di nient’altro, Mia rispose.
Ma non fu una risposta comune.
Fu il riflesso esatto di ciò che lui provava, amplificato, restituito con una forza nuova.
Fu un abbandono totale, un’immersione senza difese né esitazioni.
Noah avvertì la sua presenza ma non come qualcosa di esterno-
Mia non lo guardava soltanto, lo attraversava.
Era dentro le sue parole, dentro il suo respiro.
E lui era dentro il suo.
Il tempo si piegò attorno a loro, trattenendo il momento come fosse sacro.
Non c’erano più limiti.
Solo un’unica certezza: si stavano fondendo, si stavano attraversando, si stavano vivendo.
Lui parlava, e lei lo assorbiva completamente.
Lei rispondeva, e lui avvertiva il suono della sua voce scorrergli dentro.
Mia non si sottraeva.
Si lasciava andare.
E più Noah la percepiva, più si accorgeva che non esisteva più un "io" e un "tu".
Solo un “noi”, costruito da parole, sguardi, pensieri.
Era qui che si trovava l’amore puro.
Noah sentì il suo pensiero toccarlo, strattonarlo appena.
Fu in quell’attimo che capì di non essere più solo.
Mia non aveva bisogno di dire nulla, bastava la sua presenza, il modo in cui lo osservava, il modo in cui lasciava che il proprio pensiero si mescolasse al suo.
Mia non guardava più Noah come prima.
Qualcosa era cambiato.
Lui non era solo un ragazzo che le aveva chiesto di essere sua.
Era qualcuno che l’aveva attraversata, qualcuno che le aveva permesso di fonderlo dentro di sé, di percepirlo al di là della distanza, al di là delle parole.
E ora, non c’era più alcuna barriera.
Non serviva altro.
Solo una conferma silenziosa.
Quando Noah la sfiorò, non lo fece per reclamare nulla.
Lo fece perché era inevitabile.
Il bacio non fu un inizio, ma una conclusione.
L’ultimo sigillo di qualcosa che già esisteva.
Mia non ebbe bisogno di chiedersi nulla, perché sentiva che ciò che stavano vivendo non era un semplice gesto, ma la materializzazione di tutto ciò che avevano appena condiviso.
E quando si separarono, non c’era incertezza, non c’era attesa.
Solo la certezza assoluta di ciò che erano diventati.
Forte di questa consapevolezza Mia fissò Noah, senza sorpresa, ma con un’ombra di dolcezza negli occhi.
— Noah… sei una persona fantastica, lo sai?
Lui rimase in attesa, il cuore appeso a un filo.
— Ma sei ancora ingenuo.
— Immaturo.
— Perdonami ma io tu giudici così.
Quelle parole colpirono il ragazzo, ma non come un colpo brutale,piuttosto come una verità che in fondo aveva sempre conosciuto.
— Sarò la tua ragazza, Noah ed anche molto di più ma non oggi.
— Oggi io ho bisogno di qualcuno maturo.
— Certo ho sbagliato ma oggi Io sono sessualmente attiva e tu non sei veramente pronto per questo.
— L’amore è passione ma anche maturità e sacificio ed io stessa mi reputo troppo giovane per simili doti,
— Lasciami libera, per ora, lasciami fare le mie esperienze maschili,
— Non essere geloso dei vari Luciani certo più avanzati fisicamente di te mas cerebralmente meno maturi.
— Se vorrai baciarmi risponderò con piacere; se vorrai accarezzarmi chiuderò gli occhi e ni godrò le coccole, ma per favore non acceleriamo i tempi.
— Diciamo che da ora non sarò la tua ragazza bensì la tua promessa.
— Promessa ansiosa di diventare effettiva ma libera di effettuare le sue necessarie esperienze,
Noah abbassò lo sguardo, riflettendo.
Era strano: nonostante il rifiuto, non si sentiva sconfitto.
Era solo una questione di tempo ne era certo, mentre tornavano al bar dove la rapacità di Luciano attendeva Mia.
Due anni passarono
Noah e Mia erano sempre più vicini.
Lei aveva scelto di fare le sue esperienze, di esplorare e capire il piacere dei sensi, mentre Neah era divenuto il suo confidente, il suo miglior amico quello a cui ella poteva dire tutto senza timore di essere giudicata.
La sentiva parlare di Luciano, il suo amante preferito, e delle sue manie prima del coito o delle incredibili dimensioni del membro di Marco, il miglior amico di Noah, che la riempiva completamente, oppure delle incredibili polluzioni di Andrea sche riemppicca completamente tutti i profilattici.
A volte Noah la ascoltava con una fitta al cuore.
Non perché fosse geloso, ma perché percepiva che, in fondo, Mia non aveva ancora trovato ciò che cercava.
Aveva visto il suo entusiasmo, le sue illusioni e le sue aspettative ma le aveva viste dissolversi, una dopo l’altra.
Era rimasto accanto a lei senza chiedere niente, senza pretendere niente.
Un giorno di aprile, mentre il vento danzava leggero tra le strade di pietra, Mia lo guardò e gli disse ciò che Noah non avrebbe mai osato sperare.
— Non voglio più essere solo la tua promessa.
Noah rimase immobile, il cuore martellava nel petto.
Lei sorrise, un sorriso nuovo, più deciso.
Non era più la ragazza indecisa, alla ricerca di qualcosa che non sapeva definire.
— Ora so di poter diventare assolutamente la tua donna.
Fu come se quegli anni avessero finalmente trovato il loro senso:ogni parola scambiata, ogni sguardo, ogni attesa.
Noah non parlò.
Non serviva.
Solo prese la mano di Mia e la strinse come fosse sempre stata sua.
Maggio era vicino.
Le pubblicazioni vennero fatte senza esitazione, senza dubbi, senza nessuno che mettesse in discussione il destino già scritto.
Si sposarono subito.
Non c'era bisogno di attendere oltre.
Il primo anno di matrimonio tra Noah e Mia fu un’immersione totale nell’amore, nella complicità, nella certezza di essere fatti l’uno per l’altra.
Anche il sesso, che per Noah rappresentava un’esperienza nuova, raggiunse eccessi comunque graditi a Mia e lei stessa sembrò pienamente apprezzarlo.
La loro casa divenne un universo perfetto, dove ogni gesto quotidiano si trasformava in un rituale prezioso: dalla colazione condivisa, piena di sorrisi e idee per la giornata, ai momenti rubati sotto la coperta, con un libro aperto e mai letto e mani golose del corpo altrui.
Non esistevano giorni uguali, perché ogni esperienza era nuova, ogni parola si aggiungeva alle altre, costruendo un legame sempre più profondo.
Passeggiate improvvisate, viaggi senza meta, serate a ridere fino alle lacrime che terminavano in ogni caso con un amplesso: tutto era un’avventura vissuta insieme.
Noah guardava Mia e sapeva di aver trovato l’essenza dell’amore vero.
Le difficoltà non esistevano, come pure i litigi dovuti a qualche piccola divergenza di opinioni, perché ogni piccolo ostacolo si scioglieva in un sorriso, in una parola sussurrata nel momento di ritrovarsi sotto le lenzuola, in un abbraccio che cancellava ogni dubbio.
Il loro rapporto era la fusione perfetta tra leggerezza e profondità, dove non servivano grandi gesti per sentirsi vicini: bastava loro un semplice sguardo per capirsi completamente.
Erano consapevoli assolutamente che quell’amore avrebbe resistito al tempo, alle sfide, alla vita stessa.
Luna di miele: un periodo magico per chiunque ma anch’essa, come tutte le cose umane, è destinata a terminare.
Noah se ne accorse fin dal giorno del primo anniversario del loro matrimonio.
Mia appariva nervosa, insoddisfatta, pareva avesse un problema.
Da quel momento osservò attentamente la moglie.
Non sembravano esserci novità; sempre giocosa (ma sempre più mostrando un filo di insofferenza), sempre affamata di lui (ma con sempre minore fantasia) sempre disponibile dopo uno sbuffo come se le loro unioni, in realtà, rappresentassero un fastidio.
Innamorato fino al midollo non poteva accettare impunemente la cosa: l’unica cosa che poteva fare era parlarne alla moglie per poter ricercare, assieme a lei, eventuali soluzioni.
— Mia che ti succede?
— Ti vedo sempre nervosa, insoddisfatta, a volte addirittura sembra che ti dia fastidio quando mi avvicino a te
— Alzi gli occhi al cielo e sbuffi, salvo poi accogliermi dimostrando il massimo piacere.

— Lascia perdere Noah, non vale la pena di parlarne.

— M che dici amore?
— Io ti voglio felice: se sbaglio in qualche punto o se sono eccessivo devi avvertirmene in modo che io possa porre rimedio.

— Non hai colpe tu, ma è il mio corpo che manifesta qualche insoddisfazione.
— Tuttavia non importa; io sono felice così: tu non devi fare nulla.

— Oramai ti conosco mascherina: tu non me la racconti giusta
— Ti prego confidati con me.

— Se proprio insisti!
— Sappi che la cosa potrebbe non farti piacere,
Noah assentì col capo per invogliarla a confidarsi.
— Noah, io ti amo!
Esordì Mia:
— Voglio che tu, neppure per un momento possa dubitare della cosa.
— Quando siamo assieme e quando ci uniamo io faccio l’amore con te, capisci?
— Non erotismo: AMORE ed il sesso ne è solo una componente, forse neppure quella principale se raffrontato a quell’estasi data dall’unione delle nostre anime, più che dei nostri corpi.
— Però tu sai che, prima sposarti ho avuto altri amanti.
— Ragazzi ora uomini con cui mi sono congiunta ed a cui il mio di sesso aveva fatto una certa abitudine.
— Luciano mi intrigava colla sua fame perenne; mi faceva sentire desiderata e volentieri mi congiungevo con lui, ma quello non era amore, neppure quello scritto con la a minuscola.
— Era sesso, puramente ed unicamente sesso,
— Marco poi possiede un pacco eccezionale:.
— Lungo il giusto ma di una grossezza spaventosa.
— Facevo quasi fatica ad accoglierlo dentro di me.
— I miei muscoli interni erano tesi allo spasimo e, terminato l’atto, impiegavo ore a chiudere e riportare alla normalità il mio canale vaginale e per tutto questo tempo avvertivo una sensazione di godimento e di benessere,
— Pure questo però era solamente ed unicamente sesso; non amore, sesso destinato all’oblio una volta terminati i suoi effetti.
— Vuoi che ti parli di Andrea ora?
— Dell’incredibile capienza della sue vescicole seminali?
— Il profilattico era regolarmente riempito, teso sino a scoppiare ed io da una parte temevo quello scoppio.
— Fosse avvenuto mi avrebbe tanto riempita che, nelle occasioni propizie , avrebbe potuto mettermi incinta, dall’altra lo speravo: mi immaginavo di nuotare in un mare di sperma da cui avrebbe tratto origine il mio bambino,
— Neppure quello però era amore ma sempre e solo sesso: null’altro che quello,
— Come ti ho detto io con te non faccio sesso, mai!
— Solo ed unicamente amore, molto più soddisfacente credimi, tuttavia il mio corpo ricorda.
— Non posso trattenerti all’infinito dentro di me e questo mi rende nostalgica e nervosa.
Noah restò un attimo silenzioso.
Rifletteva, vagliava tutte le possibilità, trasse una conclusione.
— Anch’io ti amo e ti voglio assolutamente felice.
— Anche se non mi basti mai e vorrei solo saziarmi di te questo non è possibile; non dobbiamo solo scopare, dobbiamo vivere.
— Entrambi.
— Io non posso darti quelle sensazioni che ricordi, sai che rientro assolutamente nella media mentre tu ne hai conosciuti tre che nella media non sono.
— Suggerirei di lasciar perdere Andrea coi sui profilattici stracolmi.
— Vorrei essere io ad ingravidarti in modo che nostro figlio sia letteralmente figlio dell’amore, non rischiamo incidenti che ci negherebbero questa gioia.
— Per quanto riguarda gli altri due … magari qualche scappatella potrebbe riportarti il buon umore.
— So già che Marco si troverà travolto dai sensi di colpa, ma ai miei occhi tu sei più importante e della sua amicizia.
— Luciano, invece, non resisterà.
— Vedendomi mi mostrerà indice e mignolo alzati ma io, invece di adombrarmi ne sarò felice perché penserò che lui, inconsapevolmente, ha reso felice te rendendoti eccitabile, passionale ed ardente per me.

FINE

Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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7.5
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