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Lui & Lei

La banconota


di VulcanicaMente
11.03.2021    |    7.164    |    7 9.5
"Nel frattempo sentivo il suo sguardo addosso..."
Fra le tante strambe situazioni in cui ho sguazzato durante questi trent'anni, la storia della banconota è quella che ricordo con maggior piacere.
Avevo appena compiuto ventisette anni, l'età della morte di molte icone della cultura popolare contemporanea, e mi sentivo speciale, come se fossi benedetto dall'aura di quelle leggende.
A 'sto giro il compleanno era più che mai simbolico perché sembrava il coronamento definitivo del mio sviluppo in quanto uomo.
Dopo l'adolescenza tortuosa e un difficile rapporto col gentil sesso, ero riuscito gradualmente a smontare le insicurezze psicofisiche grazie alle esperienze di studio e di vita che mi portarono ad avere finalmente consapevolezza dei miei mezzi. Insomma, mi affacciavo verso i trenta, con oltre centonovanta esuberanti centimetri, un cervello ancora più selvaggio e il favore divino delle stelle, deciso ad affrontare ogni sfida all'arrembaggio, sicuro di poter conquistare tutti i porti all'orizzonte.
E gli eventi parevano darmi ragione.

Pochi giorni dopo il genetliaco, infatti, stavo ancora festeggiando con qualche amico in un rustico bar del centro storico. Stavamo smaltendo lo stress lavorativo con un po' di sana mediocrità maschile quando, calice dopo calice, divenne inevitabile un pit stop al bagno. Così rientrai nel locale per raggiungere i servizi nel seminterrato. Non ero ancora "andato" ma viaggiavo già su orbite lunari, perciò, scendendo quegli angusti scalini, fui costretto a tastare le pareti per mantenere l'equilibrio.
Mentre raggiungevo goffamente la mia meta, la musica aveva ormai dato spazio al silenzio e, pensando di essere completamente solo, aprii in modo deciso la porta.
"AHIIIII".
Una voce mi fece sobbalzare. Dopo un istante di riconnessione, compresi la presenza di una donna e, dati gli spazi ristretti, optai per attendere fuori in modo da favorirne l'uscite, scusandomi per la botta.
L'attesa mi sembrò lunghissima, al punto da offrirmi la possibilità di immaginare le fattezze di quella donna che la mia mente ricondusse, non so per quale motivo, a una giovane attrice che avevo recentemente apprezzato in una mediocre pellicola francese.
Non so quanto attesi là fuori ma quella stessa voce interruppe la mia fantasia.
"Se vuoi puoi entrare, ne ho ancora per qualche minuto".
Tentennai un attimo ma, sfrontato, penetrai nell'anticamera del bagno che era oggettivamente troppo piccola per due persone.
Nel richiudere la porta mi ritrovai così pressato in pochi metri quadrati con quella voce che nel frattempo era diventata sostanza dinanzi ai miei occhi. Era decisamente diversa rispetto al riflesso che si era formato nella mia testa. Lunghi capelli biondi decoravano un volto candido, marcato però da alcuni tratti famelici quali due occhioni scuri e disarmanti e labbra carnose. Da vero gentiluomo, riuscii a non squadrarla come un rozzo, pur intravedendo delle forme notevoli sotto un abito abbastanza elegante per il contesto. Sprigionava un profumo esotico e, vedendomi là fermo e confuso, si appiattì al muro. Senza staccarmi lo sguardo da dosso, mi disse:
"il bagno è libero, finisco di aggiustarmi il trucco ed esco".
Non riuscii a trovare l'input per una risposta brillante e la mia bocca produsse un grazie automatico mentre la oltrepassavo, inspirando profondamente quel profumo freschissimo e tamponando leggermente quel corpo sinuoso.

Dopo aver chiuso la porta, mi presi un minuto per fare mente locale. Lì accanto c'era una donna più grande di me, estremamente sensuale e intenta a truccarsi, ignorando probabilmente che, a un metro di distanza, io non riuscivo a pisciare a causa di una possente erezione. Iniziai lentamente a scappellarmi, immaginandomela colorarsi le labbra col rossetto, quando un rumore secco mi riportò sulla terra.
Era uscita e mi sentii inevitabilmente stupido con quel membro in mano e quella fantasia in testa.
Con un poco di amarezza riuscii finalmente a svuotare la vescica, allontanando quel teatro mentale che avevo messo in piedi. Mi diedi una rinfrescata e ritornai in superficie dove i miei amici stavano continuando a fare baldoria in mio onore.
Nel trafitto mi guardai intorno alla ricerca di quella figura femminile senza però trovarne traccia. Che stranezza. Ma non ebbi troppo tempo per rimuginare che i ragazzi mi accolsero con un altro e ultimo, a loro detta, calice di vino.
Passai qualche minuto dubbioso per la visione precedente prima di venir risucchiato nuovamente dalle cazzate tipiche degli uomini. Soldi, figa, calcio. Senza disdegnare però qualche rovescio culturale. Così, mentre difendevo l'arte di Joan Semmel, avvertii di nuovo quel profumo ipnotico. Giusto il tempo di troncare l'orazione che la vidi sfilare davanti al nostro tavolino con tutto lo charme che potessi immaginare in dotazione a un essere umano.
Questa volta non mi guardò minimamente. Al contrario, io diedi vita a una notevole performance voyeuristica, osservando ogni particolare di quella figura. Era un delicato concentrato di forme morbide e piene al punto giusto. La maestosa sfilata s'interruppe in prossimità di una panchina del locale. Si sedette, scoprendo un'ampia porzione di gambe, e accese una sigarette che pareva troppo piccola per quelle labbra onnivore. Fu in quel momento che il suo sguardo puntò dritto al mio. Feci istintivamente per cedere, volgendo la vista altrove, ma ebbi la forza per resistere ancora qualche secondo prima di ricevere uno schiaffo da uno dei miei amici che aveva notato la trance. Per fortuna riuscii a dissimulare i pensieri e provai a imbastire una strategia.
Nel frattempo sentivo il suo sguardo addosso. Era una sensazione per certi versi molesta, ma non propriamente inedita, perciò fui in grado di gestirla senza troppi disagi.
Nonostante i pochi elementi per giocare bene le mie carte, decisi di muovermi spregiudicatamente per onorare gli auspici di quell'anno. Così dissi ai miei amici che mi sarei recato nel bar per saldare il conto e che poi li avrei raggiunti nella piazza adiacente, storico punto di ritrovo per il mio gruppo. In questo modo avrei avuto l'occasione di intercettare la donna, all'uscita, da solo. Probabilmente lei però percepì la conclusione di quell'aperitivo a trazione anteriore e anticipò le mie intenzioni, rientrando velocemente all'interno.

Scoraggiato ma non troppo, mi avvicinai alla cassa per il pagamento. Dopo aver contato le consumazioni, il barista, precedentemente informato del mio compleanno, decise di offrirmi un amaro a cui non potevo oppormi. Mentre il ragazzo preparava il drink, approfittai dell'attesa per scovare la mia preda. Il locale non era enorme né tantomeno strapieno ma la disarmonica divisione tra spazio esterni ed interno complicava la ricerca.
Niente da fare. Probabilmente era, chissà con chi, nell'altra sala. Ciò rendeva più difficile l'operazione ma non ebbi tempo di focalizzarmi dato che il barista mi porse il bicchiere, decantando le qualità di ciò che conteneva.
Mentre ascoltavo le sue parole, ebbi però un sussulto, un vero e proprio sbalzo sensoriale. Era di nuovo quel profumo magico. Mi voltai immediatamente e con la coda dell'occhio incrociai lo sguardo della donna, proprio mentre spariva giù per le scale del bagno.
Persi letteralmente la ragione e, lasciando il bicchiere a metà, feci per seguirla. Il barista però mi bloccò, offeso per non aver onorato il suo omaggio. Feci dunque dietrofront e ingurgitai il liquore senza assaporarlo. Ormai ero ipnotizzato, volevo quella donna. In realtà non sapevo precisamente cosa volessi, mi bastava anche solo parlarle, dichiararle la mia attenzione.
Scesi sicuro di me, non immaginando la scena alla quale avrei assistito. Infatti, non feci in tempo a raggiungere la porta che da essa emerse un uomo sui cinquanta, estremamente curato ed evidentemente su di giri per qualche motivo. Poi vidi lei, spaventosamente sexy, cadere tra le sue braccia, lasciandosi poi guidare mano nella mano, verso le scale e, dunque, l'uscita.
Completamente spiazzato, pronunciai un "buonasera" poco convinto che, infatti, non ricevette risposta. Superandomi, entrambi mi fissarono senza imbarazzo e con un sorriso beffardo. Estremamente rammaricato, compresi che c'era poco da fare. Così, scaricai il fallimento nel cesso, consapevole però di non aver sprecato molto, date le circostanze poco favorevoli.
Peccato, pensai, scuotendo il membro ancora inturgidito. Messo a riposo l'amichetto, stavo per uscire quando un oggetto particolare richiamò la mia attenzione. Sulla porta del bagno era stata attaccata una banconota da dieci euro. Mi guardai istintivamente intorno, pensando a uno scherzo, ma il bagno era talmente piccolo da allontanare immediatamente quel pensiero.
Afferrai la banconota notando dei segni sopra. Col rossetto c'era scritto da un lato "condividere è arte", dall'altro "Virgiliano, Giovedì alle 18".
Non compresi subito il significato di quel messaggio abbastanza criptico, ma il mio membro fu molto più sveglio di me. Riposi la banconota nel portafogli, ritenendo più saggio indagare in seguito, e, cullato ancora da quel profumo mistico, ritornai in superficie...
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