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Pausa pranzo galeotta


di Membro VIP di Annunci69.it kaisersose
08.07.2013    |    9.269    |    1 9.5
"Credevano non avessi coraggio" mi confidò..."
Galeotta fu la pausa pranzo.
Il giorno che incontrai per la prima volta Lucia dopo averla "conosciuta" in chat era un caldo mercoledì del mese di maggio. Il suo annuncio mi aveva attirato, le mie risposte l'avevano convinta a contattarmi. Ci scambiammo le mail, poi delle foto, poi i numeri di telefono. "Ti voglio" le dissi io. "M'intrighi" rispose lei. "Vieni a trovarmi domani in pausa pranzo, beviamo un caffè. Sarò sola". Quasi un invito a nozze, se non fosse che in realtà lei si sarebbe dovuta sposare pochi mesi dopo con il suo ragazzo. Questo, in realtà, lo scoprii in seguito, quando ci conoscemmo al bar. Lei mi diede l'indirizzo dove raggiungerla, un negozio di scarpe in zona Trieste, io arrivai puntuale e bussai. Mi aprii e per qualche minuto finse di non calcolarmi, china a scrivere sul registro degli incassi, ma visibilmente sovrappensiero. Io la fissavo, la scrutavo. A un certo punto lei chiuse il libro e uscimmo per bere un caffè in un locale lì vicino. Lucia era molto carina, con due occhi splendidi e un seno prorompente. Bevemmo il nostro caffè, lei mi fece alcune domande sulla mia vita. "Cos'altro vuoi sapere?" chiesi io. "Mi basta questo" rispose lei. Scoprii che era fidanzata. "Sono su questo sito per una scommessa con gli amici. Credevano non avessi coraggio" mi confidò. "E il tuo ragazzo?". "Boh, chissà cosa fa lui...esce sempre con un sacco di amiche...." disse Lucia quasi a volersi giustificare.

Le sfiorai ripetutamente le braccia nude con le dite, la accarezzai...non accennò mai a fermare la mia mano. Il contatto fisico le piaceva. Guardammo l'orologio, pagai da buon gentiluomo e tornammo verso il negozio. "Vieni, entra" mi disse lei. "Chiudi a chiave" aggiunse una volta entrati. Tornò a sedersi alla cassa, si chinò sul bancone come per addormentarsi un po'. Mi avvicinai, iniziai a massaggiarle la schiena. "Ma così mi addormentò davvero" disse lei. "Casomai ti sveglio io" ribattei. Continuai il massaggio, infilai la mano sotto la maglietta. "Il reggiseno impedisce un massaggio come si deve" le dissi malizioso mentre le mie mani passavano sul suo corpo. Lei si girò di scatto, mi baciò e mi infilò la lingua in bocca. La alzai, e in piedi iniziammo a limonare. Ci spostammo di qualche metro, per renderci invisibili a eventuali occhi indiscreti da fuori il negozio. Infilai le mani sotto la maglia da davanti, le sue tette enormi erano irresistibili. Sfilai il reggiseno, lei ci mise il carico togliendosi la maglietta. Sputarono i seni più grandi che avevo mai visto in vita mia. Li baciai, leccai i capezzoli, ci misi la faccia in mezzo. Riprendemmo a limonare come ragazzini, la spinsi verso una mensola di scarpe, lei sposto le calzature e si sedette. Era all'altezza giusta per farmi un pompino. Mi sbottonai la camicia, lei mi sbottonò i pantaloni e cominciò a baciarmi e leccarmi sul torace, poi scese fino al cazzo duro e poi me lo prese in bocca. Le ordinai di leccarmi anche le palle, lei lo fece in modo sublime, poi infilò il mio cazzo duro in mezzo alle sue tette enormi. Iniziò a farmi una spagnola da urlo. A un certo punto la girai, le sfilai i jeans e le spostai le mutandine. Da dietro infilai due dita nella sua vagina bagnata, i suoi gemiti erano sempre più forti. La presi da dietro, a pecora, lei appoggiata sulla mensola delle scarpe. Le mie palle sbattevano sulle sue chiappe, aumentai i colpi. Lei godeva, eccome se godeva. "Visto che le tue amiche non ti organizzano l'addio al celibato, questo di oggi è il tuo addio al celibato" le dissi. Ero eccitatissimo all'idea di scopare una ragazza che si sarebbe sposata di lì a poco. Zero inibizioni. Quando ormai stavo per venire, lo tirai fuori e lei riprese a succhiarlo. "Sto per venire!" esclamai. Lei smise di succhiare e mi chiese "dove vuoi venire?". Neppure il tempo di rispondere, che partirono fiotti di sperma, li indirizzai tutti sulle sue tette gigantesche. Cinque-sei schizzi abbondanti. "Mi hai inondata" scherzò lei. Io sorrisi e la ripulii con un paio di fazzoletti. Poi, dopo aver gettato lo sguardo fuori, nascosti da una parete riprendemmo a limonare con passione. "Torna quando vuoi" disse lei al momento dei saluti. Io uscii dal negozio di scarpe felice come un ragazzino che esce dal negozio di giocattoli.
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