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Pensiero stupendo. Quinto capitolo


di Lillyrose
25.05.2024    |    2.996    |    9 9.3
"Sorrisi, badando bene di non farmi accorgere da lui..."
Antonio da quando era tornato in Italia era diverso, eccitatissimo a letto, ma nella vita di tutti i giorni sembrava quasi spaventato nel toccare certi argomenti. Aveva paura di scatenarmi, per una vita mi aveva avuto in pugno, ma diceva di volermi diversa.
Adesso ero diversa. Era eccitato e geloso al tempo stesso. Era fantastica questa sensazione di averlo in pugno e sentivo che piaceva anche a lui.

Una volta eravamo sul divano. Guardavamo la tv. A un certo punto vidi che continuava a fissarmi i piedini. Continuai a guardare svogliatamente il programma, ma cominciai a fare dondolare la scarpa, avevo iniziato a indossare solo decolletè con tacchi molto sottili. Dondolava lentamente e lui era ipnotizzato. La feci cadere.
“Raccoglila.” Feci, asciutta, come fosse la cosa più naturale del mondo.
Un ordine secco, deciso, ma non sgarbato, c’era un fondo di dolcezza, ma soprattutto complicità.
Mi guardò.
“Non sai più come ci si comporta davanti a una signora?” E sorrisi.
Rimase un attimo fermo, poi, senza dire nulla si inginocchiò davanti a me. Raccolse la scarpa e mi guardò. Aveva già capito il suo ruolo. Gli feci un cenno col capo, facendogli capire che poteva infilarmela.
Era rosso in viso.
“Che male alle gambe… Mettiti a quattro zampe, adesso, voglio guardare la tv e voglio stare comoda.”
Lo fece immediatamente, il suo slip era gonfio. Sorrisi, badando bene di non farmi accorgere da lui.
Allungai le gambe e lo usai come un poggiapiedi. Guardavo la tv, senza curarmi di lui. Ogni tanto un tacco a spillo percorreva lento la pelle della sua schiena, allora lo vedevo inarcarsi e fremere. Ma sempre in silenzio.
Con la punta della scarpa gli sfiorai il pacco. Era gonfissimo. Ripoggiai i piedi sulla schiena.
Guardavo la tv e non gli dicevo nulla, ma lo stuzzicavo col tacco.
“Cosa hai fatto l’altra sera?” Alla fine mi domandò, prendendo coraggio.
“Chi lo sa…”
Gli misi i tacchi davanti la bocca e me li feci baciare. Era in mio potere. Passava lenta la lingua sul tacco, ma era attento a fare solo quello che volevo io. Glielo infilai in bocca. Mi stava facendo un pompino, non capiva più nulla.
“Abbassa gli slip.”
Il suo cazzo era duro come non mai, la cappella piena.
“Ti prego, dimmi che hai fatto…”
“Se vuoi ti puoi toccare.”
Cominciò a toccarsi il cazzo, mentre succhiava il tacco.
“Che hai fatto?”
Sfilai la scarpa e gli feci baciare il piede. Prima il dorso, lo iniziò a baciare, poi a leccare. Passò alla pianta.
“Da sola non sono restata di certo. Mi sarei annoiata.”
“Sì, sì…” E se lo menava senza freni. Sempre più veloce. Era fuori controllo, la voce gli tremava. “Chi hai visto? Luca e Anna?”
“Che maiale, ti eccita sapere che mi scopano. Sei proprio un porco. No… Loro li conosci già.”
“Chi?”
“Segati, maiale.”
La sua mano era velocissima.
“Chi era?”
“Sono andata in un locale.”
“Sì… continua…”
“Un tipo mi ha abbordata.”
Continuava a segarsi e a leccarmi la pianta del piede.
“E tu che hai fatto?”
“Secondo te?” Dissi con aria di superiorità.
“Ti ha portata a casa sua?”
“No, siamo andati in bagno.”
“Ma lo hai fatto qualche volta prima?”
“Quando?”
“Prima che io andassi a Londra, prima che mettessi le telecamere…”
“Ah… Prima… Chi lo sa?”
“Mi hai messo le corna prima di Luca e Anna? Oramai so anche altro… Dimmi la verità”
“Guarda come sei eccitato all’idea…”
“Da morire… Dimmelo, ti sei fatta scopare da qualcuno prima di Luca?”
“Da Gianni, il mio collega.”
“Lo avevo sempre sospettato. Che avete fatto?”
“Una volta eravamo rimasti solo in ufficio e mi ha messo una mano sul culo.”
“Che porco, e poi?”
“Lo ha tirato fuori e si è fatto fare un pompino.”
Vedevo che tremava, le vene del cazzo gonfio.
“Ti è piaciuto prenderglielo in bocca, tesoro.”
“Da morire, non sai che bel cazzo, ha…” Lo guardai, tremava. “Dai. Vienimi sui piedini.”
Schizzò copiosamente e mi ricoprì la pianta di sborra calda e densa.
“Adesso raccogli tutto con la lingua.”
Rimase un attimo fermo, poi toccò il liquido bianco con la punta della lingua.
Lo assaporò.
“Buono vero?” Feci.
“È strano… È dolce, ma alla fine un po’ amaro.”
“Finisci quello che hai iniziato. Adesso sai quello che provo quando faccio i pompini.”
Alle mie parole il cazzo gli riprese vita e mi pulì completamente i piedini.

Due giorni dopo dopo cene ci rimettemmo sul divano a guardare la tv. Dopo un po’ sbuffai.
“Che noia.” Feci, mi alzai e iniziai a vestirmi. Indossai un vestitino cortissimo, autoreggenti, il cui inizio si intravedeva appena muovevo appena le gambe e delle decolletè con tacchi sottilissimi. Antonio mi guardava e non fiatava. Poggiai il piede tra le sue gambe, ma senza toccarlo e mi sistemai meglio le calze.
“Dove vai?” Mi domandò con un filo di voce.
“Al locale dell’altra volta.”
Rimase fermo, mi fissava indeciso.
Io continuavo a sistemarmi l’intimo e le calze e lo guardavo fisso negli occhi. Lui si mordicchiò il labbro.
“Mi fai venire con te?”
“No, ho voglia di divertirmi in maniera diversa.”
“Io guardo solo, non vi disturbo.” Il suo pacco si stava gonfiando.
“Non so sarebbe una buona idea, di presenza è diverso. Si sentono gli odori, ogni mugolio, ogni fruscio della pelle.”
Antonio cominciò a toccarsi il cazzo da fuori.
“Non so…”
“Ti prego, io guardo soltanto.”
“Ma poi ti ingelosisci…”
“No, te l’assicuro, sterò al mio posto.”
Lo guardai fisso negli occhi, aveva anche ammesso che aveva un ruolo e che la cosa lo eccitava.
“In effetti, però, nel bagno era scomodo.” dissi mentre sistemavo meglio i piede nelle decolletè che erano poggiate a pochi centimetri del suo pacco. Glielo sfiorai.
“Venite qui.” Si avvicinò alla punta della scarpa, glielo sentii ingrossare. Poggiai il piede a terra e mi sistemai il vestito. Ero proprio vestita da troia.
“Ti prego venite qui e fatelo davanti a me, starò buono.”
“Vedremo.” E me ne uscii.

Dopo un paio d’ore le mie chiavi erano nella toppa.
Antonio era ancora seduto sul divano e il suo pacco era ancora enorme. Con me due ragazzi sui venticinque. Tutti e due alti e palestrati, uno biondo, Alex entrò per primo, vide Antonio e fece per andarsene. Io gli posi la mano sul braccio e lo trattenni. Anche il bruno, Marco, entrò.
“Stai tranquillo, fai come se lui non ci fosse. Non darti pensiero. Non volevate bere una cosa con me?”
Si sistemarono al tavolo e Antonio rimase a guardare la tv, nella stessa stanza, non lontano da noi. Io portai delle birre a tavolo e iniziarono a bere.
Dopo un poco, visto che li rassicuravo, si dimenticarono di Antonio e cominciano a fare apprezzamenti su gambe e tette, io sorridevo e li incoraggiavo.
Alex mentre prendeva il bicchiere mi sfiorò la mano e io gliel’accarezzai. Ce le stringemmo. Marco mi mise una mano sul ginocchio velato dalla calza sottilissima. Antonio si girò a guardarci era rosso in viso. Noi bevevamo e ridevamo. Alex salì con la mano sul braccio e poi sul collo mentre Marco infilò la mano nell’interno della coscia. Alex si girò verso Antonio e vedendo che non reagiva, mi accarezzò il collo. Tremai, si avvicinò e me lo baciò, cominciò a leccarlo piano. La lingua scorreva lenta sulla mia pelle. Guardai Antonio, era eccitatissimo.
Mi girai e baciai Alex, cominciammo a limonare, ci leccavamo le lingue, mentre Marco saliva con la mano e mi sfiorò le mutandine. Erano già bagnate. Alex mi prese la mano e se la mise sul pacco. Antonio cominciò a tremare e mise la sua sul suo cazzo. Tastai da fuori il cazzo di Alex, era eccitatissimo dalla situazione. Continuai a giocarci, poi fissando dritto negli occhi mio marito, gli tirai giù la zip. Venne fuori un cazzo lungo, ma soprattutto grosso. Gli svettava davanti.
Antonio con gli occhi mi implorava di andare avanti, ma allo stesso tempo la gelosia lo stava consumando. Misi la mano sulla coscia di Alex e lentamente salii su, fino a sfiorargli le palle con le dita. Antonio lo tirò fuori e iniziò a segarsi. Io sfiorai l’asta, sussultò. La strinsi tra le dita, la pelle era vellutata, la tirai giù e lo scappellai. Marco mi infilò le dita sotto le mutandine e mi sfiorò le labbra. Cominciai a segare più velocemente Marco.
Antonio sembrava impazzito. Si avvicinò per vedere meglio, si sedette su una sedia a un metro da noi. Mi abbassai e baciai la cappella di Marco, era calda e gonfia. Cominciai a leccarla, poi la feci sparire tra le mie labbra. Mi eccitava terribilmente sapere Antonio vicino. Lo pompavo di brutto, mentre Marco mi leccava la figa, poi si tirò giù i pantaloni e lo ficcò dentro senza tanti complimenti.
“A tuo marito piace guardarci mentre ti scopiamo?”Fece Marco mentre me lo sbatteva dentro.
“Che ne pensi, maritino, ti piace vedermi mentre mi scopano?”
“Sì, sì, sì, mi piace.” E si segava con forza.
“Lo hai sentito, gli piace…” E ripresi il pompino, la saliva colava dall’asta con le vene gonfie. Sembrava gli scoppiasse da un momento all’altro. Passammo sul letto e Antonio ci seguì a guardarci. Marco si sdraiò e io gli montai sul cazzo.
Alex mi allargò le natiche e mi aprì bene il buchino. “Guarda come la farciamo bene, la tua mogliettina.” E mi appoggiò la cappella, la insalivò e me la piantò nel culo, mentre mi apriva bene le natiche. Emisi un gridolino. Mi sentivo i due cazzi dentro, era la mia prima doppia.
Ero tra loro due, mi stavano quasi schiacciando, mi scopavano in maniera animalesca. Sentivo il loro odore forte. Le braccia stringermi, i loro cazzi penetrarmi profondamente. Antonio era vicino a noi con la testa poggiata sul letto, a guardare bene come mi scopavano. Si segava fino a farsi male.
Poi i due quasi assieme li tirarono fuori di me e mi schizzarono sulla pancia. Antonio era rosso in viso, mi sborrò sui piedini e me li pulì per bene.
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