tradimenti
Segreti e desideri in luna di miele- fine

30.06.2025 |
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"Ancora bloccata, goffamente sotto di lui, Daniela si leccò le mani curate, poi accarezzò il membro del suo stallone, pulendolo con delicatezza..."
La porta si aprì ed entrarono Daniela e Julien. Lei gli era avvinghiata al collo, visibilmente eccitata.“Massimo, ci siamo divertiti un mondo!” esclamò, lanciandomi uno sguardo malizioso. Poi notò la tavola apparecchiata e mi rivolse un sorriso pieno di gratitudine. “Hai fatto tutto tu? È perfetta, Julien è affamatissimo, abbiamo ballato come matti. Grazie, amore.”
Julien mi fece un cenno con la testa, sorridendo. “Davvero carino, Massimo. Daniela è una donna irresistibile. Mi ha trascinato sulla pista e ora ho bisogno di mangiare.”
Daniela si voltò su se stessa con un gesto fluido, poi si lanciò verso Julien e lo baciò con ardore, mentre io ero lì, a pochi passi da loro.
“Mmm, Julien, mio marito ti ha servito la cena che ti avevo promesso. Adesso mangia, riprendi le forze, e poi voglio sentire ogni centimetro di quel grosso cazzo dentro di me.”
“Massimo, passami una birra” disse Julien, continuando a baciare e palpare Daniela. La sua mano grande e sicura le afferrò il seno, pizzicandole il capezzolo tra il pollice e l’indice con disinvoltura.
“Daniela, spogliami. Voglio stare nudo mentre mangio la cena che tuo marito ha offerto.”
Lei non esitò. Con movimenti rapidi e bramosi iniziò a spogliarlo.
“Oh sì, è da tutta la sera che non penso ad altro. Voglio vedere quel tuo grosso cazzo” mormorò, mentre gli sfilava la camicia e poi gli slacciava i pantaloni.
Quando il tessuto gli scese sui fianchi, il suo sesso apparve, imponente. Ancora flaccido, ma già incredibilmente grosso: lungo almeno venti centimetri e spesso in modo quasi intimidatorio. Daniela lo fissò, ipnotizzata, con gli occhi spalancati, come se non riuscisse a credere a ciò che vedeva.
Julien si sedette di traverso rispetto al tavolo e fece cenno a Daniela di accomodarsi accanto a lui. Lei non esitò e si sedette al suo fianco, posandogli una mano sulla coscia, proprio accanto al suo membro ancora mollemente imponente.
Lui iniziò a mangiare la costata di manzo che avevo ordinato per lui, senza troppa grazia. Affondava la forchetta nella carne ancora al sangue, la tagliava con gesti decisi e la portava alla bocca con voracità, senza curarsi delle buone maniere.
Lo osservai mentre il sugo scuro gli colava lentamente lungo il mento, mescolandosi con il sudore e il calore della serata. C’era qualcosa di crudo e animalesco nel modo in cui divorava quel piatto, e Daniela non smetteva di accarezzargli la gamba, le dita sempre più vicine alla sua carne viva.
Versai un bicchiere di vino a Daniela, poi mi accomodai sulla poltroncina, lasciando scivolare una mano sulla patta dei pantaloni, dove il mio cazzo duro premeva con forza.
“Quest’uomo è così diverso da me”, pensai, osservando ogni gesto di mia moglie. Sembrava rapita da lui. I suoi occhi erano lucidi, le guance arrossate, il respiro più profondo e irregolare. Era evidente: era oltre il punto di ritorno.
C’era qualcosa nel modo in cui lo guardava, nella tensione del corpo, che diceva tutto. E io sapevo che quell’uomo doveva averlo davvero grosso.
Mentre Julien continuava a mangiare, ancora con quella sua fame animalesca, Daniela si inginocchiò davanti a lui. Avvicinò lentamente il viso al suo cazzo, ancora semi-eretto ma già impressionante. Gli mise una mano sotto, il palmo aperto rivolto verso l’alto, e lo sollevò con delicatezza. La sua mano pareva minuscola sotto quell’asta nera, spessa e lunga.
La vidi chinarsi appena, avvicinando il naso alla base, inspirando profondamente il suo odore. Poi, con un gesto istintivo, gli passò la lingua sulla punta, assaggiandolo come si assaggia una tentazione proibita.
All’inizio fu un tocco leggero, curioso, quasi timido. Poi divenne più audace, più fluido. Iniziò a leccarlo a lungo, con lentezza crescente, e in pochi istanti aveva già ingoiato la grossa testa, succhiandola con avidità, mentre con entrambe le mani accarezzava e massaggiava quei testicoli enormi, tesi come castagne mature.
Il suo pene crebbe mentre lei lo succhiava e potei vedere le vene riempirsi di sangue. Ora era mezzo duro, ancora morbido ma più grande di prima e più sodo nella sua mano.
“Ha una bocca calda e dolce, Massimo. Un’altra birra” mi disse Julien, porgendomi il bicchiere vuoto con una mano, mentre con l’altra portava alla bocca un boccone di carne infilzato con la forchetta.
Allungai la mano per prenderlo, ma il mio sguardo fu catturato da Daniela, inginocchiata tra le sue gambe, il viso affondato sul cazzo e i testicoli di Julien. In quel momento sollevò lo sguardo verso di me. Solo un istante. Ma bastò.
La mia splendida moglie mi fissò mentre aveva la bocca piena di un cazzo nero, la mano destra stretta attorno alla sua base e l’altra a coppa sui testicoli gonfi e lucidi. Fu un’immagine che si impresse a fuoco nella mia memoria.
Il mio cazzo premeva con violenza, pronto a esplodere. La mano mi tremava e rischiai di far cadere il bicchiere. Lo riempii e glielo riportai. Julien bevve un sorso e poi mi guardò con un sorriso ruvido.
“La carne era ottima. Ora darò a Daniela quello che vuole. Una bella scopata dura, da un cazzo che ha sempre e solo sognato.”
Daniela si alzò lentamente dalle ginocchia e afferrò il suo bicchiere. Bevve con calma, senza degnarmi di uno sguardo. Poi disse:
“Massimo, sii gentile. Pulisci il tavolo mentre Julien mi intrattiene.”
Portò una mano dietro la schiena e, con gesto naturale, sbottonò il vestito, lasciandolo scivolare sui fianchi fino a formare una pozza di tessuto attorno alle caviglie. Poi slacciò il reggiseno e lo lasciò cadere ai suoi piedi. Rimase lì, alta sui tacchi, indossando solo un paio di mutandine trasparenti, sottili, inzuppate.
Julien le tese la mano. Lei la afferrò con eleganza, si liberò del vestito e lo seguì fino al divano. Si sdraiò, lentamente, con intenzione, aprendo le gambe in modo sfrontato. La stoffa delle mutandine aderiva alla sua figa bagnata come una seconda pelle.
“Vieni a scoparmi, Julien” sibilò con voce roca.
“Ha una bocca calda e dolce, Massimo. Un’altra birra” mi disse Julien, porgendomi il bicchiere vuoto con una mano, mentre con l’altra portava alla bocca un boccone di carne infilzato con la forchetta.
Allungai la mano per prenderlo, ma il mio sguardo fu catturato da Daniela, inginocchiata tra le sue gambe, il viso affondato sul cazzo e i testicoli di Julien. In quel momento sollevò lo sguardo verso di me. Solo un istante. Ma bastò.
La mia splendida moglie mi fissò mentre aveva la bocca piena di un cazzo nero, la mano destra stretta attorno alla sua base e l’altra a coppa sui testicoli gonfi e lucidi. Fu un’immagine che si impresse a fuoco nella mia memoria.
Il mio cazzo premeva con violenza, pronto a esplodere. La mano mi tremava e rischiai di far cadere il bicchiere. Lo riempii e glielo riportai. Julien bevve un sorso e poi mi guardò con un sorriso ruvido.
“La carne era ottima. Ora darò a Daniela quello che vuole. Una bella scopata dura, da un cazzo che ha sempre e solo sognato.”
Daniela si alzò lentamente dalle ginocchia e afferrò il suo bicchiere. Bevve con calma, senza degnarmi di uno sguardo. Poi disse:
“Massimo, sii gentile. Pulisci il tavolo mentre Julien mi intrattiene.”
Portò una mano dietro la schiena e, con gesto naturale, sbottonò il vestito, lasciandolo scivolare sui fianchi fino a formare una pozza di tessuto attorno alle caviglie. Poi slacciò il reggiseno e lo lasciò cadere ai suoi piedi. Rimase lì, alta sui tacchi, indossando solo un paio di mutandine trasparenti, sottili, inzuppate.
Julien le tese la mano. Lei la afferrò con eleganza, si liberò del vestito e lo seguì fino al divano. Si sdraiò, lentamente, con intenzione, aprendo le gambe in modo sfrontato. La stoffa delle mutandine aderiva alla sua figa bagnata come una seconda pelle.
“Vieni a scoparmi, Julien” sussurrò Daniela con voce roca e impaziente.
Con un gesto lento e provocante si scostò le mutandine, lasciando che la sua figa gonfia e lucida si offrisse senza più veli allo sguardo di Julien.
Fece scivolare l’indice tra le labbra, affondandolo dentro di sé con un gemito sottile. Quando lo estrasse, il dito era bagnato del suo stesso desiderio. Lo fece indugiare sul clitoride, sfiorandolo avanti e indietro mentre mormorava:
“Mmm, voglio il tuo cazzo, adesso.”
Julien si sedette accanto a lei. Senza dire una parola, afferrò l’elastico sottile delle mutandine nere e tirò con forza. Daniela, minuta e leggera, fu quasi sollevata dal cuscino prima che il pizzo cedesse con uno strappo secco. Ricadde sul divano, ansimando, mentre lui teneva il tessuto strappato fra le dita, pendente da entrambe le mani grandi come pale.
Me lo lanciò con un sorriso sporco, come fosse un trofeo.
Lui già esplorava il corpo di mia moglie con gesti lenti ma sicuri. Le mani gli scorrevano sulle cosce, sul ventre, poi salivano a impastare i seni, mentre Daniela si abbandonava sotto di lui, aperta, ansimante, come un fiore maturo che si dischiude al sole.
Le gambe si allargarono ancora, i gemiti si fecero più profondi, quasi gutturali. Io rimasi seduto, il bicchiere ancora in mano, sentendo il mio cazzo pulsare con violenza contro la stoffa tesa dei pantaloni.
Era come se io non esistessi. Daniela era troppo eccitata, troppo immersa nel suo desiderio per accorgersi della mia presenza.
Lui le palpeggiava il culo con una mano e il seno con l’altra, mentre lei, con dolce foga, gli accarezzava il cazzo, facendolo crescere fino a diventare pienamente eretto.
Gli porsi il bicchiere di scotch, senza distogliere lo sguardo da quel membro mostruoso che di lì a poco avrebbe posseduto mia moglie.
Era enorme. Nero, spesso, lungo almeno venticinque centimetri. Troppo, pensai. Troppo per il corpo delicato di Daniela.
Ora era dentro mia moglie, anche se solo per pochi centimetri. Quel mostruoso cazzo nero corvino era ora dentro la figa bianca e cremosa di mia moglie.
"È questo che volevi vedere, Massimo?" sibilò Daniela, guardandomi dritto negli occhi mentre si abbassava su di me. "Mmmmm, il cazzo di Julien è il doppio del tuo, Massimo. Questo è il cazzo di un uomo, tesoro. Mmmm, mi sta così bene."
Sollevò le braccia sopra la testa e le spinse indietro fino a circondare il collo di Julien, poi inclinò la testa all'indietro e si lasciò baciare mentre la sua figa assorbiva sempre più del suo cazzo.
Mi sono slacciato i pantaloni e ho tirato fuori il cazzo. Dovevo tenerlo tra le mani mentre guardavo mia moglie consumarsi dall'eccitazione per quest'uomo del posto. Iniziò a pompare i fianchi cremosi sul suo cazzo nero corvino e a gemere mentre la sua bocca la inghiottiva e ogni volta che le loro labbra si separavano, vedevo la sua lingua viola intrecciata alla sua piccola lingua rosa.
“Ohhh, è così bello, Massimo, mmm, mi piace tantissimo” miagolò Daniela, con la voce rotta dal piacere.
Ma in quella posizione non riusciva a prenderlo tutto. Julien allora la sollevò con una naturalezza brutale, la girò e la fece inginocchiare sul divano. Con una mano guidò la punta del suo cazzo all’ingresso della sua figa, ora ancora più esposta e bagnata.
La penetrò piano, solo di un paio di centimetri, giusto abbastanza da farla gemere come una ragazzina impaziente.
Ma poi si fermò.
Buttò giù d’un sorso il resto del suo scotch, si voltò verso di me e disse con calma crudele:
“La scoperò quando torni, Massimo. Portami un altro bicchiere.”
Esitai, paralizzato tra eccitazione e umiliazione.
Daniela si voltò verso di me con gli occhi accesi, il viso stravolto dal desiderio.
“Portagli un altro cazzo di scotch, Massimo! Sbrigati! Voglio questo cazzo dentro di me così tanto, cazzo!” gridò, la voce squillante e rotta dal bisogno.
Vidi Daniela, travolta dalla brama di averlo dentro, spingersi con il bacino all’indietro nel tentativo di infilarsi di nuovo sul cazzo di Julien. Ma lui la fermò con un colpo secco, brutale, sul suo sedere snello.
Il suono dello schiaffo riecheggiò nella stanza, netto, umido, violento. Doveva bruciare come fuoco vivo. Daniela urlò, sorpresa e scossa, mentre il palmo di lui le stampava addosso un marchio di dominio.
Si ritrasse per un istante, d’istinto. Ma poi, come richiamata da qualcosa di più profondo, tornò a spingersi contro di lui, affamata, cercando di accoglierlo ancora.
Io non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso. Non sapevo se il desiderio di mia moglie fosse tanto intenso da farle ignorare il dolore, o se, in qualche modo, lo desiderasse anch’esso. Forse entrambe le cose.
Julien le assestò un altro colpo. Ancora più forte, più deciso.
Il rumore sordo della sua mano sulla pelle nuda fu crudo, carnale, quasi osceno.
Daniela gemette senza più ritegno, spingendo i fianchi all’indietro come per implorarlo.
“Adesso fottimi!” ansimò, mentre io, con la mano che tremava
Julien affondò entrambe le mani sui fianchi di mia moglie e, con un solo movimento deciso, le spinse dentro tutto il suo cazzo duro.
“Mmmmmmm, oh cazzo, sììì!!! Sììì, scopami!!! Scopamiiiiiii!!!” gemette Daniela, fuori controllo, mentre iniziava a muovere i fianchi contro i suoi, selvaggiamente, spinta da un bisogno primordiale.
Ad ogni colpo, Julien le assestava anche uno schiaffo sul sedere, secco, ritmato, brutale. E ogni colpo la mandava ancora più in delirio.
Sentirla urlare in quel modo, sfrontata, senza alcun freno, per il cazzo di un altro, come non aveva mai fatto con il mio, mi faceva impazzire.
Mi lasciai cadere su una sedia, incapace di resistere, e cominciai a masturbarmi, gli occhi fissi su quella scena indecente: il cazzo enorme di Julien che entrava ed usciva dalla figa di Daniela, viscido e lucido di piacere.
Non l’avevo mai vista così. Era completamente assorbita da lui. Lo scopava con tutta la forza del suo corpo, cavalcandolo e rincorrendolo, ma lui era troppo: troppo pesante, troppo potente, troppo grosso.
Eppure, lei non si arrendeva. Rimaneva concentrata, lo cercava, lo voleva, lo prendeva. Come se niente al mondo potesse fermarla.
Lui si tirò fuori bruscamente, la girò sulla schiena, le spinse le gambe contro il petto, rimise dentro il cazzo e iniziò a scoparla sempre più forte e più a fondo. Non potevo credere ai miei occhi. Non pensavo che la mia minuta moglie potesse reggere tutta la lunghezza del suo cazzo di venticinque centimetri, ma lei sì. Lo prendeva tutto a ogni spinta e gemeva "SÌ" ogni volta che la riempiva.
Le lunghe gambe snelle della mia minuta moglie, ancora con i tacchi alti, si agitavano sopra le spalle di Julien mentre lui la penetrava con il suo grosso cazzo, ripetutamente. Ora la stava scopando forte e veloce, e mi spostai in avanti sulla sedia per guardarlo più da vicino. Il suo cazzo era ora lucido dei succhi di Daniela, e le aveva dilatato la figa a tal punto che era stretto intorno al suo grosso membro, al punto che non riuscivo a vedere alcuno spazio tra il suo cazzo nero corvino e le sue morbide labbra rosa.
Si muoveva veloce dentro e fuori, pompando Daniela come io non avrei mai potuto fare. Gemeva in continuazione: "Sììììììììììììì" e "Fottimi, fottimi, fottimi".
Julien stava sudando, e mi avvicinai ancora di più mentre il suo corpicino snello veniva squarciato da quell'enorme cazzo e, mentre la scopava, piccole gocce di sudore iniziarono a cadere dal suo corpo sul suo. E poi, gocce più grandi e sempre più numerose. Le guardavo cadere sul suo petto, sui seni e sul viso. Le colpivano la pelle e poi le ricadevano lungo il corpo, lasciando una piccola scia umida dietro di loro.
Dopo altri minuti di scopata brutale, Julien scosse la testa avanti e indietro, come un cane fradicio che si scrolla l’acqua di dosso. Il sudore gli volò via dai dreadlocks, schizzando addosso a Daniela, e persino su di me.
Lei era coperta del suo odore, il corpo impregnato del suo ritmo, la figa ricolma del suo desiderio. Sembrava posseduta.
“Sto per venire, voglio riempirti dentro, fino in fondo” gemette Julien, con la voce roca, tesa.
“Oh sì, tesoro, sì! Vieni dentro di me! Voglio che il mio Massimo mi veda mentre prendo tutto il tuo sperma, sì, riempimi!” gridò Daniela, la voce spezzata dal piacere.
Quelle parole mi trafissero. Sentire la mia dolce moglie dirle, con quella voce arresa e felice, fu più di quanto potessi reggere.
Il mio cazzo esplose.
Il primo getto mi colpì la mano e si riversò sul pavimento davanti a me. I successivi scrosciarono fuori dalla cappella e mi colarono sulle dita, caldi, mentre restavo lì, ipnotizzato.
Davanti a me, Daniela gemeva, le unghie affondate nei cuscini, mentre prendeva ogni centimetro del cazzo nero di Julien fino in fondo, nel grembo.
E io guardavo.
Guardavo mia moglie accogliere dentro di sé l’orgasmo di un altro uomo. E venivo anch’io, come mai prima.
La mia mano era un groviglio appiccicoso del mio stesso sperma mentre Julien si dimenava con forza, inarcando la schiena. Con voce rauca annunciò a Daniela:
“Ecco che arriva, sgualdrina.”
“Ohhh, dammelo. Dallo alla tua troia. Oh sì, lo sento, lo sento dentro il mio grembo, amante” rispose lei, perdendosi nell’orgasmo. Urlava e gemeva, gli occhi che le roteavano all’indietro, il viso illuminato da un’espressione selvaggia mentre accoglieva tutto il suo seme nero in profondità.
Julien grugnì, poderoso come un toro, mentre la teneva per le caviglie, sollevandole e pompando senza sosta.
“La mia sgualdrina vuole tutto il mio sperma, vero?” le sussurrava con voce greve.
Io non avevo mai chiamato Daniela “la mia troia”. Quelle parole mi erano sempre sembrate offensive. Ma lei sembrava bruciare di piacere e, quasi adorante, rispose:
“Oh sì, mio stallone, sì, la tua troia lo vuole tutto. Fino all’ultima goccia.”
Le aveva pompato dentro fiotti di sperma, e la pressione di tutto quel liquido che riempiva la sua figa doveva essere enorme. Le sue pareti ne erano gonfie, tese, e presto vidi lo sperma bianco e viscoso uscire dai lati, colando lentamente dal fondo e scivolando giù, fino all’ano.
Daniela allungò una mano sui fianchi, infilò un dito nella pozza calda e appiccicosa, poi se lo portò in bocca.
Lo gustò con un sorriso soddisfatto e ringraziò Julien:
“Mmm, grazie per avermi scopata così bene, stallone. Mio marito non può nemmeno avvicinarsi a questo. E grazie per avermi dato il tuo sperma… ha un sapore così buono.”
Il mio cazzo era di nuovo infuriato, pulsava come un tamburo in gola. Non riuscivo a credere che la mia dolce Daniela si comportasse in modo così sfacciato, così indifferente a me. Mi faceva impazzire, con quel modo di assaggiare il suo sperma, di ringraziarlo per averla scopata, chiamandolo “stallone”, lasciandosi umiliare e chiamare “la sua troia”, mentre lui la dominava con prepotenza.
Mi ripresi in fretta, tirai su la cerniera dei pantaloni e andai a lavarmi le mani, cercando di calmarmi, mentre Daniela continuava a dimenarsi sopra quel cazzo ormai meno duro, ancora dentro di lei.
Pensavo fosse finita, che quella scena mi avrebbe lasciato pieno di rimpianti. Ma non era così.
Con un movimento fulmineo, Julien afferrò Daniela per entrambe le caviglie, la tirò fuori dalla vagina, le allargò le ginocchia e le spinse il sedere verso l’alto, piegandola all’indietro. Le portò i piedi dietro le orecchie, allungando la sua schiena fragile, e scivolò lungo la parte posteriore delle gambe fino a posare i testicoli sulla bocca spalancata di Daniela.
“Leccami, troia. Me ne vado da qui con il cazzo pulito,” le ordinò con voce greve.
Mia moglie era bloccata sotto di lui, le gambe piegate, i piedi dietro le orecchie, il culo scoperto e vulnerabile. Il suo enorme cazzo, ormai morbido, gocciolava sperma lungo il pene e sulle palle, mescolandosi ai suoi succhi e al sudore.
Daniela sapeva esattamente cosa voleva. Iniziò a leccargli le palle, pungenti e appiccicose, prendendole una ad una in bocca con delicatezza, succhiandole come una vera amante devota.
Mi avvicinai lentamente, osservando con attenzione quanto si stesse godendo quel compito.
Daniela mi guardò negli occhi mentre leccava e succhiava i testicoli di Julien, la voce soffocata e roca:
“Ti è piaciuto, Massimo?”
Le risposi sinceramente:
“Sì.”
Tra una leccata e l’altra, mi chiese:
“Vedi lo sperma del mio stallone dentro la mia figa?”
Mi sporsi in avanti, guardando tra le sue gambe la figa gonfia e lucida, e vidi un’enorme quantità di sperma accumulato all’interno e sparso sul suo cavallo.
“Sì, tra le tue gambe c’è un mucchio di sperma.”
“Julien mi ha scopata come non hai mai fatto tu, Massimo. E ti ho lasciato guardare,” disse con tono deciso.
“D’ora in poi, quando saremo in vacanza, sarò io a decidere se voglio un stallone. Non sarà più una tua scelta, Massimo. E quando prenderò un altro stallone, vedrai il suo sperma dentro di me proprio come vedi ora quello di Julien.”
Il cazzo e i testicoli di Julien le premevano sulla bocca, e il suo viso era lucido di sperma.
Ancora bloccata, goffamente sotto di lui, Daniela si leccò le mani curate, poi accarezzò il membro del suo stallone, pulendolo con delicatezza.
Con un sorriso beffardo, mi chiese di nuovo se mi fosse piaciuto quello che avevo visto.
"Sì", risposi mentre il suo bastone, un tempo duro, si posava delicatamente sul suo bel viso.
Finì di pulirlo e lui si sollevò da lei, liberandole le gambe. Lei si sedette e fece cenno di prendere una sigaretta. Gliene porsi una e le accesi un fiammifero. Tirò la fiamma nel tabacco e si spinse un filo di fumo tra le labbra.
Fece un altro tiro profondo e voltò la testa verso di me. "Bene, Perché ne faremo molto di più. Ogni volta che saremo in vacanza, mi prenderò un nuovo stallone. Tu mi aiuterai a trovarlo, mi comprerai vestiti nuovi per divertirmi e ci servirai proprio come hai fatto stasera. Hai capito?"
"Sì, Sì, lo so, Daniela", risposi.
Julien ascoltò mentre si vestiva, sorrideva e salutava Daniela con un bacio. "Hai il mio numero, Daniela. Se ne vuoi di più, chiamami", disse, e uscì dalla porta.
Daniela puzzava del suo sudore e del suo sperma, ma la tenni tra le braccia e la portai a letto. Era sfinita dalla serata di ballo e dalla scopata dura che aveva ricevuto e si addormentò subito.
Una parte di me si pentiva di quella serata, ma un’altra, molto più grande, desiderava che si ripetesse al più presto.
Nei due giorni successivi ci siamo goduti la piscina e la spiaggia di fronte al resort, chiacchierando spensierati con i nostri nuovi amici. Insieme abbiamo visitato la zona, fatto un giro turistico e ci siamo divertiti davvero tanto.
Non abbiamo mai parlato di Daniela e del suo “appuntamento”. I nostri amici non hanno mai menzionato nulla, e nemmeno noi. Però ci siamo scambiati qualche sguardo, e la situazione sembrava imbarazzante quel primo giorno, in loro presenza, subito dopo l’incontro di Daniela.
Tre giorni dopo quell’appuntamento, Daniela mi fece chiamare Julien e organizzò un’altra uscita con lui, proprio quella sera stessa. Lo riportò nella nostra suite e io lo guardai mentre la scopava, chiamandola la sua “sgualdrina”. E sentii Daniela chiamarlo il suo “stallone”.
Quella notte fu intensa quanto la precedente, e sembrava ormai chiaro a entrambi che da quel momento in poi avremmo vissuto le nostre vacanze in quel modo.
Poi la vacanza finì, tornammo a casa, e ora, mesi dopo, continuiamo a parlare di quel viaggio incredibile, già proiettandoci verso la prossima avventura insieme.
FINE
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