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Volo per Catania.


di CpCapricorno
28.06.2025    |    1.918    |    1 9.3
"Lo prese in bocca, iniziando a baciare e pompare lentamente il sesso dello sconosciuto..."
L'aria condizionata dell'aeroporto di Torino, aveva quel sapore stantio delle partenze forzate.
Loredana, professoressa di sostegno in una scuola di Cuneo, stringeva la tracolla della sua borsa, mentre lo sguardo scivolava sul tabellone luminoso delle partenze, che indicava un ritardo di un'ora del volo per Catania.
Due mesi lontana dalla sua terra e dagli affetti familiari e quel ritardo proprio non ci voleva.
La mattina, era uscita molto presto per raggiungere l'aeroporto, ma questo non la fece desistere di vestire in modo elegante e comodo allo stesso tempo. Indossava una camicetta bianca e una gonna grigio scuro gessata a righe sottilissime, le scarpe erano le sue preferite, quelle con il tacco 10, che le risaltavano le forme.
"Anche tu prigioniera del tabellone?"
Una voce calda, maschile con una sfumatura ruvida, che le accarezzò le orecchie.
Si voltò.
Un uomo sulla quarantina, camicia blu sbottonata al primo bottone, occhi scuri e pieni, con quel tipo di sorriso che, non cerca approvazioni ma le ottiene lo stesso.
"Dipende dal volo", rispose Loredana. Con un sorriso accennato.
"Catania?"
Lei annuì.
"Anche il mio, piacere Marco".
Poche parole, poi il tempo sembrò sciogliersi in un invito caffè. Due tazzine fumanti al bancone del bar dell'aeroporto tra il rumore metallico dell'acciaio e il rumore delle valige trascinate sul pavimento.
La conversazione era facile, come se si conoscevano da sempre, lui parlava poco ma la guardava moto. E in quegli sguardi, Loredana sentiva qualcosa accendersi, forse la stanchezza, forse il ritorno a casa, forse...era lui.
Il momento scattò in modo naturale, nessun gesto forzato. Solo lo sfiorarti delle dita mentre le porgeva lo zucchero.
Lei non le ritrasse.
Lui sorrise. E poi lentamente si alzò.
"Ti va di andare a discutere lontano dai rumori"
Lui, rivolgendosi a Loredana, sempre con fare gentile.
Loredana esitò solo un attimo, poi seguì lo sconosciuto.
Un corridoio più secondario, più silenzioso. La porta della lounge, un angolo d'ombra con due poltrone.
Marco si avvicinò senza parlare. Gli occhi di Loredana si abbassarono per un istante, ma il suo corpo, parlava più di mille parole.
Le sue mani incontrarono quelle di lui, poi il suo petto. La bocca si avvicinò cercandosi con urgenza dolce. E quando le labbra si toccarono, fu come aprire una diga.
La sua femminilità, fu irrorata da umori di piacere, uniti a brividi che le percorrevano la schiena.
Marco dal canto suo, non riusciva più a trattenere quella passione, che prendeva sempre più vigore dentro i suoi pantaloni.
Si baciarono con lentezza, ma con fame.
Le mani di lui, iniziarono a farsi strada tra le cosce di quella donna, calda, matura, vogliosa di evasione. Andavano a scontrarsi con la parte più intima di Loredana. Facendogli prendere coscienza quanto bagnata di desiderio era quella altrettanto sconosciuta.
Loredana sentì un brivido forte, partire dalla nuca e scendere lungo la schiena, nel momento in cui quell'uomo, la penetro con un dito.
La sua figa era diventata una bocca avida di passione e quel dito che le sprofondò la fece diventare un fiume in piena.
Non c'erano tempo ne spazio, ma il desiderio aveva fatto irruzione come una tempesta improvvisa.
Loredana si sentiva esplodere e sciogliere al tempo stesso, era come se tutte le sue parti, quelle più dimenticate, soffocate dal quotidiano, stessero tornando a galla, vive, tremanti, libere.
Quando le mani di lui risalirono, il suo viso era illuminato da un desiderio più puro.
Comprimeva il suo corpo contro quello di lei, facendole sentire, il desiderio che le scoppiava dentro i pantaloni. Enorme, turgida passione rinchiusa dentro una barriera.
"Non mi succedeva da anni", disse Loredana.
Lui non disse "cosa ?", non serviva.
"Lo so" rispose semplicemente lui.
Rimasero, abbracciati per qualche minuto ancora.
Fu la voce ovattata dell'altoparlante, che annunciava l'orario della partenza del volo per Catania.
Ancora mezz'ora di ritardo.
Loredana ritornò alla realtà, staccandosi da Marco, prendendo coscienza di ciò che aveva fatto, trasportando i sui pensieri alla sua terra e a quegli affetti che la stavano aspettando.
Stava per uscire da quella saletta, che l'aveva vista coinvolta e lasciata andare in attimi di pura passione, quando Marco la trattenne.
"Aspetta Loredana".
Il battito del cuore di lei accellerò, un misto di paura ed eccitazione, che vibrava sotto la pelle, le fecero risvegliare quella voglia pulsante, che le bagnava ancora una volta le mutandine.
Lo guardò negli occhi, cercando una ragione per dire no, ma lui era lì davanti a lei come un'onda irresistibile.
"Devo confessarti una cosa", disse con un filo di voce Loredana, pensando che quello sconosciuto potesse desistere dalle sue torbide intenzioni.
"Sono sposata".
Lui sorrise ancora, quella rivelazione, sevì solo ad aumentare il desiderio di possederla.
Quel sorriso, provocò un ulteriore brivido, che le attraversò ancora una volta la schiena, la consapevolezza della sua vita, degli impegni e dagli anni passati lontani dalla passione, si scontrava con la forza magnetica di quell'uomo.
"Solo un momento, solo uno", disse Marco.
Quelle parole erano una promessa, ma anche una resa.
Marco abbracciò Loredana, baciando ancora la sua bocca, poi la guidò fino a farla appoggiare al muro con le spalle.
Le mani ripresero a sfiorarsi reciprocamente, scambiandosi carezze sempre più intime. Motivo di un risveglio del desiderio mai messo a tacere.
Loredana si lasciò andare, abbandonando a quella furia di passione, che la stava facendo impazzire.
I loro corpi si cercavano, lei si sentiva invadere il corpo da quelle mani sapienti, calde che iniziavano a scoparla nel corpo e nella mente.
Marco si staccò solo il tempo, di togliere ciò che impediva il contatto diretto del suo sesso a Loredana, liberando quel cazzo che fino a quel memento era stato privato di momenti di delizioso piacere.
Guardò ancora con occhi infuocati Loredana. Uno sguardo che racchiudeva la più ambita delle richieste. Lei capì e abbassando gli occhi, prese posizione davanti al membro paonazzo.
Aprendo gli occhi. Si rese conto delle dimensioni non tanto normali. Era enorme. Il profumo del sesso era un invito ad aprire la bocca e assaggiare quel maschio.
Lo prese in bocca, iniziando a baciare e pompare lentamente il sesso dello sconosciuto. Ogni centimetro ingoiato era motivo di libidine. La sua cappella era grossa, liscia, contrariamente aĺ fusto. Turgido rigato dalle vene scure.
Lo pompava con passione, il marito ignaro di quanto stava succedendo in quella stanza , rendeva tutto più eccitante.
Marco le stava per venire in bocca, ma si ritrasse, ancora non era giunto il momento di lasciare la preda.
Fece rialzare Loredana., facendola girare faccia al muro. Il culo di lei in bella vista.
Le leccò la figa, gustandone gli umori, poi appoggiò la cappella alle porte del paradiso, facendo sentire a lei l'anteprima di ciò che l'avrebbe penetrata da lì a breve.
"Sei grosso" disse Loredana. Sentendo quella mazza accarezzarla nell'intimità.
Marco non si curò di quelle parole e fece di Loredana un solo boccone, la penetrò con un colpo secco, lei inarcò la schiena e diventarono due corpi in uno.
Loredana fu scopata come la troia più incallita, mai nessuno aveva osato trattarla e scoparla in quel modo, ma era lì e si godeva il momento.
Marco voleva di più. Loredana non l'avrebbe rivista, quindi ogni voglia doveva essere soddisfatta prima che quella donna diventasse solo un ricordo.
Si staccò per un istante.
Voleva il suo culo, quel culo che tanto svettava e ancheggiava ad ogni passo, grazie ai tacchi alti.
Esitò Loredana, mai nessuno, tanto meno il marito aveva osato abusare della sua gelosa verginità anale.
Ma non fu così per quella forza della natura, che l'aveva conquistata nella stanza di un aereoporto. Quell'incontro clandestino, fu la chiave che scardinò ogni schema ogni tabù costruito negli anni.
Lo sentì premere, doveva lasciarsi andare ancora di più, al fine che quella minkia, potesse entrare in lei senza farle male.
Così avvenne. Si lasciò andare e Marco le entro dentro con molta dolcezza.
Furono momenti di dolore mischiati a piacere quelli che seguirono, ma la passione era travolgente e Loredana gemeva come una cagna ad ogni affondo di Marco, all'ombra di quella stanza.
Il momento stava arrivando. Marco voleva che Loredana ricominciasse da dove aveva iniziato.
Il pompino più dolce che Loredana avesse mai fatto.
Fiumi di sborra calda furono versati nella bocca di lei, che prontamente furono gustati e ingoiati per non lasciare traccia di quell'incontro proibito che gridava al tradimento.
Ancora una volta, l'altoparlante interruppe quel momento caldo, afoso che profumava l'aria di sesso.
"È aperto l'imbarco per Catania al gate 6".
Loredana si sentiva rinata e fragile nel contempo.
Marco, continuava a guardarla con quel sorriso che parlava di intese profonde, di attimi rubati di intimità violate.
"Non sarà solo un ricordo", sussurrò Marco.
Lei annuì. Poi un ultimo abbraccio e un bacio ancora.
Due mesi lontana e ora con dentro un segreto così intenso, da accompagnarla oltre il mare e il tempo.
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