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Un caldo giorno d'estate


di Rodeo75
25.06.2025    |    7    |    0 6.0
""Mi sono accorta sai, che il rullino è finito da un pezzo, ti stai divertendo?" Non risposi..."
1 Prologo
L'estate era arrivata senza bussare. Di colpo, come se avesse avuto fretta di sfrattare il tepore della primavera, la bella stagione era esplosa con tutta la sua potenza. Per molti erano già iniziate le vacanze, le belle giornate al mare e interminabili giri in moto. Io invece ero ancora alle prese con gli ultimi due esami della sessione estiva, ancora un paio di settimane e poi sarei stato per un pò libero, almeno fino a settembre. Purtroppo la fine delle lezioni e degli esami significava, anche e soprattutto, che per un bel pezzo non avrei rivisto Elena che, come ogni estate, era tornata a casa dei suoi genitori, a centinaia di km di distanza.

2 Elena, la dannazione
Elena credo che fosse ciò che in genere un uomo ricorda come l'amore della propria vita, quello forte, che lascia graffi invisibili, dolci ricordi e una buona dose di ruggine. O forse ero semplicemente giovane e quello era il mio primo innamoramento. Amavo tutto di lei, non solo i pregi, o ciò che vedevo come tali, ma anche i suoi difetti. Ancora ora, nel buio della notte, mi sembra di sentire l'odore della sua pelle, vedere la luce dei suoi occhi scuri, intelligenti e il lampo del suo sorriso malizioso. Elena non fu mai veramente, interamente mia, anche se io fui disperatamente suo. Era un po' più grande di me, la conobbi che ancora andavo al liceo, mentre lei era già iscritta ad Architettura. Ma ,sopratutto, Elena, particolare non indifferente, era abbondantemente, seriamente e stabilmente fidanzata. Io ero il terzo incomodo, quello che in città, lontano da occhi indiscreti, lei frequentava durante i mesi invernali, salvo quei fine settimana nei quali tornava a casa. Tutto era iniziato per gioco, ma come un animale che da predatore diventa preda, ero caduto nella mia stessa trappola. Non ci eravamo salutati nel migliore dei modi, l'ennesima lite, divisi tra i suoi confusi sensi di colpa e la mia sempre maggiore ed ingombrante insistenza.

3 La musa
Così ero solo a casa, i miei in vacanza ed io a crepare di caldo cercando di studiare e non pensare a lei, finendo il più delle volte per distrarmi ascoltando un pò di musica e guardando le sue foto. Già, dimenticavo, perché Elena era anche la mia musa! Io amavo ritrarla in mille scatti e lei adorava quel mio modo di amarla e farla sentire bella e desiderata.

4 Visita a sorpresa
Ero sdraiato sul letto a guardare le ultime foto che avevo stampato, sorseggiando il caffè appena fatto, quando mi sentii chiamare attraverso la finestra che dava sul giardino. Era Nancy, amica fin dai tempi delle scuole medie ma, soprattutto, fidanzata di mio cugino: "Hey, sento un buon profumo di caffè, non si usa più offrire?"
Le sorrisi "entra, dai, sul retro la porta è aperta".
"Non c'è bisogno di fare il giro" e con il suo fare sbarazzino scavalcò la finestra, come avevamo fatto tante volte da ragazzini. Non potei fare a meno di ammirare ancora una volta il suo meraviglioso seno che sobbalzava, una quinta contenuta a malapena in una leggera camicetta di cotone. "Sempre il solito- sorrise, con quel suo sorriso fresco con le fossette ai lati e, per cambiare discorso - allora, questo caffè?"
Tornando dalla cucina con la tazzina ancora fumante, la ritrovai seduta sul bordo del mio letto a guardare le foto di Elena. Avrei voluto, d'istinto, coprirle o nasconderle, in un gesto goffo e tardivo, non so se per intimità, pudore o altro. Ma ormai non avrebbe avuto senso. Nancy capì l'imbarazzo, conoscendomi come una sorella "Si vede che sei pazzo di lei, in queste foto sembra una dea. Ma ti sta massacrando," aggiunse guardandomi con dolcezza. "Elena è fortunata, ogni ragazza dovrebbe avere qualcuno che la guarda con questi occhi e la fa sentire bella".
"Beh, anche tu però, hai Giorgio..." dissi, sapendo di mentire.

5 Una fidanzata trascurata
Erano in una brutta fase lei e Giorgio in quel periodo. Mio cugino era stato sommerso da quella ragazza, troppo amato, troppo coccolato e viziato. Così adesso lei si era trasformata per lui in qualcosa di scontato, in una relazione diventata banale.
"Giorgio? - disse con una smorfia- lo vedi forse? Semplicemente non c'è. Avevamo un appuntamento, ero passata a prenderlo per andare al mare e lui? Se n'è dimenticato! Semplicemente dimenticato, andandosene, senza dirmi nulla né con un minimo di preavviso, a fare il fine settimana con i suoi amici del surf. La verità è che lui mi ha dimenticata, ormai sono qualcosa che ogni tanto si ricorda di avere, come un soprammobile."
La situazione non era delle migliori, io ero con il morale a terra e poco incline ad improvvisare una inutile consulenza per una coppia in crisi.

6 Le foto proibite
Feci per sistemare le foto e rompere quell'atmosfera di stallo ma, nel prendere la scatola dove le custodivo, inavvertitamente feci cadere una busta. Conteva alcune foto in bianco e nero, ritraevano Elena, bella come mai, completamente senza veli in una pineta tra le dune. Cercai di raccoglierle al volo, ma già Nancy ne aveva un piccolo ventaglio tra le mani. Io ero decisamente impacciato e l'incarnito chiaro di Nancy si colorava di un rosa carico, non sapevo se per imbarazzo o per una vampata di calore. Le guardava con uno strano interesse, rapita da quelle immagini ad alta gradazione erotica. Notai un certo cambiamento sul suo viso e non potei fare a meno di osservare i suoi capezzoli turgidi far capolino attraverso il tessuto leggero della camicetta. Mi spostai, cercando di dissimulare l'imbarazzo e non far notare l'evidente erezione mal celata dai miei boxer. "Certo, lei merita, è molto bella,- commentò senza alzare lo sguardo dalla nudità di Elena- io non credo che meriterei mai un set fotografico né di essere all'altezza". E vidi una lacrima scorrere sul viso prima che l'asciugasse frettolosamente con il polsino della camicia.

7 Un set improvvisato
Non credo che l'avessi mai pensato prima, probabilmente fu un gesto istintivo: la mia vecchia Nikon Fe era lì sulla scrivania, la presi e cominciai a scattarle delle foto. Era il mio modo di dirle che anche lei era bella.
"No, cretino, non voglio che mi fotografi mentre piango", disse imbronciata coprendo il viso. Le sorrisi:"Non lo sai che hai gli occhi più belli quando piangi? Ma se non vuoi, allora ridi, che hai un bel sorriso" e continuai a scattare.
"Sei un paraculo adulatore, lo dici perché ti faccio pena", ma intanto sorrideva e, davvero, era bellissima. "Ferma così, chiudi le labbra, si così, belle piene" dicevo incurante delle sue lamentele, "alza il mento, girati, con una mano alza un pò i capelli sul collo..."
E piano piano prendeva sicurezza, cominciava a divertirsi e la sua sensualità sopita esplodeva come esplode il profumo di un fiore quando maturità lo dischiude. In quel gioco improvvisato pian piano l'iniziale tenerezza lasciava il posto all'erotismo.
"Togli le scarpe, i piedi nudi sono più sensuali, alza i talloni, slancia la caviglia e metti in risalto i tendini delle gambe".
Era bello giocare con Nancy, guardava dentro l'obiettivo come se volesse conquistarlo, quasi dicesse "ti piaccio?". Così mi uscì fuori un "Si, così, mi piaci". Non se ne stupì e le sue labbra sembrava baciassero il mio obiettivo. "Appoggiati con i gomiti sulle ginocchia, il mento tra le mani, senza coprire il viso", e il seno sembrava voler esplodere. Se ne accorse, cercando di chiuderlo tra le braccia, "No, non lo nascondere, anzi, liberalo un pò" dissi incoraggiandola. Con un gesto lento Nancy aprì un bottone. Continuai "premi con le braccia da sotto, a portarlo su" e lei sorrise maliziosa, seguendomi come se lo avesse fatto da sempre. Saltò un secondo bottone, poi un terzo. Poi la camicetta me la tirò addosso ridendo, stringendo il suo grande seno tra le mani, quasi ad offrirmelo. Tolse pure gli shorts di jeans e non potei trattenere "Minchia, che culo!"

8 Un fotografo poco professionale.
Scoppiò a ridere "Signor fotografo, lei non è molto professionale. E poi ne ha visti sicuramente di migliori."
"Non saprei, è troppo coperto per dirlo", la schernì aggiustando un evidente ingombro ormai decisamente fastidioso. Si girò volgendomi le spalle, fece scivolare gli slip tra le gambe e appoggiò le mani sul muro, offrendomi la migliore delle visuali. "Mi sono accorta sai, che il rullino è finito da un pezzo, ti stai divertendo?" Non risposi. E non fece in tempo a girarsi. Poggiai le mani sul suo bel culo e affondai il viso tra le sue natiche. Profumava di fiori e di mare, di frutta ed estate. La baciai, la leccai, inebriandomi. Mi rialzai, abbracciandola dalle spalle, il suo seno tra le mani avide, baciai con ardore il suo collo sussurrando "sei meravigliosa".

9 Il desiderio e la passione.
Si girò, la sua bocca cercò la mia, si incontrarono in un abbraccio di lingue avide, affamati uno dell'altro, trovando l'uno nell'altra ciò che ci mancava. Scesi sui suoi seni, lei immerse le mani tra i miei capelli stringendomi a sè, quasi avesse paura che tutto svanisse. Io stringevo il suo culo generoso e duro, lei fece scivolare una mano tra le mie gambe. Fu dapprima una carezza leggera, a sfiorare la pelle sottile del membro, poi più intensa, stringendolo, agitandolo. Si chinò in ginocchio, guardandomi negli occhi. Avvicinò la punta alle labbra, quasi in un timido bacio a labbra chiuse. Poi le dischiuse, un bacio lento, caldo, umido e morbido. Lo inumidì con la lingua, con fare sicuro e sapiente, alternando un gioco di labbra e lingua. Le strinsi il viso tra le mani, guardandola con una fame da vero porco "mi piaci da morire, continua, brava"!
"E se vieni?" sussurrò mentre baciava il glande in tutta la sua lunghezza. "Non ti preoccupare- risposi- ho così fame che ne basta e avanza per tutta la giornata".
Aumentò il ritmo e la profondità, assecondando i movimenti della bocca con quello della mano, con un rumore sempre più forte, determinata a farmi esplodere in breve tempo. E così fu. Un'eiaculazione prepotente, brutale, con soddisfazione rumorosa. Lo estrasse, guardandomi mentre lo ripuliva con la lingua e, continuando a stringerlo in mano "ora tocca a me".
Non me lo feci dire due volte, la spinsi sul letto, le alzai le gambe poggiandole sulle mie spalle, misi un cuscino sotto i suoi bei glutei, che afferrai come un rapace artiglia la preda. Fu meraviglioso guardarla negli occhi mentre giocavo con la cappella tra le grandi labbra carnose del suo giovane sesso villoso.
"Si, dai" mi incoraggiava, mentre volevo farla attendere e nel frattempo lasciavo crescere nuovamente l'erezione. Muoveva il bacino, desiderosa di essere penetrata. Appoggiai la punta all'ingresso dell'antro caldo e umido, ma non entrai. Mi chinai a baciarla, era puro desiderio. Eravamo due giovani animali inebriati dal sesso. Le nostre bocche sembrava volessero cibarsi una dell'altra. E fu un poderoso colpo di reni, un gemito ed un brivido. Prese le mie mani e le portò sui seni, stringendole fino a farsi male. I capezzoli erano grossi, rosa scuro, duri. Li stringevo girandoli, strizzandoli. Ed ogni volta erano brividi e gemiti. "Dai, si, adesso, ancora, insieme", la sua voce mi faceva impazzire. Avrei voluto controllarmi. Avrei desiderato che durasse chissà quanto. Ma il suo godere fu droga pura ed esplodemmo insieme, all'unisono. Restammo abbracciati e infine crollammo, addormentandoci abbracciati.

10 Un dolce risveglio
Mi svegliò un rumore di stoviglie ed il profumo di qualcosa di buono. La trovai in cucina, col suo solito fare generoso e premuroso era intenta a preparare un piatto di pasta, con addosso soltanto la camicietta: "così ti rimetti in forze subito" sorrise.
"Non c'è bisogno" le sussurrai mentre l'abbracciavo mordendole dolcemente un orecchio. "Ma dai, di nuovo?" rise maliziosa avvertendo la nuova erezione.
La condussi verso il divano, facendole poggiare le mani sulla spalliera. In quella posizione il suo culo era veramente qualcosa di trionfale. Lei inarcò la schiena, per offrirsi totalmente ad una piena penetrazione. Fu musica. E se fu musica, di certo un gran pezzo di rock. Avevo fame e rabbia, volevo darle qualcosa, farla sentire desiderata, bramata. Sapevo che probabilmente non ci sarebbero state altre occasioni, doveva essere un concerto memorabile. E lo fu.
Pranzammo e poi cenammo, scherzammo, ridemmo, giocammo. Senza mai cadere nell'errore di pensare ad un dopo né tantomeno ad un noi. Era l'alba del giorno dopo quando mi svegliai. Nancy si era alzata prima di me, mi aveva lasciato una tazzina di caffè e un paio di mutandine piene del suo profumo.

11. Epilogo
Non ci cercammo più. Ognuno tornò alla sua vita. Un anno dopo finì il mio rapporto folle con Elena, che poi sarebbe convolata a nozze col suo amato cornuto. E finì pure la storia tra Giorgio e Nancy. Per molti anni la persi di vista, soltanto qualche notizia arrivava di tanto in tanto dai diversi amici in comune.
Pochi giorni fa ad un funerale ci siamo rivisti, ci siamo riabbracciati, come si riabbraccia chi si vuol bene. E così è riaffiorato questo ricordo, il ricordo della passione di un caldo giorno d'estate di trent'anni fa...
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