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trio

Capitolo 2 l'incontro "La cena"


di noixlei1976
27.05.2025    |    11    |    0 6.0
"“E qual è la chiave per questo giardino?” chiese, con un tono che rivelava la sua curiosità crescente..."


Capitolo 2: La Cena
I giorni che seguirono furono un misto di attesa e tensione. Lia ed io ci scambiavamo sguardi carichi di significato, mentre la nostra vita quotidiana continuava a scorrere come un fiume tranquillo. Ma sotto la superficie, l’acqua ribolliva. La cena con Martina si avvicinava, e con essa, la possibilità di un cambiamento radicale.

La sera stabilita, il profumo del sugo di pomodoro si diffondeva nella nostra casa, mescolandosi con l’aroma del basilico fresco. Lia si muoveva in cucina con grazia, indossando un abito nero che metteva in risalto le sue curve. Ogni gesto era calcolato, ogni movimento una danza. Io la osservavo, affascinato, mentre preparava la tavola con cura, posizionando i piatti e le posate come se stesse allestendo un palcoscenico.

“Sei pronta?” le chiesi, cercando di nascondere la mia ansia.

“Pronta a far sbocciare un fiore,” rispose, con un sorriso enigmatico. “E tu? Non ti sembra che stiamo per compiere un passo importante?”

Annuii, consapevole che la serata avrebbe potuto cambiare tutto. La campanella suonò, e il cuore mi balzò in gola. Lia si affrettò ad aprire la porta, e io rimasi un attimo in silenzio, ascoltando il suono dei passi di Martina che si avvicinavano.

Quando la vidi, il mondo sembrò fermarsi. Indossava un vestito semplice, ma elegante, che abbracciava le sue forme senza sforzo. I capelli le cadevano sulle spalle in morbide onde, e il suo sorriso era luminoso, quasi contagioso.

“Buonasera!” esclamò, entrando con un’aria di freschezza che riempì immediatamente la stanza.

“Benvenuta, Martina,” disse Lia, abbracciandola con calore. “Siamo felici che tu sia qui.”

La cena si svolse in un’atmosfera di leggerezza, tra risate e racconti. Martina si rivelò una conversatrice affascinante, capace di intrattenere con storie della sua vita e aneddoti sul lavoro. Ma c’era anche un sottotesto, un’energia palpabile che si faceva sempre più intensa man mano che il vino scorreva.

“Hai mai assaggiato la caponata?” chiese Lia, servendo il piatto con maestria.

“No, mai,” rispose Martina, guardando il piatto con curiosità.

“Devi provarla. È un piatto siciliano, un po’ come noi,” aggiunsi, cercando di mantenere il tono leggero.

Martina sorrise, e in quel momento, i nostri sguardi si incrociarono. C’era qualcosa di magnetico in quel contatto, un’intesa che andava oltre le parole. Lia lo notò e, con un sorriso complice, si alzò per riempire i bicchieri di vino.

“A noi,” disse, alzando il calice. “E a nuove amicizie.”

Brindammo, e il suono dei bicchieri che si toccavano sembrò risuonare come un segnale. La serata continuò, e mentre il dessert veniva servito, Lia si avvicinò a Martina, posando una mano sulla sua spalla.

“Sai, Martina,” iniziò, “ci piace circondarci di persone che portano gioia nella nostra vita. E tu… hai qualcosa di speciale.”

Martina arrossì, ma non si tirò indietro. Anzi, sembrava attratta da Lia, come se la sua aura la stesse avvolgendo. Io osservavo, il cuore che batteva forte, consapevole che il momento decisivo si avvicinava.

“Cosa ne pensi di un weekend in montagna?” propose Lia, con un tono che lasciava poco spazio a rifiuti. “Solo noi tre. Potremmo divertirci.”

Martina esitò, ma il suo sguardo tradiva una curiosità crescente.

“Sarebbe… interessante,” rispose, con un sorriso incerto.

In quel momento, capii che il nostro piano stava prendendo forma. La cena si concluse con un dolce sapore di promesse e desideri inespresso. Mentre accompagnavamo Martina alla porta, il freddo della notte ci avvolse, ma dentro di noi, c'era un calore che sembrava sfidare il gelo esterno. Lia si fermò un attimo, guardando Martina negli occhi, e io sentii l'energia tra di loro crescere, come una fiamma che si alimenta di legna secca.

“Martina,” disse Lia, con un tono che mescolava dolcezza e determinazione, “spero che tu abbia passato una bella serata. Ci piacerebbe davvero conoscerti meglio.”

Martina annuì, il suo viso illuminato da un sorriso genuino.

“È stata una serata fantastica. Grazie per l’invito,” rispose, ma c’era qualcosa di più nei suoi occhi, un’anticipazione che non potevo ignorare.

Mentre la salutavamo, Lia si avvicinò a me, sussurrandomi: “È solo l’inizio, Totò. La prossima volta sarà diverso.”

La porta si chiuse dietro Martina, ma il suo profumo rimase nell’aria, un misto di freschezza e dolcezza che sembrava promettere avventure future. Tornammo dentro, e Lia si voltò verso di me, il suo sguardo carico di complicità.

“Hai visto come ci guardava?” chiese, mentre si toglieva il grembiule. “C’è qualcosa in lei, Totò. La sento.”

“Sì,” risposi, cercando di mantenere la calma. “C’è una scintilla.”

La notte proseguì, ma il sonno non venne. I pensieri si affollavano nella mia mente, e il desiderio di esplorare questa nuova dimensione della nostra vita si faceva sempre più forte. Lia si sdraiò accanto a me, e mentre la guardavo, capii che eravamo entrambi pronti a varcare una soglia.

Nei giorni successivi, Martina divenne una presenza costante nei nostri pensieri. Ogni volta che ci incontravamo in paese, i nostri sguardi si incrociavano, e c’era un’intesa silenziosa che cresceva. Lia e io parlavamo spesso di lei, dei suoi sorrisi, delle sue risate, e di come avremmo potuto avvicinarla ulteriormente.

Finalmente, decidemmo di invitarla di nuovo. Questa volta, però, avremmo dovuto essere più audaci. Lia propose di organizzare una gita in montagna, un weekend lontano dalla routine quotidiana, dove avremmo potuto esplorare non solo i paesaggi, ma anche i nostri desideri.

Quando le facemmo la proposta, Martina sembrò sorpresa, ma anche entusiasta.

“Sì, mi piacerebbe molto! Non ho mai fatto una gita in montagna,” disse, con gli occhi che brillavano di curiosità.

Il giorno della partenza, il sole splendeva alto nel cielo, e l’aria fresca portava con sé il profumo dei pini. Mentre guidavamo verso la nostra meta, Lia e Martina chiacchieravano come se fossero amiche da sempre, e io non potevo fare a meno di osservare la chimica che si stava sviluppando tra di loro.

Arrivati al rifugio, l’atmosfera era perfetta. La vista sulle montagne era mozzafiato, e il calore del camino creava un ambiente intimo. Dopo aver sistemato i bagagli, decidemmo di prepararci per una passeggiata nei boschi.

“Andiamo a esplorare?” propose Lia, con un sorriso malizioso.

Martina annuì, e insieme ci avventurammo tra gli alberi, il suono dei nostri passi che si mescolava al canto degli uccelli. Mentre camminavamo, Lia si avvicinò a Martina, prendendole delicatamente la mano.

“Guarda che vista,” disse, indicando un panorama mozzafiato. “È come un dipinto.”

Martina si girò verso di noi, e in quel momento, il mondo sembrò fermarsi. Lia, con un gesto audace, si avvicinò a Martina e le sussurrò qualcosa all’orecchio. Non potevo sentire le parole, ma il modo in cui Martina arrossì mi fece capire che Lia stava seminando il seme del desiderio.

La passeggiata si trasformò in un gioco di sguardi e risate, e quando ci fermammo per riposare su una panchina di legno, Lia si sedette accanto a Martina, il suo corpo leggermente inclinato verso di lei.
“Sai, Martina,” iniziò Lia, “ci piace l’idea di esplorare nuove dimensioni nelle relazioni. A volte, l’amore e il desiderio possono intrecciarsi in modi inaspettati.”

Martina la guardò, confusa ma affascinata.

“Cosa intendi dire?” chiese, il suo tono curioso ma anche un po’ timoroso.

Lia sorrise, un sorriso che prometteva segreti e avventure.

“Immagina che l’amore sia come un giardino. Ci sono fiori che sbocciano in solitudine, ma ci sono anche quelli che crescono insieme, intrecciando le loro radici. E a volte, per far fiorire qualcosa di nuovo, è necessario osare e rompere le convenzioni.”

Martina sembrava riflettere su quelle parole, il suo sguardo perso nel vuoto, come se stesse cercando di decifrare un enigma.

“E qual è la chiave per questo giardino?” chiese, con un tono che rivelava la sua curiosità crescente.

Lia si avvicinò, quasi a sussurrarle un segreto.

“La chiave è il desiderio, ma anche la fiducia. È un equilibrio delicato tra ciò che si vuole e ciò che si è disposti a dare. E tu, Martina, sei pronta a scoprire cosa si cela dietro questa porta?”

Martina arrossì, ma nei suoi occhi si leggeva una scintilla di avventura.

“E se l’amore e il sesso fossero solo due facce della stessa medaglia?” aggiunsi, cercando di contribuire alla conversazione. “Cosa succede quando si mescolano? È possibile amare senza desiderare? O desiderare senza amare?”

Le parole rimasero sospese nell’aria, come un enigma da risolvere. Martina si girò verso di noi, il suo viso illuminato da una nuova consapevolezza.

“Forse,” disse lentamente, “l’amore è la risposta, ma il desiderio è la domanda. E a volte, per trovare la risposta, bisogna avere il coraggio di esplorare l’ignoto.”

In quel momento, capimmo che eravamo tutti e tre sulla soglia di qualcosa di straordinario. La montagna ci circondava, ma era il nostro legame che stava per elevarci a nuove altezze. E mentre il sole tramontava all’orizzonte, tingendo il cielo di sfumature dorate, sapevamo che il nostro viaggio era appena iniziato.

Con un sorriso complice, ci avviammo verso il rifugio, pronti a scoprire cosa ci riservava la notte.
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