trio
L'amico vicino 3

18.06.2025 |
209 |
2
"Quel momento, più di mille battute pungenti, gli fece capire che aveva guadagnato qualcosa di raro: il rispetto sincero di un fratello non di sangue, ma di vita..."
Il tempo aveva scolpito nuove abitudini e lasciato intatte certe complicità.
Anna affrontava l’ultimo tratto della sua carriera universitaria come si affronta una maratona: con fiato corto ma sguardo fisso al traguardo.
In azienda, la chiamavano “quella che sa dove mettere le mani”, e la sua scrivania era sempre un po’ troppo piena, come la sua agenda.
Gino, invece, aveva cambiato rotta con coraggio: un corso triennale in energie rinnovabili e materiali a basso impatto ambientale.
Ogni tanto, benché i lavori di ristrutturazione fossero terminati da tempo, tra gli appunti, infilava uno schizzo del casale, immaginando nuove soluzioni da proporre a Orfeo.
Stava imparando, stava crescendo ma non aveva perso la voglia di sognare.
Con Anna le cose si erano evolute in maniera semplice e lineare:
Avevano mantenuti rapporti sempre più stretti e praticamente l’unico cruccio che aveva Gino era dato dai rapporti sempre più tesi tra Orfeo e colei che ora considerava la sua fidanzata,.
Ogni volta che i due si incrociavano nel patio comune volavano nell’aria fuoco e fiamme in quantità tale da stupirsi che tutto il casale non fosse immediatamente ridotto in cenere
I due amici si ritrovavano la sera, stanchi ma complici.
Una birra condivisa sul divano diventava la scusa perfetta per dirsi tutto senza troppe parole.
L’idea del matrimonio era arrivata in punta di piedi, una sera qualunque, proprio in quel patio.
Anna era passata a trovare Gino e tra una battuta velenosa scambiata con Orfeo e l’altra, in un momento in cui sembrava stesse perdendo la battaglia col rivale, lanciò l’idea al fidanzato, che si era sempre astenuto dall’intromettersi nei loro battibecchi nella speranza forse di ottenerne il supporto..
— Gino non credi sia ora di sposarci?
Il primo a rispondere fu Orfeo:
— Certo Anna, ti sposa e ti conduce a vivere qui tra le mie fauci.
La situazione era buffa a contemporaneamente scoppiarono a ridere tutti e tre.
— Io ancora non guadagno Anna
Constatò Gino
— Ma io si
Ribatté la donna
— Con un solo stipendio, non sarà certo facile.
Aveva affermato Gino, stirando un sorriso incerto.
— Io invece già guadagno bene
Era intervenuto Orfeo.
— Ormai tu Gino fai parte della mia famiglia e se tu deciderai di introdurre questa perla rara tra di noi farò buon viso a cattivo gioco,
— La accetterò come una sorella e naturalmente la pelerò come una suocera.
Per la prima volta Gino rimase proprio di stucco vedendo Anna avventarsi sul suo amico e bacialo su una guancia.
Orai si rivolse a lui:
— Con te non mi serve tutto il resto..
Aveva affermato stringendogli la mano.
La decisione arrivò senza grandi discorsi, senza liste di pro e contro.
Era più una certezza che una scelta.
Niente ricevimento da copertina, solo una piccola cerimonia civile tra gli ulivi del vecchio casale, con gli amici seduti su sedie di legno non abbinate.
Anna indossava un abito semplice di lino cucito da sua zia, e Gino teneva in tasca due fedi in oro simboli del loro legame indissolubile..
Il giorno del matrimonio, il cielo era terso, e il vento scompigliava i capelli di Anna mentre si voltava verso Gino con un sorriso che non aveva bisogno di parole.
— Ce la faremo?
Sussurrò lui.
— Ce la stiamo già facendo.
Gli rispose lei.
I soldi scarseggiavano, le responsabilità aumentavano, ma Gino e Anna non guardavano al futuro con paura.
Lo affrontavano come avevano sempre fatto da quando si erano conosciuti: insieme.
Le mattinate diventavano più frenetiche, tra orari incastrati e conti da far tornare.
Eppure, ogni sera, quando si sedevano sul divano con una tisana in mano ed i piedi nudi, bastava loro uno sguardo per sapere che erano pronti a divenire genitori.
Quando finalmente arrivò il giorno in cui Anna stringendo tra le mani il test di gravidanza positivo, lo mostrò al marito non ci fu esitazione, solo un sorriso che diceva tutto.
I mesi passarono con emozioni contrastanti: tra attese, speranze e quel lieve timore di non essere all’altezza.
Orfeo continuava a lanciare battute pungenti, ma sotto la corazza si intuiva che già era affezionato all’idea di una nuova piccola vita che avrebbe girato per il casale.
Il giorno del parto fu come il primo giorno di primavera dopo un inverno troppo lungo.
Anna, stanca ma radiosa, teneva tra le braccia Enea un bambino che sembrava racchiudere tutto ciò che avevano costruito, il simbolo di un amore che non si era mai piegato alle difficoltà.
Gino, impacciato nel tenere quel minuscolo esserino tra le mani, si voltò verso Anna e senza bisogno di parole, le fece capire che, da quel momento in poi, nulla li avrebbe mai separati.
Il giorno della consegna del diploma sembrava quasi irreale.
Dopo anni di impegno, di notti insonni e di incertezze, Gino stringeva finalmente tra le mani quel pezzo di carta che rappresentava molto più di un titolo.
Anna lo aveva sempre sostenuto, incoraggiandolo quando il peso degli studi sembrava insopportabile.
Ora lo guardava con orgoglio, consapevole che quel giorno segnava l’inizio di qualcosa di nuovo.
Nel casale, Orfeo si era concesso persino una battuta meno pungente del solito.
— Ora cosa fai, luminare?
— Ci illumini con le tue invenzioni?
Gino sorrise, perché per la prima volta sentiva di avere lui davvero qualcosa da costruire, qualcosa di concreto.
Le settimane seguenti furono un misto di euforia e tensione.
Lavorare nel settore delle energie rinnovabili non era facile, ma lui era pronto a mettersi in gioco.
La porta si aprì con il solito cigolio leggero, e Anna fece il suo ingresso.
Le spalle cariche di stanchezza, i capelli un po’ scompigliati dalla giornata intensa.
Aveva passato ore tra riunioni e scadenze, e tutto quello che desiderava ora era solo una cena tranquilla e magari dieci minuti di silenzio prima di ricominciare.
Ma qualcosa era diverso.
Gino era presente con gli occhi che brillavano e un sorriso che tratteneva a stento l’euforia.
Non c’era bisogno di domandare: : qualcosa di grosso bolliva in pentola.
— Cos’hai?
Domandò0 Anna, mentre poggiava la borsa sul tavolo
— Ci siamo!
Rispose Gino, quasi senza respiro.
Anna si fermò, lo scrutò un istante, attendendo il resto.
— Mi hanno offerto un lavoro.
Silenzio.
Lo stupore aleggiava nell’aria.
L’incredulità si trasformò in emozione pura.
Anna scattò verso di lui, lanciandogli le braccia attorno al collo.
Nessuna domanda, nessun dettaglio tecnico, solo quella scarica di felicità che li travolse entrambi.
— È quello giusto?
Domandò, ancora stretta fortemente a lui
— Lo è.
Le rispose il marito
Il primo giorno di lavoro aveva il sapore delle sfide vere.
Gino non era più uno studente, non poteva più permettersi di pensare in teoria: ora c’era il mondo reale, con i suoi imprevisti, le sue complessità e i problemi da risolvere sul campo.
Si era ritrovato immerso nelle operazioni logistiche, tra mezzi che si muovevano incessantemente, piani di trasporto da ottimizzare e materiali da gestire con la massima precisione.
Era un ruolo da stratega, un lavoro che non perdonava distrazioni.
La prima difficoltà arrivò quasi subito: un carico essenziale rischiava di rimanere bloccato per un ritardo nella documentazione.
Una questione che metteva a rischio tutto il programma di lavoro.
— Se rimane fermo, perdiamo tre giorni.
Gli spiegò un collega, con l’aria di chi aveva visto la situazione ripetersi troppe volte
— Tre giorni non ce li possiamo permettere.
Gino sapeva che il tempo era il nemico principale in quel settore.
Senza esitare, si mise a cercare una soluzione, frugando tra i contatti, verificando alternative, fino a trovare un modo per accelerare il processo senza violare protocolli.
Alla fine della giornata, il carico era pronto a partire, e lui aveva guadagnato più di un’occhiata rispettosa da parte dei colleghi.
Il lavoro stava diventando più di una semplice sfida: era il banco di prova che avrebbe definito il suo futuro.
Gino aveva imparato velocemente.
Tra turni serrati, problemi da risolvere e materiali da gestire con precisione, aveva dimostrato un talento naturale per la logistica sotto pressione.
Non si limitava a seguire le procedure: vedeva le falle, anticipava i problemi, proponeva soluzioni.
Fu proprio questa capacità di pensare oltre il protocollo che attirò l’attenzione dei supervisori.
Una sera, mentre rivedeva gli ultimi calcoli su un trasporto urgente, ricevette una chiamata che non si sarebbe mai aspettato.
— Abbiamo osservato il tuo lavoro, Gino.
La voce era sicura, diretta:
— C’è un nuovo incarico che potrebbe fare al caso tuo.
Il cuore gli batté forte.
— Di cosa si tratta?
— Spedizioni scientifiche.
— Servono menti affidabili per gestire le operazioni.
— È un ruolo di prestigio … e molto ben retribuito.»
Il primo stipendio arrivò con un misto di sollievo e realismo.
Non era ancora la cifra dei grandi cambiamenti, ma segnava una svolta, un passo concreto verso una stabilità che non era più solo un’idea distante.
La busta paga era lì, tangibile, e Gino la guardava come si guarda un primo mattone di una casa ancora tutta da costruire.
— Non è tanto, ma è qualcosa
Affermò appoggiando il cedolino sul tavolo.
Anna lo osservò e sorrise.
Lei sapeva bene cosa voleva dire iniziare dal basso, e non aveva mai misurato il loro futuro solo in numeri.
— È la dimostrazione che sei sulla strada giusta.
Anna lo guardò con gli occhi brillanti.
Lo abbracciò forte, come se volesse imprigionare quel momento per sempre, poi lo baciò sulle labbra con una dolcezza mista ad entusiasmo.
— Io lo sapevo che ce l’avresti fatta!
Esclamò.
Gino la sollevò leggermente da terra, ridendo di pura gioia, mentre lei stringeva le braccia al suo collo lasciandosi trasportare, ancora incredula ma felice.
Senza bisogno di troppe parole, la serata scivolò in una celebrazione privata nel letto matrimoniale che non necessitava di testimoni …
Il mattino seguente, il casale era ancora avvolto nel silenzio tiepido dell’alba.
Orfeo si trovò faccia a faccia con Gino e Anna, ancora scarmigliati dalla notte appena trascorsa, con quell’aria complice e rilassata che lasciava poco spazio all’immaginazione.
Per un attimo, il suo sguardo fu quello di chi riflette su un’amicizia vissuta nel tempo, sulle evoluzioni che inevitabilmente trasformano le persone.
Senza troppi fronzoli, si congratulò con Gino.
— Lo sapevo che prima o poi avresti fatto qualcosa di straordinario.
La frase, senza sarcasmo, senza filtri, era un riconoscimento vero, un ammirazione che Orfeo non era abituato a esprimere apertamente.
Gino incassò le parole con un sorriso soddisfatto.
Quel momento, più di mille battute pungenti, gli fece capire che aveva guadagnato qualcosa di raro: il rispetto sincero di un fratello non di sangue, ma di vita.
Quando Gino ricevette la conferma ufficiale, il peso della decisione divenne reale.
Sei mesi lontano da casa, dalla sua famiglia, dalla quotidianità che aveva iniziato a costruire.
La proposta era importante, un'opportunità che poteva segnare un passo decisivo nella sua carriera, ma significava anche abbandonare per un tempo indefinito la vita accanto ad Anna e al loro bambino.
— Sei sicuro?
Domandò Anna, la sera in cui lui le rivelò la notizia.
Gino abbassò lo sguardo sul tavolo, mentre giocherellava nervosamente con il bordo del bicchiere.
— Non posso rifiutare … è troppo importante.
Anna lo guardò a lungo con occhi innamorati.
Era consapevole di quanto questo potesse significare per la carriera del marito e lei non voleva assolutamente ostacolarla.
Avrebbe potuto dare le dimissioni lei dal suo lavoro.
Sarebbe stato un vero peccato dato che pure i suoi guadagni cominciavano a lievitare.
Avrebbe potuto proporsi lei stessa per quella spedizione, forse un posto glielo avrebbero trovato, ma restava un problema: il piccolo Enea.
Non sarebbe proprio stato possibile trasportarlo ne bel mezzo del nulla, in una spedizione che avrebbe potuto essere problematica anche per gli adulti.
Restava un’unica soluzione possibile: uno dei genitori doveva restare vicino al piccolo e naturalmente, essendo questi ancora lattante, questo compito sarebbe toccato alla madre,
— La nostra famiglia sopravvivrà
Nessuna lamentela, nessun dramma.
Solo la certezza che l’amore e il rispetto avrebbero colmato ogni distanza.
Il momento della partenza ora era proprio vicino
Gino era seduto sul divano tenendo in braccio il piccolo Enea.
Anna gli sedeva accanto con la testa languidamente appoggiata alla sua spalla.
Orfeo era seduto in poltrona di fronte alla famigliola con un drink in mano
— Questa è l’ultima sera che passo con voi
Comunicò Gino a tutti.
— Anna naturalmente si prenderà cura di nostro figlio e sono certo che lo farà nel migliore dei modi.
— Tuttavia io sarò lontano in un posto irraggiungibile anche dai più moderni cellulari ed una famiglia ha bisogno di essere sostenuta anche da un uomo.
— I due punti di vista, maschile e femminile, di solito sono complementari e di solito suggeriscono la giusta soluzione ai vari problemi.
— Noi però abbiamo una fortuna: già un secondo brav’uomo fa parte delle nostra famiglia e certamente può risultare efficace,
CONTINUA? ? ? ? 👍
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Commenti per L'amico vicino 3:
