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Complice fu la montagna


di OnlyForFun64
14.11.2022    |    5.674    |    0 9.3
"Al lavoro, fortunatamente, io e Giulia interagiamo poco..."
Quella tra me e Sara poteva essere definita un'amicizia mai totalmente consumata.
Figli di due famiglie vicine da sempre, Sara, di dieci anni più giovane di me, giocava sulle mie ginocchia fin da quando ancora non camminava.
Terminati gli studi, terminato il militare, cominciai il lavoro e lei mi appariva troppo bambina per poterla frequentare (25/15), quindi le nostre strade, pur nella continua frequentazione familiare, non si incrociarono mai veramente. Io per una ragione, lei per un'altra, gli incroci erano sempre fuggevoli, fino ad essere quasi inesistente. I miei giri mi portarono verso altre amicizie, i suoi studi l’allontanarono da un’ipotesi di percorso comune.
Stranezze del destino, parecchi anni dopo per questioni di lavoro le nostre frequentazioni ricominciarono più assidue ma, come spesso accade nello strano scherzo che è la vita, io sposato, lei convivente, alcuni interessi in comune anche se approcciati in maniera differente.
I nostri incontri diventarono così più frequenti, ma basati su un amichevole rapporto di lavoro. Lei normalmente piacevole, i suoi occhi due infinite profondità nel ghiaccio.

Con Giulia è stato tutto diverso. Sedici anni meno di me, collega di lavoro con cui non ho molto a che fare. Più alta di me, due gambe come le colonne del tempio di Salomone, lunghi capelli neri, un volto austero. Di una bellezza statuaria.
I rapporti sono sempre rimasti confacenti all’ambiente di lavoro, cordiali ma distaccati. Ogni tanto, nei brindisi per le occasioni ricorrenti, quattro parole tra colleghi, per un minimo di maggiore conoscenza.
Così negli anni si viene a sapere che tempo fa c’era un fidanzato, che si sono lasciati, che c’è qualcun altro, ma senza troppo impegno. Che strano, la nostra è una piccola città con la mentalità di un grande paesone e ci si conosce quasi tutti. Lei abita in un paese vicino, noto per l’altra concentrazione di omosessuali, poi diverse volte è capitato di notarla in giro, sempre con amiche anche mano nella mano o a litigare nei parcheggi. Beh, per scelta non ho mai cercato di farli diventare affari miei.

Ma le strade della vita non sai mai dove ti portano. La vita è ciò che ti accade mentre sei impegnato a farne progetti. Così un giorno di oltre un anno fa mia moglie mi comunica che se va di casa ed alcuni mesi dopo Sara mi confida di aver buttato fuori da casa sua il compagno.
Capita quindi che ci si vede in compagnia, ma alle richieste di uscita insieme da soli si dimostra sempre un po’ restia. Mi dice che la ferita sentimentale è ancora fresca, che non se la sente di affrontare un’uscita a due.
Parlando mi dice spesso di passare i fine settimana con un’amica: sempre la stessa amica.
Così un giorno, per uno di quegli interessi in comune, si organizza un fine settimana in montagna in occasione di un evento a cui partecipano molti escursionisti: la salita ad un rifugio, la serata davanti al fuoco per una grigliata, tanto vino, una grolla e poi a dormire in camerate multiple per ridiscendere il giorno dopo.
Con mio stupore il giorno della partenza, al punto di ritrovo si presentano Sara e Giulia insieme ed in atteggiamento di inequivocabile complicità. Superato il primo momento di leggero imbarazzo, il buon senso fa sì che la giornata prosegua nel migliore dei modi e per gli scopi che ci avevano radunati.
Per chi conosce le escursioni in montagna, sa che la notte è fatta per dormire e che la privacy non è sicuramente una delle priorità. Grosse camerate, qualche cameretta, a volte con una porta senza chiave, altre solo con un lenzuolo a celarne l’apertura.
Fu così che la sera io, Sara e Giulia ci trovammo a dormire nella stessa cameretta su un grande paglione, totalmente vestiti come si usa in quelle circostanze. Io da un lato, Sara nel mezzo e Giulia dall’altro.
In un momento Giulia si addormentò profondamente, mentre io e Sara cominciammo a parlare a bassa voce. I suoi pensieri, il suo momento di sconvolgimento sentimentale che l’avevano portata al non voler un rapporto sentimentale, la sua fragilità emozionale l’avevano così spinta tra le braccia della sua amica, che le riusciva ad alleviare i momenti di solitudine. Poco male, le mie vedute sono sempre state abbastanza ampie.
Così, complici la stanchezza, l’emozione ed il vino, le nostre mani si toccavano, si intrecciavano. Le labbra cominciarono a sfiorarsi, le bocche si schiusero.
Ovviamente in certi momenti a tutto si pensa (o non si pensa), tranne che a fare attenzione. Fu così che ad un certo punto nella penombra data dalla luna attraverso le finestre, da dietro le spalle di Sara spuntò una mano di Giulia che cominciò ad accarezzarle il collo. Gentilmente scese lungo la spalla fino ad accogliere un seno a mo’ coppa di champagne. La testa fece capolino e cominciò a baciarle il collo, i nostri occhi si incrociarono in uno sguardo di sincera complicità. Ogni remora lasciò il posto ad un più genuino e dolce istinto.
Le mani cominciarono ad intrecciarsi, i corpi si lasciarono andare, i vestiti scivolarono via lasciando scoperta la pelle sudata. I corpi divennero uno solo. Mani, bocche, occhi erano divenuti solo strumenti di esplorazione.
Gli odori, i sapori giunsero al mio cervello scatenando la più alta libidine che mi ricordassi da tempo. Sara si era ormai lasciata andare alle sensazioni ed alle emozioni che si scatenavano in lei. Giulia, rimanendo nella sua sfera lesbica, si dimostrò il catalizzatore affinché i corpi mio e di Sara divennero uno solo. Le sue mani sui nostri lombi imprimevano un ritmo costante, tutte le bocche si cercavano continuamente scatenando così una serie di orgasmi senza eguali, al cui termine le mani e le lingue cominciarono ad esplorare profondamente Giulia, per renderle il piacere che aveva così magistralmente contribuito a farci provare.
I primi raggi di sole del mattino, attraverso le piccole finestrelle di legno ci trovarono abbracciati e felici.
La colazione fu un continuo scambio di sguardi ed il ritorno a casa in auto un continuo tenersi le mani e parlare di tanti silenzi mai detti prima.

Nei tempi che seguirono rividi Sara anche fuori dal lavoro, così come so che si vede ancora con Giulia. Al lavoro, fortunatamente, io e Giulia interagiamo poco. I nostri uffici sono agli antipodi dell’azienda e, quando ci troviamo nei corridoi, i nostri sguardi si incrociano e sono sicuro che ripercorrono le stesse sensazioni, cercando di non lasciar trasparire all’esterno ciò che solo nel privato, tutti e tre, rinnoviamo di tanto in tanto.

Che strana la vita. A volte non sai se i sogni sono realtà, o se la realtà travalica i sogni. Ma ora scusatemi, così come Chuan-Tzu al mattino non sapendo più se era Chuan-Tzu o una farfalla spiegò le ali e volò via, c’è un rifugio in montagna che mi aspetta.
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