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Dopo il Pullman per il Mare: Cronache di un'E

11.06.2025 |
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"Le loro mani, intanto, mi accarezzavano, mi stuzzicavano, mi preparavano alla prossima ondata di piacere..."
Dopo il pullman per il mare, il mio corpo ancora vibrava al ricordo del garage, quel tempio segreto dove Giovanna mi aveva posseduto, o forse ero stato io a possederla, in un gioco di ruoli che aveva confuso i confini del desiderio. Ciò che segue, per alcuni potrebbe sembrare un'ardita fantasia, un'eco di un sogno proibito, ma per me è una cronaca fedele di un'esperienza che ha segnato la mia pelle e la mia anima, un marchio indelebile di un'estate infuocata.La festa patronale era un'esplosione di colori e suoni, un vortice di emozioni che mi trascinava con sé. La musica della banda risuonava nell'aria, le luci delle giostre illuminavano la notte, e la folla danzava e rideva, ignara del segreto che ardeva tra me e Giovanna.
Francesca, con il suo sorriso enigmatico, prese me e Giovanna sottobraccio e ci guidò attraverso la folla, come se sapesse esattamente dove andare. Ci fermammo davanti a una bancarella di dolciumi, e lei ci offrì una caramella al miele, il cui sapore dolce e appiccicoso mi ricordò le labbra di Giovanna.
"Allora, cosa avete combinato?" ci chiese Francesca, la sua voce un sussurro malizioso.
"Niente," risposi, cercando di nascondere il rossore sulle mie guance. "Abbiamo solo parlato."
Francesca scoppiò a ridere, un suono cristallino che attirò l'attenzione di alcuni passanti. "Parlato? Nel garage? Con la porta chiusa?"
Sentii il cuore battere all'impazzata, temendo che qualcuno avesse visto o sentito qualcosa. Ma Francesca mi rassicurò con un sorriso complice. "Tranquillo, il tuo segreto è al sicuro con me. Giovanna mi ha raccontato tutto."
Mi sentii sollevato, ma allo stesso tempo eccitato all'idea che Francesca sapesse. Mi piaceva l'idea di condividere quel segreto con lei, di avere una complice in quella notte di passione.
"Giovanna è una donna straordinaria," disse Francesca, i suoi occhi scuri che brillavano nella notte. "Sa come far sentire un uomo speciale."
Annuii, incapace di trovare le parole per esprimere ciò che provavo. Giovanna mi aveva fatto sentire desiderato, potente, vivo. Era come se avesse risvegliato in me una parte sopita, un desiderio che non sapevo di avere.
"E tu," continuò Francesca, avvicinandosi al mio orecchio, "sei un ragazzo fortunato."
Il suo respiro caldo mi sfiorò la pelle, facendomi rabbrividire. Sentii il suo sguardo posarsi sulle mie labbra, e per un istante pensai che mi avrebbe baciato. Ma lei si allontanò, lasciandomi con il desiderio sospeso.
"Andiamo," disse, prendendoci per mano. "La festa è appena iniziata."
Ci unimmo alla folla, lasciandoci trasportare dalla musica e dai colori. Passammo la notte a stuzzicarci e a scherzare.
Passarono alcuni giorni e le incrociai un pomeriggio nel negozietto sotto casa di nonna. Stavano chiacchierando con la negoziante. Mi videro entrare per fare la spesa a mia nonna e uscirono con me. Mi chiesero cosa avessi in programma per quella sera, e io, mentendo spudoratamente, dissi che non avevo niente di speciale. In realtà, avevo una cena organizzata con gli amici, ma sapevo che con quella risposta avrei evitato di andarci.
"Bene," disse Giovanna, "stasera beviamo e stuzzichiamo qualcosa da Francesca. Ci vediamo da lei alle 9, quando fa buio." Accettai e ci salutammo con un sorriso.
Corsi a casa per avvisare gli amici che avevo un impegno dai nonni. Non credo che ci abbiano creduto, ma accettarono a malincuore.
Alle 9 precise, mi presentai a casa di Francesca. L'atmosfera era intima e accogliente, con luci soffuse e musica soft in sottofondo. Il tavolo era imbandito con stuzzichini invitanti: olive marinate, formaggi saporiti, crostini con paté e salmone affumicato. Giovanna e Francesca avevano preparato anche una torta salata con verdure fresche e un'insalata colorata.
Mentre gustavamo le prelibatezze, Francesca iniziò a raccontare, con un sorriso malizioso, i dettagli del nostro incontro nel garage. "Eravate così presi," disse, "che non vi siete accorti di niente. Giovanna aveva i capelli arruffati e le guance rosse, e tu avevi un'espressione... be', diciamo... soddisfatta."
Giovanna arrossì leggermente, ma non negò. "Eravamo solo... felici," disse, prendendomi la mano.
La serata proseguì tra risate, chiacchiere e sguardi complici. Ci sentivamo uniti da un segreto, da un'intesa che andava oltre le parole. E sapevamo che quella notte sarebbe stata solo l'inizio. Infatti, verso le 22, dopo aver finito di stuzzicare, prendemmo da bere. Io, per fare il "grande", mi versai un bicchiere di whisky, mentre loro optarono per del limoncello ghiacciato. Ci sedemmo sul divano, entrambe con indosso vestitini corti che mettevano in risalto le loro gambe abbronzatissime. Mi fecero sedere al centro, ed io ero a dir poco impacciato. Iniziarono a provocarmi, stuzzicarmi, accarezzarmi.
Giovanna mi accarezzò la guancia con la punta delle dita, mentre Francesca mi sbottonava lentamente la camicia, rivelando il mio petto. Sentivo il loro respiro caldo sulla mia pelle, e il loro profumo inebriante mi stordiva. I loro sguardi erano intensi, carichi di desiderio, e mi sentivo come un cervo braccato, preda della loro sensualità.
"Sei così teso," sussurrò Giovanna, passandomi una mano tra i capelli. "Rilassati."
Francesca mi sfilò la camicia dalle spalle, e le sue mani iniziarono a esplorare il mio petto, tracciando cerchi concentrici intorno ai miei capezzoli. Sentii un brivido di piacere percorrermi la schiena, e il mio corpo iniziò a reagire al loro tocco.
"Ti piace?" chiese Francesca, la sua voce un sussurro malizioso.
Annuii, incapace di parlare. Sentivo il cuore battere all'impazzata, e il mio respiro si faceva sempre più affannoso.
Giovanna mi baciò sul collo, lasciando una scia di baci umidi che mi fecero rabbrividire. Francesca, nel frattempo, mi sfilò la cintura dei pantaloni, e le sue mani scivolarono all'interno, sfiorando la mia pelle. Sentii il mio membro pulsare di desiderio, e un gemito di piacere mi sfuggì dalle labbra.
"Siete... siete incredibili," riuscii a balbettare.
"Lo sappiamo," rispose Francesca, con un sorriso malizioso. "E questa è solo l'inizio."
Le loro mani esperte mi liberarono dai vestiti con una velocità che mi lasciò senza fiato. Le scarpe scivolarono via, il cuoio che colpiva il pavimento con un suono ovattato, mentre i loro sguardi famelici già mi spogliavano dell'ultima traccia di pudore. In un battito di ciglia, anche loro si rivelarono in tutta la loro magnificenza: Giovanna, con le curve sinuose che promettevano mari di piacere, e Francesca, la cui pelle ambrata brillava come seta sotto la luce soffusa della stanza. Il mio cuore martellava nel petto, un tamburo impazzito che scandiva il ritmo dell'eccitazione.
Giovanna mi baciò con una passione ardente, la sua lingua un serpente caldo che esplorava ogni anfratto della mia pelle. Ogni leccata, ogni morso delicato, era una pennellata di fuoco che accendeva i miei sensi. Francesca, con movimenti lenti e voluttuosi, accarezzava il corpo di Giovanna, creando un'atmosfera densa di erotismo. Le loro lingue si intrecciarono in un bacio profondo, un assaggio dei piaceri che mi attendevano, mentre i gemiti di Giovanna riempivano la stanza.
Il mio membro, duro e pulsante come marmo, implorava di essere liberato. Sentivo il loro tocco esperto, desideroso, e gemetti di piacere. Giovanna scese lentamente lungo il mio addome, la sua bocca un vortice di calore che mi faceva rabbrividire. Raggiunse l'inguine e, con movimenti circolari, iniziò a leccare e mordicchiare la mia pelle, assaporando il mio sapore salato. Il ricordo del garage riaffiorò vivido, e mi ritrovai supino, Francesca sopra di me, la sua vulva avida della mia bocca. Giovanna, nel frattempo, cavalcava con una passione indomabile, il ritmo che passava da dolce a selvaggio, come un destriero impazzito.
Francesca tratteneva a stento le urla, gridolini di piacere che si mescolavano ai gemiti di Giovanna. Le loro bocche si unirono in un bacio interminabile, le lingue che si cercavano e si trovavano in una danza sensuale. La lingua di Francesca lambì i capezzoli di Giovanna, facendola impazzire, mentre lei mi cavalcava con una forza inaudita, spingendo il mio membro sempre più a fondo.
"Oh, mio Dio, sto venendo!" gridò Giovanna, fermandosi di colpo. Le sue pareti si contrassero, stringendo il mio membro in una morsa di piacere. Ero sul punto di esplodere anch'io, ma lei si tolse da sopra di me, sfilando il mio membro dalla sua vagina e gettandosi su Francesca. Iniziò a leccarle l'inguine con avidità, la sua lingua che cercava e trovava i punti più sensibili.
Rimasi immobile, incapace di credere a ciò che stavo vedendo. Francesca prese il mio cazzo con la mano e, tirandomi a sé, lo portò alla bocca. "Sei così delizioso," sussurrò, iniziando a succhiarmi con passione. "Sublime, fantastico..." La sua bocca era un forno caldo, la sua lingua un velluto che mi faceva impazzire.
Il mio membro pulsava, ancora intriso del loro calore, mentre Giovanna, con la lingua, ripassava ogni piega della vulva di Francesca, come un pittore che rifinisce un capolavoro. Le loro mani, intanto, mi accarezzavano, mi stuzzicavano, mi preparavano alla prossima ondata di piacere. Francesca si mise a pecora, offrendo il suo corpo con un gesto di abbandono totale. Giovanna si posizionò di fronte a lei, le gambe aperte, invitandola con lo sguardo a esplorare le sue profondità.
La tensione nell'aria era palpabile, un'elettricità che mi attraversava da capo a piedi. Mi avvicinai a Francesca, la mia erezione dura come la roccia, e la cavalcai con una foga primordiale. Ogni spinta era un'esplosione di piacere, un urlo silenzioso che si perdeva nei gemiti di Francesca. Sentivo le sue pareti stringersi attorno al mio membro, un abbraccio caldo e umido che mi faceva impazzire.
Quando sentii che stavo per venire, mi sfilai da Francesca, il mio seme che minacciava di esplodere. Giovanna e Francesca si inginocchiarono davanti a me, le loro bocche aperte in un invito silenzioso. Con un gemito di resa, lasciai che il mio piacere le inondasse, un fiume di sperma che le sommerse. Non credevo di poter contenere tanto desiderio, tanta passione.
Le loro lingue ripulirono ogni traccia del mio piacere, assaporando ogni goccia, ogni sapore. Poi, continuarono a giocare, le loro bocche che si cercavano e si trovavano in un bacio infinito, uno scambio di fluidi, di sapori, di emozioni. Si scambiavano il mio seme come fosse un nettare divino.
Rimasi lì, sul letto, sfinito, sopraffatto da mille pensieri. Si alzarono e corsero in bagno a farsi una doccia insieme. Le sentivo ridere e commentare, le voci che si mescolavano al rumore dell'acqua. Uscirono, i capelli ancora umidi, e mi dissero che potevo farmi la doccia anch'io. Ci andai, e rimasi a lungo sotto il getto tiepido, cercando di riordinare le emozioni. Quando finii, le trovai già vestite, pronte a ripartire. Mi rivestii anch'io, e continuammo a stuzzicarci a tavola, ridendo e scherzando, come se il tempo non avesse importanza.
Ma come Cenerentola, non a mezzanotte ma alle 2 del mattino il sogno finì. Ci salutammo con un bacio a tre, un addio che sapeva di definitivo. Nei loro sguardi e nelle loro parole, lessi la consapevolezza che non ci saremmo più incontrati. Due giorni dopo, le vidi salire sul pullman che partiva dal mio paese, diretto a Milano e poi a Torino. Le vidi allontanarsi, e sapevo che non le avrei più riviste, almeno non per molti anni.
Quell'incontro fu un'esperienza unica, un vortice di passione e desiderio che non mi sarebbe mai più capitato di vivere. Un ricordo indelebile, un capitolo breve ma intenso della mia vita.
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