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trio

Una licenza da ricordare


di Eriaku
09.06.2025    |    686    |    0 9.2
"Ci vollero diversi tentativi per allargarle abbastanza la fica da prendere tutto l’uccello..."
Jack e Tom, due marines in licenza, entrarono nella pizzeria per un pezzo di pizza, senza sapere che avrebbero scoperto qualcosa di molto più succulento. Lei era seduta vicino alla cassa, masticava chewing-gum con noncuranza, sembrava annoiata. Il posto era quasi vuoto: un paio di vecchi parlavano in un angolo, una coppia mangiava nell’altro. Quando i loro sguardi incrociarono i suoi, capirono che quella notte non sarebbe stata normale. I due uomini, abituati alla disciplina e alla routine del campo, si scambiarono un’occhiata d’intesa: quella ragazza era un premio che non potevano lasciarsi sfuggire.
Lei prese l’ordine con modi professionali, ma i suoi occhi brillavano di malizia. Mentre mangiavano, parlavano e scherzavano, non smise mai di osservarli. Rideva a trentadue denti, chiaramente intrigata. Pochi minuti dopo, portò loro una caraffa di birra e si sedette al loro tavolo.

Chiacchierarono per qualche istante, ma la vera conversazione accadeva sotto il tavolo: le sue mani, nascoste alla vista degli altri clienti, afferravano entrambi i loro cazzi, giocandoci come per dire: *"Sarà una bella nottata."* Le sue dita scorrevano sulle vene spesse, massaggiavano la pelle tesa, stringevano con forza crescente. I loro fianchi si muovevano impercettibilmente, seguendo il ritmo delle sue carezze. I pantaloni militari, aderenti, non riuscivano a nascondere l’eccitazione crescente dei due marines.

Gli altri clienti se ne andarono poco prima che lei tornasse al bancone. Li informò di aver mandato a casa il cuoco e di voler chiudere a chiave la porta. *"Okay,"* risposero loro con un sorriso. Lei si alzò, e fu allora che notarono per la prima volta che la gonna di jeans era sparita: indossava solo il grembiule, il culo grande e nudo esposto per loro. I glutei rotondi tremavano lievemente a ogni passo, la pelle chiara illuminata dalla luce soffusa del locale. Si girò, fece loro un occhiolino e chiuse a chiave la porta. Tirò giù la tapparella, assicurandosi che arrivasse al pavimento, poi si voltò e si abbassò, allargando le chiappe per mostrar loro la fica aperta. La carne rosea era lucida, gonfia, con le piccole labbra che sporgevano tra le pieghe. Guardandoli tra le gambe, sorrise e tornò in cucina, promettendo di tornare presto.

Jack afferrò i fianchi e la penetrò con tutto sé stesso. Quella ragazza sarebbe stata dolorante il giorno dopo per il pestaggio che le stava dando alla fica, ma lui era ormai al di là di certi pensieri. Il cazzo, spesso e lungo, si aprì un varco tra le pieghe gonfie, il glande che si allargava a ogni spinta. Lei gemeva, il corpo che si inarcava, le unghie che graffiavano il bancone. Tom, intanto, giocava con i suoi grandi seni penzolanti, tirandole i capezzoli mentre li succhiava con forza. La pelle dei capezzoli era arrossata, tesa, e ogni strattono le faceva stringere la fica intorno al cazzo che la riempiva. Le sue cosce tremavano, i muscoli contratti, mentre il cazzo pompava dentro di lei con un ritmo crudele.

Tornò come promesso, nuda e sorridente. Si sedette sullo sgabello dietro il bancone, si girò per guardare i due in faccia e iniziò a giocare con la fica e a tirarsi i capezzoli. Le sue dita scorrevano tra le pieghe bagnate, si infilavano dentro con un movimento circolare, mentre la lingua passava sui capezzoli induriti. La guardarono attraversare un orgasmo e poi si alzarono, i pantaloni aperti, i cazzi duri come roccia. Il cazzo di Jack era lungo e sottile, con vene sporgenti che si snodavano lungo l’asta. Quello di Tom era più grosso, con un glande lucido e sporgente. Sembrava avesse trovato il tesoro alla vista delle loro erezioni gigantesche. Si leccò le labbra e si inginocchiò immediatamente, succhiando prima l’uno e poi l’altro, la bocca che si allargava per accoglierli. La saliva colava dagli angoli della bocca, i suoni viscidi delle labbra che si muovevano sul cazzo riempivano il locale.

Dopo qualche minuto, la tirarono su e la piegarono sul bancone. Tom girò attorno al bancone e infilò il cazzo nella sua bocca avida. Iniziò a succhiarlo con forti suoni bagnati e di risucchio, mentre Jack le allargava le chiappe e passava la testa del cazzo su e giù per la fessura, fino a quando la fica bagnata fu pronta per essere scopata. Il cazzo entrò con un unico colpo, il glande che si aprì un varco tra le pieghe strette. Lei urlò, il suono soffocato dal cazzo che le riempiva la bocca, mentre le dita di Jack si stringevano intorno ai suoi fianchi.

La penetrò un centimetro alla volta. Ci vollero diversi tentativi per allargarle abbastanza la fica da prendere tutto l’uccello. Il cazzo luccicava del ciprigno limaccioso mentre lo estraeva e le permetteva di sistemare i fianchi. Finalmente dentro di lei, iniziò a scoparla dolcemente, sapendo che scopare troppo forte e troppo in fretta l’avrebbe rovinata. Invece la lavorava con dolcezza, spingendo fino a quando le palle le schioccavano contro le labbra allargate. Lei gemeva e iniziava a spingere indietro, un ottimo segno. La fica si stringeva intorno al cazzo, i muscoli che pulsavano a ogni spinta.

Tom venne per primo. Ruggì, le afferrò i capelli e le scopò la faccia un paio di volte forte e veloce, poi uscì e si masturbò, lanciando docce di sperma caldo e appiccicoso su tutta la faccia e i grandi seni. Lo sperma colava lungo le guance, si raccoglieva nei solchi dei capezzoli, mentre lei allungava la lingua per raccoglierne ogni goccia. Afferrò il cazzo e lo spinse di nuovo in bocca, succhiandolo fino all’ultima goccia, implorando per altro sperma.

Jack se ne occupò subito. Ringhiando, le spinse il cazzo dentro di nuovo e esplose. Schizzi di sperma caldo e appiccicoso riempirono la fica. Continuò a scoparla, lo sperma che schizzava fuori e colava giù per le gambe. Vuotò le palle dentro di lei e la pompò un paio di volte ancora per guardare lo sperma schizzare fuori.

Ma non si fermarono lì. Continuarono a giocare con la sua fichetta sfatta, strizzandole le tette sode mentre si facevano ripulire gli uccelli e leccare le palle. Quando furono di nuovo pronti la girarono sul fianco, le ginocchia piegate contro il petto, e Tom la penetrò da dietro con spinte ritmiche, il glande che premeva in fondo, facendola godere. Jack si inginocchiò davanti a lei, il cazzo eretto che scorreva tra le labbra aperte mentre la lingua leccava la vena sporgente. Ogni volta che Tom pompava, Jack le spingeva il cazzo in gola, alternando le penetrazioni per creare un ritmo insostenibile. Lei gemeva a ogni colpo, il corpo inarcato, i muscoli che si contraevano in spasmi continui.

Poi la fecero alzare, le mani appoggiate al muro, e la scoparono a pecora con una violenza che le fece tremare le gambe. Tom le afferrò i fianchi, spingendo con vigore, mentre Jack si inginocchiò dietro di lei, la lingua che le leccava il clitoride gonfio tra una spinta e l’altra. Il calore dei corpi che si mescolava al sudore, nuovi suoni viscidi e bagnati delle penetrazioni riempivano il locale. Quando Tom venne, lo sperma colò lungo le cosce, e Jack la prese per i polsi, sdraiandola supina sul bancone per un’ultima penetrazione. Il cazzo entrò con un colpo secco, il bacino che si schiantava contro il suo. La scopò indefesso, come fosse suo dovere, fino a sborrare un'ultima volta nel corpo di lei stravolto da spasmi per l’orgasmo continuo che non sembrava mai voler finire.

La ragazza crollò infine esausta, quando Jack uscì da lei, ansimando e sorridendo. I due marines, esausti anche loro ma soddisfatti, si rialzarono, sistemando i pantaloni con l’abitudine di chi è abituato a riprendere il controllo dopo una missione. La ragazza, con la fica aperta che colava, rise quando i due le fecero il saluto militare sulla porta sapendo che quella licenza non sarebbe stata dimenticata tanto presto.

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