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trio

IMPULSI parte 1


di Volpycony
07.03.2021    |    5.846    |    23 9.8
"«Che mi dici, David, verranno bene le foto così?» Ha la carnagione leggermente ambrata e la pelle sembra straordinariamente liscia, quel liscio che ti fa venire voglia di percorrerle tutto il..."

A volte, l’idea di muovermi per il piacere di farlo, o di andare in giro a scattare fotografie random, è soltanto un pretesto per mettermi a disposizione del destino. È questo il pensiero fugace che mi attraversa la testa intanto che metto a fuoco una panchina vuota nel giardino pubblico davanti al castello. Quindi, mentre i pochi turisti si stanno concentrando sul grande portone chiuso che sovrasta il ponte levatoio, io scatto e immortalo il legno scrostato e vuoto, alzandomi poi dal treppiede soddisfatto come un quindicenne che ha appena intravisto le mutandine di una compagna di classe.
«Sono curiosa di sapere cosa ti ha colpito di quella panchina per fotografarla con tanta attenzione».
È una voce calda, con un leggero accento ispanico che arrivando da dietro mi ha procurato un leggero brivido sulla nuca. Vorrei girarmi subito per vedere se la donna che mi ha appena fatto venire un orgasmo mentale è bella come la sua voce, ma resisto: non per darmi un tono, ma per continuare qualche secondo a godermi il mistero di quel nuovo improvvisa svolta della giornata.
«In realtà mi ha colpito cosa non ha, quella panchina» le rispondo inclinando la testa come per osservare la panchina da un altro punto di vista.
Sento che si avvicina di qualche passo e quando riprende a parlare sento il suo profumo e l’aroma del suo rossetto. «E se mi sedessi io, ne scatteresti una da regalarmi?»
No resisto e mi giro a guardarla. Non ho mai creduto nei colpi di fulmine, e anche ora sono sicuro che non potrei innamorarmi subito di una donna così bella, perché ogni sentimento, ora che la sto guardando, è sopraffatto dalla profondità del suo sguardo e dal disegno delle sue labbra.
Sta sorridendo, e io non le do il tempo di dire altro: le tocco leggermente il braccio e l’accompagno alla panchina.
Quando la inquadro dalla fotocamera ho finalmente la possibilità di guardarla senza sembrare invadente. Indossa un abito leggero che, nonostante non sia attillato, le cade morbido sul corpo seguendo le curve in modo sartoriale, lasciando che sia la mia immaginazione a completare i particolari. Le scatto qualche foto, mentre lei, con la scusa di mettersi in posa, solleva leggermente il vestito e mi mostra le gambe fino quasi all’inguine.
«Stavamo giusto pensando che sarebbe bello fare qualche foto insieme». Questa volta la voce che mi arriva alle spalle è di un uomo. «Foto da professionista, intendo».
Mi giro subito: anche lui non è male, anzi. È un luogo comune pensare che una donna bella e sensuale frequenti uomini più anziani e pieni di soldi. Quello che ho davanti è uno di quelli che vedi nelle pubblicità delle riviste di moda, con un fisico statuario e un volto da cinema, ma non sembra essere per questo arrogante, non mi sta imponendo il fatto di essere più giovane e terribilmente figo.
«In realtà non sono un fotografo» ammetto con falsa modestia, «ma se volete vi faccio volentieri qualche scatto, almeno provo qualcosa di diverso!»
«Bene! Io sono Andrea» mi tende la mano sorridendo, e io gliela stringo con vigore. «David».
«Io sono Nicoletta». La guardo mentre si avvicina. È bellissima, e si muove in modo naturalmente sensuale, con i lunghi capelli neri che le cadono sulle spalle come accompagnati da una musica sinfonica che solo io riesco a sentire. Mi sembra anche di vedere le piccole protuberanze dei capezzoli fare capolino e danzare al ritmo del suo passo. Sento un leggero impulso all’inguine e sposto subito lo sguardo.
«Che ne dici di venire a casa nostra?» propone Andrea. «Ci beviamo un aperitivo e intanto scatti qualche foto. Se poi ci piacciono ti fermi a pranzo e continuiamo nel pomeriggio».
Guardo l’orologio: è ancora una mattina giovane e fresca, e a dire la verità non ho un cazzo da fare per tutta la giornata. E poi, oggi mi sono messo a disposizione del destino, che mi sembra stia rispondendo a dovere.
«E se poi le foto non vi piacciono?» chiedo io ingenuo.
«Ti fermi a pranzo lo stesso» mi dice Nicoletta prendendomi sotto braccio.
Ho un altro impulso all’inguine, e stavolta nemmeno tanto leggero.

2

Quando siamo entrati nel loro attico in pieno centro storico lei ha detto Mi metto qualcosa di comodo per fare le foto, mentre Andrea mi ha accompagnato in fondo al lungo openspace dove faceva la sua porca figura un angolo cucina super attrezzato.
Quando Nicoletta ricompare noi stiamo sorseggiando amichevolmente un prosecco, che mi sta facendo piacevolmente salire l’umore di qualche tono.
«Sono pronta» dice, e io quando mi giro a guardarla resto senza fiato per la sorpresa. Indossa solo una camicia bianca, per di più sbottonata. «Che mi dici, David, verranno bene le foto così?»
Ha la carnagione leggermente ambrata e la pelle sembra straordinariamente liscia, quel liscio che ti fa venire voglia di percorrerle tutto il corpo con la lingua. Il seno è generoso e sodo, tanto che la camicia, sulle tette, si alza come una tenda canadese ben tirata.
Andrea si alza, le si avvicina con il calice in mano e le fa colare il prosecco nel solco del seno, e Nicoletta chiude gli occhi mentre il liquido fresco forma un rivolo sottile che scompare tra le sue labbra depilate. Sono estasiato, e con in mano la macchina fotografica mi avvicino e dal basso inquadro la striscia brillante di vino, che le copre di riflessi dorati la figa.
Scatto una raffica e poi un primissimo piano delle labbra: quando guardo il display della fotocamera riesco a distinguere la differenza tra la lucentezza del vino e la densità dei sui umori. E quando riporto l’attenzione sui miei due ospiti, vedo Andrea che la differenza tra umori e prosecco la sta gustando, con la lingua piatta premuta sulle labbra che va avanti e indietro, e poi si infila ed esce a ripetizione. Scatto istintivamente con tempi lunghi, poi cambio posizione: mi metto dietro di lei, e inquadro le natiche che si stringono ogni volta che il piacere sale.
Non resisto, perché ogni mio senso è attratto dal quell’atto sessuale così inaspettatamente elegante. Vedo l’interno delle sue cosce umide e lucide, e sento i suoi sospiri alternarsi ritmicamente al languido risucchio di Andrea che non si limita a leccarle la figa, ma beve ogni goccia di liquido che ne esce. Sento l’aroma di Nicoletta arrivarmi con il sentore del detergente liquido che ha usato per rinfrescarsi, ed è forse questo ultimo particolare che mi fa definitivamente cedere. Appoggi la fotocamera da qualche parte lì sul pavimento, mi avvicino e infilo la lingua nel solco tra la natica e la coscia. Nicoletta geme e allungando dietro la schiena il braccio mi prende la testa con la mano e la preme contro di lei. Allora tolgo il freno a mano, e le infilo la lingua nell’ano e faccio come Andrea, entro ed esco in una sorta di sesso anale orale.
Potremmo forse andare avanti ore, ma Nicoletta ora non si accontenta più delle nostre lingue. Ci accompagna sul tappeto morbido vicino al divano, si inginocchia e con movimenti dolci e ordinati ci slaccia i pantaloni e ce li fa sfilare senza dire una parola, poi prende nelle mani i nostri uccelli e inizia a massaggiarli con sapienza. Andrea ha una mazza enorme, ma Nicoletta sembra non notare la differenza, tratta i nostri cazzi in modo politicamente corretto e li succhia con uguale avidità, apprezzando con gusto la doppia dose di rigidità tra le sue mani.
Le sue labbra sono come piccoli muscoli ben addestrati, e il mio glande ha raggiunto una turgidità che mi sembra vicino all’esplosione ogni volta che lei lo risucchia fino alla gola: ma è così brava che riesce a mantenere il tutto in perfetto equilibrio.
3

Non abbiamo più parlato. C’è una tale sintonia che è come se avessimo scopato insieme altre cento volte prima di oggi. Anche ora che la prendo con una mano sulla nuca e la faccio alzare, non vedo sorpresa o fastidio nei suoi occhi, ma solo curiosità. La faccio inginocchiare appoggiata al divano, e le appoggi il cazzo tra le natiche, facendo scorrere il glande su e giù. Quando lo insinuo tra le grandi labbra, ho l’impressione che la figa si allarghi leggermente per accogliermi, quasi è come se sentissi un risucchio che mi attira dentro, ma io resisto, col sudore che mi cola sulla schiena e la mente in perenne orgasmo.
Click.
Andrea ha raccolto la fotocamera, e ora sembra che i ruoli si siano invertiti. Porto su il glande e usando il pollice faccio un po’ di pressione e lo infilo lentamente nel culo di Nicoletta che, dopo una prima leggera resistenza forse per la sorpresa, si ammorbidisce e mi lascia entrare. È un corridoio stretto con pareti di velluto pregiato. Sento gli scatti della macchina fotografica arrivare da lontano, perché ora le mie orecchie sono tutte per i gemiti di Nicoletta, che sta godendo con gli occhi semichiusi rivolti verso il suo compagno.
«Hai il cazzo ideale per il sesso anale» sento dire da Andrea.
«Lascia perdere le foto e dammi il tuo uccello da succhiare» sospira lei. «Scopami la bocca…»
Mentre lei gli fa un pompino mondiale, io guardo allucinato il mio cazzo che entra ed esce con un ritmo pacato, con una morbidezza che se non sto attento vengo troppo presto. Così le infilo una mano dal davanti e inizio con tra dita a strofinarle il clitoride, e i suoi gemiti si impennano in un urlo soffocato di piacere, sempre più acuto.
«Sì sì sì»
«Dai, cazzo, dai!» Guardo Andrea, e vedo che i suoi movimenti sono sempre di più degli scatti incontrollati, e capisco che siamo tutti e tre sulla cima del paradiso dei sensi, e infine gridiamo insieme! Io le vengo sulla schiena, mentre lei mi squirta nella mano con un lunghissimo lamento di piacere, mentre Andrea le sta inondando la bocca.
Poi ci lasciamo cadere sul tappeto. Abbiamo i corpi, le braccia e le gambe intrecciate, e i nostri sospiri si mescolano in un ulteriore orgasmo mentale che riesco a raggiungere solo quando provo il piacere più intenso. E resto lì sul tappeto con loro per un tempo indeterminabile, con i rumori della città attutiti dal ricordo di quel velluto e di quel sapore ispanico che sono sicuro resterà in me per molto tempo.
Mi riprendo solo quando lei si alza e si allontana verso la stanza da letto e il bagno. Ora riesco a vedere Andrea: mi sta sorridendo e mi dice: «Rilassati… mangiamo qualcosa, ti va?»
Si alza anche lui e segue Nicoletta, ma, prima di sparire dietro la porta si gira con uno sguardo malizioso: «Sarà una giornata indimenticabile».
Io amo le giornate indimenticabili.
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