Racconti Erotici > trio > La migliore amica della mia ragazza (terza parte)
trio

La migliore amica della mia ragazza (terza parte)


di lordweb
04.06.2018    |    14.502    |    4 9.6
"Dissi così che era meglio tornare a casa, altrimenti si sarebbero sentite male se avessero continuato a bere, cogliendo anche l’occasione per sfuggire alla..."
Il mattino dopo fui svegliato improvvisamente dal cellulare, era il mio capo. Cercai un attimo di riprendermi dal torpore del sonno prima di rispondere, mentre Paola infastidita mi intimava di staccare la suoneria. Pensai “Cosa cazzo può mai volere alle sette del mattino?” e, con la bocca ancora impastata, risposi “Pronto”. Lui, senza neanche salutare, mi disse “Abbiamo un’urgenza con un cliente, dobbiamo andare in Germania”.
Credo che rimasi alcuni secondi in silenzio, il mio pensiero era ancora molto rallentato dal sonno e da quella sveglia improvvisa, al che dissi “Eh??? Dove dobbiamo andare?”. Lui, un po’ seccato, rispose “Hai capito bene, dobbiamo andare in Germania. Sbrigati che abbiamo l’aereo alle dieci, ci fermeremo lì qualche giorno. Metti qualcosa in valigia e ci vediamo direttamente alle nove in aeroporto.” e mise giù.
Rimasi immobile per un po’ con il telefono ancora all’orecchio, il sonno ormai era completamente passato, ero lucido e con un’incazzatura che aumentava con il passare dei secondi. Paola, ancora mezza addormentata mi disse “Ma si può sapere che è successo?” ed io, non so se più incazzato o sconfortato, le risposi “Devo andare fuori per lavoro”. Paola, tirandosi su, mi chiese “Dove? Ma stasera sei qui però, vero?”. Non avevo il coraggio di risponderle. Se io mi ero incazzato a quella notizia, lei lo sarebbe stata molto di più, odiava quando le cose non andavano secondo i suoi piani.
Dopo la scopata della sera prima, Paola e Michela erano volute uscire a bere qualcosa e andammo quindi in un locale poco lontano da casa. Ricordando e scherzando su quello che era appena successo, buttammo giù un bel po’ di vino e le ragazze iniziarono a perdere i freni inibitori. Michela era al mio fianco e non la smetteva di toccarmi il cazzo mentre Paola, seduta di fronte a noi, aveva slacciato gran parte dei bottoni della camicetta e ci mostrava le sue grandi tette con i capezzoli duri.
Ad un certo punto Michela mi aveva preso la mano che avevo sulla sua gamba e la spinse fino alla sua figa. La porca non aveva le mutande e la sua passera era aperta e bagnata. Accarezzai quel paradiso per pochissimo perché ricevette una telefonata, era Luca che aveva appena finito di lavorare e, saputo dov’eravamo, disse che ci avrebbe raggiunto.
Quella notizia smorzò all’istante il nostro divertimento e la nostra eccitazione. Io e Michela ritirammo le nostre mani dal corpo dell’altro, mentre Paola si riabbottonava la camicetta. Lavorando lì vicino Luca ci raggiunse nel giro di dieci minuti ed iniziò praticamente subito a lamentarsi del suo lavoro.
Tediati dalle sue lamentele ed infastiditi per esser stati interrotti, continuammo a buttar giù vino al punto che le ragazze divennero abbastanza ubriache. Dissi così che era meglio tornare a casa, altrimenti si sarebbero sentite male se avessero continuato a bere, cogliendo anche l’occasione per sfuggire alla noia portata da Luca.
Mentre pagammo e poi uscimmo dal locale Paola e Michela non fecero altro che bisbigliare e ridacchiare tra di loro. Al momento di salutarci Michela mi abbracciò e, senza farsi vedere da Luca, mi baciò sulla guancia e mi sussurrò all’orecchio “Non vedo l’ora che arrivi domani sera”.
Ci separammo e tornando a casa chiesi a Paola di che cosa avessero parlato lei e Michela e cosa significasse quello che mi aveva detto all’orecchio. Paola mi rispose “Michela c’era rimasta male che Luca fosse arrivato a rovinare il nostro divertimento ed era triste al pensiero di tornare a casa con lui. Così le ho detto di non pensarci, che domani sera verrà di nuovo a casa nostra, che tu la scoperai e che io le preparerò una bella sorpresa”.
Quella notizia mi incuriosì e mi eccitò al contempo, ma Paola non volle rivelarmi alcun dettaglio, mi disse soltanto “Vedrai, sarà una bella sorpresa anche per te”.
Come previsto quindi, quando dissi a Paola che quella sera non sarei tornato a casa lei si incazzò tantissimo. Me ne disse di tutti i colori e non voleva sentire ragioni, non le importava che non dipendesse dalla mia volontà. Dato che si stava facendo tardi, mi lavai e mi vestii velocemente, misi in valigia l’occorrente per un paio di giorni fuori e andai a salutare Paola prima di uscire.
Era sul divano in salotto ancora incazzata, mi avvicinai per abbracciarla e baciarla. Lei rispose al mio abbraccio stringendomi forte e baciandomi appassionatamente. Era davvero tardi però e le dissi “Scusa ma devo proprio andare” e lei sconsolata “Uffa però! E ora sai come ci resterà male anche Michela”. Provai a tirarla un po’ su dicendole “Dai che quando torno recuperiamo tutto!”, la baciai e le dissi “Ti amo”. Lei, ormai triste e sconsolata, mi rispose “Ti amo anch’io”.
La giornata fu un delirio totale, aereo in ritardo, riunioni fiume con il cliente che voleva stravolgere un progetto ormai già avviato e discussioni con il mio capo che voleva assecondarlo. Era quasi sera ormai, non avevo pranzato ed ero rimasto da solo in ufficio, il capo aveva accompagnato il cliente ad un evento, lasciandomi da solo a scervellarmi su come potessimo accontentarlo.
Era tutto il giorno che non sentivo Paola, le avevo solo mandato un messaggio quando ero atterrato in Germania. Approfittando di quell’attimo di calma e solitudine le scrissi “Ciao amore, come va? Io sono ancora in ufficio. Tu che fai?”. Mi misi di nuovo a lavorare e la risposta di Paola arrivò solo dopo una mezz’ora “Scusa amore, tutto bene. Sono a casa con Michela”. “Quindi è venuta lo stesso a casa? È rimasta male che sia saltato tutto?” e lei “All’inizio si, ma abbiamo trovato il modo di rimediare…”.
Mi allarmai, che voleva dire con quella frase? Le scrissi subito “In che senso???” e la sua risposta fu “Vuoi vedere?”. Non feci neanche in tempo a scrivere che Paola mi mandò una foto. Michela era nella nostra camera, sul nostro letto, completamente nuda, con le gambe aperte e con una mano si stava masturbando con un dildo.
Zoomai sulla foto e mi persi ad osservare ogni singolo dettaglio. Il bel viso dolce di Michela, con gli occhi chiusi e la bocca aperta per il piacere che si stava dando, i suoi bei seni con i capezzoli inturgiditi, le sue lunghe gambe dalla pelle chiara e quella fantastica figa che, in mancanza del mio cazzo, stava accogliendo il dildo di Paola.
Riconobbi infatti il giochino che la mia ragazza si era da poco fatta regalare e con il quale aveva voluto sperimentare la doppia penetrazione. Aveva adorato quel dildo fin da subito e, ormai, era diventato parte integrante delle nostre scopate ed il sostituto del mio uccello quando Paola era sola in casa e assalita dalla voglia. Quando capitava, mi inviava sempre delle sue foto mentre lo succhiava, se lo infilava nella figa o nel culo.
Questa volta mi aveva mandato la foto della sua migliore amica che si stava masturbando sul nostro letto e iniziai a sentire il mio cazzo che, già duro, premeva sui pantaloni. Paola mi scrisse “Ci sei? Non dici niente?” ed io “Sono senza parole. Non me lo sarei mai aspettato”. Scrisse “Senti come gode” e mi inviò un video. Mi fiondai nello zaino per recuperare le cuffie, le collegai e feci partire il video.
Michela stantuffava con veemenza quel dildo dentro la sua figa e con la mano libera si stava sditalinando il clitoride. Nel mentre gemeva come un’ossessa, più di come avesse fatto la sera prima mentre la scopavo. Il video durava una decina di secondi e lo rividi diverse volte di seguito, mentre la mia mano libera era scesa sui pantaloni e mi stava massaggiando il cazzo.
Arrivò un altro messaggio di Paola “Non rispondi perché sei intento a rivedere quel video, vero porco? Ti stai anche toccando come fai quando ti mando le mie foto?”. Le scrissi “Certo che sì! La tua amica è davvero una gran porca! Comunque, tu invece cosa stai facendo in tutto ciò?”.
Mi inviò un’altra foto, era lei che si era fotografata allo specchio. Indossava solo reggiseno e perizoma, una coppa del primo era abbassata per lasciar libero un suo seno ed il secondo era leggermente spostato ad un lato, facendo intravedere le sue labbra. Le scrissi “Brava la mia troietta! Anche tu ti stai masturbando mentre guardi la tua amica!” e Paola rispose “E che pensavi? Che stessi solo a guardare?”.
Ormai super arrapato le scrissi “Dai fammi vedere ancora!” e lei mi inviò un’altra foto di Michela. Si era spostata su un fianco, aveva chiuso le gambe e le aveva tirate su verso l’addome. In quella posizione, oltre alla sua figa ancora riempita dal dildo, si riusciva a vedere anche il buchetto stretto del suo fantastico culo.
Avevo aperto la zip dei pantaloni ed infilato dentro la mano, c’erano solo i boxer ora a separarla dal mio cazzo. Scrissi “Dille che è una porca, che quando torno le lecco per bene quella bella figa e la faccio urlare dal piacere!” ma Paola mi rispose “Sei solo in ufficio?”. “Si, perché?” fu la mia risposta non capendo cosa c’entrasse quell’informazione in quel momento, al che Paola scrisse “Così glielo puoi dire direttamente”.
Il telefono iniziò a squillare, videochiamata in arrivo da Parte di Paola, risposi e dopo un attimo di attesa vidi il volto di Paola. Riuscì solo a notare un sorrisetto sulle sue labbra perché, quasi immediatamente, cambiò fotocamera ed ecco che comparve l’immagine di Michela, ancora intenta a masturbarsi come nell’ultima sua foto che avevo ricevuto. Paola disse “Michela, saluta Marco che sta in ufficio con il cazzo in mano e si sta facendo una sega mentre ti guarda”.
Michela rivolse lo sguardo verso il telefono non capendo cosa stesse accadendo mentre io, invece, fissavo sbalordito ed ammutolito lo schermo. Michela disse a Paola “Ma che fai?” e lei “Sto facendo vedere a Marco quanto sei troia. Guarda…”. Paola iniziò a muoversi e l’immagine diventò confusa, per poi fermarsi ad inquadrare la parete. Sentii Michela che disse con voce euforica “Ciao Marco, che bello vederti! Stavo pensando proprio a te!”. Iniziarono quindi a ridere di gusto ed io risposi “Ciao Michela! Si, ho notato che stavi pensando a me davvero intensamente… Però mi piacerebbe guardarvi ancora, ora state inquadrando una parete”.
Cambiarono nuovamente la fotocamera e comparvero entrambe sullo schermo, erano l’immagine della felicità. Erano sedute sul letto ed oltre i loro volti si vedeva anche il seno di Michela e quello scoperto di Paola che mi disse “Dai, facci vedere quel tuo bel cazzo. Tu ci hai già visto, ora tocca a noi”. Le risposi “Ma sono in ufficio, come faccio?” e mi rispose Michela “Ti prego, è da ieri che desidero quel cazzo e non ho potuto averlo, fammelo almeno vedere”.
“Aspettate un attimo” dissi, mi alzai, controllai che nel corridoio non ci fosse nessuno e chiusi la porta dell’ufficio in cui stavo lavorando. Ritornai alla scrivania, slacciai i pantaloni e li abbassai quel tanto che bastava per poter spostare i boxer e liberare il mio uccello in pieno tiro, cambiai anch’io fotocamera sul mio cellulare e lo inquadrai. Le ragazze gioirono a quella visione e Paola disse “Fatti una sega”. Non me lo feci ripetere, allungai la mano ed iniziai a menarmi il cazzo, assicurandomi che l’inquadratura a disposizione delle due vogliose fosse perfetta.
Notai che le loro braccia iniziarono a muoversi e chiesi “Ma vi state masturbando anche voi? Brave, ma voglio vedervi”. Paola abbassò il telefono fino a posizionarsi sulla sua figa dove, con il perizoma ancora spostato, le sue dita si incuneavano tra le sue labbra. Sentii Michela dire “Ma così però non vediamo il suo cazzo” e Paola allora tirò nuovamente su il telefono per avere l’immagine del mio uccello ad un palmo dai loro occhi.
Dissi “Ragazze, capisco che voi vogliate vedere il mio cazzo, ma anch’io voglio vedere le vostre tette, i vostri culi e le vostre fighe. Come vogliamo fare?” e Paola “Aspetta, ho un’idea. Facciamo così…”. Fece sdraiare Michela sul letto, le diede il telefono e disse “Inquadrami”. Michela cambiò fotocamera ed iniziò ad inquadrare Paola che si era girata di spalle, piegata in avanti e a gambe aperte si infilava due dita nella figa.
Vedendo quel ditalino e quel culo tondo di Paola incorniciato da quel perizoma, iniziai a segarmi più forte. Michela mi disse “Bravo, sbattitelo per bene quel cazzone” ed io le risposi “E tu cosa stai facendo troietta?”. Abbassò un po’ il telefono e, oltre il culo di Paola, riuscivo ora a vedere anche la sua mano che orchestrava con maestria il dildo dentro e fuori la sua figa.
Le dissi “Ti piace quel dildo? Se vuoi ne regalo uno anche a te” ma lei “Si mi piace, ma io voglio il tuo cazzo. Non vedo l’ora di averlo di nuovo dentro di me!” Mentre diceva queste parole aumentò il ritmo con cui si stava masturbando ed iniziò anche a mugolare. Vidi allora Paola girarsi ed avvicinarsi a lei dicendo “Posso aiutarti?”.
Si posizionò all’altezza della figa di Michela, le tolse la mano dal dildo ed iniziò lei a dirigere il gioco. Michela muoveva il dildo con movimenti molto rapidi ma limitati, mentre Paola alla velocità dei movimenti aggiungeva anche un lungo scorrimento del dildo dentro e fuori dalla figa. Lo faceva uscire quasi completamente per poi spingerlo nuovamente fino in fondo, era palese tutta l’esperienza e la maestria che aveva maturato usando quel giocattolo, eppure non l’aveva da così tanto tempo.
Michela iniziò a gemere più forte e Paola, non paga, chinò la testa sulla sua figa ed iniziò a leccarla. La mia sega era diventata ormai senza controllo, mi menavo il cazzo senza alcuna pietà, non mi preoccupavo nemmeno più di inquadrarlo bene, tanto Michela era troppo presa da tutto quello che Paola stava facendo alla sua figa per rendersene conto.
Purtroppo anche lei smise di preoccuparsi dell’inquadratura e, tra immagini mosse e sfocate, ormai l’unica cosa chiara erano i gemiti e qualche urlo di Michela. Aumentarono sempre più e nel giro di un minuto sentii la voce di Michela urlare forte “Ahhh! Siii! Siii!” e poi continuare con dei mugolii. Lasciò andare il telefono, finì sul letto accanto a lei, l’immagine divenne buia e l’audio ovattato.
Smisi di segarmi e provai a chiamarle, ma sembrava non riuscissero a sentirmi. Mi incazzai, ma si poteva essere così sfigati? Mi bastava davvero poco per venire anch’io. Fortunatamente, dopo poco, vidi l’immagine schiarirsi e spostarsi su Michela che giaceva a gambe aperte sul letto, con il dildo ancora nella figa ed in un evidente stato di estasi post orgasmo.
Sentii la voce di Paola dire “Ma ce l’hai ancora bello duro, non sei ancora venuto?” e cambiò l’inquadratura per mostrarmi il suo volto. Aveva ancora le labbra umide degli umori di Michela e le dissi “Quando hai affondato la bocca sulla figa di Michela lei non ha capito più niente e ha lasciato andare il telefono. Ho visto poco di quello che le hai fatto, però da quello che vedo sulla tua bocca l’hai gustata per bene quella figa!” e lei ridendo soddisfatta “Non mi sono lasciata sfuggire neanche una goccia di quello che usciva”.
Nel frattempo avevo ripreso a segarmi sentendo quelle parole e Paola aggiunse “Che dici di venire noi due ora?” e prontamente le risposi “Non aspetto altro”. Si sdraiò sul letto accanto a Michela ancora immobile, sistemò il telefono ai suoi piedi in modo tale che la inquadrasse tutta, dalla figa aperta fino alla testa, e si levò il perizoma. Allungò la mano di lato e quando ricomparve brandiva il dildo. La porca l’aveva appena sfilato dalla figa di Michela e se lo infilò in bocca, lo succhiò, lo rigirò per bene e poi lo tirò fuori per piantarselo nella figa.
Le dissi “Sei proprio una grandissima troia!” ma lei fece finta di niente ed iniziò a stantuffarsi come aveva fatto poco prima con la figa di Michela. Con l’altra mano iniziò poi a sgrillettarsi il clitoride, iniziando a gemere. Il mio uccello era di nuovo in piena erezione e avevo ripreso a menarmelo con lo stesso vigore di prima. Da quell’inquadratura potevo finalmente vedere anche il suo volto che godeva e il suo seno, ancora scoperto, ondeggiare al ritmo dei colpi del dildo nella figa.
I suoi gemiti aumentarono velocemente, fino a quando disse “Vengo! Vengo! Vengo!” e vidi la sua testa andare all’indietro, il suo corpo iniziare a tremare e le sue mani che però non smettevano di masturbarsi. Già super arrapato per tutto quello che avevo visto, quella scena fu troppo anche per me e, senza pensarci nemmeno, diedi quegli ultimi colpi al mio cazzo che iniziò a sborrare.
Iniziai ad ansimare, mentre dal mio uccello fuoriuscivano gli ultimi fiotti di sperma. Anche Paola ormai era abbandonata sul letto come Michela, distrutta dall’inteso orgasmo avuto. Vidi una mano avvicinarsi al telefono di Paola, lo prese e vidi il volto di Michela che si era evidentemente ripresa e mi disse “Quanta bella sborra che vedo, peccato che non posso leccarla tutta”. Abbassai allora lo sguardo e mi resi conto che nell’impeto di quella sega mi ero venuto addosso, avevo sia i pantaloni che la camicia sporchi di sperma.
Inquadrai allora il mio volto e dissi “Ragazze è stato bello, ma ora devo pulirmi e sistemarmi. Già sono stato fortunato che non sia arrivato nessuno mentre mi stavo masturbando, non voglio rischiare che mi becchino ora in queste condizioni”. Michela mi rispose “Ok, torna presto mi raccomando!” ed io le risposi “Domani sarò lì a costo di lavorare tutta la notte. Dai un bacio a Paola quando si riprende e dille che la amo”. Vidi Michela che mi mandava un bacio e sentii la voce di Paola dire “Ti amo anch’io” e chiusi la chiamata.
Posai il telefono e realizzai davvero cosa cazzo avevo combinato. Non mi ero solo venuto addosso, ma lo sperma era finito anche a terra e sulla sedia, l’unica cosa positiva era che non era finito sulla scrivania dove c’erano il pc ed i documenti. Cercai di pulire nel miglior modo possibile, erano rimaste delle macchie ma, nel caso si fossero notate, avrei dato la colpa ad una bibita caduta. Dovevo risolvere però il problema dei vestiti.
Realizzai che, per la fretta della mattina, non eravamo passati in albergo e che quindi avevo con me la valigia. Recuperai allora degli abiti puliti e mi cambiai al volo. Avevo appena finito di riallacciarmi le scarpe quando squillò il telefono, era il mio capo. Risposi e mi disse “Marco, lascia perdere quello che stai facendo, sono riuscito a convincerli. Mi spiace che tu abbia fatto del lavoro a vuoto. Prendi un taxi e vai in albergo a riposarti, domani torniamo a casa”.
Quella notizia fu la ciliegina sulla torta, anche perché il lavoro da buttare era minimo considerando che avevo passato la maggior parte del tempo in videochiamata con le ragazze a masturbarmi. Inviai subito un messaggio a Paola dicendo “Problemi risolti, domani torno a casa” e uscii dall’ufficio per prendere un taxi. Le ragazze mi risposero con una foto delle loro fighe una di fianco all’altra e ben aperte, con sotto scritto “Ottimo, perché loro aspettano il tuo cazzo”.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.6
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per La migliore amica della mia ragazza (terza parte):

Altri Racconti Erotici in trio:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni