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La taverna di Dimitra - ( seconda e ultima parte)


di Membro VIP di Annunci69.it moebius
16.08.2020    |    3.100    |    11 9.8
"Lo capisco dal modo in cui lei mi bacia, mordendomi il labbro inferiore..."
Adesso il cielo è pieno di stelle e la luna sembra una grande mongolfiera sospesa sul mare. Il vino è arrivato fresco al nostro tavolo. Ne verso un poco nel bicchiere di Sophie, e altrettanto in quello di Leon, prima di riempire il mio.
Brindiamo in italiano, in tedesco e poi in greco. Un'altra donna compare dalla porta d'ingresso della taverna, e attraversa con passo deciso la strada, per sparecchiare il tavolo dove prima ero seduto. È più giovane di Dimitra, ma ha qualcosa che la ricorda. Forse la decisione nei suoi gesti, un carattere forte che trapela dai suoi movimenti. Si gira verso il nostro tavolo e ci saluta con un sorriso. Lei al contrario di Dimitra parla un ottimo italiano e si chiama Bianca. Ne sono sorpreso, così lei mi spiega che sua madre è toscana, ma è finita a Creta da giovane, inseguendo l'amore. Così Bianca è nata in Grecia, ma in casa con sua madre ha sempre parlato italiano. Ci augura una buona serata, "Potete rimanere quanto volete, qua noi non abbiamo orari" e sparisce nuovamente dietro la tenda leggera della locanda, come se fosse stata solo un'apparizione. "È molto bella Bianca, non trovi?" Mi chiede Sophie, con un sorriso malizioso. Il vino nel frattempo ha scaldato e ammorbidito la nostra conversazione. Ho raccontato la mia disavventura mattutina, aggiungendo dettagli comici, e ho coinvolto i miei nuovi amici in un brindisi ai due vecchi pescatori che mi hanno salvato da un tragicomico destino.
"Voi italiani siete tremendi, volete sedurre ogni donna che incontrate" mi dice Sophie ridendo. Leon ridacchia sotto i baffi, ma io non ci sto, e ribatto divertito che si tratta di un luogo comune, scontato, che non si può generalizzare, e che anzi, io ogni volta che un uomo fischia a una donna in strada, mi sento profondamente in imbarazzo.
"Però a Bianca hai chiesto subito il nome, hai voluto subito sapere la sua storia. E da dove vieni, e come si chiama tua madre... e poi come la guardavi…" Mi prende in giro Sophie, divertita, e io rispondo scherzosamente alle sue provocazioni. Leon ci guarda ridendo, e spalleggia la sua compagna, canzonandomi allegramente. Se qualcuno ci vedesse dalla spiaggia penserebbe, ma guarda che belli questi tre amici, così uniti e spensierati.
Per un attimo percepisco chiaramente l'armonia che gradualmente sta animando la nostra compagnia. Avverto un equilibrio preciso tra le parti, dove ognuno ha il suo spazio, il suo modo d'essere, la sua unicità, ma allo stesso tempo ognuno di noi è legato a l'altro da un disegno esatto, da una geometria. Insieme creiamo la forma perfetta di un triangolo.
Sophie poggia una mano sopra la mia, così, spontaneamente e mi dice ridendo "Pietro, grazie, era da tempo che non ridevo così… che bello averti incontrato".
Leon sorride, annuisce sornione, e ci guarda con i suoi occhi stretti a fessura.
Hai ragione Sophie, penso, che bello avervi incontrato. Lei tiene ancora la sua mano sopra la mia, e adesso il tempo davvero mi pare sospeso.
Finisco il mio bicchiere e chiedo loro dov'è che dormiranno stanotte, non ho visto altre tende sulla grande spiaggia dove ho montato la mia. Leon mi spiega che a maggio, quando ancora erano a Berlino, hanno trovato su un sito on-line il contatto di una cugina di Dimitra che affittava uno studio, un piccolo appartamento con una bella terrazza che si affaccia sul mare. "Dovresti vederlo" mi dice Leon "è riparato, quasi nascosto, e anche nelle ore più calde le mura spesse trattengono il fresco…"
Sophie adesso prende la mia mano e la solleva leggermente dal tavolo, proponendo: "Perché non andiamo adesso, abbiamo anche del vino in fresco, potremmo stare ancora un po' insieme sulla nostra terrazza. Stasera la luna è piena e le stelle sono uno spettacolo da non perdere".
"Mi pare un'ottima idea", ribatte Leon, e adesso mi guardano entrambi come due bambini che sperano fortemente in una risposta positiva.
"Per me è un piacere" rispondo "ma non voglio essere invadente e…"
"Allora andiamo!" esclama felice Sophie, non lasciandomi finire la frase.
Paghiamo la cena e Dimitra, come una madre premurosa, ci augura la buona notte. "Ci vediamo domani, la mia taverna è sempre aperta per gli stranieri sorridenti".
Adesso siamo tre sagome traballanti che camminano nella notte lungo una stretta salita a tornanti. La luna proietta le nostre ombre in avanti, le sovrappone, quasi a farle sembrare le parti di un unico animale preistorico che sfida l'equilibrio.
La casetta dei miei nuovi amici è un punto di bianco nella notte. Leon apre la porta, per far entrare Sophie, e poi mi dice in italiano con un accento buffo: "Benvenuto!".
L'appartamento è un unico spazio, con al centro un grande letto candido. Intorno sono sparse varie candele, di diverse dimensioni. Sophie mi spiega che la sera le accendono tutte insieme, preferiscono la loro luce calda a quella elettrica delle lampadine.
La porta finestra che collega la stanza al terrazzo è aperta, ed entra un vento leggero e fresco. Sophie apre il frigorifero, prende una bottiglia di vino bianco e cerca tre bicchieri nello scaffale più in alto. "Posso aiutarti?" chiedo, mentre Leon è intento ad accendere tutte le candele sparse per l'appartamento.
"Non ti preoccupare, piuttosto vai in terrazzo, guarda com'è bella la vista da lì!". Ha proprio ragione Sophie, la luna è gigante e illumina il mare, che adesso sembra d'argento.
Leon, dalla stanza, mi dice di godermi il panorama: "Hai visto che incanto?". Mi volto poco dopo e vedo la versione tedesca di Sting sbucare dalla portafinestra con la bottiglia di vino in una mano, e un bicchiere nell'altra . Lo segue poco dopo Sophie, con gli altri due bicchieri in mano. Me ne allunga uno, guardandomi negli occhi e dicendomi con un sorriso sardonico: "Per Pietro, grande seduttore italiano…"
"Ma basta Sophie, devi smetterla con questi pregiudizi, avanti, sei una donna adulta, intelligente…" le rispondo divertito.
"Ancora con questa storia?" Replica Leon, mentre col sorriso comincia a versare il vino nei bicchieri.
Adesso siamo tutti e tre appoggiati coi gomiti al bordo della terrazza, e osserviamo il mare bevendo dai nostri bicchieri. Sophie al centro, io alla sua sinistra, Leon alla sua destra. I nostri corpi sono così vicini da toccarsi. Leon abbraccia Sophie dietro la schiena, e lei, un attimo dopo, fa lo stesso con me. Rimaniamo sospesi in questo abbraccio, che accolgo con un brivido di piacere e di emozione.
Sophie si gira lentamente verso di me, ci guardiamo negli occhi, e ci lasciamo prendere da un bacio lento, sempre più intenso. Leon le massaggia la schiena e ci guarda, con gli occhi che brillano come le stelle sopra le nostre teste.
Sophie ci prende per mano e ci conduce nella stanza illuminata dalla luce calda e traballante delle candele. Ci fa sedere uno accanto all'altro sul grande letto immacolato. Leva i suoi sandali di cuoio leggeri, con un movimento sensuale delle caviglie, e si siede sopra di me, a cavalcioni sulle mie gambe, col suo viso davanti al mio. Si sporge verso destra, per baciare Leon. Comincio a carezzarle la schiena, e a baciarle il collo. Siamo un flusso di baci, il mio sul collo di Sophie e quello di lei sulla bocca di Leon. Ora Sophie mi spinge leggermente verso il letto, e io mi lascio scivolare dolcemente con la schiena sopra le lenzuola. Ho un'erezione intensa, che preme contro il sesso di Sophie. Lei sale sul letto e, con l'aiuto di Leon, si siede sul mio viso, sollevando appena il suo vestito leggero. Mi accorgo solo in quel momento che sotto è completamente nuda. Sento la sua fica bagnata, sopra la mia bocca. Comincio a baciarla, a bagnare le sue labbra sporgenti con la mia lingua. Avvolgo la sua clitoride in un bacio, e continuo a leccare quello che considero il più grande mistero del mondo. Courbet a dire la verità l'ha chiamato L'Origine du monde, L'Origine del mondo, e con la mia lingua è lì che voglio perdermi. Allungo le mie mani sotto il suo vestito, raggiungo i suoi seni piccoli, li afferro, li avvolgo in dolci carezze. Mentre Sophie si muove sul mio viso, inarca leggermente la schiena e allunga una mano fino alla cerniera dei mie pantaloni, per liberare il mio sesso.
Leon le si inginocchia davanti, sul letto, e comincia a baciarla. Sul collo, sulla bocca, sul seno. Lei riesce a liberare la mia erezione e con la mano comincia a masturbarmi. Leon allora si alza in piedi, abbassa i suoi pantaloni di tessuto leggero e libera il suo cazzo robusto dentro la bocca di Sophie.
Ecco, adesso capisco la sensazione che provavo durante la cena nella taverna di Dimitra. Ognuno di noi è legato all'altro da un disegno esatto, da una geometria. Insieme creiamo la forma perfetta di un triangolo.
Sono molto eccitato, e così sorpreso dallo sviluppo inatteso della serata, che vengo prematuramente nella mano di Sophie. Lei continua a prendere in bocca il sesso di Leon, e si sposta dal mio viso per sedersi di fianco. Scendo dal letto e li guardo. Leon, in piedi, con la testa di Sophie tra le mani, mi sorride.
Sono molto belli, sono così belli insieme, che di riflesso, rendono più bello anche me.
Mi sfilo i pantaloni e raggiungo il piccolo bagno. Mi guardo nello specchio, mentre lavo il mio sesso e le mie mani. L'erezione non accenna a diminuire.
Torno nell'altra stanza, e nella luce delle candele vedo Leon di schiena, mentre prende Sophie da dietro. Rimango un attimo immobile, a guardarli con la testa inclinata. Tra i loro corpi scorre un'armonia degna del Giambologna.
Salgo sopra il letto, davanti a Sophie. Lei mi sorride, ansimando. La sua collana indiana dondola seguendo il ritmo dei colpi decisi di Leon. Anche lui mi guarda, rapito da un piacere crescente. Sfilo la mia camicia rimanendo completamente nudo, e allungo il mio cazzo nella bocca aperta di Sophie.
Poco dopo Sophie mi chiede di stendermi al suo fianco, supino. Leon allenta la sua presa, e lei si sposta, sedendosi sopra di me, e lasciando che il mio cazzo affondi nella sua fica morbida. A guidarci è l'armonia dei gesti, e delle nostre ombre traballanti proiettate dalla luce delle candele.
Aiuto Sophie a sfilarsi il vestito, mentre il suo corpo si muove sopra il mio. Le chiedo ti tenere la collana, le sta benissimo sulla pelle nuda leggermente abbronzata. Sembra un disegno di Crepax, una Valentina tedesca che adesso ansima e si muove sul mio cazzo. Mi muovo anch'io, voglio che lo senta tutto. Voglio che lo prenda tutto.
Sophie ruota la testa indietro dal piacere e mi cavalca muovendo armoniosamente il bacino. Leon con una mano spinge dolcemente la sua schiena in avanti, e dopo un attimo posso sentire il suo seno forte sul mio petto, e il suo respiro sulla mia bocca. Ci baciamo, rapiti l'uno dall'altra. Leon avvicina il suo cazzo al culo di Sophie e lentamente comincia a penetrarlo. Lo capisco dal modo in cui lei mi bacia, mordendomi il labbro inferiore. Adesso siamo un'ombra sola che si muove sulla parete di fianco al letto.
La forma perfetta di un triangolo.
Sophie mi abbraccia forte, in un grido liberatorio di piacere e di abbandono. Sento il suo ventre tremare dal piacere.
Rimane stesa su di me ancora un po', mentre provo ad ascoltare e a capire le onde misteriose e intense del suo orgasmo.
Leon si sposta, e lei si sdraia supina al centro del letto.
Io e Leon ci mettiamo in ginocchio al suo fianco, lui a destra, io a sinistra.
Cominciamo a masturbarci, finché il seno di Sophie accoglie il getto generoso di Leon, e la sua bocca il mio.

Il sole che passa dalla portafinestra rimasta aperta mi sveglia. Intorno le candele si sono tutte spente, e in parte consumate. Sono abbracciato a Sophie, così come Leon lo è dal lato opposto. Abbiamo dormito avvinghiati, uniti, stretti in una abbraccio, come per paura di perderci, di separarci.
Mi alzo, cercando di non svegliarli. Voglio guardarli dormire insieme, abbracciati. Li fotografo con la mia mente. Quanta bellezza e quanto mistero vive nell'abbraccio di due innamorati.
Faccio una doccia lenta, poi mi vesto, e m'incammino dolcemente verso la taverna di Dimitra. Aspetterò Sophie e Leon seduto al mio tavolino.
Sarà bello fare colazione insieme a loro, davanti al mare.
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